Wednesday, July 8, 2015

NAKBA

«Nel 1948 gli arabi della Palestina scacciati dalle loro case dai Sionisti sono fuggiti portando con se, assieme alle loro poche cose, un simbolo della loro proprietà: la chiave della loro casa che sono stati costretti a lasciare assieme alla loro terra. La chiave consegnata dai padri ai figli per generazioni, come simbolo del loro diritto di proprietà, usurpato ma mai estinto, testimonierà sempre della violenza e del furto da loro subito. 
Un giorno quegli uomini, o i loro figli, o i figli dei loro figli, torneranno alla loro casa in Palestina, od al luogo dove essa sorgeva perché distrutta dagli occupanti, portando con se la chiave. Quel giorno i nuovi proprietari occupanti esibiranno dei pezzi di carta legittimati dalle loro autorità. Pezzi di carta che non valgono nulla perché supportati dal sopruso e dalla forza, quindi non legittimi».

L’esodo palestinese del 1948 è conosciuto come Nakba (in arabo catastrofe). L’esodo della popolazione araba palestinese è avvenuto durante la guerra civile del 1947-48, al termine del mandato britannico e durante la guerra arabo-israeliana, dopo la fondazione dello stato di Israele. La Nakba è anche all’origine della tragedia dei “rifugiati palestinesi”.

Israele con la sua politica sionista ha sempre negato e cercato di far dimenticare con ogni mezzo che la popolazione araba in Palestina è stata derubata e scacciata dalle loro terre con la forza. Ha sempre negato che lo sradicamento della popolazione autoctona palestinese facesse parte di un piano ben preciso architettato dai suoi massimi esponenti politici e portato a termine con le armi.

Lo storico israeliano Benny Morris sostiene che l'esodo palestinese del 1948 sia stato inevitabile. La comunità ebrea in Palestina era minacciata dagli stati arabi, correva il pericolo di essere estinta ed uno Stato ebraico non poteva sopravvivere con una presenza araba troppo consistente.

La nuova storiografia israeliana ha riesaminato l’esodo palestinese, ridefinendolo come atto di pulizia etnica. Lo studioso israeliano Ilan Pappe autore del libro “La pulizia etnica della Palestina” sostiene e documenta che il movimento sionista nel creare il proprio Stato-nazione si è reso responsabile di un crimine che volutamente è stato cancellato dalla memoria globale e rimosso dalla coscienza del mondo.

Nel libro di I.Pappe è riportato che a marzo del 1948 i dirigenti sionisti con a capo Ben Gurion diedero il via al Piano D (Dalet in ebraico) che contemplava la sistematica espulsione dei palestinesi dai loro territori e la distruzione delle loro aree rurali ed urbane. Gli ordini alle unità operative erano accompagnati da una descrizione dei metodi da usare per espellere i palestinesi: intimidazione su vasta scala, assedio e bombardamenti dei villaggi e centri abitati, incendi di case e demolizioni. Quando la missione fu compiuta, più della metà della popolazione originaria, almeno 750.000 persone, era stata sradicata, 531 villaggi erano stati distrutti e 11 quartieri urbani svuotati dai loro abitanti. La sistematica attuazione del Piano D fu un evidente operazione di pulizia etnica, considerata oggi dal diritto internazionale un crimine contro l’umanità.

Palestina 1947-48 fatti storici
1917
Dichiarazione Balfour: promessa fatta dalla Gran Bretagna al movimento sionista di assicurare un “focolare” per gli ebrei di Palestina
1922
 
Il Consiglio della Lega delle Nazioni approva il Mandato britannico in Palestina. Dal censimento inglese della Palestina risulta: popolazione totale 757.182 di cui 78% mussulmani, 11% ebrei, 9.6% cristiani.
1923
Inizio del mandato britannico in Palestina.
Il periodo fino alla seconda guerra mondiale è caratterizzato da un immigrazione sionista su vasta scala, attività diplomatiche che hanno lo scopo di favorire la costituzione di uno stato ebraico in Palestina, sommosse e scontri a fuoco tra palestinesi e sionisti.
1940-45
Seconda guerra mondiale, per gli ebrei tragedia dell’Olocausto. Molti sopravvissuti emigrano in America, altri si dirigono verso la Palestina attirati dal nascente stato ebraico.
1947
Sopraffatta dagli eventi l’Inghilterra dichiara che si ritirerà dalla Palestina.
A novembre l’Assemblea Generale dell’ONU adotta la “risoluzione 181” di spartizione della Palestina che prevede la creazione di due stati. La spartizione non è accettata dai palestinesi.
Inizia l’espulsione degli arabi palestinesi nativi da parte degli ebrei d’Israele.
1948
(Gennaio – Maggio)
Nasce il Movimento Nazionale Palestinese, iniziano a formarsi gruppi di resistenza alla spartizione della Palestina.
Scoppia la guerra tra ebrei e arabi (Esercito Arabo di Liberazione). Il gruppo paramilitare sionista Haganà dichiara la mobilitazione. La Consulta, organo direttivo sionista con a capo Ben Gurion, finalizza il piano Dalet, per l’espulsione dei palestinesi dalle loro terre.
Il presidente Truman assicura il sostegno alla causa sionista.
L’Haganà inizia a cacciare i palestinesi dall’area costiera tra Haifa e Giaffa. I villaggi lungo la strada Tel Aviv - Gerusalemme sono occupati e i residenti espulsi.
Massacro di Deir Yassin da parte dei gruppi estremisti sionisti Irgun e Stern.
Haifa viene ripulita della sua popolazione palestinese. L’Haganà occupa una zona di Gerusalemme Ovest, da cui tutti i palestinesi sono espulsi.
La Legione Araba attacca comunità ebraiche come rappresaglia per le azioni militari ebraiche. Giaffa si arrende all’Haganà.
A maggio ca. 220.000 palestinesi sono stati espulsi dalle loro case.
Il 14 maggio Israele dichiara la sua indipendenza e la fondazione dello stato ebraico. Il presidente Truman riconosce lo stato d’Israele. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU chiede il cessate il fuoco.
(Giugno – Ottobre)
È un periodo caratterizzato da due tregue. L’esercito israeliano IDF, subentrato all’Haganà, occupa le città di Lydd e Ramla, assalta villaggi e seguita a scacciare migliaia di palestinesi dalle loro terre.
(Novembre)
Il consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite chiede una tregua immediata e il ritiro delle truppe.
Le Nazioni Unite adottano la “risoluzione 194” che dichiarava l’incondizionato diritto al ritorno dei profughi palestinesi alle loro case. Una delle tante risoluzioni ONU che Israele ha sistematicamente disatteso.
L’IDF inizia ad espellere gli abitanti di villaggi dagli insediamenti all’interno del confine libanese.
1949
Tra due e tremila abitanti vengono espulsi dall’ IDF dalla sacca di Faluja.
Armistizio d’Israele con gli stati della Legione Araba coinvolti nel conflitto: Egitto, Libano, Giordania e Siria.

Al termine della guerra e della pulizia etnica in Palestina, in un solo anno, 1/2 degli abitanti autoctoni (ca. 800.000) sono stati scacciati dalla loro terra, 1/2 dei villaggi distrutti (ca. 500).

Risoluzione ONU 181
La risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU 181 del 1947 prevedeva la creazione di due stati. 
Alcuni aspetti del piano di spartizione: Non tiene conto dei diritti dei palestinesi, agli ebrei viene assegnato il 56% della terra, Gerusalemme viene dichiarata città internazionale, a quel tempo gli ebrei possedevano solo il 6% della terra e costituivano solo 1/3 della popolazione, 400 su 1000 villaggi palestinesi erano inclusi nella parte assegnata agli ebrei.
La Risoluzione non viene accettata dai palestinesi e dagli Stati Arabi.
Nella cartina il piano di spartizione delle Nazioni Unite, adottato dall'assemblea Generale come Risoluzione 181 il 29 novembre 1947.


La distruzione dei villaggi palestinesi
L’espulsione dei palestinesi avvenne con la forza, i loro villaggi distrutti, le loro terre confiscate. Di tutto ciò Israele ha cercato di farne sparire le tracce, sia dalla memoria storica che dal territorio. In alcuni villaggi i sionisti si resero colpevoli di stragi.
Deir Yassin
Tantura
Bassa
A seguire Lydd e Ramla (luglio 1948)
Dawaymeh e Salfad (ottobre 1848)
Nella cartina sono riportati i villaggi palestinesi spopolati nel 1947 - 1949

Deir Yassin
Il 9 aprile 1948 l’Irgun e la banda Stern occuparono il villaggio di Deir Yassin. Entrati nel villaggio, i soldati spararono sulle case con le mitragliatrici, uccidendo molti abitanti tra cui donne e bambini. Le persone ancora in vita furono radunate in un posto e ammazzate a sangue freddo. Il 10 aprile il “New York Times” riporta il massacro:
«Gerusalemme 9 aprile – Forze estremiste ebree paramilitari dell’Irgun Zwai Leumi e del gruppo Stern hanno catturato oggi il villaggio di Deir Yassin situato alla periferia ovest di Gerusalemme. In un combattimento da casa a casa gli Ebrei hanno ucciso più di 200 arabi, metà dei quali donne e bambini».
Tantura
Il 22 maggio 1948 l’antico villaggio fu attaccato di notte da una brigata dell’IDF. Tutti gli uomini furono radunati sulla spiaggia dove un ufficiale dei servizi segreti israeliani e un collaboratore locale incappucciato selezionarono alcuni uomini – per l’esercito israeliano “uomini significava maschi dai 10 ai 50 anni -  che vennero giustiziati. Questi però non furono i soli uomini ad essere giustiziati, prima di procedere alla selezione gli occupanti si erano lasciati ad uccisioni sfrenate nelle case e nelle strade. Secondo testimoni ebrei e palestinesi a Tantura si contarono 150-200 vittime palestinesi.
Bassa
Il villaggio oppose resistenza, per questo motivo gli ebrei punirono ulteriormente il villaggio. Secondo testimoni oculari i soldati israeliani ordinarono a tutti i giovani di radunarsi davanti a una delle chiese dove furono fucilati. Al massacro fece seguito la distruzione totale del villaggio. Fu risparmiata solo una chiesa. Oggi si possono ancora intravedere alcune case recintate da filo di ferro in un campo non coltivato ed espropriato dagli ebrei.

A completamento dell’operazione
Dopo l’armistizio del 1949 prosegue il saccheggio di Israele con l’espropriazione delle terre e del denaro dei palestinesi, con la dissacrazione dei luoghi santi (molte moschee vengono distrutte o trasformate in attività commerciali), con la trasformazione di villaggi palestinesi in luoghi ebrei “antichi” e solo per ebrei, con la creazione di nuove foreste quasi tutti piantate sui resti dei villaggi e delle proprietà palestinesi.

Contesto internazionale
L’Inghilterra, durante tutto il suo mandato, aveva adottato una politica favorevole all’emigrazione ed agli insediamenti ebraici in Palestina e non era mai intervenuta in difesa dei profughi soggetti agli attacchi dei sionisti. L’ONU aveva cercato un compromesso, ma non teneva in debito conto la realtà della Palestina ed i diritti dei suoi abitanti. Gli USA appoggiarono apertamente la formazione dello stato di Israele. Gli stati europei, dopo l’Olocausto, appoggiavano gli ebrei nel tentativo di creare lo stato d’Israele.

Conclusione
L’esodo del popolo palestinese è stato il primo atto di una grande tragedia, iniziata nella prima metà del XX secolo, che si protrae ancora oggi. Il conflitto israeliano palestinese è irrisolto e costituisce un pericolo per tutti. I contendenti non sono in grado di dialogare e risolve il conflitto. Cultura, società, religione, nazionalismo sono inconciliabili. Negli anni si sono accumulati odio, ingiustizie e crimini. Le risoluzioni dell’ONU sono state (Risoluzione 181 sulla spartizione delle terre in Palestina, Risoluzione 194 sul diritto al ritorno dei profughi palestinesi) e rimangono inascoltate.

Oggi i profughi sono circa 4,7 milioni, distribuiti tra i 59 campi profughi palestinesi ufficiali riconosciuti dall’UNRWA su terra palestinese (27 campi: 19 in Cisgiordania e 9 nella Striscia di Gaza) e nei Paesi arabi (12 in Libano, 10 in Siria e 10 in Giordania).

Nota: Il contenuto di questo articolo si basa, per quanto riguarda i fatti storici, sulla lettura del libro di Ilan Pappe “La pulizia etnica della Palestina” edito da Fazi Editore.

Sandro
Luglio 2015