Friday, December 5, 2025

SERMONE SU GIOBBE

Nel sermone si intende approfondire un concetto fondamentale:
 o Dio “abbiamo bisogno della tua presenza”
Io credo che ognuno di noi nella sua vita avrà bisogno di percepire la presenza e di chiedere aiuto ad un’entità superiore, per poter essere consolato, perché in questo mondo da nessuno e da niente si trova risposta e conforto adeguato.

Nella Bibbia, il libro di Giobbe esprime al meglio il dramma di un uomo giusto che soffre e cerca una risposta al perché dei suoi mali, nella sua disperazione arriverà a confrontarsi con DIO, dal quale non riceverà esplicitamente una risposta, ma che sarà tuttavia consolato.


Il libro di Giobbe, appartenente ai libri sapienziali della Bibbia, si ritiene sia stato scritto nel periodo IV – II secolo A.C. ed offre un insegnamento profondo e ancora molto attuale.

 
Al centro di questo libro c'è la domanda sul dolore innocente, ovvero: perché soffre il giusto?

 
Tutto il libro di Giobbe è una ricerca di Dio attraverso la galleria oscura della sofferenza.
Giobbe non è un uomo, è l’umanità.


Il libro, di autore anonimo, è composto da 42 capitoli descriventi la storia del saggio Giobbe, la cui vita è provata da tribolazioni inspiegabili, riporta inoltre molte meditazioni contenute nei dialoghi con i suoi tre amici sul perché Dio permetta il male all'uomo giusto.

Riporto alcune pagine del libro
Viveva nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe, integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.Giobbe è un uomo giusto che perde tutto: famiglia, salute, beni. Si interroga sul senso della sofferenza, ma le sue domande restano in gran parte senza risposta.
Giobbe è così disperato che arriva a maledire il giorno della sua nascita. Non vorrebbe essere mai nato!

Giobbe - Capitolo 3 (1,-13)
Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno;
prese a dire:
Perisca il giorno in cui nacqui
Quel giorno sia tenebra,
né brilli mai su di esso la luce.

Gli amici di Giobbe cercano di spiegare la sua sventura con argomenti teologici semplici: “Se soffri, allora hai peccato.”  Questa è la dottrina tradizionale della retribuzione Le disgrazie dipendono dal peccato; è un ragionamento molto preciso, direi prepotente, se hai peccato avrai disgrazie, se hai disgrazie, hai peccato!

Giobbe – Capitolo 4 (1,-9)
In questo capitolo Elifaz amico di Giobbe prende la parola e disse:
Ricordalo: quale innocente è mai perito
e quando mai furono distrutti gli uomini retti?
Per quanto io ho visto, chi coltiva iniquità,
chi semina affanni, li raccoglie.

Questo tipo di logica è ancora comune oggi, quando si cercano colpevoli o cause morali dietro a disgrazie personali o collettive.
Giobbe non accetta la spiegazione basata sulla dottrina della Retribuzione.
Inoltre Giobbe non accetta passivamente il dolore, ma grida, discute, si lamenta anche con Dio.

Giobbe - Capitolo 7
Giobbe non cede, Giobbe si ritiene innocente … ma mentre gli amici di Giobbe parlano di Dio, Giobbe vuole parlare con Dio. Giobbe si sente trattato come un nemico da Dio che lo scruta. Ma Giobbe cerca il Dio della misericordia.
Questo mostra che la fede autentica non è cieca rassegnazione, ma può includere il dubbio, la rabbia, la ricerca sincera. È un modello di onestà spirituale e di autenticità emotiva.
E qui si arriva ad un concetto fondamentale nel libro:
La presenza conta più delle spiegazioni
 

Alla fine, Dio non fornisce a Giobbe risposte dirette, ma gli si rivela nella Sua grandezza.
Giobbe - Capitolo 38 (1,-18)
Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri?
Dimmelo, se sei tanto intelligente!
Da quando vivi, hai mai comandato al mattino
e assegnato il posto all’aurora,
Sei mai giunto alle sorgenti del mare
e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato?
Hai tu considerato quanto si estende la terra?
Qual è la strada dove abita la luce
e dove dimorano le tenebre,
Dillo, se sai tutto questo!
Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
Oseresti tu cancellare il mio giudizio,
dare a me il torto per avere tu la ragione?

 
 Giobbe non riceve una soluzione logica, ma una presenza che lo rassicura. 


Ed allora nel - Capitolo 42 (1,-6)
Giobbe prese a dire al Signore:
«Comprendo che tu puoi tutto
e che nessun progetto per te è impossibile.
Chi è colui che, da ignorante,
può oscurare il tuo piano?
Davvero ho esposto cose che non capisco,
cose troppo meravigliose per me, che non comprendo.
Io ti conoscevo solo per sentito dire,
ma ora i miei occhi ti hanno veduto.
Perciò mi ricredo e mi pento
sopra polvere e cenere».

 

Giobbe vuole dire: Perciò detesto polvere e cenere, le miserie ed i mali della terra, ma ne sono consolato!
 Il dolore rimane, non è giustificato per Giobbe eppure lui ha incontrato Dio. Giobbe crede in Dio incondizionatamente!
Dio non è venuto per spiegare, ma per compiere. Dio non è venuto per spiegare la sofferenza è venuto per riempirla della sua presenza.


 In sintesi cosa ci dice il libro di Giobbe?
·    Il dolore rimane per Giobbe eppure lui ha incontrato Dio.
·    Giobbe china il capo ed accetta Dio!
·     Giobbe è consolato
·    Giobbe vive la fede anche nel dubbio e nel dolore.
·    Dio non retribuisce in base ai meriti, però compete a lui il fine ultimo dell’universo
·    Dio non è venuto per spiegare il mistero della sofferenza è venuto per riempirla della sua presenza. Giobbe è custode di questa Fede
 

Sorelle e fratelli
Il libro è una sfida per il lettore,
la sua lettura lascia perplessi e fa molto riflettere.
Io credo che metta alla prova l’intimo della nostra fede, perché prepotentemente chiede ad ognuno di noi una risposta, una presa di coscienza.
Cosa credi? Cosa è Dio per te? Puoi vivere senza di lui? Hai bisogno della sua presenza? Hai bisogno di chiedere il suo aiuto?
La risposta a queste domande, il libro di Giobbe non le fornisce esplicitamente. Il libro di Giobbe, la risposta la vuole da te!
 

Personalmente mi sono soffermato sull’assioma:
“Dio non è venuto per spiegare, ma per compiere. Dio non è venuto per spiegare la sofferenza è venuto per riempirla della sua presenza”.


E poi
Giobbe è consolato, ed a questo Dio, Giobbe china il capo e lo accetta.
Mi sono allora chiesto:
Quale è l’insegnamento del libro di Giobbe? Il suo messaggio è per noi ed i nostri tempi attuale?
Non posso che condividere che:
Il libro ci ricorda che non tutto il dolore ha una spiegazione immediata o razionale, e che il mistero della vita supera la nostra capacità di comprendere tutto.
 

E che poi:
Ci sono situazioni, momenti nella vita, come per Giobbe, in cui abbiamo bisogno di chiedere sostegno ed aiuto. Nessuno risponde, gli eventi ci travolgono, non si vede una via di uscita e nessuno è in grado di consolarci. 


Ed è anche vero che:
Non è possibile spiegare, sopportare il dolore, le ingiustizie, il male di questo mondo senza avere la visione di un’entità superiore che ci sostenga, ci dia forza, speranza e, fiducia.
 

Ed allora:
Per superare il male e la sofferenza che opprime me e questo mondo Chiedo Aiuto a te Dio,
·    Ho bisogno di non sentirmi solo
·    Ho bisogno di essere sostenuto
·    Ho bisogno di poterti chiederti aiuto
·    Non ti chiedo d’intervenire, ti chiedo solo … dammi la forza!
·    Ho bisogno della tua presenza!
 

Come per Giobbe nella fede Io chino il capo e ti accetto Dio, ho bisogno della tua presenza nella mia vita, ho fede in te perché ho bisogno di credere in un qualcosa che mi aiuti a superare le miserie, le ingiustizie, i limiti dell’esistenza umana e di questo mondo.
Come Giobbe, chino il capo, chiedo il tuo aiuto con la preghiera e ne sono consolato.
Come Giobbe, non mi sarà risparmiata polvere e cenere, sofferenza e dolore, ma troverò pace nella FEDE.

Autore:
Sandro Bellisario
Zurigo 3 luglio 2025

Sunday, October 27, 2024

DISKRIMINIERUNG IN DER SCHULE IN DER SCHWEIZ

 Gianna war die Tochter italienischer Eltern, die 1945 in die Schweiz emigrierten und sich in Uster im Kanton Zürich niederließen. Ihre Mutter war Hausfrau, ihr Vater war Bauarbeiter.
Als Kind zeichnete sich Gianna als fröhliches, gutmütiges und sehr intelligentes Kind aus.
1957 wurde Gianna in die Primarschule (Primarschule Türmli in Nänikon - Uster) eingeschrieben und während der ersten fünf Jahre hatte sie zwei sehr gute Lehrer (1. und 2. Klasse V.K. - 3.4.5. R.W.), sie war eine gute Schülerin, lernte viel und zeichnete sich als eine der Klassenbesten aus.
Wie im damaligen Schweizer Schulsystem üblich, wurde Gianna 1962 in der 6. Klasse einem neuen Lehrer, Herrn P.S., zugeteilt, der fremdenfeindliche Ideen gegenüber Italienern hatte, und von diesem Moment an begann für sie eine wahre Tortur.
Der Lehrer Herr P.S. konnte nicht akzeptieren, dass ein italienisches Mädchen besser war als ihre Schweizer Klassenkameraden und lehnte Gianna ab und Schikanierte sie. Beleidigungen und Ausdrücke wie "Maisindianer" und "heb d'schnurrre zue" wurden Gianna gegenüber immer wieder laut.
Dieses systematische Mobbing und die Schikanen des Lehrers führten dazu, dass Gianna sich ausgegrenzt fühlte und ihr Selbstvertrauen verlor. Um das Werk der Herabwürdigung zu vollenden, wurde Gianna am Eintritt in die Sekundarschule gehindert, indem man sie als unzureichend einstufte und ihr die Realschule zuwies, wo weniger begabte Jugendliche ihre Schulpflicht absolvierten.
In der Deutschschweiz war es eine unausgesprochene, aber durchgesetzte Praxis, dass kein italienisches Kind die Sekundarschule besuchen sollte, unabhängig von seinen Fähigkeiten. Die Schweizer akzeptierten nicht, dass ein italienisches Kind den Platz eines ihrer eigenen Kinder in der höheren Bildung einnehmen könnte. Das Ergebnis dieser Diskriminierung war, dass alle italienischen Kinder ausgegrenzt und auf die Realschule geschickt wurden.
In jenen Jahren war die rückschrittliche Schweiz von Verachtung und Feindschaft gegenüber Ausländern geprägt; Italiener, die den grössten Prozentsatz ausmachten, waren die Zielscheibe von Diskriminierung und Vorurteilen. Was Gianna erlebt hatte, war der Beweis dafür, dass die Diskriminierung der Italiener so tief verwurzelt war, dass sie sich sogar auf die Schulen ausdehnen konnte. Die italienischen Kinder litten, und Lehrer wie Herr P.S. konnten ihre Übeltaten ungestört fortsetzen.
Man könnte sich fragen: Warum haben sich die Eltern von Gianna nicht beschwert, warum haben sie sich kein Gehör verschafft? Nun, damals hätte das nichts genützt, im Gegenteil, es hätte für Gianna noch schlimmer kommen können.


Autor: S.B.

LA DISCRIMINAZIONE A SCUOLA IN SVIZZERA

 Gianna era figlia di genitori italiani emigrati in Svizzera nel 1945 e stabilitosi ad Uster nel cantone di Zurigo. La madre casalinga, il padre operaio nell’edilizia.
Da bambina Gianna si distingueva per essere una bambina allegra, con un buon carattere e molto intelligente.
Nel 1957 Gianna fu iscritta alla scuola elementare (Primarschule Türmli di Nänikon - Uster) e per i primi cinque anni ebbe due ottimi maestri (1. e 2. Classe V.K. – 3.4.5. R.W.), era una brava allieva, imparò molto e si distinse come una delle prime della classe.
Come d’uso nel sistema scolastico svizzero di quei tempi, nel 1962 al 6. anno elementare, Gianna fu assegnata ad un nuovo maestro, il Sig. P.S. che aveva idee xenofobe nei confronti degli italiani, e da questo momento per lei iniziò un vero calvario.
Il maestro P.S. non poteva accettare che una bambina italiana fosse più brava dei suoi compagni di classe svizzeri e osteggiava e denigrava Gianna. Appellativi e frasi come „Maisindianer“ e „heb d’schnurrre zue“ erano ricorrenti nei confronti di Gianna.
Il risultato di questo mobbing sistematico, e vessatorio posto in essere dal maestro portarono Gianna a sentirsi emarginata ed a perdere fiducia in se stessa. Per completare l’opera denigratoria fu impedito a Gianna di accedere alla scuola superiore (Sekundar Schule) classificandola come inadeguata e fu assegnata alla Realschule, dove i giovani meno dotati completavano l’istruzione obbligatoria.
Alla Realschule Gianna era apprezzata e benvoluta dal maestro H.M. che conoscendo le sue capacità e ritenendola „unterfordert“ gli propose di passare alla scuola secondaria (Sekundar Schule), ma Gianna terrorizzata dal pensiero di aver a che fare con un nuovo maestro xenofobo del tipo Peter Stähli preferì di rimanere nella Realschule.
Nella Svizzera tedesca era una prassi, non dichiarata ma attuata, quella per la quale nessun bambino italiano potesse accedere alla Sekundar Schule indipendentemente dalle sue capacità. Gli svizzeri non accettavano che un bambino italiano potesse prendere il posto di un loro figlio nell’istruzione superiore. Il risultato di questa discriminazione era che tutti i bambini italiani erano boicottati e destinati alla Realschule.
In quegli anni una Svizzera retrograda era caratterizzata da disprezzo ed odio nei confronti degli stranieri, gli italiani che ne erano la percentuale più alta erano bersaglio di discriminazione e pregiudizi. Quello che aveva subito Gianna era la dimostrazione che la discriminazione nei confronti degli italiani era talmente radicata da potersi estendere anche alle scuole. I ragazzi italiani ne soffrivano e gli insegnanti del tipo del Sig. P.S. potevano proseguire indisturbati nelle loro malefatte.
Ci si poterebbe chiedere: perché i genitori di Gianna non reclamarono, non si fecero sentire? Ebbene a quei tempi non sarebbe servito a niente, anzi per Gianna sarebbe potuto andare anche peggio.
 

Autore: S.B.

Friday, December 1, 2023

LA NATURA E GLI UOMINI

Mentre tutta la natura si trasforma, si consuma, invecchia, si decompone e scompone nella sua forma assorbendosi tutta nella materia cosmica, gli uomini tormentati dalla paura di morire e indottrinati dalle religioni, si sono convinti che la natura non li sottoponga alle stesse leggi, bensì abbiano una forma di trattamento individuale, che si chiama vita eterna.
Nel nostro universo grazie alla disintegrazione di una cosa, un’altra può avere inizio, può sorgere la diversità. Può apparire la bellezza e così si compie l’evoluzione della Realtà cosmica. Una vita finisce sempre per morire, e una morte è sempre fonte di principio, di essere e di vita.
In natura le nozioni di bene e del male, di bontà e malvagità, di virtù e di vizio, di grazia e di peccato, di castigo e legalità, di moralità e immoralità, di giustizia e di ingiustizia, di morte e di vita, non hanno senso. Questi concetti sono stati sviluppati principalmente dagli esseri umani ad uso interno per darci una regola di vita. In natura tutto accade non soltanto naturalmente ma anche necessariamente.
Nella vita disgrazie e cataclismi, apocalissi non sono solo all’ordine del giorno, ma rispondono anche all’ordine della necessita e non ammettono alcun giudizio di valore né alcuna qualifica morale.
La morte non è altro che la manifestazione naturale fondamentale per il buon funzionamento e per la perfezione globale dei dinamismi che tengono in esistenza la realtà nel nostro universo.
Nella concezione dell’essere umano di Goethe questi viene ritenuto un’entità naturale e soprannaturale, naturale in quanto l’umanità è un prodotto della natura, soprannaturale in quanto attraverso il nostro potere concettuale noi allarghiamo la possibilità della natura permettendole di raggiungere attraverso noi stessi la capacità di riflessione come accade nella filosofia, nell’arte e nella scienza.

Da un articolo di Albino Michelin del 2023
Sintesi ed adattamento di ColosseoNews

DIE NATUR UND DER MENSCH

Während die gesamte Natur sich wandelt, verschleißt, altert, verfällt und sich in ihrer Form zersetzt und alles in die kosmische Materie aufnimmt, haben sich die von der Angst vor dem Sterben gequälten und von den Religionen indoktrinierten Menschen eingeredet, dass die Natur sie nicht denselben Gesetzen unterwirft, sondern dass sie eine Form der individuellen Behandlung haben, die man ewiges Leben nennt.
In unserem Universum kann durch den Zerfall einer Sache eine andere beginnen, kann Vielfalt entstehen. Schönheit kann erscheinen, und so wird die Evolution der kosmischen Wirklichkeit vollendet. Ein Leben endet immer im Tod, und ein Tod ist immer eine Quelle von Anfang, Sein und Leben.
In der Natur sind die Begriffe Gut und Böse, Tugend und Laster, Gnade und Sünde, Strafe und Legalität, Moral und Unmoral, Gerechtigkeit und Ungerechtigkeit, Tod und Leben bedeutungslos. Diese Begriffe wurden von den Menschen hauptsächlich für den internen Gebrauch entwickelt, um uns eine Lebensregel zu geben. In der Natur geschieht alles nicht nur natürlich, sondern auch notwendigerweise.
Im Leben sind Unglücksfälle und Katastrophen, Apokalypsen nicht nur an der Tagesordnung, sie entsprechen auch der Ordnung der Notwendigkeit und lassen kein Werturteil oder eine moralische Qualifikation zu.
Der Tod ist nichts anderes als eine natürliche Erscheinung, die für das reibungslose Funktionieren und die allgemeine Perfektion der Dynamiken, die die Realität in unserem Universum aufrechterhalten, grundlegend ist.
In Goethes Menschenbild ist der Mensch sowohl ein natürliches als auch ein übernatürliches Wesen, natürlich insofern, als der Mensch ein Produkt der Natur ist, übernatürlich insofern, als wir durch unsere Gedankenkraft die Möglichkeiten der Natur erweitern, indem wir sie durch uns zur Reflexionsfähigkeit befähigen, wie es in Philosophie, Kunst und Wissenschaft geschieht.

Aus einem Artikel von Albino Michelin aus dem Jahr 2023
Synthese erweitert und angepasst von ColosseNews

Saturday, June 17, 2023

LUTTO NAZIONALE. Italia Giugno 2023

In Italia è stato decretato il Lutto Nazionale! Così sia! Ma lo si faccia non per onorare la memoria del defunto Silvio Berlusconi, bensì per evidenziare il fatto che questo paese ha perso ogni valore morale e civile. Un tale segno di rispetto era stato conferito in precedenza a due presidenti della repubblica e per onorare le vittime di eventi eccezionali e drammatici quali, per esempio, la strage di Nassiriya o per ricordare le le vittime del crollo del ponte Morandi a Genova. Il lutto nazionale unisce tutto il paese ed è un un periodo di rispetto per coloro che sono deceduti o che hanno subito una grande tragedia.


A Silvio Berlusconi deve essere riconosciuta la genialità di aver saputo mettere insieme un cocktail di politica, sport e spettacolo che gli ha consentito assieme a grandi risorse finanziarie, di cui non si conosce bene l’origine, di essere stato il protagonista per 20 anni della politica italiana e di essere stato eletto presidente del consiglio per ben tre volte. Sta di fatto però che gli anni in cui Silvio Berlusconi ha esercitato il potere sono stati per l’Italia una catastrofe. Il paese si è spaccato in due tra chi lo osannava e chi lo odiava.

Tra i vari fatti incresciosi che hanno caratterizzato l’agire di Silvio Berlusconi (SB) va elencato:
·    SB ha strumentalizzato la politica per salvare se stesso ed i suoi interessi personali.
·    SB ha cambiato le regole dei reati di prescrizione per poter essere prescritto.
·    SB ha cancellato reati che aveva fatto per poter essere assolto.
·    SB è stato condannato per evasione fiscale ed invitava a non pagare le tasse.
·    SB è stato iscritto alla loggia massonica eversiva P2 di Licio Gelli.
·    SB ha introdotto nel paese la cultura del mercato in cui tutto si compra e tutto si vende dai senatori alle minorenni.
·    SB ha incarnato al meglio il peggio degli italiani e non gli importava niente dei valori morali.
·    SB è stato dal 1994 al 2011 una vergogna politica per l’Italia ed ha fatto fare una figura pessima al paese in ambito internazionale.
·    SB ha contribuito fortemente alla catastrofe culturale in cui è precipitata l’Italia nel nostro tempo.

Il lutto nazionale per un personaggio come Silvio Berlusconi è vergognoso e fa capire di quale pasta è fatta l’attuale Presidenza del Consiglio dei Ministri che lo ha dichiarato.
Si ricordi che Il Lutto Nazionale non era stato dichiarato nemmeno dopo l’uccisione di Aldo Moro.

 Sandro B. 16.06.2023

Monday, June 12, 2023

CENTO ANNI FA NASCEVA PASOLINI: IL VANGELO COME BELLEZZA MORALE

Quest’anno si commemora il centenario della nascita di uno fra i più significativi personaggi italiani del 900, nato a Bologna il 5.3.22 e deceduto al Lido di Ostia all’età di 53 anni di morte violenta. Pier Paolo Pasolini è un prodotto dell’incrocio dell’unità d’Italia, figlio di padre borghese romagnolo, associato al corpo di fanteria, madre friulana trasferita a Bologna in qualità di insegnante. Da sempre ebbe un rapporto conflittuale con il padre, ma assai simbiotico con la madre Susanna Colussi, deceduta novantenne il 10.3.21. Tanto da dedicarle la poesia “Storia di un amore autentico” e a sceglierla come personaggio Maria madre di Gesù nel film” Vangelo secondo Matteo”. Di grande statura culturale, uno dei più famosi scrittori del secolo scorso: regista, giornalista, sceneggiatore, poeta, drammaturgo. Versatile anche come pittore, linguista, romanziere. Sommo genio e sregolatezza. Stile critico e provocatorio, fu critico anche nei confronti delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi. Sua peculiarità non essere prendibile e funzionale a nessun sistema, fosse il PCI, la chiesa, il capitalismo, lui sempre più in là, sempre oltre. Non adeguarsi a nessun sistema sacro, economico, culturale. Il sistema era per lui volontà di menzogna. Quanto tradotto in sistema, la stessa idea di Dio, poteva diventare strumento nelle mani del potere. Ovvio che così conducesse anche una vita difficile e violenta. Fu espulso da diverse organizzazioni e anche dal PCI, che poteva essere la sua matrice vitale. Ci fu un periodo che per campare dovette vendere libri nelle bancherelle di un quartiere periferico romano. Il sottoscritto ebbe l’occasione di incontrarlo due volte. La prima nel giugno 1962, allorché iscritto all’università Laterano di Roma completava un’inchiesta sull’argomento:” Simbologia religiosa del film italiano”, attraverso interviste agli attori del cinema, ebbi così l’occasione di conversare con Fellini, G. Masina, De Sica, Sordi, Mastroianni, Schiaffino, Koscina, Olmi e diversi altri, Pasolini ovviamente incluso. La seconda volta quando venne in Svizzera a Basilea nel 1965 a presentare in un cineforum il suo film Vangelo secondo Matteo (durata 2 ore 17 min.), organizzato dal club culturale giovanile italo svizzero, il cui fondatore era il sottoscritto. Il nostro colloquio giugno 1962 in un bunker di Cinecittà ebbe ovviamente come oggetto quest’ultimo suo capolavoro, storico-drammatico. Non ricordo di averlo visto sorridere attraverso la piega delle labbra, costantemente serio, quasi severo: il suo carattere. Mi limito a questo film, ambientandolo fra i sassi di Matera ed altri piccoli paesi contadini del sud, trasferì la vita difficile di quella gente popolana, uomini e donne dalla fronte rugosa per il solleone, dal volto trascurato, emaciati e senza denti, personaggi della Palestina ai tempi di Gesù. Già allora sentiva che le persone semplici del proletariato a cui aveva sempre pensato erano le stesse a cui Gesù aveva rivolto la buona novella e che quindi erano anche gli interpreti migliori, oltre i destinatari della sua opera di poeta e di regista. Il contenuto ideale e religioso però è molto dirompente, anche se si respirava nell’aria lo spirito del concilio ecumenico che si sarebbe aperto l’11 ottobre dello stesso anno. Egli si prefiggeva che il suo film potesse venire proiettato nel giorno di pasqua in tutti i cinema parrocchiali d’Italia e del mondo. E qui apre il suo discorso sulla chiesa che è anche una filosofia su di essa. Per Pasolini la chiesa era la prima e più appuntita pietra d’inciampo del vangelo. Lo evidenzierà anche negli “Scritti Corsari” 1974: la chiesa non può che essere reazionaria, dalla parte del potere, non può che accettare le regole autoritarie, non può che sostenere le società gerarchiche in cui la classe dominante garantisce l’ordinamento, non può che detestare ogni forma di pensiero anche timidamente libero. Ecco la denuncia anche un po’ troppo reazionaria di Pasolini alla chiesa:” la chiesa non può che agire completamente al di fuori dell’insegnamento del vangelo.” Egli trova in questo una umanità autentica, completa, divina. Lui che si definisce non credente sente che questa qualità divina della persona umana gli appartiene, appartiene a tutti.” Non credo che Cristo sia figlio di Dio, ma credo che Cristo sia divino, credo che in lui l’umanità sia così alta, rigorosa, ideale che va al di là dei comuni termini di umanità. Concetti che suonano come una liberazione del vangelo dalla religione. Basta essere umani per essere divini. Trova nel vangelo la bellezza morale che riconosce unica e incontaminata. La bellezza giunge a noi mediata attraverso la poesia, la filosofia, l’arte. Il solo caso di bellezza morale non mediata ma immediata allo stato puro io l’ho esperimentata nel vangelo. Ed è questa bellezza morale, personale, sintesi di estetica e di etica che oggi il regista vede indispensabile. Con l’invito a rispondere sempre più ad un clericalismo diffuso, impermeabile che si è infiltrato in molti siti, scuole, sindacati, stampa, banche, amministrazioni pubbliche, parlamenti. Ci vorrebbe anche oggi un Gesù del vangelo che sapesse tuonare contro scribi e farisei ipocriti. Forse un po’ troppo totalitario il nostro, ma era nel suo DNA tormentato, tant’è che da quella lontana intervista annotai una conclusione: probabile reazione e tristezza di un uomo moderno che si affanna alla ricerca della verità.

Autore: Albino Michelin
Adattamento: ColosseoNews
12.06.2023