A questo
mondo può succedere di tutto. Per esempio in Italia dopo solo un anno di
governo del cambiamento firmato da due partiti della coalizione “onestà e
legalità” ma sciupati in continui litigi, sgarbi, menzogne, calunnie salta il
banco cosicché il presidente Conte il 20 agosto convoca il parlamento e si
dimette. Importante è però il suo discorso tutto rivolto verso il leghista Salvini,
ministro dell’interno, responsabile di aver voluto la sfiducia e passare ad
elezioni anticipate. Il contenuto della reprimenda ha avuto una grande
risonanza sia nei media nazionali sia in quelli internazionali con foto e
commenti. Conte posa la mano sulla spalla che diventa una botta in testa del
“capitano” e inizia con un autentico schiaffo “Caro Matteo.
Irresponsabile, ignorante, codardo. Questo non è un governo da spiaggia…il tuo
uso di simboli religiosi offende i credenti e la laicità dello stato.” Salvini
ascolta come un pugile suonato, una maschera di Zorro con faccia truce di
bronzo guarda il matador dal basso in alto, ingobbito e incupito estrae la
corona del rosario, sbaciucchia crocefisso e sacra collana mariana davanti al
popolo italiano.
Non è
qui il compito di parteggiare politicamente con Salvini o meno per le
pernacchie di molti che lo definiscono guappo di cartapesta, per il suo
affossamento o per un suo ritorno trionfale, quanto piuttosto di fare
un’esegesi dei commenti apparsi sulla stampa oltre che i plateali dibattiti tv
durante l’anno. Conte lo infila con un “irresponsabile”.
Indubbiamente si riferiva alla mancanza di etica professionale. In effetti Salvini
su 100 giorni di parlamento si è presentato 11 volte. Il resto a comiziare
nelle piazze o nelle spiagge o a farsi i selfi da giramondo. Nei momenti
cruciali si dà alla fuga come quando si tratta di spiegare la fine dei 49 milioni di euro fatti sparire dalla lega
si autoscredita quando non va in parlamento perché si perde tempo in chiacchere
di fantasia. Come nelle commissioni europee dove si sarebbe discusso della
ripartizione dei profughi e dove si è presentato una volta su sette, sbattendo
i pugni da bullo e meritandosi dal presidente di Bruxelles il titolo di buffone e fannullone.
Dimenticando che la politica è fatta di dialogo e collaborazione, non solo
competizione e arroganza con la pretesa demagogica di cambiare il mondo a sua
immagine e somiglianza. Con la conseguenza di isolare l’Italia a non contare
nulla in Europa. Irresponsabile nella questione emigrati, anziché procedere con
una legislazione di controllo dell’accoglienza, chiude porte e porti in faccia
lasciando affogare centinaia di persone, senza pattuire nessun contatto con i
paesi di provenienza. Muoia Sansone con tutti i filistei, importante che i
negri non entrino in Italia. Chiede pieni poteri come se fossimo nell’Africa
tribale o ritornati ai tempi del nazifascismo.
Conte
gli infila poi l’epiteto di “ignorante”.
Indubbiamente si riferiva al modo di Salvini di trattare il popolo italiano.
Non affatto un popolo sovrano, ma popolo bue, popolino da educare con banalità,
istigazioni alla xenofobia e al razzismo. Linguaggio che fa comodo alla pancia
della gente, ma nuoce all’intelligenza. Rimbecillisce tre milioni di italiani
con il follower e Twitter pianificati dal suo staff con il mentore di turno Luca
Morisi, staff che il profeta foraggia con 340 mila euro all’anno usciti dalle
tasche degli italiani. Zero intelligenza nei riguardi dell’integrazione dei
migranti con suo spot “o si integrano nel nostro ambiente (quale? quello degli
evasori, dei furbastri, dei mafiosi?) oppure se ne tornano a casa loro.” Su
quel minimo di sale in testa che l’integrazione non va esigita ma va preparata,
accompagnata con appropriate iniziative culturali e di relazione. Chiude centri
di accoglienza dove sono alloggiati anche scolari stranieri in via di avanzata
integrazione e li butta sulla strada a rischio delinquenza, così i cittadini
italiani si imbufaliscono ancora di più e ne aumentano la microcriminalità
senza dimenticare tutti gli oltraggi da bifolco appioppati nel ventennio
precedente: Roma ladrona, senti che
puzza da cani arrivano i napoletani, rom feccia delle terra, la pacchia è
finita, vengono in Italia gli stranieri per farsi la crociera.
Conte
gli infila il terzo epiteto di “codardo”.
Ovviamente pensava ad un coniglio che fugge nel momento della resa dei conti.
In effetti nel paventare il processo per la nave Diciotti, sequestri di
persona, va alla ricerca i consensi e maggioranza parlamentare per sfuggire ad
eventuale condanna dopo di aver sfidato tutti con il solito “me ne frego”.
Sulla faccenda rapporti con la Russia e alla questua di eventuali rubli non va
a chiarire in parlamento. Tanto meno ci va a motivare le ragioni sulla mossa
per nulla intelligente di sfiducia al governo e quando vede la mal parata la
ritira. Un karakiri, un suicidio. Ignora la favola di Esopo “la rana e il bue”,
nella quale il poeta greco (621.C.) racconta della sfida lanciata dall’anfibio
al bovino. Voleva superarlo in stazza fisica. Si gonfiò la rana finché scoppiò.
In
questo contesto salviniano si arriva all’uso delle immagini sacre e del
rosario, e qui Conte gli fa l’ultimo predicozzo. A livello personale ognuno può
tenersi le proprie devozioni anche De Gasperi aveva le sue immaginette sacre in
tasca, come Scalfaro, come anche Conte devoto di P. Pio. Ma è l’uso che se ne
fa. E’ strumentalizzazione della religione
approfittarne a scopo di interesse personale o elettorale. Come dopo
l’approvazione della legge sicurezza bis del 25.8, dove in sostanza punisce
come criminale chi salva una persona in
mare calpestando ogni diritto umano ringrazi la madonna di Medjugorje guardiana
dei confini d’Italia per questa protezione del patrio suolo nel giorno del suo compleanno.
Da quale calendario salti fuori il compleanno della Vergine è noto solo ai
visionari improvvisati dai pieni poteri come il nostro. Un oltraggio alla massa
di disgraziati, bambini, donne incinte che si avventurano da paesi lontani nel
viaggio della speranza. La devozione mariana è sempre stata associata alla
salvezza dei naviganti e dei naufraghi, chiunque essi fossero, come la Madonna
di Porto Salvo Reggio Calabria. Dove il manto azzurro di Maria è sempre evocato
come un salvagente. Non per nulla una vignetta apparsa sulla rivista Civiltà
cattolica presentava la madonna con uno scafandro da sub in piedi su un gommone
tra i flutti del mare. Scherza con i fanti e lascia stare i santi. Una sorta di
prostituzione caldeggiata pure da qualche settore tradizionalista e
ultraconservatore del cattolicesimo nostrano se si pensa che anche Radio Maria.
Si è fatta megafono degli spot salviniani l’espressione spesso usata per la circostanza
“date a cesare quello che è di cesare e a Dio quello che è di Dio” è stata oggi
rovesciata. Si sa che un tempo Dio si sostituiva a Cesare per un comportamento
della chiesa che entrava nella politica con le sue croci, crociate, DC, madonne
pellegrine. Libero stato in libera chiesa, diceva il lungimirante Cavour. E un
cattolico come strombazza di definirsi Salvini fedele ad una tradizione
ipocrita, non dovrebbe come ogni cristiano ripetere gli errori della chiesa, ma
ritornare al Vangelo di Gesù. L’unico cattolico, cioè universale, che nel
Vangelo al capitolo 25 di Matteo dichiara
“ero povero e mi avete dato da mangiare,
forestiero e mi avete accolto”. Certo un’accoglienza sostenibile, ma non un
rifiuto cosi carico di rancore e di odio come professato per un anno abbondante
dall’ex ministro dell’interno. Messo all’angolo KO dal presidente del Governo
Conte, un bagno di autocritica e di umiltà farà bene anche al nostro Salvini.
Autore:
Albino Michelin
Adattamento: ColosseoNews
22.08.2019
Adattamento: ColosseoNews
22.08.2019