L’Italia è un paese che negli anni cinquanta e
sessanta ha fatto bene, ma dagli anni settanta ha cominciato a rallentare e
adesso sembra essersi bloccato. Ne riprova che le vecchie generazioni devono
seguitare a lavorare per i loro figli che non hanno futuro. Circa il 40% dei
giovani non trova lavoro. Ogni mese chiudono circa 1000 imprese, soffocate
dalle tasse, dalla burocrazia, dalla difficoltà di ottenere crediti e da leggi
sul lavoro inadeguate. I giovani più capaci, senza lobby, sono costretti ad
abbandonare il paese.
L'Italia è diventata un paese in forte
difficoltà nel nuovo mondo globalizzato, non si è saputa rinnovare e
modernizzare. Sono state adottate un insieme di politiche che discriminano
fortemente i giovani a favore degli anziani. L’Italia è l’unico paese in Europa
che dal 1995 ha conseguentemente ridotto il budget per l’istruzione pubblica.
Gli insegnanti sono i peggio pagati in Europa. Il merito dei singoli non è
riconosciuto, decisivi sono favori e parentele. La regione Sicilia, al limite
della bancarotta, ha 200.000 dipendenti.
Questo, per citare solo alcuni aspetti. Il paese non riesce più a ripartire, perché
appesantito da un debito pubblico di ca. 2000 miliardi di Euro che richiede 80
miliardi l’anno per il pagamento dei soli interessi. Il problema più grave però
è che l’Italia è impedita a ripartire dalle truppe di occupazione interne al
paese. Su vari fronti si combattono gruppi d’interesse economici e
finanziari, associazioni a delinquere di stampo mafioso, corporazioni e
sindacati che ottimizzano rendite e privilegi dei loro associati a scapito del
resto della società.
Le truppe di occupazione sono
infiltrate nei luoghi di potere, nelle istituzioni e nell’economia. Il governo
e lo stato operano con vecchie strutture, lente, burocratiche e spesso
ingiuste. La classe politica, finanziata con i soldi pubblici, è degna
rappresentante delle truppe di occupazione, a parole dice di voler cambiare il
sistema, in pratica tutto è affossato e rimandato.
Le truppe di occupazione hanno facile
gioco con una gran parte della popolazione che crede alle false promesse e alle
menzogne per mancanza di senso civico e per necessità.
Ciò che è necessario è un nuovo sistema
politico che abbandoni lo stato paternalistico che distribuisce privilegi e
benefici in cambio di voti. Un sistema politico che non sia nello stesso tempo
sostenitore e ostaggio di varie fazioni. Un rinnovamento culturale che realizzi
una società civile basata sul bene comune e non sull’individualità. Purtroppo
di queste cose in Italia non se ne vede traccia!
Il paese sta attraversando la crisi più
drammatica dalla fine della guerra, ma gli italiani non si ribellano. Ci si
potrebbe chiedere perché? Le ragioni sono in parte storiche, per secoli gli
italiani sono stati un popolo subalterno, sotto il dominio di francesi, di
spagnoli, di tedeschi e non da ultimo del Papa. Gli italiani si sono sempre
sottomessi a queste truppe di occupazione esterne, in pochi si sono
ribellati, i più hanno sviluppato la filosofia del tirare a campà. Oggi gli
italiani sono una popolazione vecchia con età media sopra i quaranta anni,
rassegnata, priva di visioni e di vitalità, illusa che i problemi del paese si
risolveranno da soli. Gli italiani non sono liberi, sono prigionieri.
Non si può essere liberi quando manca il lavoro o per averlo bisogna perdere la
propria dignità. Quando per vivere bisogna accettare ingiustizie e soprusi.
Quando si capisce di essere servi di un sistema ma non si riesce o non si può
far nulla per cambiare le cose.
Le truppe di occupazione all’insegna
dell’arraffare e dell’arricchirsi seguiteranno a spremere gli italiani come
limoni fino a quando non ci sarà una crisi economica estrema, quando scoppierà
quel pallone d’illusioni, di chiacchiere, di spettacolo e di menzogne con cui
si ubriaca la gente. Solo allora, la fame spingerà alla ribellione e alle
parole si sostituirà la violenza. Solo allora ci sarà l’occasione di liberarsi
dalle oligarchie politiche ed economiche basate sul privilegio e non sul
merito. Solo allora, ma questa è una speranza, una mentalità mai libera,
chiusa, provinciale basata sulla furbizia, cambierà e capirà che senza bene
comune non c’è bene duraturo per nessuno.
Sandro