Sunday, January 24, 2021

CREDO NELLA CHIESA, MA NON IN DIO

L’espressione è di Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte italiano, diversa dalla tradizionale: “credo in Dio, ma non nella chiesa” non è burlona, ma carica di suggestione, si tratta di distinguere. E vale la pena lasciare la parola all’autore. Sgarbi sostiene parafrasando un detto di Benedetto Croce:” perché non possiamo non dirci cristiani” in un’altra:” perché non possiamo non dirci clericali”. Il suo incipit è noto: l’arte sostituisce la fede e la religione.
La religione è un tentativo di speranza nella vita eterna che non ci è affatto garantita, l’arte è una promessa di eternità, una sostituzione della fede. L’arte è la prova dell’esistenza di Dio. Per cui molti hanno la fede attraverso l’arte anziché verso Dio. Conseguenza principale per lui è quella di credere di più alla chiesa perché questa la conosciamo come consistenza storica, fatta di una quantità di pensieri, di meditazioni, di riflessioni, di militanze, di monumenti laici e sacri, arti figurative, scultoree, letteratura, biblioteche, musica. In una parola è la dimostrazione che nessuna religione ha prodotto tante bellezze come quella cristiana. Fino a qui Sgarbi e prendendo le cose alla larga dovremmo giustamente affermare senza traccia di bigottismo che il Cristianesimo è la religione del bello e della bellezza in tutta la sua poliedrica vastità. In effetti anche il suo fondatore Gesù, l’innamorato dei gigli del campo, è venuto a portare il Vangelo che vuol dire il bell’annuncio. E per non dimenticare le radici cristiane anche Bergoglio ha stilato la sua prima enciclica del 2013 col titolo ”Evangelii gaudium”. Per saperne di più leggasi il libro del salesiano M. Fox. “In Principio era la gioia”.
Onde far risaltare questo aspetto è opportuno qui mettere fra parentesi determinati comportamenti della chiesa, l’eccesso dato ad una religione del sacrificio, del peccato originale, del dolorismo, del digiuno, della rinuncia a satana, degli interessi temporali, le sue “esecuzioni” contro i diversamente credenti come i 200 catari bruciati all’arena di Verona nel (1155), i 3.550 valdesi decimati in Calabria nella zona di Guardia dei Piemontesi (1561), i 120 insegnanti ”scomodi” di teologia destituiti dalla cattedra negli ultimi decenni da papa Wojtyla. Per quanto spiacevole questo aspetto qui non interessa. Fuori discussione invece che molte persone sono affascinate dall’arte. Per questo un’educazione al bello della natura come a quello delle opere di artisti andrebbe garantita a tutti. E andrebbero incrementate escursioni, visite ai musei, monumenti, cattedrali, turismo culturale.
Tentiamo qui un viaggio ideale attraverso i secoli limitandoci all’arte delle basiliche. Partiamo dal VI secolo e a Ravenna potremmo ammirare la chiesa di S. Apollinare in Classe stile bizantino con i suoi mosaici policromi. Proseguiamo verso il secolo seguente all’Abbazia di San Colombano in Bobbio (PC), di stile longobardo con le sue strutture originarie ottagonali simbolo del cosmo. Proseguiamo verso il 1000 con le basiliche stile romanico di cui è costellata l’Emilia e poi S. Marco di Venezia, Monreale di Palermo. Equilibrio di stile classico, muri compatti e massicci entro cui lo spirito viene protetto dalla distrazione. Proseguiamo verso Parigi dove un secolo più tardi principiò lo stile gotico con archi rampanti atti a incutere rispetto e facilitare l’elevazione. Proseguiamo verso il Rinascimento con cupole a proteggere le città, vedi duomo di Firenze. E avanti con il barocco del 1600, teatrale, virtuoso, bizzarro, ricchezza di toni e colori, espressione di potenza e di fasto, vedi la cattedrale di Lecce e la nostra Basilica S. Pietro di Roma. Fino all’età contemporanea con lo stile assembleare, e sintonizzato al paesaggio verde della natura, vedi Ronschamp Belfort capolavoro del Corbusier nella Francia sud-orientale.
Se poi consigliamo ai nostri maratoneti di percorrere la Francigena fino a S. Giacomo di Compostella è tutto un tragitto costellato di piccoli santuari dagli stili originali. Ci siamo limitati all’architettura sacra, proprietà della chiesa, salvaguardia della bellezza. Ma la chiesa ha esercitato il suo influsso su tutte le espressioni d’arte: sulla pittura da Giotto a Caravaggio. Sulla letteratura con Dante, sulla musica con il canto gregoriano, da Palestrina a Mozart. Ma l’arte non ha limiti di tempo, di cultura, di religione. Anche l’arte così detta laica ha lo stesso contenuto di quella sacra: dalla letteratura del Petrarca al Pascoli, ai vari romanzieri, dai grafiti preistorici alle opere di Van Gogh, dall’abbigliamento imperiale romano ai nostri stili di moda P.Cardin.
Gli artisti non muoiono mai, sono eterni, vivono dentro di noi e ci fanno rivivere. Se Dio crea, l’artista pure continua a creare. Ogni tipo di bellezza è salvifica, dà motivazioni, guarisce, unisce, ci fa tornare alle origini, nostalgia del passato verso un futuro ultramondano. Per cui i binomi dell’inizio, fede-arte, e chiesa-Dio anziché concorrenziali potrebbero anche richiamarsi a vicenda. E l’arte, sia essa di chiesa come degli infiniti geni autonomi, potrebbe essere un veicolo verso la fede in Dio e postularne l’esistenza.

Autore: Albino Michelin
Adattamento di ColosseoNews
23.01.2021