Saturday, June 27, 2015

FRANCESCA

L’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo risale a 2000 anni fa. A prescindere dalle prove storiche di questo evento, rimane il fatto che con Gesù è nato il Cristianesimo, il cui simbolo è la croce. Il messaggio di questa religione è fare il bene guidati dalla bontà e dall’amore. Il Cristianesimo sostiene che “la realtà primaria” Dio si è incarnato in Gesù di Nazareth per far conoscere agli uomini la sua essenza spirituale, che è appunto il bene. La vita, passione, morte di Gesù Cristo sono la testimonianza ed il simbolo della “realtà secondaria”, il destino a cui sono soggetti gli uomini di questo mondo.
Molte persone, hanno vissuto, vivono e soffrono portando sulle loro spalle una croce pesante come quella di Gesù Cristo. Per queste persone, oppresse da una sofferenza ingiusta, incomprensibile e senza speranza la vita è martirio. Quale è il senso della loro vita? Ebbene io credo che queste persone nascono, vivono non per loro, ma per noi. Ci fanno riflettere su quanto è grande e preziosa la nostra vita, e capire il dovere che abbiamo di utilizzare questa opportunità unica, nel miglior modo possibile, seguendo l’insegnamento di Gesù, a fin di bene.

 Francesca era una di queste persone, ammalatasi di anoressia all’età di 18 anni e stata condannata alla sofferenza fino alla sua morte, avvenuta all’età di 45 anni, a maggio del 2015. Era mia nipote!

All’inizio dell’anno 2015 io a Francesca avevamo deciso di creare un Blog, uno spazio in cui potesse esprimere i suoi pensieri e riflessioni, dare sfogo al suo dolore ed alle sue paure. Avevamo scelto anche un nome “Ombrasullanima”, gli eventi hanno interrotto questo piccolo progetto! Francesca ha avuto solo il tempo di scrivere due articoli (post), sono quelli qui riportati.


OMBRASULLANIMA
Post #1
Per molti versi i disturbi dell’alimentazione sono una elaborazione logica di un idea culturale. Fino all’età di 18 anni tutta la mia vita è trascorsa in maniera normale, scuola, liceo, un individuo sereno con le mie problematiche adolescenziali. Non potevo certo immaginare che la realizzazione di non essere riuscita a diventare me stessa mi abbia portato nel baratro della malattia. La grande maggioranza di chi ne soffre ne è tormentata per il resto della propria vita. Si può mutare comportamento, cambiare opinioni su se stessi e sul proprio corpo, rinunciare ad affrontare il mondo. Si può imparare che si preferisce essere inumano piuttosto che un fragile guscio di essere umano. Si può guarire, dimenticare mai. Non ho mai avuto un rapporto normale con il mio corpo. Mi è sempre sembrata un’entità strana ed estranea. Non credo che sia esistito un solo momento in cui non ne ho avuto la percezione. Da che posso ricordare ho sempre avuto la coscienza della mia corporeità, della mia posizione nello spazio. Non mi piaceva essere toccata perché lo desideravo troppo. Volevo essere abbracciata forte per non andare a pezzi.
Francesca
15-03-2015

Post #2
Da bambina ero sempre vagamente inquieta come se qualcosa di oscuro o spaventoso mi minacciasse. Mi sembrava di vivere in un luogo profondo colmo d’acqua silenzioso e freddo.
So che c’è stato un periodo in cui le cose andavano bene. Andavo in montagna, scivolavo lungo i pendii coperti d’erba. Non ricordo un infanzia caotica, la definirei caotica solo in prospettiva. Non sapevo mai in quali rapporti ero con gli altri, che cosa avrebbero fatto, sarebbero rimasti o se ne sarebbero andati via? Sarebbero stati in collera o cattivi o felici o affettuosi. Nella mia mente i colori di quel periodo sono il verde degli alberi e delle colline e il caldo, un caldo incredibile. Non fu un infanzia infelice, ma inquietante. Mi sentivo come se stessi vivendo e al tempo stesso osservando la mia vita desiderosa di entrarci, ma spaventata da ciò che desideravo. In effetti tutta la mia vita è stata così, entrare e uscire dal mondo quotidiano affascinata e spaventata dalla sua sensualità.
I paralleli con il mio approccio al cibo e al corpo sono stupefacenti, bulimia abbuffarsi di cibo, anoressia rifiutare il cibo per abbuffarsi della fame stessa. Se mi preparo un panino e lo mangio esattamente in venti bocconi, non uno di più non uno di meno sarò felice, se i bocconi saranno di più sarò triste. I miei sistemi, la disposizione precisa degli oggetti sul comò, alcuni animali di peluche investiti di poteri magici mi prendevano, il modo di percorrere una strada, i comportamenti alimentari accennati già da piccola (numero bocconi, dimensione dei bocconi), masticare funzionavano da cuscinetto tra me e il mondo.
La gente mi rendeva ansiosa, preferivo buttarmi a capo fitto nello studio, o rimanere nella mia stanza rannicchiata in un angolo del letto con un libro. Volevo mantenere tutto sotto controllo. Il mondo fuori dalla mia stanza mi appariva seducente, affascinante ma molto pericoloso. Rifiutavo semplicemente di alzare lo sguardo su un mondo che sembrava dilatare le mie pupille costringendomi a socchiudere gli occhi per sfuggire al bagliore.
Ripensandoci oggi il problema fu il comportamento manifestatosi da una serie di fatti contradditori.
La mia era una famiglia apparentemente perfetta, eravamo noi quattro al mondo. E per la maggior parte del tempo eravamo davvero molto uniti, ma ci disturbava la instabilità delle cose. Tutto continuava a capovolgersi, bastava il più piccolo urto e la famiglia perfetta esplodeva, la squadra si frantumava in molteplici squadre, i giocatori passavano da una parte all’altra.
Non auguro a nessuno il mio viaggio attraverso quell’inferno luccicante come una casa con gli specchi. Non auguro a nessuno le sue amare conseguenze, la fase che non è possibile prevedere, quando si sta male non auguro a nessuno il corpo danneggiato, la tentazione costante, la realizzazione di non essere riusciti a divenire se stessi, la paura si debba ricominciare da capo.

Francesca
30-04-2015

Un messaggio ed un monito a noi Francesca l’ha lasciato. Malgrado tutto, malgrado le difficoltà della vita noi siamo nella possibilità di operare per il bene. Questo è il privilegio che noi abbiamo e da questo deriva un preciso dovere e l’obbligo di farlo questo bene. Ce lo dice Francesca che avrebbe voluto una vita come la nostra e gli è stata negata.

Sandro
27-06-2015