Thursday, January 19, 2012

Costa Concordia, una metafora


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Nel naufragio della nave Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 davanti l’Isola del Giglio, sembra che una grande regia abbia voluto rappresentare in senso metaforico certi aspetti del carattere di un paese, l’Italia.

La Costa Concordia è una nave da crociera concepita come una piccola Las Vegas galleggiante; a bordo ci sono piscine, ristoranti, sale da ballo e da gioco, la nave offre vacanze e divertimento per ca. 3000 passeggeri. L’equipaggio di ca. 1000 persone è composto prevalentemente da personale di servizio e d’intrattenimento. La parte nautica è affidata al comandante ed ai suoi ufficiali, i marinai sono pochi; le moderne attrezzature elettroniche di controllo permettono la navigazione con pochi addetti.

Anche il sistema Italia fa pensare ad una grande nave da crociera, offre fasto e spettacolo (Sport, TV) e poca concretezza (futuro, giustizia e lavoro). Nel subcosciente degli italiani c’è il desiderio di allontanarsi dalla realtà, spesso molto dura, per rifugiarsi nell’irreale e trovare conforto nel mondo dello spettacolo.

La nave era partita da Civitavecchia il 13 gennaio 2012 con rotta Savona, tutto procedeva bene fino alle ore 21:42 quando, per offrire ancora piu spettacolo, il Comandante ha fatto avvicinare la nave fino a 150m dalla costa dell’isola del Giglio andando ad urtare contro uno scoglio che ha squarciato lo scafo. In un attimo passando dalla vacanza ad una situazione di emergenza il sistema Costa Concordia ha dimostrato tutta la sua fragilità ed inadeguatezza a fronteggiare il pericolo.

Anche il sistema Italia quando è andato ad urtare contro la crisi finanziaria del 2011 ha dimostrato tutta la sua fragilità ed inadeguatezza.

Il dramma del naufragio è iniziato con le bugie, il comandante ha negato che ci fosse pericolo ed ha annunciato ai passeggeri che tutto era sotto controllo.

Anche il primo ministro italiano di fronte alla crisi finanziaria del 2011 ha dichiarato che non c’era crisi e che il sistema era solido e sotto controllo.

L’emergenza a bordo della nave è stata gestita malissimo. La nave non ha lanciato subito l’SOS. I passeggeri hanno ricevuto comunicazioni false e fuorvianti e non sono stati assistiti da personale di bordo qualificato coordinato dal comandante. L’allarme ed il soccorso sono stati messi in atto solo dopo la telefonata di una passeggera che, tramite la famiglia ed i Carabinieri, ha avvertito la Guardia Costiera di Livorno che ha avuto il merito d’intuire subito la gravità della situazione ed agire in conseguenza.

La nave dopo l’impatto con lo scoglio ha manovrato a velocità ridotta per portarsi il più possibile sotto costa, fino ad andarsi ad incagliare vicino all’ingresso del porto del Giglio. Con questa manovra il comandante ha probabilmente salvato la vita a tantissime persone. Tuttavia, dopo aver lanciato il segnale dell’abbandono nave, il comandante ed i suoi ufficiali si sono resi colpevoli di un grave reato, non sono rimasti a bordo per coordinare il salvataggio dei passeggeri, ma si sono calati in mare su una scialuppa.

Anche il primo ministro italiano di fronte alla crisi finanziaria del 2011 ha abbandonato il ponte di comando assieme ai suoi ministri, avendo capito di non essere più in grado di gestire la situazione.

La Guardia Costiera di Livorno ha svolto un ruolo decisivo nel coordinamento delle operazioni di salvataggio. L’ufficiale operativo Gregorio De Falco, nonostante le informazioni fuorvianti che giungevano dalla nave, ha preso in mano la situazione ed ha costretto il comandante a lanciare l’SOS ed a fargli ordinare l’abbandono della nave, un’ora dopo l’impatto con lo scoglio. Al comandante è stato inoltre ordinato di risalire immediatamente sulla sua nave per coordinare le operazioni di salvataggio; in effetti, questo non è avvenuto.

Anche in Italia la situazione con pericolo di default causata dalla crisi finanziaria del 2011, dopo una prima fase confusa ed inefficace gestita dal governo, è stata presa in mano dal Presidente della Repubblica che ha portato alla caduta del governo e reso evidente l’inadeguatezza del sistema politico vigente. Alla guida del paese è stato istituito un governo tecnico.

Purtroppo il dramma del naufragio della Costa Concordia non si è ancora concluso, in data 19 Gennaio 2012 il conto della e vittime è di 11 persone e di 21 dispersi. Incombe il pericolo di un disastro ecologico in caso di fuoriuscita delle 2400 tonnellate di carburante dai serbatoi della nave.

In Italia lo spettacolo fa parte della cultura del paese ed è favorito in maniera degenerata da una certa categoria di stampa e televisione. I giornalisti sono sguinzagliati per intervistare vittime e parenti di vittime, una consuetudine perversa di chi non fornisce informazione ma cerca solo la sensazione. Senza nessun rispetto per i il dolore e i drammi della gente colpita dalle disgrazie, tutto è messo sotto gli occhi di tutti. Il giorno 18 Gennaio la trasmissione televisiva di RAI 1“Porta a Porta” ha intervistato in diretta la madre sconvolta di una bambina ancora dispersa nel naufragio. Dove è il rispetto per il dolore di quella donna? Il dolore non può essere portato in pubblico; il dolore è privato! Dove sta la decenza?
Possibile che tutto debba essere sempre e solo spettacolo!

In Italia, il capitano della Guardia Costiera di Livorno Gregorio De Falco che ha svolto in modo esemplare ed intelligente il suo compito in una situazione d’estrema gravità, è visto oggi come un eroe. Un’altra manifestazione della vocazione melodrammatica del paese. A questo ha risposto bene la moglie dell’ufficiale:
«Mio marito non è un eroe; ha fatto solo il suo dovere».

Sandro