Il conflitto israelo-palestinese
Sulla cartina sono riportati il territorio
d’Israele, la Cisgiordania (West Bank), la striscia di Gaza e le alture del
Golan. La Cisgiordania assieme alla striscia di gaza costituisce i „Territori
palestinesi“. Questa è la scena geografica del conflitto arabo-israeliano che
dura ormai da quasi 100 anni. In rosso sono riportati i confini territoriali definiti dagli accordi d’armistizio arabo-israeliano di Rodi del
1949.
Nell’estate del 2014 è scoppiato un nuova guerra, che
si aggiunge alla serie interminabile dei conflitti tra israeliani arabi e
palestinesi.
La guerra di GAZA
Il conflitto armato tra Gaza ed Israele iniziato
l‘8 luglio 2014 e protrattosi per 29 giorni è stato innescato da due tragedie, il
rapimento ed uccisione di tre giovani coloni israeliani, e l’uccisione per
vendetta di un ragazzo palestinese. Da
questi fatti, il calcolo politico e la barbarie hanno innescato una nuova
guerra. Lancio di razzi da parte dei palestinesi di Hamas contro Israele, e
bombardamento aereo di Gaza seguito dall’invasione delle truppe terrestri
israeliane.
Il 5 agosto quando le due parti hanno accettato una
prima tregua, il bilancio di un mese di ostilità è di 1.850 i palestinesi
uccisi (9.500 i feriti). L’Onu stima che tra questi vi siano almeno 1.312
civili, tra i quali 408 bambini e adolescenti e 214 donne. Tra i militari di
Israele i morti sono 64, ai quali si aggiungono tre civili uccisi dai razzi lanciati
dalla Striscia. Per un israeliano 27 palestinesi uccisi!
I profughi costretti a lasciare le loro case per
rifugiarsi nelle scuole gestite dall’UNRWA oppure presso amici o parenti sono
stati ca. 485.000. La stima provvisoria
dei danni causati dai bombardamenti ammonta a 5 miliardi di dollari.
Ancora una volta il mondo
assiste ad un nuovo atto di una tragedia senza fine. Lo sgomento è forte, le
immagini televisive delle vittime civili e della distruzione è straziante. L‘
ONU, l’USA, l’Europa condannano il
conflitto, agiscono per via diplomatica, ma nessuno riesce a fermare il demone
della guerra.
Il conflitto senza fine
Alla radice dell’irrisolto
conflitto Israele-Palestinese c’è lo scontro di due ragioni, il diritto di due
popoli che si contendono lo stesso territorio. I fatti hanno dimostrato che questi due
popoli non sono in grado di dialogare, ogni iniziativa è fallita, le parti
in causa non sono state capaci di trovare una soluzione ad un conflitto che
dura da 100 anni. Le loro fazioni più estreme bloccano a livello politico ogni
iniziativa di pace. Si è accumulato troppo odio e desiderio di vendetta. Le
forze moderate, quelle più civili, più colte ed illuminate sono in minoranza.
Di fronte a questa
tragedia senza fine, le nazioni più sviluppate e potenti del mondo, quelle che pretendono un ruolo
guida, quelle che si sentono portatrici di civiltà e di progresso, quelle che
hanno responsabilità per l’equilibrio mondiale, stanno praticamente
a guardare. E sono costrette a farlo perchè sono indirettamente coinvolte, con
i loro interessi geo-politici ed economici nel conflitto.
Chi ha fatto
dell’esercito israeliano uno dei più potenti del mondo? Da dove vengono gli
aerei F16, gli elicotteri da combattimento, le bombe intelligenti, i drohne e
tutte le altre diavolerie della guerra hi-tech? Chi finanzia ed ha fornito ad
HAMAS i mitra kalaschnikov ed i razzi di lunga gittata?
L‘irrisolto problema
palestinese, con le sue continue guerre,
alimenta un cancro che da locale rischia di propagarsi nel mondo e
distruggere tutto. Lo dimostrano i fatti:
l’accentuarsi del conflitto tra le culture arabo ed occidentali, le
perversioni estremiste dell’Islam ed il terrorismo internazionale.
L’opinione dei giusti
Riguardo alla situazione
in Israele e Palestina David Grossman,
uno dei più noti ed importanti scrittori d’Israele, in un essay sostiene che israeliani
e palestinesi corrono il rischio di morire soffocati in una bolla d’odio e di
violenza:
„In questa bolla tumorale,
brutale e priva di speranza, entrambi i contraenti hanno ragione. Entrambi ascoltano la legge del male – la legge della
forza, della guerra, della vendetta e dell‘odio“
Per lo scrittore israeliani e palestinesi sono dei condannati in un inferno dantesco, li rappresenta
come una pariglia di disperati che trascina un’enorme pietra da macina, che
gira perennemente distruggendo e
travolgendo vittime innocenti.
Il governo israeliano non
è stato mai capace di avviare negoziati per la pace perchè subisce l’influenza
degli estremisti di destra, dei coloni e dei fondamentalisti religiosi. Il
popolo israeliano ha perso di vista la realtà perchè prigioniero della paura,
si vede circondato da nemici ed è memore delle sofferenze e dei torti subiti
nella storia. La speranza è che le forze più
moderate e sagge presenti in Israele riescano ad imporre il messaggio:
la pace può essere raggiunta solo con il dialogo, il compromesso ed il
riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Fin quando Gaza sarà una prigione a
cielo aperto, un lager, per gli israeliani non ci sarà sicurezza. Fin quando non cesseranno gli
insediamenti ebraici in terra palestinese, Israele non avrà futuro.
Zeev Sternhell sopravvissuto all’Olocausto, già professore alla università ebraica di
Gerusalemme ed eminente studioso, si associa al pensiero di David Grossman.
Egli sostiene che i territori palestinesi occupati sono stati colonizzati da Israele, attuando un
regime di Apartheid. Gaza è stata
trasformata in un gigantesco campo
d’internamento, un Lager. A suo
avviso la sola soluzione al conflitto è la creazione di due stati indipendenti,
ognuno con il proprio territorio e la sua popolazione. Israeliani e Palestinesi debbono riconoscere
come confini territoriali quelli definiti dagli accordi d’armistizio arabo-israeliano di Rodi del
1949. Questi accordi misero fine alla guerra arabo-israeliana del 1948 e
stabilirono le linee d’armistizio che sono state rispettate fino alla guerra
dei sei giorni del 1967.
Siamo arrivati all’ora „zero“
È ora di smetterla! Il
mondo civilizzato non deve più tollerare il conflitto israelo-palestinese e
deve imporre la pace. Nell’opinione europea si possano determinare dei punti
fermi:
- Israele deve cessare con
la politica di colonializzazione della
Palestina ed il regime di Apartheid imposto
ai palestinesi.
- Israele deve togliere il blocco di Gaza, ridotta oggi in un
Lager.
- Israele deve cessare con la politica degli insediamenti ebraici nei territori palestinesi.
- Israele deve ritirarsi dai territori occupati con la
guerra dei sei giorni e riconoscere i confini stabiliti negli accordi del 1949.
- Israele deve accettare la
costituzione di uno Stato palestinese
indipendente e sovrano a ovest del fiume Giordano.
Da canto loro i
Palestinesi devono riconoscere:
- Che Israele ha il diritto di esistere come stato indipendente, entro i
confini assegnatoli dagli accordi del 1949.
- Che il terrorismo deve essere bandito come metodo
di lotta armata.
Conclusione
Il monologo travestito da
dialogo in cui israeliani e palestinesi parlano solo con se stessi e conoscono
solo le loro ragioni deve essere spezzato. Per far questo occorre un intervento
esterno multilaterale, poichè il conflitto è solo apparentemente locale, e rappresenta
un pericolo globale, un pericolo per tutti coloro che nel mondo hanno il
diritto di vivere in pace.
Sandro
27 agosto 2014
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