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Wednesday, February 16, 2022

PER LA FISICA QUANTISTICA L'ANIMA ESISTEREBBE E SAREBBE IMMORTALE

Gli scienziati della fisica quantistica mostrano oggi un grande interesse verso le ricerche oltre i limiti del visibile e dello sperimentabile. Come sul cervello artificiale, l’uomo robot, gli ufo, eventuale vita di umani negli altri pianeti. E cosi la stessa fisica vorrebbe sostenere l’esistenza dell’anima e della sua immortalità prima della nostra nascita e dopo la nostra morte. Va premesso subito che si tratta di due piani diversi: Dio -anima da una parte e uomo-scienza dall’altra e quindi si lavora su indizi. Ma forse vale la pena di non rifiutare tutto a priori per recepire qualche elemento positivo concernente l’eventuale status dell’uomo post mortem. Sappiamo bene dall’illuminismo, corrente di pensiero sorta verso il 1715 per sostenere che l’uomo deve agire secondo” il lume della ragione” quindi nessuna repressione più del libero pensiero e difesa dell’autonomia di ricerca. Di qui un corteo di affermazioni, come:” L’uomo viene dal nulla e torna nel nulla. Non è Dio che ha creato l’uomo, ma l’uomo che ha creato Dio. L’anima è un composto chimico che si decompone con la morte. La religione è l’oppio dei popoli. Si schiacci l’Infame, cioè Gesù di Nazareth, secondo il proclama di Voltaire. L’uomo è un tubo digerente. L’uomo è ciò che mangia. La vita è una favola narrata da un imbecille “. Quindi una scienza atea ed anticlericale. Ora invece nella fisica quantistica abbiamo una scienza che si avvicina di più alla religione e non la combatte per rivalsa o partito preso. Certo sappiamo che prima dell’attuale fisica quantistica e da sempre le religioni a questo mondo ci sono e ci sono state. Con le loro diverse divinità, riti, magie preghiere. Ma nel profondo dell’essere umano vi è sempre stato pure un rapporto e un bisogno di rapporto per quanto vago con lo spirito di un Essere assoluto, identico in tutti. E qui tutte le religioni convengono. Ci limitiamo alle maggiori: Il Cristianesimo con il suo Dio di Gesù e un miliardo e 200 milioni di credenti, l’induismo con il suo Dio Brahma e un miliardo e 600 milioni di credenti, gli africani con il Dio Vudu e un miliardo e 300 milioni di credenti. Siamo 8 miliardi di persone che credono o sentono il bisogno di un essere assoluto, di uno spirito universale, quindi 8 miliardi di fratelli. Che poi da adulti divengano onesti o disonesti dipende dalla loro coscienza o incoscienza. E ognuna di queste religioni con la sua immortalità dell’anima anche se in modo diversificato. Per l’antica religione greco romana Giove infondeva l’anima come una fiammella che si trova nel corpo quasi in un carcere e desiderosa di tornare d’onde è partita. Per Il Cristianesimo con il suo dopo morte in cui si destina l’anima in paradiso o purgatorio o inferno. Per l’induismo con la sua sopravvivenza attraverso la reincarnazione in altre vite fino alla purificazione totale. Per la negritudo africana con le anime dei defunti che sopravvivono negli antenati della comunità. Tutte queste religioni hanno modi diversi di descrivere il dopo morte, ma tutte convengono che l’anima non si estingue ed è immortale, perché ognuno di noi è parte del divino. A questo punto si aggiunge la ricerca della fisica quantistica, la quale essa pure vorrebbe dimostrare che l’anima nostra esiste ed è immortale. Questa fisica fa un cammino per conto proprio ed è ovvio. Parte dall’affermazione che il mondo è in continua evoluzione. E qui si trova d’accordo von S. Paolo e il teologo gesuita Teilhard de Chardin, il quale sostiene che il creato va dal caos verso il cosmo, dal disordine verso l’ordine, dall’umanità verso l’umanizzazione e infine verso la cristificazione, la cui scadenza non si può ipotizzare in misura di anni o di secoli. La fisica quantistica e suoi molti scienziati, fra cui il biologo premio Nobel svizzero W. Arber, partono dall’idea del cervello visto come computer biologico. Un tempo si pensava che l’elemento infinitamente piccolo della materia fosse l’atomo. Oggi non è cosi, la fisica nota che questo è quasi irraggiungibile e forse va a finire oltre, in qualcosa di “spirituale”: quello che da secoli noi chiamiamo anima. La nostra anima esisterebbe nell’universo prima della nostra nascita, verrebbe assunta dai nostri neuroni cerebrali, e dopo la morte ritornerebbe nell’universo, ma non verrebbe distrutta. L’anima con la coscienza ha bisogno del cervello come condizione per esprimersi, ma non si identifica con esso, non ne segue la sorte. L’anima è molto di più delle vibrazioni del cervello, è della stessa vibrazione dell’universo. Forse questa è una nuova stagione di confronto fra ragione e fede. Ma qui è conveniente completare il tutto con la figura di Gesù e il suo messaggio. Si va nella fede, cioè in fiducia nei suoi confronti. Per Gesù non c’è dubbio, l’anima è eterna, come Dio esiste dall’origine del mondo e non muore più. Nulla si crea e nulla si distrugge. Essa mantiene la sua identità, senza reincarnarsi in altri esseri. Gesù dice: “o padre di tutto quello che mi hai dato non andrà perduto nulla. Non vi chiamerò più schiavi, ma figli e se figli eredi.” Ovviamente non va dimenticata la nostra esperienza psicologica. La nostra struttura insostituibile è quella di amare ed essere amati. Persino tutto il creato vive d’amore: i pianeti fra di loro, le nostre cellule tutte per una, una per tutte, gli uomini che cercano morendo la luce. Non è possibile che un Dio ci abbia fatti per l’amore e per la vita e alla fine tutto vada in delusione e frustrazione. Un gioco di cattivo gusto. Dalla nostra parte ci sta, anche se non una prova scientifica, un indizio di fondo. Noi siamo nostalgia dell’Altro, nostalgia dell’Oltre.

 Autore: Albino Michelin

Adattamento: ColosseoNews

16.02.2022

 

Friday, September 10, 2021

STATO ATTUALE DI SALUTE DELLA CHIESA CATTOLICA

 Lucio Caracciolo, giornalista e politologo direttore della rivista di geopolitica Limes, ha pubblicato recentemente su Azione del Ticino uno studio chiedendosi se la chiesa cattolica non stia andando verso un arcipelago di chiese. Dato l’interesse e la precisione dell’analisi vale la pena riportarla al pubblico. Perché una inversione di tendenza può coinvolgere tutti, necessaria in quanto tralasciata per due mila anni specialmente nell’ultimo secolo.
La chiesa cattolica si definisce universale ma mai come oggi è lecito dubitarne. Sempre più numerose le fratture interne. Come istituzione di potere, distinta dalla comunità di fede intesa da Gesù, essa si struttura in questo modo verso il 313 d.C. con la donazione dell’impero romano da parte di Costantino a papa Silvestro, prendendone abbigliamento, titoli onorifici, mondanità, stile di comando. Come in tutti gli imperi anche in quello assunto dalla chiesa le fratture partono dall’interno. Non interessano qui la consistenza numerica della chiesa attuale con il suo miliardo e trecento milioni di adepti, né le sue diatribe teologiche, tantomeno gli scandali sessuali e finanziari. Interessano piuttosto tre fenomeni paralleli e insieme connessi. Punto primo: l’indebolimento dell’autorità papale, ultimo monarca assoluto della storia occidentale. Bergoglio sta contestando il carattere costantiniano della chiesa. Il nesso fra impero romano e impero papale fu ben colto dal teologo domenicano Congar che l’11 ottobre 1962 giorno dell’apertura del Concilio Vaticano II annotava sul diario:” avverto tutto il peso, mai denunciato, del tempo in cui la chiesa aveva stretto legami col feudalesimo, papa e vescovi signori di corte che proteggevano artisti, pretendevano uno sfarzo come quello dei Cesari. Tutto questo la chiesa di Roma non l’ha mai ripudiato”. Osservazioni di 60 anni fa rimaste al palo. E oggi Bergoglio ponendosi in questa linea sta indebolendo, secondo buona parte del clero, la sua autorità ed efficacia di governo. Punto due: Bergoglio intende guidare la chiesa universale non all’italiana ma dalla periferia del mondo e la spinge in uscita verso i non credenti, le altre religioni: ciò ha contribuito ad accelerare la tendenza di molti vescovi, ovviamente non residenti in Vaticano, a muoversi per conto proprio e rileggere e applicare localmente il messaggio del vangelo. Chiesa mobile e policentrica. D’altronde che cosa unisce oggi un cattolico polacco ad un cattolico africano, sudamericano, tedesco? Poco. Tanto poco da mettere in questione l’universalità della chiesa e il ruolo di un centro vaticano romano.
Punto tre: i vari cristianesimi dell’emozione. Galassia di confessioni, gruppi, movimenti pentecostali o meno, che anche se di diversa estrazione fioriscono in tutto il mondo. Opportuna la domanda: sopravvivrà la chiesa cattolica romana o si frammenterà in un arcipelago? Che cosa resterà della radice occidentale del cattolicesimo romano? In che misura la tendenza disgregatrice influirà sugli assetti geopolitici mondiali? Fino a qui il Caracciolo.
Una risposta va tentata con i biblisti e i teologi della nuova generazione.
1) Separare totalmente l’attuale istituzione chiesa dalla sua origine imperiale e restituirla al vangelo di Gesù. Slegarla dal diritto romano e dalla filosofia greco romana con cui ha costruito i suoi dogmi, specie dall’inizio con il concilio di Nicea del 325, origine delle sue formule irriformabili, indiscutibili, eterne. Ritornare ai messaggi del capitolo 12 di Paolo (1° Cor.) in cui proclama la diversità dei doni distribuiti ad ogni persona, quindi ad ogni popolo e nazione, nell’unicità dello Spirito del Signore. Diversità nell’unità era il pensiero di Gesù e non uniformità escludente le diversità. La diversità, come i fiori del campo, è arricchimento, non sempre dispersione. Ma l’intento eccessivo della chiesa fu quello di esigere sottomissione, silenzio, omologazione di tutto e di tutti.
2) Molti vescovi in varie nazioni tentano esperienze diverse più vicine al vangelo e non sempre in sintonia con la chiesa attuale. Oggettivamente all’inizio prima dell’era imperiale la chiesa era policentrica, cioè di rito orientale, bizantino, armeno, maronita ed altro nel rispetto delle diversità di culture, riti, tradizioni. D’altronde a che serve tutta questa intransigenza della chiesa centrale sul divieto di preti sposati, donne preti e quant’altro. Tutti precetti sorti dalla chiesa costantiniana e nemmeno esistenti nel vangelo di Gesù. E sulla messa? Gesù si definì “pane di vita” e con il pane celebrò la sua cena o prima messa. Il pane era il cibo base di quel paese e del nostro occidente. Un’osservazione che sembra banale: il cibo base per i tibetani è il riso, per gli africani l’injera. Perché la loro messa non potrebbe essere celebrata con il riso o con l’injera? Quello per loro è il pane di vita. Diversità di riti e di doni nell’unità con lo stesso spirito del Signore. Importante non è il cibo ma il senso della condivisione di vita. E qui le esemplificazioni sarebbero infinite, né vale la pena proseguire.
3) I cristiani dell’emozione, il pullulare dei gruppi. La chiesa non deve portarsi sempre dentro l’antivirus del protestantesimo, e poi correre tardivamente ai ripari. Non tutti i gruppi sono anti o “sette”, importante che non si facciano guerra, ma vivano lo spirito del Signore che li unifica nella diversità. E se l’attuale declino venisse compensato dai ricuperi cattolici dei paesi poveri non va ripetuto l’errore di impacchettarli e omologarli tutti alla stregua del passato. Essa non può coprire le diversificate esperienze dei vari popoli. La chiesa non ha il diritto di proprietà su Gesù, ma l’invito al discepolato e alla testimonianza evangelica nei confronti di tutti sia uguali che diversi.

Autore: Albino Michelin
Adattamento di ColosseoNews
10.09.2021

Thursday, April 8, 2021

HANS KÜNG Fede-Umanità

Il teologo Hans Küng è morto il 6 aprile 2021 all'età di 93 anni nella sua casa di Tubinga, in Germania. Nato a Sursee, in Svizzera, nel 1928, dal `48 al `55 aveva studiato alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e ordinato sacerdote nel `54. Dopo il dottorato in teologia alla Sorbona di Parigi aveva svolto per alcuni anni l’attività pastorale. All’età di 32 anni era diventato professore ordinario presso la Facoltà di Teologia cattolica dell’università di Tubinga in Germania.

Definito il più importante teologo del dissenso cattolico criticò fortemente il dogma dell'infallibilità papale, su cui nel 1975 venne richiamato dalla Congregazione per la dottrina della fede, che poi, in seguito all'inasprirsi dei toni della contestazione, il 18 dicembre 1979 gli revocò l’autorizzazione all’insegnamento della teologia dogmatica (continuò però a insegnare teologia ecumenica).

Gli anni Sessanta e Settanta hanno visto il teologo svizzero impegnato nel processo di rinnovamento liturgico e di apertura della Chiesa cattolica al mondo moderno. Scrisse opere, divenute best sellers mondiali, ritenute autentiche innovazioni della teologia del XX secolo come Essere cristiani, Dio esiste? Vita eterna? elaborando la sua «teologia per gli uomini» in un confronto con le espressioni più avanzate dell’ateismo, del nichilismo, della laicità e della scienza.

Saggista e teologo, paladino del pensiero progressista e riformista Hans Küng fu molto critico verso il pontificato di Giovanni Paolo II, considerato distante dallo spirito riformistico del Concilio Vaticano II, e nel 2020 chiese a Benedetto XVI un "mea culpa" per il modo in cui la Chiesa aveva gestito la piaga della pedofilia. Si è inoltre battuto per l’abolizione del celibato dei parroci, contro il divieto di ordinare le donne prete e per l’accettazione della pianificazione famigliare. Negli ultimi tempi, Kung aveva fatto parlare di sé per la sua apertura nei confronti del suicidio assistito.

L’opera della vita di Küng è la Fondazione Weltethos (etica planetaria), da lui diretta fino al 2013. La fondazione è impegnata a rafforzare la cooperazione tra le religioni mediante il riconoscimento dei loro valori comuni e a disegnare un codice di regole di comportamento universalmente condivise. Weltethos ha preparato la Dichiarazione per un’etica planetaria: un documento sottoscritto nel 1993 a Chicago dal Consiglio per un parlamento delle religioni del Mondo.

Dopo questa breve presentazione ritengo utile riportare alcune citazioni di Hans Küng.
Dal libro “Essere cristiani”:

«Gesù non ha mai detto che per entrare nel regno di Dio è necessario appartenere ad una chiesa, basta per lui l’obbediente accettazione del suo messaggio e la pronta, radicale sottomissione alla volontà di Dio».

«Ci sono uomini che, disgustati o lasciati del tutto indifferenti dai dogmatismi e dalle „favole “dell’ora di religione nelle scuole, prescindono per anni da quel Gesù inserito in una cornice mitologica, ma che poi giungono, anch‘essi per vie non di rado insolite, alla scoperta che Gesù potrebbe avere un grande, anzi decisivo significato per la loro concezione dell’uomo nel mondo e di Dio, per il loro essere, agire, soffrire».

«La sofferenza, quindi non deve essere necessariamente – tanto meno per il cristiano- una sorte di patire remissivamente, un fato, un destino, cui rassegnarsi „la sofferenza è una specie di trasformazione, sperimentata dall’uomo, un divenire “. Un divenire che è un tendere verso un fine ultimo più grande, più alto, più libero. Non solo combattere la sofferenza, ma elaborarla».

«Imitare la croce non significa imitare la sofferenza di Gesù, non significa riprodurre il supplizio della croce. Questa sarebbe arroganza bella e buona. Imitare la croce significa sopportare la sofferenza toccata proprio a me, nella mia inconfondibile situazione, in correlazione, in corrispondenza con la sofferenza di Cristo. Chi vuole andare con Gesù, rinneghi se stesso e non prenda la croce di Gesù o un’altra croce qualsiasi, ma prenda la sua croce e lo segua. Cercare un’ascesi monastica o nell’eroismo romantico, una sofferenza eccezionale non è da cristiani. Cristiano è il sostenere la sofferenza abituale, normale quotidiana e spesso appunto smisurata: ecco l’eroismo richiesto a chi crede nel Crocifisso. La croce di ogni giorno! Quanto poco edificante e naturale sia questa condizione, lo sa bene chi ha provato a sottrarsi alla sua croce sottraendosi a tutti i suoi impegni quotidiani, agli obblighi, alle responsabilità famigliari e professionali, di trasferire la sua croce sulle spalle altrui e di scuotersela di dosso. In tale prospettiva la croce di Gesù diventa criterio di conoscenza e azione autocritica».

Hans Küng ha sritto i suoi libri per i tanti che con motivazioni diverse si vogliono sinceramente e onestamente informare sui contenuti autentici del cristianesimo, su ciò che propriamente significa essre cristiani.
Sono anche scritti
Per chi non crede e tuttavia ricerca serimente,
per chi ha creduto e oggi, senza fede , è insoddisfatto,
per chi crede, ma si sente incero nella sua fede.
Perchi oscilla tra fede e incredulità, per chi dubita delle sue convinzioni, ma anche dei suoi dubbi.
Sono quindi libri per cristiani e atei, gnostici e agnostici, pietisti e positivisti, cattolici tiepidi e ferventi, protestanti e ortodossi.

Con questo post desidero ringraziare e rendere omaggio ad un mio grande maestro che per tutta la vita ha combattuto il dogmatismo religioso con la più autentica delle fedi: l’umanità.

Sandro B.
Zurigo 08.04.2021

Sunday, January 24, 2021

CREDO NELLA CHIESA, MA NON IN DIO

L’espressione è di Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte italiano, diversa dalla tradizionale: “credo in Dio, ma non nella chiesa” non è burlona, ma carica di suggestione, si tratta di distinguere. E vale la pena lasciare la parola all’autore. Sgarbi sostiene parafrasando un detto di Benedetto Croce:” perché non possiamo non dirci cristiani” in un’altra:” perché non possiamo non dirci clericali”. Il suo incipit è noto: l’arte sostituisce la fede e la religione.
La religione è un tentativo di speranza nella vita eterna che non ci è affatto garantita, l’arte è una promessa di eternità, una sostituzione della fede. L’arte è la prova dell’esistenza di Dio. Per cui molti hanno la fede attraverso l’arte anziché verso Dio. Conseguenza principale per lui è quella di credere di più alla chiesa perché questa la conosciamo come consistenza storica, fatta di una quantità di pensieri, di meditazioni, di riflessioni, di militanze, di monumenti laici e sacri, arti figurative, scultoree, letteratura, biblioteche, musica. In una parola è la dimostrazione che nessuna religione ha prodotto tante bellezze come quella cristiana. Fino a qui Sgarbi e prendendo le cose alla larga dovremmo giustamente affermare senza traccia di bigottismo che il Cristianesimo è la religione del bello e della bellezza in tutta la sua poliedrica vastità. In effetti anche il suo fondatore Gesù, l’innamorato dei gigli del campo, è venuto a portare il Vangelo che vuol dire il bell’annuncio. E per non dimenticare le radici cristiane anche Bergoglio ha stilato la sua prima enciclica del 2013 col titolo ”Evangelii gaudium”. Per saperne di più leggasi il libro del salesiano M. Fox. “In Principio era la gioia”.
Onde far risaltare questo aspetto è opportuno qui mettere fra parentesi determinati comportamenti della chiesa, l’eccesso dato ad una religione del sacrificio, del peccato originale, del dolorismo, del digiuno, della rinuncia a satana, degli interessi temporali, le sue “esecuzioni” contro i diversamente credenti come i 200 catari bruciati all’arena di Verona nel (1155), i 3.550 valdesi decimati in Calabria nella zona di Guardia dei Piemontesi (1561), i 120 insegnanti ”scomodi” di teologia destituiti dalla cattedra negli ultimi decenni da papa Wojtyla. Per quanto spiacevole questo aspetto qui non interessa. Fuori discussione invece che molte persone sono affascinate dall’arte. Per questo un’educazione al bello della natura come a quello delle opere di artisti andrebbe garantita a tutti. E andrebbero incrementate escursioni, visite ai musei, monumenti, cattedrali, turismo culturale.
Tentiamo qui un viaggio ideale attraverso i secoli limitandoci all’arte delle basiliche. Partiamo dal VI secolo e a Ravenna potremmo ammirare la chiesa di S. Apollinare in Classe stile bizantino con i suoi mosaici policromi. Proseguiamo verso il secolo seguente all’Abbazia di San Colombano in Bobbio (PC), di stile longobardo con le sue strutture originarie ottagonali simbolo del cosmo. Proseguiamo verso il 1000 con le basiliche stile romanico di cui è costellata l’Emilia e poi S. Marco di Venezia, Monreale di Palermo. Equilibrio di stile classico, muri compatti e massicci entro cui lo spirito viene protetto dalla distrazione. Proseguiamo verso Parigi dove un secolo più tardi principiò lo stile gotico con archi rampanti atti a incutere rispetto e facilitare l’elevazione. Proseguiamo verso il Rinascimento con cupole a proteggere le città, vedi duomo di Firenze. E avanti con il barocco del 1600, teatrale, virtuoso, bizzarro, ricchezza di toni e colori, espressione di potenza e di fasto, vedi la cattedrale di Lecce e la nostra Basilica S. Pietro di Roma. Fino all’età contemporanea con lo stile assembleare, e sintonizzato al paesaggio verde della natura, vedi Ronschamp Belfort capolavoro del Corbusier nella Francia sud-orientale.
Se poi consigliamo ai nostri maratoneti di percorrere la Francigena fino a S. Giacomo di Compostella è tutto un tragitto costellato di piccoli santuari dagli stili originali. Ci siamo limitati all’architettura sacra, proprietà della chiesa, salvaguardia della bellezza. Ma la chiesa ha esercitato il suo influsso su tutte le espressioni d’arte: sulla pittura da Giotto a Caravaggio. Sulla letteratura con Dante, sulla musica con il canto gregoriano, da Palestrina a Mozart. Ma l’arte non ha limiti di tempo, di cultura, di religione. Anche l’arte così detta laica ha lo stesso contenuto di quella sacra: dalla letteratura del Petrarca al Pascoli, ai vari romanzieri, dai grafiti preistorici alle opere di Van Gogh, dall’abbigliamento imperiale romano ai nostri stili di moda P.Cardin.
Gli artisti non muoiono mai, sono eterni, vivono dentro di noi e ci fanno rivivere. Se Dio crea, l’artista pure continua a creare. Ogni tipo di bellezza è salvifica, dà motivazioni, guarisce, unisce, ci fa tornare alle origini, nostalgia del passato verso un futuro ultramondano. Per cui i binomi dell’inizio, fede-arte, e chiesa-Dio anziché concorrenziali potrebbero anche richiamarsi a vicenda. E l’arte, sia essa di chiesa come degli infiniti geni autonomi, potrebbe essere un veicolo verso la fede in Dio e postularne l’esistenza.

Autore: Albino Michelin
Adattamento di ColosseoNews
23.01.2021

Friday, May 1, 2020

DOBBIAMO LIBERARCI

Dalla folle corsa che ci ha intrappolati e dal credere che il
tempo sia solamente denaro; dalla bramosia del superfluo;
dalla tirannide delle cose, che ci allontana dall’uomo;
dall’illusione che il possesso sia sufficiente a renderci felici

dall’indifferenza verso l’albero, il fiore, la lucertola: dall’idea
che la terra madre sia una vacca da mungere fino allo sfinimento;
dalla manipolazione della natura e dall’illusione che il genio,
una volta disturbato, possa restare nella lampada

dall’inflazione indecente dell’Io, dal dimenticare che esiste
anche in Noi, e che senza comunità non c’è società ne‘ nazione;
dalla tentazione di svendere la nostra libertà pur di avere
un’illusione di sicurezza; dall’istinto bestiale di fare giustizia
da se‘

dalla tentazione di essere sudditi e piegare la schiena;
dalla rassegnazione che impedisce la lotta; dalla paura di una
nuova immaginazione del possibile; dal concepire la fine
del mondo piuttosto che la fine dell’economia del consumo
e del saccheggio

dalla Bestia che ci spinge verso il diverso; dalla paura di
rispondere ai violenti con parole dure; dal gridare „assassini“
ai medici per poi esaltarli come eroi; dall’abuso della parola
„guerra“ che ci fa credere che il male sia cosa che riguarda
solo gli altri

dalla tentazione di credere che da soli è meglio e che l’Europa
sia un peso, non uno scudo benedetto; dal disamore per la nostra
patria e dalla fuga in paradisi fiscali; dallo scaricare il nostro
disastro di nuovo sulle spalle delle donne

dalla bestemmia di scomodare Iddio per assolvere e santificare
ruberie;dalla tentazione di usare la croce contro i poveri cristi;
dal credere di non essere tutti sulla stessa barca e dalla
presunzione di non poter mai diventare poveri e migranti

dal tacere la morte, vissuta come indecenza; dallo spregio per
le mani ruvide e il sudore della fronte; dallo snobbare chi in
silenzio garantisce il nostro nutrimento; dalla mancanza di
rispetto verso il pubblico ufficiale, dal maestro allo spazzino

dalla sottomissione al virtuale che occulta la vita e ruba la gioia
del ritrovarsi; dall’impazienza, nemica dell’ascolto e della
tolleranza; dal frastuono che stordisce gli uomini e uccide il
silenzio, che è il padre dell’armonia e della Creazione

dalla rinuncia a dedicare tempo ai nostri figli e a crescerli
con l’esempio, le regole della vita e la buona narrazione;
dall’emarginazione dei vecchi, portatori di memoria; dallo
scandaloso sfruttamento dei giovani e dal disprezzo per chi
li educa

dal rifiuto della nostra fragilità e dei nostri limiti, la cui
accettazione è invece saggezza; dal sottovalutare i piccoli gesti,
che fanno la differenza; dal credere che la felicità sia solo un
diritto, quando il sorriso è un nostro dovere verso il mondo

Preghiera Laica
di PAOLO RUMIZ
25 Aprile 2020

Saturday, February 23, 2019

I DIVERSAMENTE CREDENTI

E’ fuori discussione che ogni persona, nell’ipotesi che abbia la fede, la vive attraverso la cultura del suo tempo o del suo ambiente. Così un abitante del Tibet sarà devoto a Confucio e un africano adorerà il grande Spirito degli antenati.  Con ciò non si vorrebbe affermare che la religione è un prodotto sociale, ma che indubbiamente la società ne costituisce la radice, lo sviluppo, il condizionamento.  Tale fede potrebbe nel prosieguo del tempo e in riferimento a diversi confronti subire o acquisire all’interno della coscienza una evoluzione, un ripensamento, un rifiuto, ma questo lavoro interiore non è di tutti e dipende da una serie di circostanze.
Ciò premesso va anche detto che noi stiamo vivendo in un tempo e in un mondo dove tutto viene messo in discussione e relativizzato. Per cui c’è più spazio anche per la ricerca personale.  E rimanendo nel nostro occidente noi ci accorgiamo di una nuova terminologia chiamata” i diversamente credenti”. E si vada adagio con il definirli tout court atei, agnostici, miscredenti, perché vi potrebbero rispondere:” io non sono ateo, sono un credente ma diversamente credente”. E qui bisogna fare il punto perché non sempre si tratta di una scusa, ma di un’affermazione veritiera.

I diversamente credenti possono essere di altra esperienza e da prendersi quindi più in considerazione.  A proposito va citata qui una mail della signora E. da Varese:” All’inizio quando mi sono staccata dalla chiesa mi sentivo persa, ero delusa. Il percorso di spiritualità che sto facendo mi sta aiutando tanto ad analizzarmi interiormente, sono diventata più riflessiva e mi comporto senza sentirmi giudicata, credo fortemente nell’energia positiva e negativa, nella reincarnazione. In pratica cerco di fare le cose in base alla mia coscienza, se posso aiuto le persone anche con opere di volontariato, penso valga di più un’opera di bene che non una messa. In sostanza non mi piace quello che ha modificato l’uomo. Un Dio e un Gesù non si comporterebbero così, vivendo nel lusso e sentenziando regole assurde”.

Espressioni frequenti e comuni pure a molti cattolici che nel cattolicesimo di oggi non si ritrovano più. Certo anche qui l’occasione per uscirne e defilarsi potrebbe collegarsi a qualche piccolo o grosso conflitto con l’istituzione precedente, che però invece di condurre al nulla o verso l’indifferenza, ti porta a qualcosa di più profondo, che si chiama la radice e l’essenziale dell’io, si chiama spiritualità. In questa situazione la chiesa con i suoi dogmi non viene messa sotto processo o combattuta, ma relativizzata.

Per aiutarci un po’ad approfondire il tema possiamo citare Van Gogh che scrive al fratello:” per me il Dio degli uomini di chiesa è morto e sepolto.  Ma per questo non sono un ateo perché percepisco nel mio amare esservi qualcosa di misterioso, chiamato Dio, Natura umana, o altra cosa e mi rendo conto che è vivo e reale”. E Albert Einstein: “meravigliarsi ed emozionarsi di fronte al mistero, della straordinaria bellezza accessibile a noi anche solo nelle sue forme più elementari, questa è la vera attitudine religiosa”. E Leopardi, un ateo assetato di Dio che nella sua poesia “Infinito” esclama:” e dolce mi è naufragare in questo mare”.

Luisa Muraro, scrittrice e filosofa contemporanea nel suo libro “Il Dio delle donne” afferma con una certa circonlocuzione: “c’è in questo mondo una realtà che non è realmente solo di questo mondo. C’è oggi una forma di spiritualità che nasce dalla esperienza della fragilità umana, libera di indagare l’esistenza di Dio o il suo contrario. Dio smette di essere un talismano contro il male o le disgrazie di questo mondo, ma resta come dimensione reale al di là dello sperimentale e dell’opinabile, anche se non sappiamo dargli un nome”. Integrante a queste riflessioni andrebbe aggiunta un’opinione di S. Da Treviso:” I miei percorsi personali mi hanno portato alla convinzione che Dio è ognuno di noi o meglio la nostra essenza, che ognuno di noi conosce bene nel proprio Sé tutti i valori che le   varie dottrine tendono ad insegnarci-. E su queste bisognerebbe lavorare nel senso che ogni individuo ne divenga consapevole”.

I “non credenti” si trovano in una posizione talvolta migliore per accogliere lo spirito di Dio che soffia dove vuole e che difficilmente entra dove vi sono incrostazioni rigide di una religione abitudinaria.  Il diversamente credente non ha nulla a che vedere con il pessimismo ed il catastrofismo ma lo possiamo trovare impegnato in prima linea nella difesa dei diritti umani a salvaguardia del creato, volutamente al servizio degli impoveriti, recependo l’ottimismo della creazione. Non per niente le Comunità di Base hanno intitolato il loro convegno di Rimini del 2017 “Beati gli atei perché incontreranno Dio”. Al di là di un certo paradosso si potrebbe affermare che gli atei non esistono, o molto rari, ma i diversamente credenti sì. E forse varrebbe la pena ascoltare anche le esperienze dei loro vari percorsi nei molteplici movimenti spirituali di oggi, ancorché non siano muniti del timbro postale della chiesa, o delle religioni istituzionali.

Autore: Albino Michelin
Adattamento di ColosseoNews
23.02.2019

Wednesday, December 12, 2018

IL PRESEPIO DELLA NOTTE MAGICA




(….) Dicono
Che quando giunge la stagione in cui
si celebra la nascita del nostro Salvatore,
quest’uccello dell’alba canta tutta la notte.
E poi, dicono, nessuno spirito osa
andare in giro; salubri le notti,
nessun pianeta colpisce, nessuna fata incanta,
non c’è strega che abbia il potere di affatturare,
Tanto benigno e grazioso è quel tempo.

W. Shakespeare
Amleto, atto I, scena prima

Ho realizzato questo piccolo presepio utilizzando come materiale pietre e legno forgiato dalla natura. Le figurine sono quelle del presepio che si trovava a casa dei miei genitori a Roma.

Con i suoi versi W.Shakespeare esprime in modo mirabile la magia della Notte di Natale. Con questa mia rappresentazione della nascita di Gesù ti auguro Buon Natale.

Sandro
Natale 2018

Wednesday, August 22, 2018

CHIESA EVANGELICA VALDESE DI ZURIGO

Domenica 12 agosto 2018 ho partecipato al culto della „Chiesa Evangelica di lingua italiana di Zurigo“. Il rito, le preghiere e le parole pronunciate dal Pastore della chiesa Valdese, sono state una invocazione ed una lode a Dio che ho ascoltato con grande attenzione e partecipazione. Del culto riporto due preghiere:

PREGHIERA DI CONFESSIONE
«Signore e Dio nostro – quello che richiedi da noi come singoli, singole e comunità, è chiaro: praticare la giustizia, amare la misericordia, camminare umilmente con te.
Noi siamo consapevoli che la nostra vita è dominata da altri principi. Ci lasciamo influenzare dai nostri interessi, dalla nostre vedute e, anziché da ciò che tu richiedi.
Signore, perdonaci.
Fa‘ che la tua grazia sia più forte delle nostre contraddizioni e delle nostre debolezze. Rialzaci quando cadiamo a causa delle nostra fragilità e del nostro orgoglio. Insegnaci a ricominciare ogni giorno a camminare con te, e così imparare a vivere del dono della tua misericordia e della tua giustizia. Te lo chiediamo in nome di Gesù. Amen»


PREGHIERA D’INTERCESSIONE
«Signore ti preghiamo che la tua chiesa – ogni chiesa che confessa Cristo come proprio Signore e salvatore – compia con maggiore fedeltà il ministero di riconciliazione là dove l’egoismo e il sospetto trasformano gli „altri“, i „diversi“ in antagonisti da cui difendersi erigendo barriere e nuovi muri. Fa che la tua chiesa operi per la pace là dove l‘intolleranza religiosa divide la comunità umana.
Ti preghiamo per tutti e tutte coloro che stabiliscono e difendono i diritti delle persone di ogni convinzione religiosa. Ti preghiamo per coloro che hanno abdicato alla speranza ed alla rassegnazione. Per coloro che soffrono nell’anima e nel corpo. La tua parola ci spinga a costruire la comunità del tuo amore solidale, dove il sofferente ritrova forza e l’oppresso liberazione, il disperato nuova fiducia, il profugo ospitalità. Nel nome del tuo Figlio Gesù, che ci ha insegnato a dirti; „Padre nostro …»


Queste due preghiere sono opera del pastore E.Campi che mi ha fornito il testo. Frequento la chiesa Valdese di Zurigo saltuariamente, mi sono presentato come uno sconosciuto, ma fin dall’inizio sono stato accettato fraternamente e senza condizioni. Non ho incontrato gerarchie ed autorità, nessuno vuole imporre niente a nessuno, ci si sente liberi di esporre le proprie idee, non c’è traccia d’intolleranza, i diversi non sono visi come antagonisti ma portatori di nuove idee e valori, vengono ascoltati. Il messaggio cristiano ed ecumenico della chiesa Valdese è ben riportato nella „Preghiera d’intercessione “.

Sandro
20.08.2018

Wednesday, June 6, 2018

LA SANTISSIMA TRINITÀ: POTENZA E MAGIA DEL NUMERO TRE

Nella storia degli uomini il numero 3 ha sempre avuto un ruolo importante. Anzi nella storia personale di ciascuno esso è profondamente radicato e interiorizzato a tutti i livelli, intellettuale, emotivo, culturale, religioso, letterario. Tanto da farne una cabala del destino. Pitagora, il matematico greco-tarantino (+ 495 a.C.) lo spiegava con il fatto che il numero 2 rappresenta il pari, l’1 il dispari, il 3 la sintesi. Il 2 separa, (uomo-donna), il 3 unisce (uomo-donna figlio). E qui le esemplificazioni sono infinite. A ben osservare la triade è alla base di tutto, quando si vuole spiegare agli altri o spiegarsi le realtà più complesse si pone come base inconscia il numero tre. Il filosofo Aristotele aveva inventato il sillogismo, dimostrazione stringente su tre parti: a) premessa maggiore b) premessa minore c) conclusione. Esempio attualizzato: a) tutte le nazioni hanno un confine b) l’Italia è una nazione c) quindi anche l’Italia ha i confini. Triade abbiamo pure nei nostri tribunali: accusa, difesa, giudice. Per i cinesi 3 è il numero della totalità cielo, terra, umanità. Nell’astronomia il sole ha 3 parabole: alba, meriggio, tramonto. Nella Bibbia abbiamo una dovizia di numeri 3. Tre sono le porte del tempio, tre i figli di Noè, tre i giorni delle tenebre in Egitto prima dell’esodo degli ebrei, tre i giorni di Giona nel ventre della balena. Tre i Re Magi alla grotta del bambin Gesù. Tre i testimoni della trasfigurazione del signore sul monte Tabor, tre i giorni di Gesù nel sepolcro, tre i componenti della sacra Famiglia in terra: Maria Giuseppe Gesù, tre i componenti della Famiglia divina in cielo: Padre Figlio Spirito Santo. Tre le virtù teologali della perfezione umana: fede, speranza, carità. Tre i passaggi dei mistici nelle loro esperienze interiori: purificazione, illuminazione, unione con la divinità. Il nostro sommo poeta Dante ha strutturato la Divina Commedia, il suo capolavoro immortale su tre luoghi post mortem: paradiso, purgatorio, inferno, trentatré la cantiche in versi terzine, tre le fiere che il poeta incontra nella selva oscura, tre le persone che dal cielo corrono in suo auto: La Vergine, Lucia e Beatrice. Nelle fiabe dei romanzieri tre sono le prove che l’eroe deve superare. Giulio Cesare al ritorno dalle Gallie (55.a.C.) celebrò il suo trionfo con tre autoelogi; venni, vidi, vinsi. Anche nel genere musicale il numero tre fa bella comparsa. Puccini nella Turandot, brano “Nessun dorma“ fa brillare tre volte il suo tenore: “all’alba vincerò, vincerò, vincerò” E Rocco Granata vuole più presto sposare tre volte: Marina, Marina, Marina. Non andiamo poi ai proverbi popolari, pieni di sapienza e in genere ternari:” tre cose non tornano più indietro e più richiamar non vale: la freccia scoccata dall’arco, voce dal sen fuggita, e l’occasione perduta”. Tre sono le saggezze della vita e senza limiti: il cielo con le sue stelle, il mare con le sue gocce, il cuore con le sue lacrime. Pure le scienze moderne della psicologia presentano l’uomo in ternario: spirito, mente, corpo. E Freud nella psicanalisi struttura l’uomo a tre piani: inconscio(es), la coscienza(l’io), l’autorità (il super-io). Ma quello che nel senso di questo articolo potrebbe interessare è il tre nell’ambito religioso. Le grandi culture e religioni sin dall’antichità venerano il numero tre come divino e sacro. Mitologia indù: Brahma (creazione), Wisnu (conservazione), Shiva (distruzione). Mitologia egiziana: Iside padre, Osiride madre, Horus figlio. Mitologia greca: Giove, Poseidone, Ade. A questo punto qualcuno si chiederà: ma come sono questi tre giorni durante i quali Gesù rimase nel sepolcro? Alla lettera tre giorni significano 72 ore. Ma Gesù sepolto è rimasto solo 32 ore o qualcosa di più (dal pomeriggio del venerdì santo ore 17 fino all’alba della domenica di Pasqua). E qui la fede non si perde se si da’ all’affermazione un valore simbolico (da non confondere con leggendario): numero tre significa perfezione, completezza. Gesù è risorto, cioè da Dio glorificato allorché, ha compiuto totalmente e perfettamente la missione della sua esistenza. Tutto questo ci richiama infine al grande mistero della Santissima Trinità, un Dio in tre persone, Padre, Figlio, Spirito Santo. Che è? Politeismo, un panteon di divinità, rivelazione divina, esoterismo? Linguaggio dei concili di chiesa dei primi tre secoli? Quando si recita il Credo noi ripetiamo parole che al tempo della filosofia greca avevano tutt’altro significato. Non bisogna dimenticare che anche le parole hanno una loro evoluzione e vanno quindi situate nel contesto del tempo. Indubbiamente la recita del Credo presenta una terminologia difficile come “Gesù unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, credo nello Spirito santo che procede dal Padre e dal Figlio…” Quando davanti alla Basilica della Natività di Betlemme si sente ripetere dagli ebrei e dai musulmani che Dio non ha figli, si rimane non tanto nel dubbio ma certo nella difficoltà di intendersi. Usiamo le stesse parole con lo stesso significato? Qui nessuno vuole farci perdere la fede e depennare un dogma ma ci si può accontentare di una spiegazione più empatica, vicina alla nostra esperienza e sete del divino, cioè: Dio è uno, autore e provvidenza della nostra vita (padre), è relazione personale con noi (figlio), e ci infonde entusiasmo nella vita (Spirito Santo). Questo non è un liquidare la Trinità, ma renderla più accessibile. Versione attuale, quale potenza e magia del numero 3.

Autore: Albino Michelin
A cura di ColosseoNews
06.06.2018

Thursday, August 10, 2017

REGOLA AUREA

Nel libro di Tobia si legge: „Non fare a nessuno ciò che non piace a te“ (Tb. 4,15). È una variante della nota formula: „non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te“. Quest’idea la si ritrova più o meno in tutte le religioni e morali. Era ben nota e diffusa in tutta l’antichità e nello stesso giudaesimo. È una formula di giustizia, e insieme d’ugualianza. Essa è, infatti, costruita secondo una regola di simmetria e di reciprocità. Questa regola, però è caratterizzata anche da una formulazione negativa. Infatti la regola esprime un divieto: „non fare“.

La formula del divieto „non fare“ assume dunque come principio razionale universale che nessun uomo ama essere danneggiato da un altro. Dal momento che io non desidero che qualcuno mi nuoccia sarò giusto se non danneggerò gli altri. Ma la regola così interpretata si presenta imperfetta: è infatti evidente che io posso sentirmi danneggiato da un atto che l’altro non ritiene sia dannoso per lui. Per converso è possibile che l’altro ritenga dannoso quel che per me non lo sarebbe affatto. A questo punto salta la simmetria e così pure la concretezza della giustizia. La verità di questa massima risiede nell’assunzione che tutti gli uomini sono simili tra loro. Se le cose stanno in questi termini, la regola fornisce un criterio sufficiente per non arrecare danno agli altri, ma non è detto che sia sufficiente per venire loro incontro, per promuovere il bene e l’aiuto.

Il Vangelo di Matteo, nell’enunciare la regola aurea, ha un carattere innovativo, poiché ne varia la formulazione. Pone la regola al positivo. Così il testo: „tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro“ (MT. 7,12). La modifica della formula sembra minima ma le conseguenze sono di grande rilievo. È infatti evidente che „non fare agli altri“ (non uccidere, non rubare …) deriva da un criterio di giustizia. Ma d’altro verso cosa accade a chi si rivolge a noi per cercare comprensione, sostegno ed aiuto; a chi ha sbagliato ed ha commesso una colpa e desidera essere perdonato! Ecco quindi che „fare agli altri“ acquista un significato più ampio rispetto al „non fare agli altri“ perchè non è sufficiente essere giusti, bisogna essere buoni, bisogna praticare l‘amore. „Fare agli altri“ significa aiutare il prossimo nel bisogno, nel pericolo e nel dolore, aiutarli a redimersi.

Citazione di Salvatore Natoli:
«Il divieto è necessario, ma la giustizia è avara: tutt’al più limita il male, ma non rende gli uomini migliori. Forse illude alcuni di essere tali. Si dice: „Non ho fatto niente di male“. Ma il Vangelo interroga: „Cosa hai fatto di bene, quale vero bene hai effuso negli altri?“ A tale scopo la giustizia serve a poco. È necessaria una discontinuità, uno scarto, un passaggio ad altro senza protezione. È necessario l’amore».

Riferimento:
Salvatore Natoli „Dizionario dei vizi e delle virtù“
Sintesi a cura di Sandro

Tuesday, April 18, 2017

GNOSTICISMO

Introduzione
Alcuni aspetti dello gnosticismo sono molto interessanti 1) Il mondo con tutte le sue malvagità e sofferenze non è stato creato da un Dio buono 2) Nell’apparenza siamo imprigionati in un corpo, ma in realtà siamo coscienza 3) Ognuno di noi ha in sé una scintilla divina  che con la salvezza si riunisce al mondo della luce 4) Si entra in contatto con il divino cercando dentro noi stessi 5) Gesù è l’illuminato che ci aiuta sulla via della redenzione 6) Per arrivare alla salvezza non si ha bisogno di una chiesa.

«La verità esiste fin dall’inizio ed è seminata ovunque, molti la vedono ma pochi la raccolgono».
«La verità non è venuta nuda in questo mondo, ma in simboli e immagini, non la si può afferrare in altro modo».

Le origini dello gnosticismo
Lo Gnosticismo è un complesso di dottrine e di movimenti spirituali sviluppatosi nei secoli I-IV d.C. sulla base della cultura filosofica e religiosa di quei tempi. In esso confluiscono elementi di diversa provenienza: giudaici, cristiani e platonici.

Ad Alessandria d’Egitto, che nei primi secoli era la seconda città dell’occidente, vivevano molti ebrei della diaspora che avevano trovato un Dio sconosciuto nei loro cuori, ma nello stesso tempo non potevano trovare lo stesso Dio nel mondo, perché questo mondo è pieno di malvagità e sofferenza e quindi conclusero che questo mondo era stato creato da un Dio minore. Questi è equiparato dagli gnostici al Dio dell’Antico Testamento, quello di „occhio per occhio, dente per dente“ un Dio malevolo.

Per gli gnostici questo Dio minore, creatore del mondo fisico, ha imprigionato l’uomo nella materia, ha avvolto la sua anima divina ed eterna in un corpo mortale, ha creato l’uomo a sua immagine schiavo della materia, che cerca ed accumula sempre di più.

I vangeli gnostici
Da molti studiosi si ritiene che esistesse una raccolta originaria delle parole di Gesù, chiamata “Q” dal tedesco “Quelle” fonte di tutti i vangeli successivi, quelli canonici e quelli gnostici.

Gli scritti di Nag Ammadi, ritrovati nel 1945 nell’alto Egitto, sono testi gnostici importanti perché ci parlano di un cristianesimo nascente che è stato poi oscurato. In essi ci sono detti attribuiti a Gesù che illuminano la sua figura di aspetti che non conoscevamo. Il più importante è il Vangelo di Tommaso.

 Elaine Pagels citazione:
«Il mito cristiano come noi lo conosciamo enfatizza una profonda distanza tra l’uomo e Dio. Dio è Dio, noi siamo semplici mortali. Il Vangelo di Tommaso dice che Gesù è figlio di Dio e lo sono anche tutti gli esseri umani. Dalla luce divina è stato creato il mondo, quando Dio disse „che sia luce“. Il genere umano è stato creato ad immagine di quella luce e nel vangelo di Tommaso Gesù parla come la voce che viene dalla luce».

«Io sono la luce che sovrasta tutti loro, io sono il tutto, il tutto promanò da me ed il tutto giunge fino a me, spaccate il legno e io sono lì dentro, solleva la pietra e la mi troverai».

Claudio Bonvecchio commento:
«Questo detto significa che il mondo non è qualcosa di spezzato di frammentario, ma una grande totalità in cui gli uomini ed il cosmo concorrono ad un unico grande obiettivo che è il ritorno all’unità. In questo senso un’immagine di Cristo che si fa terra che si fa pietra che si fa uomo e un’immagine di uomo che per diventare Cristo deve farsi terra deve farsi pietra, ecco io trovo che questa immagine è non solo di una grande e penetrante commozione in un abbraccio unico universale, ma anche un grande insegnamento valido nel passato ed ancora oggi».

Il Vangelo di Maria papiro gnostico greco è dedicato interamente alla Maddalena. Nel mondo che gravita attorno a Gesù questa donna occupa una posizione di primo piano, in diverse circostanze suscita l’invidia degli apostoli perché il Maestro l’ama più di loro.

I Vangeli del nuovo Testamento
I vangeli del Nuovo Testamento non sono stati scritti dagli apostoli, che erano probabilmente analfabeti, e neppure da altri contemporanei di Gesù. I vangeli sono un insieme di racconti e storie che circolarono per decenni nell’impero romano prima che alcuni cristiani eruditi li raccogliessero sotto forma scritta, i nomi degli apostoli furono aggiunti dai cristiani nel II secolo per sostenere l’origine apostolica dei testi. I vangeli della nostra Bibbia furono scritti 2-3 generazioni dopo Cristo in città del Mediterraneo lontane dalla Palestina.

La visione gnostica
Il punto focale dello gnosticismo è che ognuno di noi ha dentro di se una scintilla divina, il dovere del credente è trovarla e farla crescere, entrare in contatto con Dio guardando dentro di noi.

Nella visione gnostica siamo gocce di luce fatte scendere dal mondo della luce al mondo del caos dove le scintille sono avvinte dalle catene dell’oblio.

Gli gnostici conoscevano innumerevoli modi in cui si poteva arrivare alla salvezza, attraverso la contemplazione, facendo crescere la scintilla divina che è sepolta in ognuno di noi. Comunicare con Dio cercando nella nostra anima, una ricerca individuale del divino senza l’aiuto di preti e vescovi.

Cercare la gnosi, l’autoconoscenza, quello che cerchiamo è la parte di noi che non muore mai, è la scoperta che siamo immortali perché la nostra essenza non è il corpo. Nell’apparenza siamo solo un corpo, ma in realtà siamo coscienza.

Dalla conoscenza non razionale ma intuitiva, dipende la salvezza spirituale, conoscenza rivelata dei misteri divini e dell’ineffabile grandezza di Dio.

Il salvatore
La grande persona ispiratrice degli gnostici è Gesù.

Il Dio buono, il vero Dio nella bontà della sua misericordia ha inviato Gesù per redimere l’umanità, per aiutare gli esseri umani a liberarsi dal male intrinseco nella loro corporeità.

Il Salvatore è venuto quaggiù dal Plerum, dalla pienezza della manifestazione divina, per liberare queste scintille, destarle dal sonno, strapparle al mondo materiale.

Nei vangeli gnostici il Salvatore racconta che quando scese in incognito per liberare le gocce di luce attraversò un temibile luogo di mezzo infestato da potenze negative animate da bramosia ira e ignoranza.

Il Salvatore conduce l’anima alla perfezione per opera della Gnosi, della Conoscenza. Ogni gnostico dopo aver preso conoscenza di se stesso ritorna alla sua radice che è divina, la goccia di luce si riunisce alle altre scintille disperse e ricostituisce l’Anima Mundi, il regno della luce.

Tim Freke citazione:
«Gesù letteralmente il figlio di Dio e per di più unigenito, ma per gli gnostici Gesù è una metafora, un simbolo per il divino che si nasconde in ognuno di noi, in questo senso siamo tutti figli di Dio.
Siamo tutti figli di Dio se ci rendiamo conto della nostra vera identità, se non lo facciamo siamo in uno stato di morte apparente. Per gli gnostici ed i mistici questo è l’inferno in cui siamo morti spiritualmente perché crediamo che siamo il nostro corpo e non lo siamo, siamo Dio se vogliamo, siamo parte della Coscienza Unica dell`Universo. Scambiamo erroneamente noi stessi per questi corpi individuali con tutti i problemi che ne conseguono. Ciò di cui abbiamo bisogno è la Risurrezione e il succo della vicenda è questo. Dobbiamo morire per quanto riguarda l’identità corporea che si trova sulla croce della materia, e abbiamo bisogno di risorgere alla nostra vera identità che è il Figlio di Dio, che è il Cristo, la Coscienza del Padre, quindi siamo tutti il Cristo ed abbiamo tutti il bisogno di risorgere».

Giuseppe De Rosa citazione:
«Per giungere alla Salvezza, è necessaria l’opera di un Salvatore con la doppia funzione di Rivelatore, cioè di portatore della gnosi, e di vero e proprio Salvatore, che scende di persona nel mondo inferiore delle tenebre per liberare le anime cadute in esso. Per molte comunità gnostiche il Rivelatore-Salvatore è Cristo, che prende il corpo umano nella persona di Gesù».

Paolo da Tarso
In Paolo ci sono aspetti gnostici, parla del Cristo dentro di noi. Paolo è vissuto prima della redazione dei Vangeli Canonici. Paolo parla di Gesù come un mistero una metafora, una voce dentro di noi.

La fondazione della chiesa
Tre dei quattro vangeli canonici tacciono sulla presunta fondazione della chiesa, solo il vangelo di Matteo attribuisce a Gesù in due occasioni questo termine, ma sembra che Gesù facesse riferimento alla comunità dei credenti non a una istituzione attuale o futura.

Con il trionfa della chiesa è avvenuto che se vuoi arrivare a Dio devi passare per un vescovo, se si vuole costruire una chiesa si deve affermare che la salvezza è possibile solamente con, da e attraverso la chiesa e il rappresentante di Dio in terra che è il Papa, questo è l’unico modo. Mentre per gli gnostici è una cosa che riguarda solo te e puoi farlo da solo.

Gesù qualsiasi cosa fece non ha mai fondato una chiesa, non ha mai lasciato istruzioni per una chiesa. È un’invenzione successiva creata per rafforzare il potere della chiesa cattolica.

Gnosticismo vs. Cristianesimo
Se i cattolici odierni adorano Gesù come il figlio unigenito di Dio che morì per redimerci dai nostri peccati, i primi seguaci di Cristo sembra quasi che aderissero ad un credo differente. I cristiani giudaici dei primi secoli non riconoscevano il valore salvifico del sacrificio di Cristo sulla croce. Per loro Gesù era un Illuminato, non c’era nessuna immacolata concezione, nessuna resurrezione, nessuna croce, ma solamente le parole di Gesù che rappresenta l’incarnazione della saggezza divina.

Giuseppe De Rosa citazione:
«La conoscenza (gnosis) che possiede lo gnostico per sua natura è salvatrice. Per tale motivo lo gnostico si oppone radicalmente a Cristo quale è creduto nella fede cristiana e al cristianesimo, per il quale è la fede in Cristo che salva, non la conoscenza del proprio sé».

Gnosticismo una religione dell’individuo non imposta da una chiesa. Cercare di trovare la divinità per proprio conto. La parola peccatore non apparteneva al dizionario degli gnostici.

La crisi dello gnosticismo
Le difficoltà che gli gnostici si trovarono ad affrontare era che essendo individualmente alla ricerca della salvezza ognuno per se non erano organizzati non erano uniti.

Costantino primo imperatore romano abbracciò la causa cristiana grazie al quale la chiesa raggiunse il potere supremo. Gesù viene dichiarato Figlio di Dio per decreto imperiale, tutte le altre opinioni vennero proibite.

Al Concilio di Nicea nel 324 l’imperatore Costantino appianò tutte le differenze riguardo al credo.

Conclusione
Nei nostri giorni in cui le religioni tradizionali hanno perso credibilità presso tanti uomini che s’interrogano sulla spiritualità, i codici di Nag Ammadi, fondamentali per lo gnosticismo, hanno fatto riscoprire un’antica dottrina che studiata e rielaborata potrebbe rispondere meglio alle esigenze degli uomini di un mondo moderno.

Referenze:
Tim Freke        Filosofo e scrittore di libri su Gesù
Elaine Pagels        Prof.ssa Università di Princeton, studiosa dei vangeli gnostici
Giuseppe De Rosa    religioso, presbitero, teologo e biblista italiano.
Claudio Bonvecchio    Prof. di filosofia e scienze sociali.

Autore: Sandro
Zurigo 16.04.2017

Monday, December 26, 2016

BARUCH SPINOZA

La filosofia di Spinoza (1632–1677) sostiene l’identificazione di carattere panteistico di Dio e natura e la concezione di Dio come ordine geometrico del mondo.
«Tutto ciò che è, è in Dio, e senza Dio nessuna cosa può essere concepita» (Etica, I, 15)

Il concetto fondamentale da cui parte Spinoza per dedurre tutto il sistema del sapere metafisico è quello della sostanza. Spinoza definisce la sostanza come «ciò che è in sé e per sé si concepisce, ossia come ciò il cui concetto non ha bisogno del concetto di un’altra cosa da cui essere formato» (Etica, I def. III). Da questa definizione di sostanza Spinoza deriva una serie di proprietà che la caratterizzano: La sostanza è increata, eterna, infinita, unica. Ne conclude che questa sostanza non può essere che Dio o l‘Assoluto.

Il pensiero di Spinoza si differenzia nettamente da gran parte della metafisica occidentale, e in particolare dal filone ebraico-cristiano, in quanto ritiene che Dio e mondo non costituiscano due enti separati, ma uno stesso ente, poiché Dio non è fuori dal mondo, ma nel mondo, e costituisce con esso, quell’unica realtà globale che è la Natura. („Deus sive natura“ dice Spinoza: Dio, ovvero la Natura). Spinoza perviene a questo principio fondamentale del suo pensiero partendo dal fatto che la sostanza è unica, ed essa è come una circonferenza infinita che ha tutto dentro di sé e nulla fuori di sé, per cui le cose del mondo sono per forza o la Sostanza o la manifestazione in atto di tale sostanza.

Tracce di questi concetti si ritrovano nel vangelo gnostico di Tommaso:

Io sono la luce che sovrasta tutti loro,
io sono il tutto, il tutto promanò da me
e il tutto giunge fino a me,
spaccate il legno e io sono lì dentro,
solleva la pietra e li mi troverai.


La Natura di Spinoza è natura naturante l’infinita sostanza, cioè Dio in quanto causa libera, mentre natura naturata è l’espressione di tutti i modi degli attributi di Dio, cioè il complesso degli esseri in cui si esprime l’infinita sostanza.

La forma religiosa di panteismo misticizzante di Spinoza influenza il Romanticismo del XVIII secolo, è condivisa da Goethe, fa anche presa sui poeti. W.Wordsworth è affascinato dal panteismo di Spinoza, ne recano traccia i famosi versi tratti dalla sua lirica Tintern Abbey.

Perché ho imparato a guardare la natura …
… sentendo più volte la tranquilla e triste musica
dell’umanità …
 – E ho sentito
una presenza che mi disturba con la gioia
di pensieri elevati; un senso sublime
di qualcosa infuso molto più in profondità,
la cui dimora è la luce al tramonto del sole,
e l’oceano rotondo e l’aria vivente,
e il cielo blu, e nella mente dell’uomo:
un moto e uno spirito, che sospinge
tutte gli esseri pensanti, tutti gli oggetti di tutti
i pensieri, e rotola attraverso tutte le cose.


Il Dio-Natura di Spinoza è infine l’ordine geometrico dell’universo, cioè il Sistema e la Struttura globale delle leggi e delle relazioni necessarie fra le cose. In altre parole la logica dell’universo. Questo concetto è presente nella teologia moderna. Vito Mancuso l’identifica con “Il principio ordinatore” riportato nelle sue opere.

Breve sintesi a cura di:
Sandro B.

Wednesday, September 30, 2015

COSA DICE IL CORANO

“In Cristo la Parola si è fatta carne. Nel Corano la Parola si è fatta libro”.
Il documento ha lo scopo di riportare il modo in cui temi di particolare interesse religioso, morale e sociale vengono affrontati dal Corano. Per ogni tema è presente una spiegazione ed una interpretazione. Vengono poi riportati i testi delle “Sure” del Corano relative al tema trattato.

IL CORANO
Il Corano è diviso in 114 capitoli o Sure, le quali (con l’eccezione del breve primo capitolo che figura nelle preghiere quotidiane del musulmano) sono disposte in ordine decrescente di lunghezza. Letteralmente la parola araba al-qur’an (da cui, poi, Corano) significa una recitazione.

IL MESSAGGIO
Dio, il Creato, il Se’ Umano, e il Giorno del Giudizio sono queste le pietre angolari su cui poggiano le dottrine del Corano. Nonostante la loro importanza, tuttavia, il Corano è “un libro che enfatizza l’azione piuttosto che l’idea” (Muhammad Iqbal). Il Corano è il maestro successivo a Gesù, che oltre ad essere una guida spirituale è un compendio legale. Le prescrizioni del Corano furono completate dalle “Hadith”, ovvero le tradizioni fondate da ciò che Maometto fece e disse di propria iniziativa.
Il Corano prosegue l’Antico e il Nuovo testamento, le precedenti rivelazioni di Dio, e se ne presenta come il culmine.

MAOMETTO
L’appellativo di Maometto è “Il Sigillo dei Profeti”, dopo di lui non ci sarà più alcun profeta riconosciuto.
Una voce scende dal cielo e ti dice:” Tu sei l’eletto”. I musulmani dicono che nella “Notte della Potenza” (o del destino), mentre una strana pace pervadeva il creato e l’intera natura era rivolta verso il suo Signore, a notte fonda il Libro fu spalancato davanti ad un’anima pronta.
In quella notte della Potenza, mentre Maometto era sdraiato a terra nella grotta (grotta sul monte Hira dove Maometto si soffermava spesso per riflettere e contemplare) l’arcangelo Gabriele venne a lui in forma di uomo. L’arcangelo gli disse “Leggi”! (Annuncia).

Sura 96 Al-'Alaq (L'Aderenza)
1. Leggi! In nome del tuo Signore che ha creato,
2. ha creato l'uomo da un grumo di sangue.
3. Leggi, ché il tuo Signore è il Generosissimo,
4. Colui Che ha insegnato mediante il calamo,
5. che ha insegnato all'uomo quello che non sapeva.


Da quel momento, Maometto non fu più padrone della propria vita: la donò a Dio e all’umanità, predicando le parole che Dio avrebbe trasmesso per ventitré anni.
Diceva Maometto: “Dio non mi ha inviato a compiere miracoli: mi ha mandato a voi per predicare … sono soltanto un messaggero delle parole di Dio, il portatore del suo messaggio all’umanità”. Maometto attestò un unico miracolo, il CORANO.

L’ISLAM
Il Corano afferma che l’Islam è la religione di Allah e rappresenta l’unica vera soluzione ai problemi dell’umanità. Infatti l’Islam è l’unica salvezza sia in questo mondo che nell’altro mondo.

Sura 3 Âl 'Imrân (La Famiglia di Imran)
19. Invero, la religione presso Allah è l'Islàm*. Quelli che ricevettero la Scrittura caddero nella discordia, nemici gli uni degli altri, solo dopo aver avuto la scienza. Ma chi rifiuta i segni di Allah, [sappia che] Allah è rapido al conto.
 *[“la religione presso Allah è l'Islàm”: nel rapporto tra uomo e il suo Creatore, (gloria a Lui l'Altissimo) la posizione del primo non può essere che di totale sottomissione, cioè islamica]
85. Chi vuole una religione diversa dall'Islàm, il suo culto non sarà accettato, e nell'altra vita sarà tra i perdenti.


LA RETTA VIA
Le istruzioni del Corano insegnano alle persone di camminare sulla “retta via”. L’espressione proviene dalla prima Sura del Corano. La “retta via” è una via chiara: è diretta è esplicita. L’Islam descrive nei dettagli la via che propone. Per l’Islam La rivelazione di Dio all’umanità, è proceduta attraverso quattro grandi stadi.
Primo, Dio ha rilevato la verità del monoteismo, l’unicità di Dio, per bocca di Abramo.
Secondo, Dio ha rivelato i Dieci Comandamenti per bocca di Mosè.
Terzo, Dio ha rivelato la Regola d’Oro, cioè che dobbiamo fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi, per bocca di Gesù.
Quarto, Questi tre profeti erano messaggeri autentici e ciascuno ha introdotto aspetti importanti per una vita che è diretta a Dio. Rimaneva, tuttavia, una domanda: come dovremmo amare il prossimo? Per stare al passo con una vita sempre più complessa, il Corano fornisce le indicazioni. “La gloria dell’Islam consiste nell’aver dato corpo ai bellissimi sentimenti di Gesù in leggi precise” (Sayed Amir Ali)

Sura 1 Al-Fâtiha (L'Aprente)
1. In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso
 2. La lode [appartiene] ad Allah, Signore dei mondi
 3. il Compassionevole, il Misericordioso,
 4. Re del Giorno del Giudizio.
 5. Te noi adoriamo e a Te chiediamo aiuto.
 6. Guidaci sulla retta via,
 7. la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che [sono incorsi] nella [Tua] ira, né degli sviati.


La prima Sura è considerata il Padre Nostro dell’Islam. Il fedele la ripete molte volte nelle sue cinque preghiere quotidiane.

LA CREAZIONE
Dio ha creato l’uomo e l’universo.
Dio è colui che vi ha creato, vi ha nutrito, poi vi darà la morte e quindi la nuova vita.

Sura 30 Ar-Rûm (I Romani)
40. Allah è Colui Che vi ha creati, poi vi ha nutriti, poi vi darà la morte e quindi vi darà la vita. C'è una delle vostre divinità che faccia qualcuna di queste cose? Gloria a Lui! Egli è ben più alto di ciò che Gli associano.

Sura 16 An-Nahl (Le Api)
10. Egli è Colui Che ha fatto scendere l'acqua dal cielo, bevanda per voi ed erba pei pascoli.
11. Per mezzo suo ha fatto germinare i cereali e l'olivo, le palme e le vigne e ogni altro frutto. In verità in ciò vi è un segno per gente che sa riflettere.
12. Vi ha messo a disposizione la notte e il giorno, il sole e la luna. Le stelle sono sottomesse al Suo ordine. In verità in ciò vi sono segni per gente che comprende.
13. E ha creato per voi sulla terra tutte le cose, di diversi colori. In verità in ciò vi è un segno per gente che ricorda.
14. Egli è Colui Che vi ha messo a disposizione il mare, affinché possiate mangiare pesce freschissimo e trarne gioielli con i quali vi adornate. Vedi la nave scivolarvi sopra, sciabordando, per condurvi alla ricerca della Sua grazia, affinché Gli siate riconoscenti.
15. Ha infisso sulla terra le montagne, affinché non oscilli sotto di voi e [ha disposto] fiumi e sentieri, affinché non vi smarriate.
16. E [ha stabilito] punti di riferimento: le stelle che vi fanno da guida.


LA PREDESTINAZIONE
La volontà di Allah è presente in tutto. Nulla può accadere al di fuori della sua volontà e della sua potenza. Ci sono eventi contro cui non possiamo fare nulla, che sfuggono alla nostra volontà. Questi eventi sono nelle mani di Allah. Nascita, morte, resurrezione, la nostra struttura psichica, il nostro aspetto, questi eventi e tanti altri sono predeterminati. Ogni uomo è soggetto al suo destino.

Sura 6 Al-An'âm (Il Bestiame)
59. Egli possiede le chiavi dell'invisibile, che solo Lui conosce. E conosce quello che c'è nella terra e nei mari. Non cade una foglia senza che Egli non ne abbia conoscenza. Non c'è seme nelle tenebre della terra o cosa alcuna verde o secca, che non siano [citati] nel Libro chiarissimo.

Sura 9 At-Tawba (Il Pentimento o la Disapprovazione)
51. Di': “Nulla ci può colpire altro che quello che Allah ha scritto per noi. Egli è il nostro patrono. Abbiano fiducia in Allah coloro che credono”.

Sura 10 Yûnus (Giona)
107. Se Allah decreta che ti giunga una sventura, non c'è nessuno, eccetto Lui, che possa liberartene. E se vuole un bene per te, nessuno può ostacolare la Sua grazia. Egli ne gratifica chi vuole tra i Suoi servi. Egli è il Perdonatore, il Misericordioso.

Il GIUDIZIO
Al di là delle differenze d’interpretazione, la credenza che riunisce i mussulmani circa l’altra vita è che ogni anima sarà ritenuta responsabile delle proprie azioni in terra a che il suo futuro dipenderà dalla rettitudine con cui avrà osservato i comandamenti di Dio.
Dio non va visto come il castigatore, sono le anime a giudicare se stesse; la morte incenerisce le autodifese, costringendoci a esaminare con totale obiettività come abbiamo vissuto la nostra vita. Sono le nostre azioni ad assumere il ruolo dell’accusa e della difesa.

Sura 17 Al Isrâ' (Il Viaggio Notturno)
13. Al collo di ogni uomo abbiamo attaccato il suo destino e nel Giorno della Resurrezione gli mostreremo uno scritto che vedrà dispiegato.
14. [Gli sarà detto:] “Leggi il tuo scritto: oggi sarai il contabile di te stesso”.
15. Chi segue la retta via, la segue a suo vantaggio; e chi si svia lo fa a suo danno; e nessuno porterà il peso di un altro. Non castigheremo alcun popolo senza prima inviar loro un messaggero.


Il GIARDINO DELL’EDEN
Allah promette il Paradiso a coloro che credono e fanno bene.

Sura 2 Al-Baqara (La Giovenca)
82. E coloro che hanno creduto e operato nel bene, sono i compagni del Paradiso e vi rimarranno in perpetuità.

Sura 47 Muhammad
15. [Ecco] la descrizione del Giardino che è stata promessa ai timorati [di Allah]: ci saranno ruscelli di un'acqua che mai sarà malsana e ruscelli di latte dal gusto inalterabile e ruscelli di un vino delizioso a bersi, e ruscelli di miele purificato. E ci saranno, per loro, ogni sorta di frutta e il perdono del loro Signore. Essi sono forse simili a coloro che rimangono in perpetuo nel Fuoco e che verranno abbeverati di un'acqua bollente che devasterà le loro viscere?

UN MONDO DI GIOIA
Grazie alla misericordia di Allah, il mondo del corano è un mondo di gioia, non soltanto per al giustizia finale, ma anche per l’aiuto ricevuto lungo il cammino e nel perdono dei pentiti.

Sura 93 Ad-Duhâ (La Luce del Mattino)
1. Per la luce del mattino,
2. per la notte quando si addensa:
3. il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti disprezza
4. e per te l'altra vita sarà migliore della precedente.
5. Il tuo Signore ti darà [in abbondanza] e ne sarai soddisfatto.
6. Non ti ha trovato orfano e ti ha dato rifugio?
7. Non ti ha trovato smarrito e ti ha dato la guida?
8. Non ti ha trovato povero e ti ha arricchito?


LA VERA VITA
La vera vita è l’aldilà, dopo la morte. Una nuova vita reale ed eterna. Come gli Ebrei e i Cristiani, i Musulmani credono che la vita presente sia solo una prova in attesa della vita dopo la morte. I punti fondamentali della fede comprendono: il Giorno del Giudizio, la Resurrezione, il Paradiso e l'Inferno.

Sura 29 Al-'Ankabût (Il Ragno)
64. Questa vita terrena non è altro che gioco e trastullo. La dimora ultima è la [vera] vita, se solo lo sapessero!

Sura 19 Maryam (Maria)
66. Dice l'uomo: “Quando sarò morto, chi mi riporterà alla vita?”.
67. Non si ricorda l'uomo che fummo Noi a crearlo quando ancora non era nulla?


L’USO DELLA FORZA
Il Corano non consiglia di porgere l’altra guancia o il pacifismo: insegna a perdonare e a contraccambiare il male con il bene, se le circostanze lo permettono. Il Corano consente la punizione di chi delinque senza giustificazione, per tutto il male che arreca. L’Islam ritiene che sia necessaria la giustizia: se si abroga il principio della reciprocità, richiesta dal principio di equità, la morale scade in idealismo impraticabile o in mero sentimentalismo.
Per il Corano una guerra è giusta se è difensiva o mirata a correggere un’ingiustizia. Il jihad è la concezione islamica di guerra santa, nella quale ai martiri che muoiono viene assicurato il paradiso.
Maometto impugnò la spada per difendersi, per evitare di essere cancellato dalla faccia della terra, insieme alla sua comunità e la sua Fede, affidatogli da Dio.

Sura 2 Al-Baqara (La Giovenca)
190. Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono.
191. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti.
192. Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso.


IL CASTIGO
Il castigo di coloro che tacciano di menzogna il LIBRO, dei miscredenti e di coloro che fanno la guerra ad Allah e seminano la corruzione sulla terra.

Sura 40 Al-Ghâfir (Il Perdonatore)
70. Coloro che tacciano di menzogna il Libro e ciò con cui inviammo i Nostri Messaggeri? Ben presto sapranno,
71. quando avranno gioghi ai colli e saranno trascinati in catene
72. nell'acqua bollente e poi precipitati nel Fuoco.


Sura 35 Fâtir (Il Creatore)
36. Coloro che invece non credono, avranno il fuoco dell'Inferno: giammai sarà decisa la loro morte e nulla sarà sottratto al castigo. Ricompenseremo così ogni ingrato.
37. E colà grideranno: “Signore, facci uscire, affinché possiamo compiere il bene, invece di quel che già abbiamo fatto!”. [Verrà loro risposto]: “Non vi abbiamo dato una vita abbastanza lunga, tale che potesse ricordarsi chi avesse voluto ricordare? Eppure vi era giunto l'ammonitore! Gustate dunque il castigo, ché per gli ingiusti non ci sarà soccorritore”.

Sura 5 Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita)
33. La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso,
34. eccetto quelli che si pentono prima di cadere nelle vostre mani. Sappiate, Allah è perdonatore, misericordioso.


LA TOLLERANZA RELIGIOSA
I mussulmani mettono in rilievo che Maometto incorporò nella sua costituzione per Medina il principio della tolleranza religiosa, annunciato dai versetti (2,256). Considerano quel documento la prima carta di libertà di culto nella storia dell’umanità. In ogni caso la tolleranza islamica impediva le persecuzioni, ma non le discriminazioni.
Dice Maometto in merito alla tolleranza religiosa:
“Costringerai dunque un uomo a credere, quando la Fede può venire soltanto da Dio?”.

Sura 2 Al-Baqara (La Giovenca)
62. In verità, coloro che credono, siano essi giudei, nazareni o sabei, tutti coloro che credono in Allah e nell'Ultimo Giorno e compiono il bene riceveranno il compenso presso il loro Signore. Non avranno nulla da temere e non saranno afflitti
256. Non c'è costrizione nella religione*. La retta via ben si distingue dall'errore. Chi dunque rifiuta l'idolo e crede in Allah, si aggrappa all'impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente.
*[“Non c'è costrizione nella religione”: nessuno può essere costretto a seguire una religione e d'altra parte nessuno può essere impedito dal praticarla. Questo il significato generale del versetto. Secondo alcuni esegeti il versetto scese per tutelare la libertà religiosa della gente della Scrittura (nazareni ed israeliti)]


Sura 5 Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita)
48. E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione.* Giudica tra loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta. Ad ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso.  Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi. 
*[“lo abbiamo preservato da ogni alterazione”: a differenza delle Scritture che lo hanno preceduto, il Corano possiede il carattere dell'inalterabilità. Il fatto che in esso, pur essendo stato per secoli copiato a mano, non sia mai stato possibile riscontrare delle interpolazioni è uno dei segni evidenti del carattere miracoloso del Corano]

EBREI E CRISTIANI NEL CORANO
Nel Corano gli Ebrei vengono condannati moralmente a motivo della loro non sottomissione e per altre ragioni, mentre i cristiani vengono rimproverati soprattutto per certe affermazioni dogmatiche, per certi ragionamenti sbagliati. Maometto non ha costretto neppure gli ebrei a emigrare o ad abiurare la propria fede: essi dovevano soltanto impegnarsi a un pagamento di un tributo.

Sura 9 At-Tawba (Il Pentimento o la Disapprovazione)
29. Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente il tributo*, e siano soggiogati.
*[“il tributo” (jizya): è il tributo di capitolazione con il quale giudei e cristiani riconoscevano lo Stato islamico. Il pagamento della “jizya” conferiva loro lo status di “dhimmîy” (protetti) e con il quale ottenevano il diritto di vivere in pace e in sicurezza nello Stato islamico. Ai tempi del Profeta, l'ammontare della “gizya” annua era pari a dieci dirham (circa 30 grammi d'argento) per ogni uomo adulto (donne, bambini, schiavi e poveri erano comunque esenti) e corrispondeva a dieci giorni di mantenimento alimentare]
30. Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!


MARIA
Maria è la donna tramite la quale Allah ha voluto dare un segno particolare: “In verità o Maria Allah ti ha prescelta; ti ha purificata e prescelta tra tutte le donne del mondo” (Sura 3, 42) e il segno è stato Gesù suo figlio, nato per volontà dell'Altissimo, divina creazione nella generazione umana: “...un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra” (Sura 19, 21).  Tutta la vicenda di Maria è dolcemente contraddistinta dall'abbandono ad Allah e da una purezza delle intenzioni che ne fa una figura angelicata; l'Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse che Maria, insieme a Fâtima, Khadîja e Asiya (la sposa di Faraone che salvò Mosè dal Nilo) è una delle signore del Paradiso.

Sura 19 Maryam (Maria)
16. Ricorda Maria nel Libro, quando si allontanò dalla sua famiglia, in un luogo ad oriente.
17. Tese una cortina tra sé e gli altri. Le inviammo il Nostro Spirito* che assunse le sembianze di un uomo perfetto.
*[“il Nostro Spirito”: l'angelo Gabriele (pace su di lui)]
18. Disse [Maria]: “Mi rifugio contro di te presso il Compassionevole, se sei [di Lui] timorato!”.
19. Rispose: “Non sono altro che un messaggero del tuo Signore, per darti un figlio puro”.
20. Disse: “Come potrei avere un figlio, ché mai un uomo mi ha toccata e non sono certo una libertina?”.
21. Rispose: “È così. Il tuo Signore ha detto: "Ciò è facile per Me... Faremo di lui un segno per le genti e una misericordia da parte Nostra. È cosa stabilita"”.
22. Lo concepì e, in quello stato, si ritirò in un luogo lontano.
[ … ]
27. Tornò dai suoi portando [il bambino]. Dissero: “O Maria, hai commesso un abominio!
28. O sorella di Aronne, tuo padre non era un empio, né tua madre una libertina”.
29. Maria indicò loro [il bambino]. Dissero: “Come potremmo parlare con un infante nella culla?”,
30. [Ma Gesù] disse: “In verità, sono un servo di Allah. Mi ha dato la Scrittura e ha fatto di me un profeta.
31. Mi ha benedetto ovunque sia e mi ha imposto l'orazione e la decima finché avrò vita,
32. e la bontà verso colei che mi ha generato. Non mi ha fatto né violento, né miserabile.
33. Pace su di me, il giorno in cui sono nato, il giorno in cui morrò e il Giorno in cui sarò resuscitato a nuova vita”.
34. Questo è Gesù, figlio di Maria, parola di verità della quale essi dubitano.


GESÙ
Per il Corano Gesù è un profeta, un grande profeta come Abramo, Noè e Mosè – ma niente di più. E come nel Nuovo Testamento Giovanni è il precursore di Gesù, così nel Corano Gesù è il precursore di Maometto. L’islam onora Gesù come un profeta e accetta la sua nascita verginale: le anime di Adamo e di Gesù sono le uniche due che Dio creò direttamente. Secondo il Corano non c’è dubbio che Gesù abbia predicato la verità; ma in un linguaggio diverso da quello dei Vangeli, anzi gli fa dire esplicitamente che egli pure è soltanto un uomo. Il Corano nega la crocifissione di Cristo.

Sura 5 Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita)
46. Facemmo camminare sulle loro orme Gesù, figlio di Maria, per confermare la Torâh che scese prima di lui. Gli demmo il Vangelo, in cui è guida e luce, a conferma della Torâh, che era scesa precedentemente: monito e direzione per i timorati.
47. Giudichi la gente del Vangelo in base a quello che Allah ha fatto scendere. Coloro che non giudicano secondo quello che Allah ha fatto scendere, questi sono gli iniqui.

Sura 43 Az-Zukhruf (Gli Ornamenti d'Oro)
63. Quando Gesù portò le prove evidenti disse: “Sono venuto a voi con la saggezza e per rendervi esplicita una parte delle cose su cui divergete. Temete Allah e obbeditemi.
64. In verità Allah è il mio e vostro Signore. AdorateLo allora. Ecco la retta via”.


TRINITÀ E INCARNAZIONE DI DIO
Il Corano respinge la dottrina dell’Incarnazione e della Trinità, vedendola come invenzioni che offuscano la distinzione tra divino ed umano.

Sura 4 An-Nisâ' (Le Donne)
171. O Gente della Scrittura, non eccedete nella vostra religione e non dite su Allah altro che la verità. Il Messia Gesù, figlio di Maria non è altro che un messaggero di Allah, una Sua parola che Egli pose in Maria, uno spirito da Lui [proveniente]. Credete dunque in Allah e nei Suoi Messaggeri. Non dite “Tre”, smettete! Sarà meglio per voi. Invero Allah è un dio unico. Avrebbe un figlio? Gloria a Lui! A Lui appartiene tutto quello che è nei cieli e tutto quello che è sulla terra. Allah è sufficiente come garante.

LA FAMIGLIA
La società islamica è fondata su una famiglia di tipo patriarcale. La stabilità e forza della famiglia e garantisce pace e sicurezza per i suoi membri, contribuisce inoltre all’ordine sociale.

Sura 17 Al Isrâ' (Il Viaggio Notturno)
23. Il tuo Signore ha decretato di non adorare altri che Lui e di trattare bene i vostri genitori. Se uno di loro, o entrambi, dovessero invecchiare presso di te, non dir loro “uff!” e non li rimproverare; ma parla loro con rispetto,
24. e inclina con bontà, verso di loro, l'ala della tenerezza; e di': “O Signore, sii misericordioso nei loro confronti, come essi lo sono stati nei miei, allevandomi quando ero piccolo”.


IL PECCATO
Sura 4 An-Nisâ' (Le Donne)
110. Chi agisce male o è ingiusto verso se stesso e poi implora il perdono di Allah, troverà Allah perdonatore, misericordioso.
111. Chi commette un peccato, danneggia se stesso. Allah è sapiente, saggio.
112. Chi commette una mancanza o un peccato e poi accusa un innocente, si macchia di calunnia e di un peccato evidente.


LE DONNE
Due passi del Corano, riguardanti la posizione della donna all’interno della società, esprimono concetti contradditori.

Sura 4 An-Nisâ' (Le Donne)
34. Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele*. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.
*[“battetele”: interrogato in merito a questa forma di punizione maritale, l’Inviato di Allah (pace e benedizioni su di lui) l'ha sconsigliata con fermezza e, in caso estremo, l'ha permessa a condizione di risparmiare il volto e che i colpi vengano inferti con un fazzoletto o con il siwâk (il bastoncino che si usa per la pulizia dei denti)]


Sura 2 Al-Baqara (La Giovenca)
228. Le donne […] hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini hanno maggior responsabilità. Allah è potente, è saggio.

LA POLIGAMIA
È vero che il Corano permette ad un uomo di avere fino a quattro mogli, ma si va affermando l’idea che una lettura attenta della sua normativa ritenga ideale la monogamia.

Sura 4 An-Nisâ' (Le Donne)
3. E se temete di essere ingiusti nei confronti degli orfani, sposate allora due o tre o quattro tra le donne che vi piacciono; ma se temete di essere ingiusti, allora sia una sola o le ancelle che le vostre destre possiedono, ciò è più atto ad evitare di essere ingiusti.

IL VELO DELLE DONNE
Per quanto riguarda il velo delle donne e la loro segregazione in generale, la prescrizione coranica è limitata. Stabilisce soltanto quanto riportato nella Sura 33,59. Gli eccessi che si sono sviluppati da questa direttiva sono legati ai costumi locali e non sono vincolati dalla religione.

Sura 33 Al-Ahzâb (I Coalizzati)
59. O Profeta, di' alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso.

I CINQUE PILASTRI
I doveri religiosi dei musulmani si riassumano nei cinque pilastri:

Il primo è il credo o professione di fede dell’Islam noto come Shahada
Il secondo è la preghiera canonica
Il terzo è la carità
Il quarto è l’osservanza del Ramadam
Il quinto è il pellegrinaggio

Il Credo, professione di fede
“Non c’è dio se non Dio, e Maometto è il suo Profeta”

Questa professione di fede viene recitata dal credente più volte al giorno, ed è gridata dai minareti nell’ora della preghiera.

La Preghiera
L’Islam prescrive la preghiera cinque volte al giorno. La preghiera nell’Islam è in primo luogo una preghiera rituale, con formule e gesti rigorosamente prescritti, e che prima di tutto è un inno di lode a Dio. Un elemento invariabile nella preghiera è la recita della Sura numero 1.

Sura 29 Al-'Ankabût (Il Ragno)
45. Recita quello che ti è stato rivelato del Libro ed esegui l'orazione. In verità l'orazione preserva dalla turpitudine e da ciò che è riprovevole. Il ricordo di Allah è certo quanto ci sia di più grande.* Allah conosce perfettamente quello che operate.
*[Recitazione del Corano, orazione e Ricordo di Allah (Dhikr) sono gli strumenti per avvicinarsi ad Allah (gloria a Lui l'Altissimo); saperli usare correttamente è importantissimo per il credente che, nella pratica rituale obbligatoria e supererogatoria, persegue un obiettivo di preservazione dal male e di purificazione.]


La Carità
La carità è un’elemosina, una piccola tassa pari ad un quarantesimo, o al 2,5 per cento del capitale e della proprietà, ma chiunque è libero di donare di più. Le donazioni di elemosina sono per i poveri ed i bisognosi.

Sura 2 Al-Baqara (La Giovenca)
270. Quali che siano i beni che darete in elemosina, o i voti che avete fatto, Allah li conosce. E per gli iniqui non ci saranno soccorritori.
271. Se lasciate vedere le vostre elargizioni, è un bene; ma è ancora meglio per voi, se segretamente date ai bisognosi; [ciò] espierà una parte dei vostri peccati. Allah è ben informato su quello che fate.


Il Ramadam
Il Corano proibisce ai mussulmani di mangiare carne di maiale (animale impuro). È proibito anche bere alcool.  Peraltro l’Islam non tende ad alcuna forma di ascetismo; al contrario, il Corano dice che “Dio non desidera rendere difficile la vita agli uomini, ma renderla facile”. Fa eccezione il digiuno del Ramadan, che cade al nono mese dell’anno lunare: tra il sorgere e il tramontare del sole è proibito mangiare, fumare e avere rapporti sessuali.

Sura 2 Al-Baqara (La Giovenca)
183. O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Forse diverrete timorati;  
184. [digiunerete] per un determinato numero di giorni. Chi però è malato o è in viaggio, digiuni in seguito altrettanti giorni. Ma per coloro che [a stento] potrebbero sopportarlo, c'è un'espiazione: il nutrimento di un povero. E se qualcuno dà di più, è un bene per lui. Ma è meglio per voi digiunare, se lo sapeste!
185. É nel mese di Ramadân che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione. Chi di voi ne testimoni [l'inizio] digiuni. E chiunque è malato o in viaggio assolva [in seguito] altrettanti giorni. Allah vi vuole facilitare e non procurarvi disagio, affinché completiate il numero dei giorni e proclamiate la grandezza di Allah Che vi ha guidato. Forse sarete riconoscenti!


Il Pellegrinaggio
Per ogni musulmano adulto è un preciso dovere recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita. Qui si trova il santuario islamico più antico, la Ka’ba. La Mecca e la Ka’ba sono il centro del mondo per i musulmani, che verso la Mecca non solo si rivolgono quando pregano, ma in quella direzione seppelliscono anche i morti e costruiscono le moschee.

Sura 22 Al-Hajj (Il Pellegrinaggio)
26. Stabilimmo per Abramo il sito della Casa (dicendogli): “Non associare a Me alcunché, mantieni pura la Mia Casa per coloro che vi girano attorno, per coloro che si tengono ritti [in preghiera], per coloro che si inchinano e si prosternano.
27. Chiama le genti al pellegrinaggio: verranno a te a piedi e con cammelli slanciati, da ogni remota contrada,


IL GIORNO DEL GIUDIZIO
Dottrina del Giudizio. In questo scenario il Corano presenta la vita come un’opportunità breve ma immensamente preziosa, che offre una scelta una volta per tutte.

Sura 81 At-Takwîr (L'Oscuramento)
1. Quando sarà oscurato il sole,
2. e spente le stelle,
3. e messe in marcia le montagne,
4. e neglette le cammelle gravide di dieci mesi,
5. e radunate le belve,
6. e ribollenti i mari,
7. e divise in gruppi le anime*,
*[“e divise in gruppi le anime”: “e i buoni saranno ricongiunti ai buoni e i malvagi ai malvagi”]
8. e quando verrà chiesto alla [neonata] sepolta viva
9. per quale colpa sia stata uccisa*,
*[Come già in altri brani, Allah (gloria a Lui l'Altissimo) ribadisce la condanna della pratica dell'uccisione delle neonate]
10. e quando saranno dispiegati i fogli,
11. e scorticato il cielo,
12. e attizzata la Fornace,
13. e avvicinato il Paradiso,
14. ogni anima conoscerà quel che avrà prodotto.


Riferimenti:
“Le Religioni del Mondo” Huston Smith 1958
“Cristianesimo e religioni universali” Hans Küng 1986
“Il libro delle religioni” Jostein Gaarder 1998
“Der Islam“  Osman Nuri Topbas 2008
“Il Sacro Corano“   http://www.corano.it/corano.html