Sunday, October 27, 2024

DISKRIMINIERUNG IN DER SCHULE IN DER SCHWEIZ

 Gianna war die Tochter italienischer Eltern, die 1945 in die Schweiz emigrierten und sich in Uster im Kanton Zürich niederließen. Ihre Mutter war Hausfrau, ihr Vater war Bauarbeiter.
Als Kind zeichnete sich Gianna als fröhliches, gutmütiges und sehr intelligentes Kind aus.
1957 wurde Gianna in die Primarschule (Primarschule Türmli in Nänikon - Uster) eingeschrieben und während der ersten fünf Jahre hatte sie zwei sehr gute Lehrer (1. und 2. Klasse V.K. - 3.4.5. R.W.), sie war eine gute Schülerin, lernte viel und zeichnete sich als eine der Klassenbesten aus.
Wie im damaligen Schweizer Schulsystem üblich, wurde Gianna 1962 in der 6. Klasse einem neuen Lehrer, Herrn P.S., zugeteilt, der fremdenfeindliche Ideen gegenüber Italienern hatte, und von diesem Moment an begann für sie eine wahre Tortur.
Der Lehrer Herr P.S. konnte nicht akzeptieren, dass ein italienisches Mädchen besser war als ihre Schweizer Klassenkameraden und lehnte Gianna ab und Schikanierte sie. Beleidigungen und Ausdrücke wie "Maisindianer" und "heb d'schnurrre zue" wurden Gianna gegenüber immer wieder laut.
Dieses systematische Mobbing und die Schikanen des Lehrers führten dazu, dass Gianna sich ausgegrenzt fühlte und ihr Selbstvertrauen verlor. Um das Werk der Herabwürdigung zu vollenden, wurde Gianna am Eintritt in die Sekundarschule gehindert, indem man sie als unzureichend einstufte und ihr die Realschule zuwies, wo weniger begabte Jugendliche ihre Schulpflicht absolvierten.
In der Deutschschweiz war es eine unausgesprochene, aber durchgesetzte Praxis, dass kein italienisches Kind die Sekundarschule besuchen sollte, unabhängig von seinen Fähigkeiten. Die Schweizer akzeptierten nicht, dass ein italienisches Kind den Platz eines ihrer eigenen Kinder in der höheren Bildung einnehmen könnte. Das Ergebnis dieser Diskriminierung war, dass alle italienischen Kinder ausgegrenzt und auf die Realschule geschickt wurden.
In jenen Jahren war die rückschrittliche Schweiz von Verachtung und Feindschaft gegenüber Ausländern geprägt; Italiener, die den grössten Prozentsatz ausmachten, waren die Zielscheibe von Diskriminierung und Vorurteilen. Was Gianna erlebt hatte, war der Beweis dafür, dass die Diskriminierung der Italiener so tief verwurzelt war, dass sie sich sogar auf die Schulen ausdehnen konnte. Die italienischen Kinder litten, und Lehrer wie Herr P.S. konnten ihre Übeltaten ungestört fortsetzen.
Man könnte sich fragen: Warum haben sich die Eltern von Gianna nicht beschwert, warum haben sie sich kein Gehör verschafft? Nun, damals hätte das nichts genützt, im Gegenteil, es hätte für Gianna noch schlimmer kommen können.


Autor: S.B.

LA DISCRIMINAZIONE A SCUOLA IN SVIZZERA

 Gianna era figlia di genitori italiani emigrati in Svizzera nel 1945 e stabilitosi ad Uster nel cantone di Zurigo. La madre casalinga, il padre operaio nell’edilizia.
Da bambina Gianna si distingueva per essere una bambina allegra, con un buon carattere e molto intelligente.
Nel 1957 Gianna fu iscritta alla scuola elementare (Primarschule Türmli di Nänikon - Uster) e per i primi cinque anni ebbe due ottimi maestri (1. e 2. Classe V.K. – 3.4.5. R.W.), era una brava allieva, imparò molto e si distinse come una delle prime della classe.
Come d’uso nel sistema scolastico svizzero di quei tempi, nel 1962 al 6. anno elementare, Gianna fu assegnata ad un nuovo maestro, il Sig. P.S. che aveva idee xenofobe nei confronti degli italiani, e da questo momento per lei iniziò un vero calvario.
Il maestro P.S. non poteva accettare che una bambina italiana fosse più brava dei suoi compagni di classe svizzeri e osteggiava e denigrava Gianna. Appellativi e frasi come „Maisindianer“ e „heb d’schnurrre zue“ erano ricorrenti nei confronti di Gianna.
Il risultato di questo mobbing sistematico, e vessatorio posto in essere dal maestro portarono Gianna a sentirsi emarginata ed a perdere fiducia in se stessa. Per completare l’opera denigratoria fu impedito a Gianna di accedere alla scuola superiore (Sekundar Schule) classificandola come inadeguata e fu assegnata alla Realschule, dove i giovani meno dotati completavano l’istruzione obbligatoria.
Alla Realschule Gianna era apprezzata e benvoluta dal maestro H.M. che conoscendo le sue capacità e ritenendola „unterfordert“ gli propose di passare alla scuola secondaria (Sekundar Schule), ma Gianna terrorizzata dal pensiero di aver a che fare con un nuovo maestro xenofobo del tipo Peter Stähli preferì di rimanere nella Realschule.
Nella Svizzera tedesca era una prassi, non dichiarata ma attuata, quella per la quale nessun bambino italiano potesse accedere alla Sekundar Schule indipendentemente dalle sue capacità. Gli svizzeri non accettavano che un bambino italiano potesse prendere il posto di un loro figlio nell’istruzione superiore. Il risultato di questa discriminazione era che tutti i bambini italiani erano boicottati e destinati alla Realschule.
In quegli anni una Svizzera retrograda era caratterizzata da disprezzo ed odio nei confronti degli stranieri, gli italiani che ne erano la percentuale più alta erano bersaglio di discriminazione e pregiudizi. Quello che aveva subito Gianna era la dimostrazione che la discriminazione nei confronti degli italiani era talmente radicata da potersi estendere anche alle scuole. I ragazzi italiani ne soffrivano e gli insegnanti del tipo del Sig. P.S. potevano proseguire indisturbati nelle loro malefatte.
Ci si poterebbe chiedere: perché i genitori di Gianna non reclamarono, non si fecero sentire? Ebbene a quei tempi non sarebbe servito a niente, anzi per Gianna sarebbe potuto andare anche peggio.
 

Autore: S.B.

Friday, December 1, 2023

LA NATURA E GLI UOMINI

Mentre tutta la natura si trasforma, si consuma, invecchia, si decompone e scompone nella sua forma assorbendosi tutta nella materia cosmica, gli uomini tormentati dalla paura di morire e indottrinati dalle religioni, si sono convinti che la natura non li sottoponga alle stesse leggi, bensì abbiano una forma di trattamento individuale, che si chiama vita eterna.
Nel nostro universo grazie alla disintegrazione di una cosa, un’altra può avere inizio, può sorgere la diversità. Può apparire la bellezza e così si compie l’evoluzione della Realtà cosmica. Una vita finisce sempre per morire, e una morte è sempre fonte di principio, di essere e di vita.
In natura le nozioni di bene e del male, di bontà e malvagità, di virtù e di vizio, di grazia e di peccato, di castigo e legalità, di moralità e immoralità, di giustizia e di ingiustizia, di morte e di vita, non hanno senso. Questi concetti sono stati sviluppati principalmente dagli esseri umani ad uso interno per darci una regola di vita. In natura tutto accade non soltanto naturalmente ma anche necessariamente.
Nella vita disgrazie e cataclismi, apocalissi non sono solo all’ordine del giorno, ma rispondono anche all’ordine della necessita e non ammettono alcun giudizio di valore né alcuna qualifica morale.
La morte non è altro che la manifestazione naturale fondamentale per il buon funzionamento e per la perfezione globale dei dinamismi che tengono in esistenza la realtà nel nostro universo.
Nella concezione dell’essere umano di Goethe questi viene ritenuto un’entità naturale e soprannaturale, naturale in quanto l’umanità è un prodotto della natura, soprannaturale in quanto attraverso il nostro potere concettuale noi allarghiamo la possibilità della natura permettendole di raggiungere attraverso noi stessi la capacità di riflessione come accade nella filosofia, nell’arte e nella scienza.

Da un articolo di Albino Michelin del 2023
Sintesi ed adattamento di ColosseoNews

DIE NATUR UND DER MENSCH

Während die gesamte Natur sich wandelt, verschleißt, altert, verfällt und sich in ihrer Form zersetzt und alles in die kosmische Materie aufnimmt, haben sich die von der Angst vor dem Sterben gequälten und von den Religionen indoktrinierten Menschen eingeredet, dass die Natur sie nicht denselben Gesetzen unterwirft, sondern dass sie eine Form der individuellen Behandlung haben, die man ewiges Leben nennt.
In unserem Universum kann durch den Zerfall einer Sache eine andere beginnen, kann Vielfalt entstehen. Schönheit kann erscheinen, und so wird die Evolution der kosmischen Wirklichkeit vollendet. Ein Leben endet immer im Tod, und ein Tod ist immer eine Quelle von Anfang, Sein und Leben.
In der Natur sind die Begriffe Gut und Böse, Tugend und Laster, Gnade und Sünde, Strafe und Legalität, Moral und Unmoral, Gerechtigkeit und Ungerechtigkeit, Tod und Leben bedeutungslos. Diese Begriffe wurden von den Menschen hauptsächlich für den internen Gebrauch entwickelt, um uns eine Lebensregel zu geben. In der Natur geschieht alles nicht nur natürlich, sondern auch notwendigerweise.
Im Leben sind Unglücksfälle und Katastrophen, Apokalypsen nicht nur an der Tagesordnung, sie entsprechen auch der Ordnung der Notwendigkeit und lassen kein Werturteil oder eine moralische Qualifikation zu.
Der Tod ist nichts anderes als eine natürliche Erscheinung, die für das reibungslose Funktionieren und die allgemeine Perfektion der Dynamiken, die die Realität in unserem Universum aufrechterhalten, grundlegend ist.
In Goethes Menschenbild ist der Mensch sowohl ein natürliches als auch ein übernatürliches Wesen, natürlich insofern, als der Mensch ein Produkt der Natur ist, übernatürlich insofern, als wir durch unsere Gedankenkraft die Möglichkeiten der Natur erweitern, indem wir sie durch uns zur Reflexionsfähigkeit befähigen, wie es in Philosophie, Kunst und Wissenschaft geschieht.

Aus einem Artikel von Albino Michelin aus dem Jahr 2023
Synthese erweitert und angepasst von ColosseNews

Saturday, June 17, 2023

LUTTO NAZIONALE. Italia Giugno 2023

In Italia è stato decretato il Lutto Nazionale! Così sia! Ma lo si faccia non per onorare la memoria del defunto Silvio Berlusconi, bensì per evidenziare il fatto che questo paese ha perso ogni valore morale e civile. Un tale segno di rispetto era stato conferito in precedenza a due presidenti della repubblica e per onorare le vittime di eventi eccezionali e drammatici quali, per esempio, la strage di Nassiriya o per ricordare le le vittime del crollo del ponte Morandi a Genova. Il lutto nazionale unisce tutto il paese ed è un un periodo di rispetto per coloro che sono deceduti o che hanno subito una grande tragedia.


A Silvio Berlusconi deve essere riconosciuta la genialità di aver saputo mettere insieme un cocktail di politica, sport e spettacolo che gli ha consentito assieme a grandi risorse finanziarie, di cui non si conosce bene l’origine, di essere stato il protagonista per 20 anni della politica italiana e di essere stato eletto presidente del consiglio per ben tre volte. Sta di fatto però che gli anni in cui Silvio Berlusconi ha esercitato il potere sono stati per l’Italia una catastrofe. Il paese si è spaccato in due tra chi lo osannava e chi lo odiava.

Tra i vari fatti incresciosi che hanno caratterizzato l’agire di Silvio Berlusconi (SB) va elencato:
·    SB ha strumentalizzato la politica per salvare se stesso ed i suoi interessi personali.
·    SB ha cambiato le regole dei reati di prescrizione per poter essere prescritto.
·    SB ha cancellato reati che aveva fatto per poter essere assolto.
·    SB è stato condannato per evasione fiscale ed invitava a non pagare le tasse.
·    SB è stato iscritto alla loggia massonica eversiva P2 di Licio Gelli.
·    SB ha introdotto nel paese la cultura del mercato in cui tutto si compra e tutto si vende dai senatori alle minorenni.
·    SB ha incarnato al meglio il peggio degli italiani e non gli importava niente dei valori morali.
·    SB è stato dal 1994 al 2011 una vergogna politica per l’Italia ed ha fatto fare una figura pessima al paese in ambito internazionale.
·    SB ha contribuito fortemente alla catastrofe culturale in cui è precipitata l’Italia nel nostro tempo.

Il lutto nazionale per un personaggio come Silvio Berlusconi è vergognoso e fa capire di quale pasta è fatta l’attuale Presidenza del Consiglio dei Ministri che lo ha dichiarato.
Si ricordi che Il Lutto Nazionale non era stato dichiarato nemmeno dopo l’uccisione di Aldo Moro.

 Sandro B. 16.06.2023

Monday, June 12, 2023

CENTO ANNI FA NASCEVA PASOLINI: IL VANGELO COME BELLEZZA MORALE

Quest’anno si commemora il centenario della nascita di uno fra i più significativi personaggi italiani del 900, nato a Bologna il 5.3.22 e deceduto al Lido di Ostia all’età di 53 anni di morte violenta. Pier Paolo Pasolini è un prodotto dell’incrocio dell’unità d’Italia, figlio di padre borghese romagnolo, associato al corpo di fanteria, madre friulana trasferita a Bologna in qualità di insegnante. Da sempre ebbe un rapporto conflittuale con il padre, ma assai simbiotico con la madre Susanna Colussi, deceduta novantenne il 10.3.21. Tanto da dedicarle la poesia “Storia di un amore autentico” e a sceglierla come personaggio Maria madre di Gesù nel film” Vangelo secondo Matteo”. Di grande statura culturale, uno dei più famosi scrittori del secolo scorso: regista, giornalista, sceneggiatore, poeta, drammaturgo. Versatile anche come pittore, linguista, romanziere. Sommo genio e sregolatezza. Stile critico e provocatorio, fu critico anche nei confronti delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi. Sua peculiarità non essere prendibile e funzionale a nessun sistema, fosse il PCI, la chiesa, il capitalismo, lui sempre più in là, sempre oltre. Non adeguarsi a nessun sistema sacro, economico, culturale. Il sistema era per lui volontà di menzogna. Quanto tradotto in sistema, la stessa idea di Dio, poteva diventare strumento nelle mani del potere. Ovvio che così conducesse anche una vita difficile e violenta. Fu espulso da diverse organizzazioni e anche dal PCI, che poteva essere la sua matrice vitale. Ci fu un periodo che per campare dovette vendere libri nelle bancherelle di un quartiere periferico romano. Il sottoscritto ebbe l’occasione di incontrarlo due volte. La prima nel giugno 1962, allorché iscritto all’università Laterano di Roma completava un’inchiesta sull’argomento:” Simbologia religiosa del film italiano”, attraverso interviste agli attori del cinema, ebbi così l’occasione di conversare con Fellini, G. Masina, De Sica, Sordi, Mastroianni, Schiaffino, Koscina, Olmi e diversi altri, Pasolini ovviamente incluso. La seconda volta quando venne in Svizzera a Basilea nel 1965 a presentare in un cineforum il suo film Vangelo secondo Matteo (durata 2 ore 17 min.), organizzato dal club culturale giovanile italo svizzero, il cui fondatore era il sottoscritto. Il nostro colloquio giugno 1962 in un bunker di Cinecittà ebbe ovviamente come oggetto quest’ultimo suo capolavoro, storico-drammatico. Non ricordo di averlo visto sorridere attraverso la piega delle labbra, costantemente serio, quasi severo: il suo carattere. Mi limito a questo film, ambientandolo fra i sassi di Matera ed altri piccoli paesi contadini del sud, trasferì la vita difficile di quella gente popolana, uomini e donne dalla fronte rugosa per il solleone, dal volto trascurato, emaciati e senza denti, personaggi della Palestina ai tempi di Gesù. Già allora sentiva che le persone semplici del proletariato a cui aveva sempre pensato erano le stesse a cui Gesù aveva rivolto la buona novella e che quindi erano anche gli interpreti migliori, oltre i destinatari della sua opera di poeta e di regista. Il contenuto ideale e religioso però è molto dirompente, anche se si respirava nell’aria lo spirito del concilio ecumenico che si sarebbe aperto l’11 ottobre dello stesso anno. Egli si prefiggeva che il suo film potesse venire proiettato nel giorno di pasqua in tutti i cinema parrocchiali d’Italia e del mondo. E qui apre il suo discorso sulla chiesa che è anche una filosofia su di essa. Per Pasolini la chiesa era la prima e più appuntita pietra d’inciampo del vangelo. Lo evidenzierà anche negli “Scritti Corsari” 1974: la chiesa non può che essere reazionaria, dalla parte del potere, non può che accettare le regole autoritarie, non può che sostenere le società gerarchiche in cui la classe dominante garantisce l’ordinamento, non può che detestare ogni forma di pensiero anche timidamente libero. Ecco la denuncia anche un po’ troppo reazionaria di Pasolini alla chiesa:” la chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del vangelo.” Egli trova in questo una umanità autentica, completa, divina. Lui che si definisce non credente sente che questa qualità divina della persona umana gli appartiene, appartiene a tutti.” Non credo che Cristo sia figlio di Dio, ma credo che Cristo sia divino, credo che in lui l’umanità sia così alta, rigorosa, ideale che va al di là dei comuni termini di umanità. Concetti che suonano come una liberazione del vangelo dalla religione. Basta essere umani per essere divini. Trova nel vangelo la bellezza morale che riconosce unica e incontaminata. La bellezza giunge a noi mediata attraverso la poesia, la filosofia, l’arte. Il solo caso di bellezza morale non mediata ma immediata allo stato puro io l’ho esperimentata nel vangelo. Ed è questa bellezza morale, personale, sintesi di estetica e di etica che oggi il regista vede indispensabile. Con l’invito a rispondere sempre più ad un clericalismo diffuso, impermeabile che si è infiltrato in molti siti, scuole, sindacati, stampa, banche, amministrazioni pubbliche, parlamenti. Ci vorrebbe anche oggi un Gesù del vangelo che sapesse tuonare contro scribi e farisei ipocriti. Forse un po’ troppo totalitario il nostro, ma era nel suo DNA tormentato, tant’è che da quella lontana intervista annotai una conclusione: probabile reazione e tristezza di un uomo moderno che si affanna alla ricerca della verità.

Autore: Albino Michelin
Adattamento: ColosseoNews
12.06.2023

Wednesday, February 16, 2022

PER LA FISICA QUANTISTICA L'ANIMA ESISTEREBBE E SAREBBE IMMORTALE

Gli scienziati della fisica quantistica mostrano oggi un grande interesse verso le ricerche oltre i limiti del visibile e dello sperimentabile. Come sul cervello artificiale, l’uomo robot, gli ufo, eventuale vita di umani negli altri pianeti. E cosi la stessa fisica vorrebbe sostenere l’esistenza dell’anima e della sua immortalità prima della nostra nascita e dopo la nostra morte. Va premesso subito che si tratta di due piani diversi: Dio -anima da una parte e uomo-scienza dall’altra e quindi si lavora su indizi. Ma forse vale la pena di non rifiutare tutto a priori per recepire qualche elemento positivo concernente l’eventuale status dell’uomo post mortem. Sappiamo bene dall’illuminismo, corrente di pensiero sorta verso il 1715 per sostenere che l’uomo deve agire secondo” il lume della ragione” quindi nessuna repressione più del libero pensiero e difesa dell’autonomia di ricerca. Di qui un corteo di affermazioni, come:” L’uomo viene dal nulla e torna nel nulla. Non è Dio che ha creato l’uomo, ma l’uomo che ha creato Dio. L’anima è un composto chimico che si decompone con la morte. La religione è l’oppio dei popoli. Si schiacci l’Infame, cioè Gesù di Nazareth, secondo il proclama di Voltaire. L’uomo è un tubo digerente. L’uomo è ciò che mangia. La vita è una favola narrata da un imbecille “. Quindi una scienza atea ed anticlericale. Ora invece nella fisica quantistica abbiamo una scienza che si avvicina di più alla religione e non la combatte per rivalsa o partito preso. Certo sappiamo che prima dell’attuale fisica quantistica e da sempre le religioni a questo mondo ci sono e ci sono state. Con le loro diverse divinità, riti, magie preghiere. Ma nel profondo dell’essere umano vi è sempre stato pure un rapporto e un bisogno di rapporto per quanto vago con lo spirito di un Essere assoluto, identico in tutti. E qui tutte le religioni convengono. Ci limitiamo alle maggiori: Il Cristianesimo con il suo Dio di Gesù e un miliardo e 200 milioni di credenti, l’induismo con il suo Dio Brahma e un miliardo e 600 milioni di credenti, gli africani con il Dio Vudu e un miliardo e 300 milioni di credenti. Siamo 8 miliardi di persone che credono o sentono il bisogno di un essere assoluto, di uno spirito universale, quindi 8 miliardi di fratelli. Che poi da adulti divengano onesti o disonesti dipende dalla loro coscienza o incoscienza. E ognuna di queste religioni con la sua immortalità dell’anima anche se in modo diversificato. Per l’antica religione greco romana Giove infondeva l’anima come una fiammella che si trova nel corpo quasi in un carcere e desiderosa di tornare d’onde è partita. Per Il Cristianesimo con il suo dopo morte in cui si destina l’anima in paradiso o purgatorio o inferno. Per l’induismo con la sua sopravvivenza attraverso la reincarnazione in altre vite fino alla purificazione totale. Per la negritudo africana con le anime dei defunti che sopravvivono negli antenati della comunità. Tutte queste religioni hanno modi diversi di descrivere il dopo morte, ma tutte convengono che l’anima non si estingue ed è immortale, perché ognuno di noi è parte del divino. A questo punto si aggiunge la ricerca della fisica quantistica, la quale essa pure vorrebbe dimostrare che l’anima nostra esiste ed è immortale. Questa fisica fa un cammino per conto proprio ed è ovvio. Parte dall’affermazione che il mondo è in continua evoluzione. E qui si trova d’accordo von S. Paolo e il teologo gesuita Teilhard de Chardin, il quale sostiene che il creato va dal caos verso il cosmo, dal disordine verso l’ordine, dall’umanità verso l’umanizzazione e infine verso la cristificazione, la cui scadenza non si può ipotizzare in misura di anni o di secoli. La fisica quantistica e suoi molti scienziati, fra cui il biologo premio Nobel svizzero W. Arber, partono dall’idea del cervello visto come computer biologico. Un tempo si pensava che l’elemento infinitamente piccolo della materia fosse l’atomo. Oggi non è cosi, la fisica nota che questo è quasi irraggiungibile e forse va a finire oltre, in qualcosa di “spirituale”: quello che da secoli noi chiamiamo anima. La nostra anima esisterebbe nell’universo prima della nostra nascita, verrebbe assunta dai nostri neuroni cerebrali, e dopo la morte ritornerebbe nell’universo, ma non verrebbe distrutta. L’anima con la coscienza ha bisogno del cervello come condizione per esprimersi, ma non si identifica con esso, non ne segue la sorte. L’anima è molto di più delle vibrazioni del cervello, è della stessa vibrazione dell’universo. Forse questa è una nuova stagione di confronto fra ragione e fede. Ma qui è conveniente completare il tutto con la figura di Gesù e il suo messaggio. Si va nella fede, cioè in fiducia nei suoi confronti. Per Gesù non c’è dubbio, l’anima è eterna, come Dio esiste dall’origine del mondo e non muore più. Nulla si crea e nulla si distrugge. Essa mantiene la sua identità, senza reincarnarsi in altri esseri. Gesù dice: “o padre di tutto quello che mi hai dato non andrà perduto nulla. Non vi chiamerò più schiavi, ma figli e se figli eredi.” Ovviamente non va dimenticata la nostra esperienza psicologica. La nostra struttura insostituibile è quella di amare ed essere amati. Persino tutto il creato vive d’amore: i pianeti fra di loro, le nostre cellule tutte per una, una per tutte, gli uomini che cercano morendo la luce. Non è possibile che un Dio ci abbia fatti per l’amore e per la vita e alla fine tutto vada in delusione e frustrazione. Un gioco di cattivo gusto. Dalla nostra parte ci sta, anche se non una prova scientifica, un indizio di fondo. Noi siamo nostalgia dell’Altro, nostalgia dell’Oltre.

 Autore: Albino Michelin

Adattamento: ColosseoNews

16.02.2022