Chi è Cristo per noi oggi? La risposta a questa domanda non è soltanto una risposta dell’intelletto,
ma anche e sempre una risposta della vita.
Chi è Cristo per me? Non desidero rispondere a questa domanda in modo evasivo, con
riflessioni di carattere generale, ma affrontarla con un ricordo personale: nel
1945 ero rinchiuso in un campo di prigionia in Belgio. La Germania nazista era stata
annientata, la cultura tedesca era stata distrutta ad Auschwitz, la mia città
Amburgo era un ammasso di macerie, e per quanto mi riguardava, valeva lo stesso,
ero disperato: mi sentivo abbandonato da Dio e dagli uomini, le speranze della
mia gioventù stavano morendo. Non vedevo un futuro.
Un giorno ricevetti da un cappellano militare
americano una Bibbia e iniziai a leggerla. Prima i Salmi dell’antico testamento
«… sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene» (Sal 39). Leggendo
poi la storia della Passione fui colpito dal grido di morte di Gesù e compresi:
costui è chi ti capisce e ti sta vicino anche quando tutti ti hanno
abbandonato. «Mio Dio, perché mi hai abbandonato?». Questo era lo stesso mio
grido a Dio. Cominciai a capire il Gesù sofferente, contestato, abbandonato da
Dio, perché io mi sentivo capito da lui. Mi fu chiaro: Gesù è il nostro
fratello divino nel pericolo e nella pena. Lui è la speranza per chi è in
prigione, per chi è disperato e abbandonato. Lui è il redentore della colpa che
ci opprime e ci ruba il futuro. Fui preso dalla speranza, dove umanamente c’èra
così poco da sperare. Tornò in me il coraggio di vivere, dove forse si sarebbe
voluto porre la parola fine alla propria vita.
Questa prima comunione con Gesù, mio fratello
nel dolore e redentore della colpa, da allora, non mi ha più abbandonato. Gesù
il crocefisso è Cristo per me.
Da un testo di J.Moltmann
Traduzione dal tedesco e sintesi
Sandro