Sunday, September 18, 2011

Incontro con Kazantzakis

Nikos Kazantzakis nasce a Creta nel 1883, dopo aver completato gli studi in legge ad Atene si trasferisce a Parigi dove segue le lezioni del filosofo francese Henri Bergson. In questo periodo nasce la sua ammirazione per il pensiero di Nietzsche e per l’insegnamento di Buddha.
Tornato in patria si dedica alla traduzione di opere filosofiche, lavora come giornalista, compie numerosi viaggi ed ottiene importanti incarichi pubblici dal governo Greco (ministro dell’Educazione senza portafoglio e Segretario generale dell’ Educational Council of Unesco a Parigi). Le sue opere e il suo pensiero fanno di lui uno dei maggiori scrittori e poeti greci del XX secolo.

L'opera centrale nella produzione di Kazantzakis è il poema “Odissea” pubblicata nel 1938. Nel dopoguerra pubblica una serie di romanzi che sono da annoverare tra le sue opere più famose: “Zorba il Greco”, “Cristo di nuovo in croce”, “Capitan Michele”, “L'ultima tentazione” ed “Il poverello di Dio” sulla vita di Francesco d’Assisi.

Per il suo pensiero ed i suoi romanzi “Capitan Michele” e “L'ultima tentazione” Kazantzakis viene perseguitato dalle chiesa greca ortodossa. “L'ultima tentazione” è posto all’indice dalla chiesa cattolica romana nel 1954.

Le trasposizioni cinematografiche “Colui che deve morire” (1957) tratto da “Cristo di nuovo in croce” per la regia di Jules Dassins, “Zorba il Greco” (1964) di Michael Cacoyannis interpretato magistralmente da Anthony Quinn e “L'ultima tentazione di Cristo” diretto da Martin Scorzese portano il lavoro di Kazantzakis all'attenzione del pubblico internazionale.

Kazantzakis muore a Friburgo in Germania nel 1957. Nonostante le resistenze delle autorità religiose ortodosse in Grecia, il funerale dello scrittore fu celebrato con il rito religioso. In segno di riconoscenza ed omaggio, il governo greco dispose inoltre la sepoltura del grande cretese nel Bastione di Martinenga che fa parte della fortezza veneziana di Heraklion a Creta.

L’epitaffio sulla sua tomba presa dall’Odissea recita:


Non spero nulla. Non temo nulla. Sono libero

Per il nostro incontro con lo scrittore ho scelto l’Ascetica, un saggio composto da Kazantzakis nel 1923. L’opera è importante perché fornisce al lettore gli elementi base della concezione e della conoscenza del mondo, di Dio e della morale che l’autore ha poi sviluppato nei suoi romanzi. Lo scopo di questa introduzione all’Ascetica, arricchita da brani del testo originale tradotti in italiano, è di ridestare l’interesse per il pensiero di Kazantzakis, un autore che purtroppo in Italia è poco pubblicato. L’unica traduzione in italiano dell’Ascetica risale al 1982 ed è opera di Giovanni Bonavia, edizioni Città Armoniosa. La traduzione in inglese con il titolo “The Saviourd of God” di Kimon Friar è reperibile in Internet.

Citazione di Haris Papoulis:
“L’Ascetica è l’espressione lampante dell’acume di Kazantzakis. È costituita da sole 100 pagine ma racchiude la sapienza di 100 libri. È veramente una guida preziosa all’esercizio filosofico. Vi è riassunto tutto il percorso dello spirito umano, unificando il materialismo estremo all’idealismo romantico, favorendo il progresso dell’uomo, la vita come lotta contro la finitezza che non puo accettare etichette né limitazioni, tipiche di ogni corrente filosofica.”

Citazione di Giovanni Bonavia:
“Nell’Ascetica Kazantzakis ci narra dell’uomo, anzi di tutta la Natura, anzi di tutta la Terra, anzi dell’Universo intero che tende l’orecchio ad udire l’Urlo di Dio in ogni più intima fibra, in ogni più risposta molecola della materia. E ci descrive lo sforzo, la lotta senza tregua che Uomo e Natura e Terra e Universo compiono per liberare Dio in pericolo, Dio che soffoca. L’ascesa verso una sempre maggiore Libertà di Dio, verso la Salvezza di Dio non ha fine.”

ASCETICA
Salvatores Dei

Inizio
Esprime le due concezioni opposte della creazione. La necessità del negativo, la morte accanto allo splendore della positività dell’essere che tende all’immortalità. Queste concezioni opposte si ritrovano anche nella Bibbia come teologie e sono tutte e due vere, perché è vero l’ordine ed è vero il disordine. Il loro insieme genera l’antinomia che è alla guida del mondo.

Veniamo da un abisso buio. Ritorniamo in un abisso buio. Chiamiamo vita lo spazio luminoso che intercorre tra di loro. Appena nati s’inizia il nostro ritorno, contemporaneamente l’inizio ed il ritorno, ogni attimo moriamo. Per questo molti hanno proclamato: lo scopo della vita è la morte!
Ma appena nati iniziamo il nostro impegno per creare, comporre, trasformare la materia in vita; nasciamo in ogni momento. Per questo molti hanno proclamato: lo scopo della vita effimera è l’immortalità!
Negli organismi temporaneamente vivi due correnti entrano in lotta: a) l’ascesa verso la creatività, verso la composizione , verso la vita, verso l’immortalità. b) la discesa verso la decomposizione, verso la materia, verso la morte.

Preparazione, i tre doveri
Il primo dovere è rendersi conto dei limiti della mente ed accettarli.

Tutto ciò che io vedo, ascolto, assaggio, odoro e tocco è una creazione della mia mente. Senza inutili ribellioni devi vedere ed accettare i limiti della mente umana.

Il secondo dovere è quello del cuore che osa oltre il corpo e la mente per udire la chiamata dell’Invisibile. Il cuore è l’organo spirituale per eccellenza, tramite esso l’uomo cerca di arrivare alla dimensione dello spirito.

Se la mente non può, non è compito suo tentare l’uscita eroica e disperata oltre i confini, allora se solo lo potesse il cuore!

Il terzo dovere è quello di liberarsi dall’ingenuità della mente che crede di poter mettere in ordine tutte le cose e spera di sottomettere i fenomeni e liberarsi dal terrore del cuore che cerca e spera di trovare l’essenza delle cose. Bisogna vincere la speranza e salire molto più in alto, bisogna compiere il grande balzo per arrivare alla dimensione dello spirituale, dove noi siamo più del mondo, noi siamo liberi.

La mente si adatta. Essa vuole riempire la sua prigione, il cranio, di grandi opere, scolpire sulle pareti motti eroici, dipingere sulle sue catene le ali della libertà.
Il cuore non si adatta. Mani battono sulla parete al di fuori della propria prigione, esso ascolta le grida del richiamo d’amore che riempiono l’aria; ed il cuore riempito di speranza risponde agitando le catene; in un lampo esso crede che le catene si siano trasformate in ali.
Ma subito il cuore ricade sanguinante, ha perso di nuovo la speranza, ed è afferrato ancora dalla Grande Paura.
Il momento è maturo: lascia il cuore e la mente dietro di te, vai avanti, fai il terzo passo.(…)
Vinci sull’ultima e più grande delle tentazioni: la speranza. Questo è il terzo dovere.(…)
Il nostro corpo è come una nave che salpa in profonde acque blu. Quale è la nostra meta? Il naufragio!
Il tuo dovere, con calma, senza speranza, con coraggio, è di dirigere la tua nave verso l’abisso. E dire : Niente esiste!(…)
Ora lo so: Non spero nulla. Non temo nulla. Ho liberato me stesso dalla mente e dal cuore, sono salito molto più in alto, sono libero. Ciò è quello che voglio. Nulla di più io voglio. Cercavo la libertà.

La Marcia
Dentro di noi c’è una forza, un’energia incontenibile che vuole liberarsi dalla prigione della materia, dai vincoli del nostro essere, dalle limitazioni della natura.
Siamo chiamati ad una lotta per esprimere, liberare Dio che soffoca in noi e nell’umanità intera. Liberare Dio che in questo mondo freme rinchiuso in ogni molecola della terra.
L’Urlo che improvvisamente prorompe è il segnale per l’inizio della lotta, la parola d’ordine per iniziare la mistica marcia. L’Urlo ci costringe a metterci in cammino ed a scegliere la via. L’uomo s’incammina sulla via in salita e lo fa per salire più in alto, per rispondere alla chiamata di Dio, per unirsi a lui come compagno di battaglia in una mitica marcia.

Ma improvvisamente un urlo straziante dentro di me: “Aiuto!”. Chi ha gridato?
Raccogli le tue forze e ascolta; il cuore intero di un uomo è un urlo. Appoggiati al petto per sentirlo; qualcuno dentro di te lotta e grida. (…)
Questo è il momento decisivo. Questa è la parola d’ordine d’iniziare la Marcia. Se non odi questo Urlo strapparti le viscere, non metterti in cammino.
Quale dei due cammini eterni devo scegliere?
Dei due, scelgo il cammino in salita. Scelgo il cammino in salita perché in quella direzione mi spinge il cuore. “Su! Su! Su!” grida il cuore, e io lo seguo con fiducia.
Inizia la tremenda, mistica Marcia. (…)
L’Urlo dentro di me annuncia una mobilitazione. Grida:
”Io, l’Urlo, sono il Signore tuo Dio! Non sono un rifugio. Non sono speranza e casa. Non sono il Padre, non sono Figlio, non sono Spirito. Sono il tuo Generale! (…)
”Tu sei il mio compagno di battaglia. (…)
“Ama il pericolo. Qual è l’impresa più difficile? Quella io voglio! (…)
“Sii sempre irrequieto, insoddisfatto, anticonformista. Qualsiasi abitudine diventi comoda, distruggila! Il più grande di tutti i peccati è l’appagamento. (…)
Mi piego e ascolto questo grido di guerra in me.
Sì, sì. Io non sono nulla. (…)
Ma in me un Urlo immortale, superiore a me, continua a gridarmi. Che lo voglia o no, anche io sono, senza dubbio alcuno, parte dell’Universo visibile e invisibile. Noi siamo tutt’uno. Le forze che lavorano entro me, le forze che mi spingono a vivere, le forze che mi spingono a morire sono sicuramente anche le sue forze.
Nel mondo non sono un oggetto fluttuante, privo di radici. Sono terra della sua terra e respiro del suo respiro.

La Visione
L’essenza di Dio è lotta, questa è la visione. Chi gode di questa visione ha il dovere di asservire il proprio Io ai tentativi divini lungo il cammino dell’Invisibile. In un vortice cosmico, le forze contrastanti che esistono nell’universo lottano per la vita e la morte. Noi siamo come ogni altro essere vivente al centro del vortice e con noi è il Dio che fa nascere e distruggere ogni cosa.

Hai sentito l’Urlo e sei partito.(…)
Il dolore non è l’unica essenza del nostro Dio; nemmeno la speranza in una vita futura od in quella terrena, neanche la gioia e la vittoria. L’essenza del nostro Dio è la LOTTA. Dentro questa lotta si dispiegano e lavorano eternamente il dolore, la gioia e la speranza.(…)
Qualcuno sta salendo con difficoltà una segreta e pericolosa ascesa.Fatica, lotta con tenacia per salire. Ma una forza contraria glielo impedisce: Qualcuno scende con molta fretta una segreta e facile discesa.(…)
Ecco come nascono i corpi, ecco come si crea il mondo, e come si bilanciano dentro gli esseri viventi queste due forze contrarie.(…)
Sono anche io, come ogni cosa viva, al centro del vortice cosmico. Sono nell’occhio di fiumi enormi, e tutto danza attorno a me, e il cerchio diventa sempre più stretto e tempestoso fino a quando cielo e terra vengono risucchiati nel pozzo senza fondo del mio cuore.(…)
Sia che lo vogliamo o no, anche noi salpiamo e viaggiamo, consciamente od incosciamente nei tentativi divini. Dunque anche la nostra marcia ha in se elementi eterni, senza inizio e fine, aiuta Dio e condivide con lui i pericoli.

L’Azione
È giunto il momento dell’Azione. Noi dobbiamo combattere in questo fugace passaggio della nostra vita per far uscire dai nostri corpi le tenebre e tramutarle in luce. La luce di Dio dimora nell’anima degli uomini per natura, la sua verità abita nell’uomo interiore. Se nel piccolo lampeggiante attimo della nostra vita riusciamo combattendo a far brillare la luce della verità, allora noi abbiamo contribuito a salvare luce e verità: l’essenza di Dio!
Non è Dio che ci salverà, saremo noi a salvare Dio, combattendo, creando, e trasformando la materia in spirito.

La più sacra forma della teoria è l’azione. (…) L’azione è la porta piu ampia della salvezza (…)
Dio è in pericolo. Egli non è l’onnipotente, di modo che noi possiamo incrociare le braccia, attendendo una sicura vittoria. Egli non è l’ognissanto, di modo che noi possiamo aspettare con fiducia che avrà pietà di noi e ci salverà.
All’interno dei limiti della nostra effimera carne tutto Dio è in pericolo. Non può essere salvato senza che noi lo salviamo con le nostre proprie battaglie; ne noi possiamo essere salvati senza che lui sia salvato.(…)
Noi usciamo da un caos onnipotente, da un denso abisso di luce e tenebre. E noi tutti combattiamo – piante, animali, uomini, idee – in questo fugace passaggio della vita individuale, per mettere in ordine il caos in noi, per purificare l’abisso, per far uscire dai nostri corpi quanta più tenebra possiamo e tramutarla in luce.(…)
Nel piccolo lampeggiante attimo della nostra vita, noi sentiamo che tutto Dio poggia su di noi, e improvvisamente comprendiamo: se noi tutti intensamente lo desideriamo, se noi organizziamo tutte le forze visibili e invisibili della terra e le scagliamo verso l’alto; se noi perennemente vigilanti combattiamo tutti insieme come compagni, allora l’Universo può essere salvato.
Non è Dio che ci salverà, saremo noi a salvare Dio, combattendo, creando, e trasformando la materia in spirito. (…)
Qual è l’essenza del nostro Dio? La lotta per la libertà. (…)
Al di là delle cose e della carne, al di là della fame, al di là della paura, al di là della virtù e del peccato, lotta continuamente per creare Dio.
Come avviene che la luce di una stella risplenda e si propaghi nella scura eternità nel suo percorso immortale? La stella muore, ma la luce non muore mai; questo è dunque l’Urlo della libertà.
Al di là del momentaneo scontro di forze contrapposte che costituiscono la tua esistenza, sforzati di creare qualcosa d’immortale che l’essere mortale può creare in questo mondo – un Urlo.
E questo Urlo, abbandonando sulla terra il corpo che lo ha fatto nascere, procede ed opera in eterno.

Il Silenzio


Il grido di guerra di Kazantzakis incita l’uomo a combattere per liberare Dio.
Il fine ultimo dell’Universo è di trasformare la materia in spirito. Ma improvvisamente Kazantzakis, coerente con il suo pensiero che ad ogni forza dell’Universo ne esiste un’altra uguale ed opposta, introduce un capitolo che è in antitesi con i precedenti, il Silenzio.

L’uomo alla fine della sua marcia non lotta piu’, matura nel silenzio, eternamente assieme all’Universo. Il silenzio deriva dall’effimera parabola della vita umana e dall’abbisso della morte.

Poi all’improvviso il ritmo della terra diventa una vertigine, il tempo scompare, l’attimo vortica, diventa eternità ed ogni punto dello spazio – insetto, stella od idea – diventa danza.(…)
Questo supremo grado dell’ascesi si chiama: Silenzio.(…)
Silenzio vuol dire: Ogni persona dopo aver completato il suo impegno in tutte le sue imprese raggiunge finalmente il più alto culmine del tentativo. Oltre ogni impresa egli non lotta più, non grida; matura completamente in silenzio, senza fermarsi, eternamente assieme all’intero Universo.(…)
Benedetti siano tutti coloro che ti hanno liberato e si uniscono a Te, Signore, e dicono: Tu ed io siamo un tutt’uno.

L’anima spirituale si unisce con Dio per fare di noi cio che è lui stesso.


Presentazione: Sandro
Traduzione in italiano: AMS