Wednesday, December 12, 2018

IL PRESEPIO DELLA NOTTE MAGICA




(….) Dicono
Che quando giunge la stagione in cui
si celebra la nascita del nostro Salvatore,
quest’uccello dell’alba canta tutta la notte.
E poi, dicono, nessuno spirito osa
andare in giro; salubri le notti,
nessun pianeta colpisce, nessuna fata incanta,
non c’è strega che abbia il potere di affatturare,
Tanto benigno e grazioso è quel tempo.

W. Shakespeare
Amleto, atto I, scena prima

Ho realizzato questo piccolo presepio utilizzando come materiale pietre e legno forgiato dalla natura. Le figurine sono quelle del presepio che si trovava a casa dei miei genitori a Roma.

Con i suoi versi W.Shakespeare esprime in modo mirabile la magia della Notte di Natale. Con questa mia rappresentazione della nascita di Gesù ti auguro Buon Natale.

Sandro
Natale 2018

Thursday, November 15, 2018

MAK FILISER

Quello che è successo accade spesso. Mak Filiser, ormai anziano, non poteva più rimanere in casa da solo e i suoi familiari non potendolo accudire, lo hanno ricoverato in una casa di cura per anziani in un paese di campagna australiano. I famigliari piano piano hanno diradato le visite e lui si è trovato solo e abbandonato, fino al giorno della sua morte all’età di 86 anni.
Alla sua morte, gli infermieri del reparto geriatrico della casa di cura in cui viveva, hanno iniziato a pulire e sistemare i suoi oggetti. Tra le sue carte, una delle infermiere ha trovato una poesia scritta da Mak e ne è rimasta così colpita che ha fatto delle fotocopie e le ha distribuite a tutti i colleghi.
Per iniziativa di un infermiera di Melbourne una copia della poesia è stata pubblicata, nelle edizioni di Natale delle riviste per la salute mentale di tutto il paese, come unico lascito di questo vecchio per i posteri. E così questo vecchio, che nulla pareva potesse dare al mondo, ora è l’autore di questa poesia che vola attraverso la rete internet e non solo.



"Vecchio scorbutico"

Che cosa vedi infermiera? Cosa vedi?
A cosa stai pensando … quando mi guardi?
Vedi un uomo vecchio, irritabile … non molto saggio.
Dalle abitudini incerte … con gli occhi spenti?
Che dribbla con il cibo … e non da alcuna risposta.
Quando provi a dirgli a voce alta: ...” almeno assaggia”!

Sembra non gli importi … quello che tu fai per lui.

Uno che perde sempre il calzino o la scarpa,
Uno, che ti resista o meno … ti permette di occuparti di lui,
per fargli il bagno, per alimentarlo … per tutta la lunga giornata.
È questo che stai pensando? E questo quello che vedi?
Apri gli occhi infermiera! ... tu non sembri interessata a me.

Ora ti dirò chi sono... mentre me ne sto qui, seduto in silenzio
lasciandomi imboccare per compiacerti.

«Io sono un piccolo bambino di dieci anni … con un padre ed una madre,
Fratelli e sorelle … che si vogliono bene.
Sono un ragazzo di sedici anni … con le ali ai piedi.
Che sogna presto … di incontrare l’amore.
A vent’anni sono già sposo … il mio cuore batte forte.

Ricordando, entusiasta … ciò che promisi di mantenere.

A venticinque anni … ho già un figlio mio.
Che ha bisogno della mia guida … di una casa sicura e felice in cui crescere.
Sono già un uomo di trent’anni … e mio figlio è cresciuto in fretta,
siamo molto legati uno all’altro … da un sentimento che dovrebbe durare a lungo.
Ho quarant’anni, mio figlio ora è un adulto … e se ne è andato.
Ma la mia donna mi sta’ accanto ... per consolarmi affinché io non pianga.
A poco più di cinquant’anni … i bambini giocano attorno alle mie ginocchia.

Ancora una volta, abbiamo con noi dei bambini io e la mia amata.

Ma arrivano giorni bui …. mia moglie muore.
Guardo al futuro … rabbrividisco con terrore.
Abbiamo allevato i nostri figli … poi loro hanno allevati i propri.
E penso agli anni vissuti … all’amore che ho conosciuto.
Ora sono un uomo vecchio … e la natura è crudele.
Si tratta di affrontare la vecchiaia … con lo sguardo di un pazzo.
Il corpo lentamente si sbriciola … grazia e vigore mi abbandonano.
Ora c’è una pietra … dove una volta c‘era un cuore.

Ma all’interno di questa vecchia carcassa un giovane uomo vive ancora.

E così adesso, ancora una volta … il mio cuore martoriato si gonfia.
Mi ricordo le gioie… ricordo il dolore.
E sto amando e vivendo… è di nuovo la vita.
Ripenso a tutti gli anni, troppo pochi… scivolati via veloci.
E devo accettare il fatto… che niente può durare».

Quindi aprite gli occhi gente... apriteli e guardate.

”Non un uomo vecchio e scorbutico”

Avvicinatevi meglio … e vedete… ME!!

Mak Filiser



“Cranky Old Man“

What do you see nurses? What do you see?
What are you thinking…when you’re looking at me?
A cranky old man…not very wise,
Uncertain of habit…with faraway eyes?
Who dribbles his food…and makes no reply.
When you say in a loud voice…I do wish you’d try!’

Who seems not to notice…the things that you do.
And forever is losing…A sock or shoe?
Who, resisting or not…lets you do as you will,
With bathing and feeding…The long day to fill?
Is that what you’re thinking? Is that what you see?
Then open your eyes, nurse…you’re not looking at me.
I’ll tell you who I am … As I sit here so still,
As I do at your bidding…as I eat at your will.

I’m a small child of Ten…with a father and mother,
Brothers and sisters…who love one another
A young boy of Sixteen…with wings on his feet
Dreaming that soon now…a lover he’ll meet.
A groom soon at Twenty…my heart gives a leap.

Remembering, the vows…that I promised to keep
At Twenty-Five, now…I have young of my own.
Who need me to guide…And a secure happy home.
A man of Thirty…My young now grown fast,
Bound to each other…With ties that should last.
At Forty, my young sons…have grown and are gone,
But my woman is beside me…to see I don’t mourn.
At Fifty, once more…Babies play ’round my knee,

Again, we know children…My loved one and me.

Dark days are upon me…My wife is now dead.
I look at the future…I shudder with dread.
For my young are all rearing…young of their own.
And I think of the years…And the love that I’ve known.
I’m now an old man…and nature is cruel.
It’s jest to make old age…look like a fool.
The body, it crumbles…grace and vigor, depart.
There is now a stone…where I once had a heart.

But inside this old carcass a young man still dwells, 

And now and again…my battered heart swells
I remember the joys…I remember the pain.
And I’m loving and living…life over again.
I think of the years, all too few…gone too fast.
And accept the stark fact…that nothing can last.
So open your eyes, people…open and see.

Not a cranky old man.

Look closer…see…ME!!

by Mak Filiser

Traduzione della poesia in Italiano
Sandro

Wednesday, November 7, 2018

ANGELO CIOCCA LO SCARPARO

Er parlamentare europeo de la Lega Angelo Ciocca se porta a casa tra stipennio e indennità più de 10 mila euro ar mese.

Tutta 'sta barca de quatrini Angelo Ciocca, brav’omo, onesto e coscienzoso se li vò guadambià e da politico se vò puro fà notà. Sennò a Brussell che cavolo ce l’hanno mannato a fà?

„Audaces fortuna iuvat“.

Quanno a Strasburgo, li nemici der popolo italiano, bocciano co la lettera de risposta la lista de la spesa der governo giallo-verde …
Ciocca nun ce stà.

Fa 'no zompo, se leva 'na scarpa griffata „made in Italy“ e la sbatte su la lettera pe' controfirmà.

Così l’italiani se fanno rispettà! Così je dice la capoccia ar sor Ciocca: cor carcagno mio contro tutte le bucie de 'sti „euroimbecilli“.

In verità l‘ Italia de Ciocca, e di chi ce l’ha mannato ar parlamento europeo, se deve annà a nasconne de vergogna. N’antra figuraccia, come ai tempi der Berlusca e a storia der Kapò.

Ma cor Bullo e Giggetto ar governo che te voi aspettà? A monnezza finirà. Co 'na mano davanti e una de dietro, come don Farcuccio, finirà.



Sandro
07.11.2018

Wednesday, August 22, 2018

CHIESA EVANGELICA VALDESE DI ZURIGO

Domenica 12 agosto 2018 ho partecipato al culto della „Chiesa Evangelica di lingua italiana di Zurigo“. Il rito, le preghiere e le parole pronunciate dal Pastore della chiesa Valdese, sono state una invocazione ed una lode a Dio che ho ascoltato con grande attenzione e partecipazione. Del culto riporto due preghiere:

PREGHIERA DI CONFESSIONE
«Signore e Dio nostro – quello che richiedi da noi come singoli, singole e comunità, è chiaro: praticare la giustizia, amare la misericordia, camminare umilmente con te.
Noi siamo consapevoli che la nostra vita è dominata da altri principi. Ci lasciamo influenzare dai nostri interessi, dalla nostre vedute e, anziché da ciò che tu richiedi.
Signore, perdonaci.
Fa‘ che la tua grazia sia più forte delle nostre contraddizioni e delle nostre debolezze. Rialzaci quando cadiamo a causa delle nostra fragilità e del nostro orgoglio. Insegnaci a ricominciare ogni giorno a camminare con te, e così imparare a vivere del dono della tua misericordia e della tua giustizia. Te lo chiediamo in nome di Gesù. Amen»


PREGHIERA D’INTERCESSIONE
«Signore ti preghiamo che la tua chiesa – ogni chiesa che confessa Cristo come proprio Signore e salvatore – compia con maggiore fedeltà il ministero di riconciliazione là dove l’egoismo e il sospetto trasformano gli „altri“, i „diversi“ in antagonisti da cui difendersi erigendo barriere e nuovi muri. Fa che la tua chiesa operi per la pace là dove l‘intolleranza religiosa divide la comunità umana.
Ti preghiamo per tutti e tutte coloro che stabiliscono e difendono i diritti delle persone di ogni convinzione religiosa. Ti preghiamo per coloro che hanno abdicato alla speranza ed alla rassegnazione. Per coloro che soffrono nell’anima e nel corpo. La tua parola ci spinga a costruire la comunità del tuo amore solidale, dove il sofferente ritrova forza e l’oppresso liberazione, il disperato nuova fiducia, il profugo ospitalità. Nel nome del tuo Figlio Gesù, che ci ha insegnato a dirti; „Padre nostro …»


Queste due preghiere sono opera del pastore E.Campi che mi ha fornito il testo. Frequento la chiesa Valdese di Zurigo saltuariamente, mi sono presentato come uno sconosciuto, ma fin dall’inizio sono stato accettato fraternamente e senza condizioni. Non ho incontrato gerarchie ed autorità, nessuno vuole imporre niente a nessuno, ci si sente liberi di esporre le proprie idee, non c’è traccia d’intolleranza, i diversi non sono visi come antagonisti ma portatori di nuove idee e valori, vengono ascoltati. Il messaggio cristiano ed ecumenico della chiesa Valdese è ben riportato nella „Preghiera d’intercessione “.

Sandro
20.08.2018

Wednesday, June 6, 2018

LA SANTISSIMA TRINITÀ: POTENZA E MAGIA DEL NUMERO TRE

Nella storia degli uomini il numero 3 ha sempre avuto un ruolo importante. Anzi nella storia personale di ciascuno esso è profondamente radicato e interiorizzato a tutti i livelli, intellettuale, emotivo, culturale, religioso, letterario. Tanto da farne una cabala del destino. Pitagora, il matematico greco-tarantino (+ 495 a.C.) lo spiegava con il fatto che il numero 2 rappresenta il pari, l’1 il dispari, il 3 la sintesi. Il 2 separa, (uomo-donna), il 3 unisce (uomo-donna figlio). E qui le esemplificazioni sono infinite. A ben osservare la triade è alla base di tutto, quando si vuole spiegare agli altri o spiegarsi le realtà più complesse si pone come base inconscia il numero tre. Il filosofo Aristotele aveva inventato il sillogismo, dimostrazione stringente su tre parti: a) premessa maggiore b) premessa minore c) conclusione. Esempio attualizzato: a) tutte le nazioni hanno un confine b) l’Italia è una nazione c) quindi anche l’Italia ha i confini. Triade abbiamo pure nei nostri tribunali: accusa, difesa, giudice. Per i cinesi 3 è il numero della totalità cielo, terra, umanità. Nell’astronomia il sole ha 3 parabole: alba, meriggio, tramonto. Nella Bibbia abbiamo una dovizia di numeri 3. Tre sono le porte del tempio, tre i figli di Noè, tre i giorni delle tenebre in Egitto prima dell’esodo degli ebrei, tre i giorni di Giona nel ventre della balena. Tre i Re Magi alla grotta del bambin Gesù. Tre i testimoni della trasfigurazione del signore sul monte Tabor, tre i giorni di Gesù nel sepolcro, tre i componenti della sacra Famiglia in terra: Maria Giuseppe Gesù, tre i componenti della Famiglia divina in cielo: Padre Figlio Spirito Santo. Tre le virtù teologali della perfezione umana: fede, speranza, carità. Tre i passaggi dei mistici nelle loro esperienze interiori: purificazione, illuminazione, unione con la divinità. Il nostro sommo poeta Dante ha strutturato la Divina Commedia, il suo capolavoro immortale su tre luoghi post mortem: paradiso, purgatorio, inferno, trentatré la cantiche in versi terzine, tre le fiere che il poeta incontra nella selva oscura, tre le persone che dal cielo corrono in suo auto: La Vergine, Lucia e Beatrice. Nelle fiabe dei romanzieri tre sono le prove che l’eroe deve superare. Giulio Cesare al ritorno dalle Gallie (55.a.C.) celebrò il suo trionfo con tre autoelogi; venni, vidi, vinsi. Anche nel genere musicale il numero tre fa bella comparsa. Puccini nella Turandot, brano “Nessun dorma“ fa brillare tre volte il suo tenore: “all’alba vincerò, vincerò, vincerò” E Rocco Granata vuole più presto sposare tre volte: Marina, Marina, Marina. Non andiamo poi ai proverbi popolari, pieni di sapienza e in genere ternari:” tre cose non tornano più indietro e più richiamar non vale: la freccia scoccata dall’arco, voce dal sen fuggita, e l’occasione perduta”. Tre sono le saggezze della vita e senza limiti: il cielo con le sue stelle, il mare con le sue gocce, il cuore con le sue lacrime. Pure le scienze moderne della psicologia presentano l’uomo in ternario: spirito, mente, corpo. E Freud nella psicanalisi struttura l’uomo a tre piani: inconscio(es), la coscienza(l’io), l’autorità (il super-io). Ma quello che nel senso di questo articolo potrebbe interessare è il tre nell’ambito religioso. Le grandi culture e religioni sin dall’antichità venerano il numero tre come divino e sacro. Mitologia indù: Brahma (creazione), Wisnu (conservazione), Shiva (distruzione). Mitologia egiziana: Iside padre, Osiride madre, Horus figlio. Mitologia greca: Giove, Poseidone, Ade. A questo punto qualcuno si chiederà: ma come sono questi tre giorni durante i quali Gesù rimase nel sepolcro? Alla lettera tre giorni significano 72 ore. Ma Gesù sepolto è rimasto solo 32 ore o qualcosa di più (dal pomeriggio del venerdì santo ore 17 fino all’alba della domenica di Pasqua). E qui la fede non si perde se si da’ all’affermazione un valore simbolico (da non confondere con leggendario): numero tre significa perfezione, completezza. Gesù è risorto, cioè da Dio glorificato allorché, ha compiuto totalmente e perfettamente la missione della sua esistenza. Tutto questo ci richiama infine al grande mistero della Santissima Trinità, un Dio in tre persone, Padre, Figlio, Spirito Santo. Che è? Politeismo, un panteon di divinità, rivelazione divina, esoterismo? Linguaggio dei concili di chiesa dei primi tre secoli? Quando si recita il Credo noi ripetiamo parole che al tempo della filosofia greca avevano tutt’altro significato. Non bisogna dimenticare che anche le parole hanno una loro evoluzione e vanno quindi situate nel contesto del tempo. Indubbiamente la recita del Credo presenta una terminologia difficile come “Gesù unigenito figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, generato non creato, della stessa sostanza del Padre, credo nello Spirito santo che procede dal Padre e dal Figlio…” Quando davanti alla Basilica della Natività di Betlemme si sente ripetere dagli ebrei e dai musulmani che Dio non ha figli, si rimane non tanto nel dubbio ma certo nella difficoltà di intendersi. Usiamo le stesse parole con lo stesso significato? Qui nessuno vuole farci perdere la fede e depennare un dogma ma ci si può accontentare di una spiegazione più empatica, vicina alla nostra esperienza e sete del divino, cioè: Dio è uno, autore e provvidenza della nostra vita (padre), è relazione personale con noi (figlio), e ci infonde entusiasmo nella vita (Spirito Santo). Questo non è un liquidare la Trinità, ma renderla più accessibile. Versione attuale, quale potenza e magia del numero 3.

Autore: Albino Michelin
A cura di ColosseoNews
06.06.2018

Monday, March 26, 2018

THE REAL YOU

Alan Watts on waking up to the real you
Alan Watts nel risvegliarsi al tuo vero tu


Questo articolo è una traduzione e sintesi di una conferenza in video, presente su youtube, di Alan Watts (1915-1973) celebre autore, filosofo e docente universitario americano Grande studioso di filosofie e religioni orientali, nel corso di un tour in Europa ebbe modo di conoscere Carl G. Jung. Dopo quell'incontro intensificò i suoi studi su psicologia e psicoanalisi. La sua apertura a tutte le filosofie e alle diverse visioni del mondo lo porteranno alla fine degli anni '60 a diventare uno dei principali punti di riferimento per la controcultura americana.

When you’re ready to wake up, you’re going to wake up, …  and since you’re all here and engaged in this sort of inquiry and listening to this sort of lecture, I assume you’re all in the process of waking up. I assume that you are sincere – that you are ready to wake up.

Quando sei pronto per svegliarti, ti sveglierai … e dal momento che siete qui presenti e vi siete impegnati in questo tipo di ricerca e ad ascoltare questo tipo di letture, presumo che tutti voi siate sulla strada del risveglio, che stiate già iniziando a svegliarvi. Presumo che tu sei sincero - che sei pronto a svegliarti.

So then, when you’re in the way of waking up, and finding out who you really are, what you do is what the whole universe is doing a the place you call here and now. You are something that the whole universe is doing in the same way that a wave is something that the whole ocean is doing. The real you is not a puppet which life pushes around; the real, deep down you is the whole universe.


Quindi, quando stai sulla via del risveglio scoprirai chi sei realmente, quello che fai è proprio quello che l'intero universo sta facendo nell’istante e nel posto che tu chiami „qui e ora“. Sei qualcosa che l'intero universo sta facendo nello stesso modo in cui un'onda è qualcosa che l'intero oceano sta facendo. Il tuo vero essere non è un burattino indifeso e preda della vita; il tuo vero profondo essere coincide con l'intero universo.

So then, when you die, you’re not going to have to put up with everlasting non-existance, because that’s not an experience. A lot of people are afraid that when they die, they’re going to be locked up in a dark room forever, and sort of undergo that. But one of the interesting things in the world … try and imagine what it will be like to go to sleep and never wake up. Think about that.

Quindi, quando muori, non dovrai sopportare una non-esistenza, perché ciò non è una realtà. Molte persone hanno paura che quando muoiono, saranno rinchiusi in una stanza buia per sempre, e pensano di subire questo destino. Ma una delle cose interessanti del mondo è provare ad immaginare che cosa potrebbe essere simile ad andare a dormire e non svegliarsi più. Pensaci!

Children think about it. It’s one of the great wonders of life. What will it be like to go to sleep and never wake up? And if you think long enough about that, something will happen to you. You will find out, among other things, it will pose the next question to you. What was it like to wake up after having never gone to sleep? That was when you were born.

I bambini pensano a questo. È una delle grandi più grandi meraviglie della vita. Come sarebbe andare a dormire e non svegliarsi più? E se ci pensi abbastanza a questo, accadrà qualcosa. Scoprirai, tra le altre cose, che ti verrà posta una nuova domanda. Come è stato svegliarsi dopo non essersi mai addormentato? Questo è ciò che è avvenuto quando sei nato.

You see, you can’t have an experience of nothing; nature abhors a vacuum. So after you’re dead, the only thing that can happen is the same experience, or the same sort of experience as when you were born. In other words, we all know very well that after other people die, other people are born. And they’re all you, only you can only experience it one at a time. Everybody is I, you all know you’re you, and wheresoever beings exist throughout all galaxies, it doesn’t make any difference. You are all of them. And when they come into being, that’s you coming into being.

Come vedi, non si può avere un'esperienza del nulla; la natura disdegna il nulla. Quindi, dopo che sei morto, l'unica cosa che può accadere è la stessa esperienza, o lo stesso tipo di esperienza di quando sei nato. In altre parole, noi tutti sappiamo molto bene che alcune persone muoiono ed altre nascono. E loro sono tutti te, ma tu hai a disposizione un’unica esperienza per volta. Ognuno è il proprio IO, voi tutti sapete che siete voi, e dovunque esistono esseri in tutte le galassie, questo non fa alcuna differenza. Tu sei anche loro. E quando loro divengono coscienti, anche tu lo diventi.

You know that very well, only you don’t have to remember the past in the same way you don’t have to think about how work … your organism. You don’t have to know how to shine the sun. You just do it, like you breath. Doesn’t it really astonish you that you are this fantastically complex thing, and that you’re doing all this and you never had any education in how to do it? Never learned, but you’re this miracle?

Lo sai molto bene, solo tu non devi ricordare il passato nello stesso modo in cui non devi pensare a come lavorino le parti che costituiscono il tuo organismo. Non devi sapere come fa a splendere il sole. Semplicemente lo fa, così come tu respiri. Non ti stupisce davvero di essere una cosa meravigliosamente complessa, e che tu stia facendo tutto questo senza mai aver ricevuto alcuna educazione sul come farlo? Non l’hai mai imparato, ma tu sei questo miracolo?

Nota:
Il video „The Real You - Alan Watts“ è disponibile su Youtube.

Autore: Sandro
25.03.2018

Monday, February 26, 2018

INFERNO DISTRUZIONE E RICOSTRUZIONE

Leggenda 
                         I
Questo avvenne quando Gesù rivelava agli uomini la sua dottrina.
Questa dottrina era talmente chiara, e seguirla era talmente facile e tanto palesemente essa liberava gli uomini dal male, che non si poteva non raccoglierla, e nulla avrebbe potuto arrestare la sua diffusione in tutto il mondo. E Belzebù, padre e sovrano di tutti i diavoli, era allarmato. Egli vedeva chiaramente che il suo potere sugli uomini sarebbe finito per sempre se Cristo non avesse rinnegato la sua predicazione. Egli era allarmato, ma non si perdeva d’animo ed incitava i farisei e gli scribi, a lui devoti, a offendere e a tormentare Cristo con quanta più forza potevano, e ai discepoli di Cristo consigliava di scappare e di lasciarlo solo. Egli sperava che una condanna ad una morte ignominiosa, le ingiurie, il vedersi abbandonato da tutti i discepoli e, finalmente, le sofferenze e l’esecuzione avrebbero fatti sì che Cristo nell’ultimo istante rinnegasse la sua dottrina. E il rinnegamento avrebbe distrutto tutta la forza della dottrina.
La questione doveva decidersi sulla croce. E quando Cristo esclamò: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato», Belzebù esultò. Ma a un tratto si udirono dalla croce le parole: «Padre, perdona loro, perché non sanno cosa fanno» e dopo di ciò Cristo esclamò: «È compiuto!» e esalò lo spirito.
Belzebù capì che per lui tutto era perduto. Egli volle fuggire e spiccare il volo, ma non poté dispiegare le ali. E Belzebù vide Cristo avvolto di un fulgore chiaro fermarsi alle porte dell’inferno, vide i peccatori tutti, da Adamo fino a Giuda, uscire dall’inferno, vide fuggire via tutti i diavoli in tutte le direzioni, vide anche le mura dell’inferno crollare senza suono in tutte e quattro le parti. E non riuscì a sopportare oltre quella vista, e con un un ululo lancinante precipitò, attraverso una crepa apertasi nel suolo dell’inferno, giù in fondo all’abisso.
                         II
Passarono cento anni, duecento, trecento anni.
Belzebù non teneva conto del tempo, Giaceva immobile nella nera tenebra e nel morto silenzio e si sforzava di non pensare a quel che era successo, e tuttavia ci pensava ed odiava impotente il responsabile della sua rovina.
Ma a un tratto – egli non ricordava e non sapeva quante centinaia di anni fossero passate da allora – udì sopra di sé dei suoni, che somigliavano ad un calpestio, a lamenti, urla e stridori di denti.
Belzebù sollevò il capo e si mise ad ascoltare.
Che l’inferno potesse riedificarsi dopo la vittoria di Cristo, Belzebù non poteva crederlo, ma intanto il calpestio, i lamenti, i gridi e lo stridore di denti divenivano sempre più chiari.
Belzebù rialzò il torace, raccolse sotto di sé le villose gambe dagli zoccoli aguzzi e, cominciando ad agitare le ali ora dispiegatesi liberamente, prese a fischiare con quello stesso fischio di richiamo, con il quale nei tempi andati chiamava a sé i suoi servi e i suoi aiutanti.
Non aveva ancora fatto in tempo a trarre il fiato, che sopra la sua testa s’aprì di colpo una fessura, una fiamma rossa divampò, e una folla di diavoli, schiacciandosi l’un l’altro, si sparsero giù dalla fessura fino in fondo all’abisso e come corvi intorno a una carcassa, si disposero intorno a Belzubù.
Di diavoli ce n’erano lì sia di grandi che di piccini, e di grassi e di magri, e di coda lunga e di coda corta, e con le corna aguzze, e le corna diritte, e le corna curve.
Uno dei diavoli, con una pellegrina gettata sopra le spalle, tutto nudo e di un color nero lucido, con un volto tondo privo di barba e anche di baffi, se ne stava accovacciato proprio davanti la faccia di Belzebù e, ora stravolgendo ora strabuzzando i suoi occhi infocati, sorrideva incessantemente, agitando da una parte e dall’altra con ritmo uniforme la sua coda sottile.
                         III
«Che vuol dire questo rumore?» Disse Belzebù indicando verso l’alto. «Che succede là?»
«Ma la stessa cosa di sempre» rispose il diavolo lustro, che indossava la pellegrina.
«Come, ci sono dei peccatori?» Domandò Belzebù.
«Tanti» rispose il lustro.
«Ma, e la dottrina di colui che io non voglio nominare?» Domandò Belzebù.
Il diavolo in pellegrina digrignò i denti aguzzi, così che gli si scoprirono tutti, e tra tutti i diavoli si udì una risata trattenuta.    
«Quella dottrina non ci da fastidio. Loro non ci credono» disse il diavolo in pellegrina.
«Ma come, eppure è così evidente che quella dottrina li salva da noi, e lui le ha reso testimonianza con la sua morte» disse Belzebù.
«Io gliel‘ho cambiata, la sua dottrina» disse il diavolo in pellegrina battendo rapidamente la coda sul terreno.
«Come, gliel’hai cambiata?»
«Gliel’ho cambiata, tanto che la gente adesso crede non già nella dottrina sua, ma nella mia, alla quale dà però il nome di lui.»
«E come ci sei riuscito?» Domandò Belzebù.
«Non è stato difficile, è successo da sé. Io ho soltanto dato una mano.»
«Racconta in breve» disse Belzebù.
Il diavolo in pellegrina, chinato il capo, tacque per un poco, come considerando fra sé la cosa, senza fretta, e poi incominciò a raccontare:
«Quando successe quella cosa tremenda, che l‘inferno venne distrutto e il nostro padre e sovrano si allontanò da noi» disse, «io andai nei luoghi ove veniva praticata quella medesima dottrina che per poco non ci ha rovinati tutti quanti. Avevo voglia di vedere come vivevano gli uomini che la praticavano. E vidi che gli uomini che vivevano secondo quella dottrina erano perfettamente felici e inaccessibili a noi. Non andavano mai in collera l’uno con l’altro, non usavano la forza per difendersi da chi li assaliva e facevano il bene in cambio del male che veniva fatto loro.
Vidi queste cose, e pensai che tutto era perduto, e volevo già andarmene via. Ma osservando bene scoprii un punto debole degli uomini. Era quello che la loro dottrina chiamava „peccato originale“,  in pratica il loro innato egoismo. Decisi allora di sfruttare questa loro debolezza, per cambiare la loro dottrina, ma per farlo avevo bisogno di una leva che scardinasse la dottrina del loro maestro per sostituirla con la mia.
Allora inventai la chiesa. E quando cominciarono a credere nella chiesa mi sentii tranquillo: capii che eravamo salvi, e che l’inferno era ricostruito».
                         IV
«Cos’è la chiesa?» domandò Belzebù, che non voleva credere che i suoi servi fossero più intelligenti di lui.
Rispose il diavolo in pellegrina:
«La chiesa si fa così: gli uomini convincono gli altri e se stessi, che il loro maestro, Dio, per evitare che la legge da lui rivelata agli uomini venisse interpretata in modo falso, ha scelto degli uomini speciali, e che questi soltanto possono interpretare la dottrina nel modo giusto.
Tutte le chiese vengono affidate ad uomini speciali che professano la dottrina più adatta ai loro popoli. Gli ebrei adorano il loro Dio, Yahweh, nelle Sinagoghe affidate ai rabbini, i cristiani adorano il loro Dio nelle Chiese cristiane affidate al clero, i mussulmani adorano il loro Dio, che chiamano Allah, nelle Moschee affidate ai predicatori.
La più grande chiesa cristiana, del mondo occidentale, è strutturata verticalmente, con un capo supremo che per definizione è infallibile ed una gerarchia fatta di vescovi, cardinali e clero. Il criterio usato da questa chiesa per secoli è stato “Proibito capire, obbligati ad obbedire”.»
«Ma perché mai le chiese hanno sviato la dottrina a nostro vantaggio?» disse Belzebù.
«Questo l’hanno fatto perché» proseguì il diavolo in pellegrina, «siccome tutti gli uomini che si danno il nome di chiesa, ritengono di essere nella verità, e siccome si erano proclamati unici interpreti della legge di Dio e avevano convinto gli altri di ciò, questi uomini erano diventati i supremi arbitri dei destini delle genti e perciò s’erano assicurati il supremo potere su tutti quanti. Un potere da difendere con ogni mezzo. Nel periodo più buio della sua storia, nel Medioevo, la chiesa ha perseguitato, a messo a morte e a bruciato sul rogo tutti quelli che non riconoscevano il suo potere. Dimodoché è stata la loro stessa situazione a porli nella necessità di alterare la dottrina in modo che essa giustificasse la loro vita malvagia e le crudeltà che essi adoperavano contro i loro nemici. Adesso le cose sono cambiate e benché non uccidono più coloro che contestano e tentano di scoprire la verità, li calunniano talmente, gli avvelenano talmente la vita, che soltanto pochi osa ancora accusarli».
                         V
Belzebù vide in tutto ciò una trionfale rinascita del suo regno. Tuttavia non era ancora convinto e chiese:
«Ma la dottrina di Gesù Cristo era talmente semplice e chiara, che non la si poteva svisare in alcun modo, „Comportati con gli altri così come vorresti che loro si comportassero con te“. Come si fa a svisare questo?»
Rispose il diavolo in pellegrina:
«La dottrina della chiesa ha sparso, sulla semplice e perfettamente comprensibile verità di Cristo, un tale mucchio di presunte verità sacre e dogmi che è divenuto impossibile, sia accoglierle tutte, sia trovare in mezzo ad esse quell’unica verità di cui gli uomini hanno veramente bisogno. Dichiarandosi la chiesa infallibile, insegna, all’occorrenza, proprio il contrario di quello che è scritto nelle scritture. Così, per esempio è detto nelle scritture: abbiate un solo maestro, Cristo, e non chiamate nessuno sulla terra padre vostro, giacché uno soltanto è il padre vostro, ed è nei cieli, e non chiamatevi maestri perché Cristo soltanto è il vostro maestro, loro invece dicono: noi siamo i padri e noi siamo gli unici maestri degli uomini. Oppure è detto nelle scritture: non giurate in alcun modo, loro invece insegnano che tutti devono giurare ubbidienza incondizionata alle autorità, qualunque cosa esigono poi queste autorità. Oppure è detto: non uccidere, loro invece insegnano che si può e si deve uccidere, in guerra e quando è il tribunale a comandarlo.
Invero ci sono stati anche tanti uomini di chiesa che hanno insegnato la dottrina di Gesù Cristo, la carità e l’amore per il prossimo. Che hanno diffuso verità, fiducia e speranza, aiutato le persone a trovare un senso nella loro vita ed all’occorrenza hanno sacrificato la loro stessa vita, ma questi uomini sono stati sempre una minoranza che, per noi, non ha mai rappresentato un serio pericolo.
Oggi l’Islam la religione mussulmana, annunciata da Maometto, la cui dottrina è scritta nel libro sacro il Corano, viene stravolta, manipolata e utilizzata per interessi economici, politici e di potere. Si è soffiato sul fuoco del fanatismo e dell’ignoranza e si è stravolto il messaggio di pace e di rispetto per la vita degli uomini, scritto nel Corano, in un messaggio di morte. Il fondamentalismo islamico ha prodotto il terrorismo, l’odio e gli assassini, trasformando interi paesi nell’anticamera dell’inferno».
Così concluse il diavolo in pellegrina, e stravolse gli occhi e digrignò i denti fino alle orecchie.
«Questo è molto bene» disse Belzebù e sorrise. E tutti i diavoli proruppero in una rumorosa risata.
                         VI
«Possibile che lì da voi ci siano ancora lussuriosi, i rapinatori, gli assassini, proprio come una volta?» domandò, ormai con allegria, Belzebù.
I diavoli, anche loro rallegratisi, presero a parlare tutti insieme, desiderando tutti mettersi in mostra agli occhi di Belzebù.
«Non come una volta, ma ancora di più» gridò uno.
«I lussuriosi non riusciamo nemmeno più a farceli stare, nei reparti di una volta» strillò un altro.
«I rapinatori di adesso sono più cattivi di quelli di una volta» gridava un terzo.
«Per gli assassini non ci basta nemmeno il combustibile» mugghiava un quarto.
«Non parlate tutti insieme. Ma risponda quello a cui domanderò. Chi è quello che dirige il reparto lussuria, venga avanti e racconti come fa adesso con i discepoli di colui che proibiva di cambiate moglie e diceva che non bisogna guardare una donna con concupiscenza. Chi è che dirige il reparto lussuria?»
«Io» rispose, strisciando sul sedere in direzione di Belzebù, un diavolo bruno con fattezze di donna, e col viso flaccido e la bocca bavosa, che biascicava incessantemente.
Questo diavolo strisciò fuori dalla fila degli altri, si accovacciò, chinò il capo da una parte e, infilatesi tra le gambe la coda, che aveva un ciuffo di peli in fondo, cominciò, agitandola, a dir così con voce cantante:
«Facciamo sia al modo vecchio, che tu usavi, nostro padre e sovrano, quand’eri ancora in paradiso, e che avevi ridotto in nostro potere tutto il genere umano, sia in modo nuovo applicando due nuovi principi:  Il primo è “la logica della liberazione”, codificata nel mito del corpo liberato, scaturisce da una ribellione a vincoli morali e culturali considerati repressivi e si esprime in un’applicazione sregolata ed immediata delle pulsioni sessuali, vissute in modo crudamente carnale, senza una parvenza di partecipazione emotiva al rapporto sessuale, letteralmente “consumato“ come se fosse un oggetto da gettare via dopo l’uso.
Il secondo è la “logica del possesso” che si esprime nell’eccesso quantitativo dei rapporti sessuali e si caratterizza per l’incapacità di apprezzare la qualità di un rapporto erotico - amoroso. Il partner è solo un oggetto da sfruttare per soddisfare egoisticamente una pulsione erotica prepotente ed irrazionale, senza doversi impegnare in una relazione interpersonale.»
Il diavolo dalle fattezze di donna chinò il capo flaccido dall’altra parte, e tacque, come attendendo l’effetto delle sue parole su belzebù.
Belzebù annuì in segno di approvazione, e il diavolo dalle fattezze di donna continuò così: «In questo modo, senza peraltro trascurare il modo vecchio, quello che si usava in paradiso, del frutto proibito e della curiosità» proseguì, con l’evidente desiderio di lusingare Belzebù, «noi otteniamo i migliori successi».
Il diavolo con le fattezze di donna tacque e, asciugandosi con la punta della coda la bava che gli riempiva la bocca, chinò il capo dall’altra parte e in silenzio prese a fissare Belzebù.
                         VII
«È semplice, e mi piace» disse Belzebù. «Approvo. Chi dirige il reparto rapinatori?»
«Io» rispose, facendosi avanti un grosso diavolo con grandi corna ricurve, coi baffi piegati all’insù, e co enormi zampe attaccate storte.
Questo diavolo, strisciandogli davanti anche lui come i due precedenti, e lisciandosi con entrambe le zampe i baffi con gesto militaresco, attendeva di essere interrogato.
«Colui che ha distrutto l’inferno» disse Belzebù, «ha insegnato agli uomini a vivere come uccelli del cielo, e comandava di dare a chi chiede, e che se qualcuno voleva prendersi il mantello di un altro l’altro doveva dargli anche la camicia, e disse che per salvarsi bisogna distribuire tutto quel che si ha. Come fate dunque a indurre alla rapina uomini che hanno udito queste cose?»
«Bè, noi» disse il diavolo con i baffi, gettando indietro la testa con aria maestosa, «facciamo proprio come faceva il nostro padre e sovrano, convinciamo gli uomini che è molto più facile procurarsi denaro e beni materiali rapinando, piuttosto che guadagnarsi la vita con il duro lavoro. In genere questa è gente oziosa che rapisce impunemente la maggioranza, ovvero la gente che lavora. Di nuovo vi è soltanto che per opera nostra il modo di rapinare è diventato più generale, più dissimulato, e più diffuso ovunque, nello spazio e nel tempo, e anche più sicuro. L’abbiamo reso più generale, questo modo, inquantoché prima i rapinatori erano un gruppo malavitoso della società, adesso essi sono presenti dappertutto e si nascondono in ogni categoria sociale. E l’abbiamo reso più dissimulato, questo modo, inquantoché adesso i rapinati, grazie all’istituzione di certe tasse speciali, indirette, non vedono nemmeno più i rapinatori. E più diffuso nello spazio, questo modo lo è perché i popoli più ricchi e progrediti, con il pretesto di diffondere il loro modello di società e stato, rapinano anche quei popoli a loro estranei che posseggano ricchezze naturali da sfruttare. Mentre nel tempo questo modo è oggi più diffuso di prima, grazie all’istituzione dei crediti, sia sociali che statali: così adesso si rapinano non soltanto i vivi, ma anche le generazioni avvenire. E più sicuro l’abbiamo reso, questo modo, facendo sì che i principali rapinatori vengano ritenute persone degne di rispetto, per cui la gente non osa contrastarli. Ai giorni nostri le rapine palesi, cioè l’atto di togliere con la forza a qualcuno il portafogli, i preziosi che indossa, sono a dir poco un milione di volte meno di quelle rapine legali, che vengono commesse incessantemente da coloro che han la possibilità di farlo.»
Belzebù ascoltava soddisfatto.
«Mio padrone e signore» proseguì Il grosso diavolo con grandi corna ricurve, «se oggi la rapina ha assunto dimensioni mondiali, ciò è merito di una mia grande invenzione: la finanza».
«Cos’è la finanza?» domandò Belzebù
Rispose il diavolo dirigente del reparto rapinatori:
«Come i beni spirituali vengono gestiti dalle chiese, così il bene materiale più ambito, il denaro, viene gestito dalle banche. Ma mentre una volta il denaro veniva usato per produrre beni industriali; oggi invece, io ho fatto capire alle banche che usare il capitale-denaro per produrre beni finanziari rende molto più denaro che produrre beni manifatturieri, e permette di aumentare la ricchezza in modo spropositato. In questo modo le banche, gli istituti finanziari e di credito, gli speculatori sono diventati i veri protagonisti della vita economica del mondo». Belzebù ascoltava attentamente e capì che il messaggio di colui che ammoniva di non accumulare ricchezze su questo mondo, veniva completamente ignorato. Sapeva pure che chi si affretta a guadagnare ricchezze non rimane innocente e che il denaro è la radice di tutti i mali, per cui rivolto al diavolo con grandi corna ricurve, disse «mi congratulo con te, sei autorizzato ad ampliare il reparto dei rapinatori».
                         VIII
«Bene siamo sulla buona strada» disse Belzebù. «Ma, e gli assassini? Chi dirige il reparto assassinio?»
«Io» rispose facendosi avanti tra la folla, un diavolo di colore rosso sangue, con le zanne che gli spuntavano fuori dalla bocca, e corni aguzzi e una coda grossa e immobile puntata verso l’alto.
«E dunque, come fai a costringere ad essere degli assassini i discepoli di chi ha detto: non rendere male al male, ama i tuoi nemici? Come fai a far degli assassini da questa gente?»
«Lo facciamo ancora al vecchio modo» rispose il diavolo rosso con una voce sorda, crepitante, «ovvero eccitando negli uomini la cupidigia, l’invidia, l‘odio, la vendetta, l’orgoglio. In aggiunta abbiamo ottenuti notevoli risultati, facendo legalizzare il traffico delle armi. In particolare siamo riusciti, nel paese più potente del mondo e che professa completa osservanza e fiducia nella dottrina di colui che stava per distruggerci, a fare in modo che il possesso di armi sia diventato un culto. Tutti desiderano possedere un arma e la possono acquistare senza controllo. Ne consegue che periodicamente vengono compiute stragi d’innocenti, da persone apparentemente normali che si trasformano in assassini. Succede poi che queste persone vengano condannate a morte dalle autorità che si trasformano anch’esse in assassini legalizzati perché ritengono che la pena di morte possa evitare nuovi potenziali delitti» il diavolo di colore rosso sangue mosse la sua grossa coda aspettando la reazione di Belzebù, il quale disse «fai bene il tuo lavoro, ma dimmi perché avvengono stragi d’innocenti in paesi in cui la violenza è bandita? È opera tua?» il diavolo di colore rosso sangue rispose «non è opera mia, altri diavoli che combattono e travisano la dottrina del profeta successivo a quello che ci stava per rovinare, hanno aizzato le genti del mondo mussulmano ad una guerra contro il mondo occidentale, questa guerra, che fanno passare per santa, la chiamano Jihad. Questi diavoli in sembianze di uomini fanno credere a coloro che si sacrificano in attentati terroristici, trascinando con loro nella morte degli innocenti, che andranno in paradiso. Un paradiso che non è altro che il nulla o qualcosa di peggio del nostro inferno».
                         IX
«Ma, e gli assassini commessi in guerra? Come fate a spingere a questi assassini i discepoli di chi ha riconosciuto tutti gli uomini figli di uno stesso padre e ha comandato di amare i nemici?»
Il diavolo rosso digrigno i denti, emettendo dalla bocca un fiotto di fuoco e di fumo, e si batté gioiosamente sulla schiena con la grossa coda.
«Facciamo così: convinciamo ciascun popolo che lui, questo popolo, è il migliore di tutti i popoli del mondo, Deutschland über alles, Francia, Inghilterra, USA, Russia über alles, e che a questo popolo (quale che sia) tocca dominare tutti gli altri popoli. Ma siccome a tutti i popoli noi abbiamo inculcato la stessa convinzione, va a finire che ciascun popolo, sentendosi sempre in pericolo per via dei suoi vicini, è sempre intento a preparare mezzi di difesa e si incattivisce sempre più verso gli altri popoli. E quanto più un popolo si prepara a difendersi e si incattivisce di conseguenza nei confronti dei suoi vicini, tanto più anche tutti i rimanenti si preparano a difendersi e si incattiviscono tutti gli uni verso gli altri. Così che adesso tutti gli uomini che hanno accolto la dottrina di colui che ci ha aveva chiamati assassini, son dediti costantemente e principalmente a fare i preparativi per i loro assassini e ad assassinarsi a vicenda.
Agiamo anche insegnando ai capi delle grandi potenze mondiali a giustificare le loro guerre di aggressione con le menzogne, per esempio, facendo dire loro che i paesi, che essi vogliono derubare delle loro ricchezze, o che vogliono asservire per scopi politici, posseggono armi di distruzione di massa. In tal modo fanno la guerra, dichiarando che sono costretti a difendersi da pericoli inesistenti, che si sono inventati loro».
                         X
«Be’, è ingegnoso» disse Belzebù dopo un breve silenzio. «Ma gli uomini dotti, liberi dall’inganno, come han fatto a non accorgersi che la dottrina veniva alterata, perché non l’hanno ripristinata?»
«Ma non possono farlo» disse con voce sicura di sé, facendosi avanti, un diavolo d’un color nero opaco, con un manto sulle spalle, con la fronte piatta sfuggente, le membra prive di muscoli e le grandi orecchie a sventola.
«Perché?» Domandò Belzebù, scontento del tono di sicumera di quel diavolo col manto.
Non turbato da quel rimbrotto di Belzebù il diavolo col manto si sedette, senza fretta, e non accovacciandosi come gli altri ma all’orientale, incrociando quelle sue gambe prive di muscoli, e cominciò a parlare senza intoppo alcuno, con una voce quieta, misurata:
«Non possono farlo perché io distolgo costantemente la loro attenzione da ciò che essi possono sapere, e che han bisogno di sapere, e gliela oriento su ciò che a loro non occorre affatto di sapere e che non potranno sapere mai.»
«E come riesci a farlo?»
«L’ho fatto e lo faccio in modi diversi a seconda dei momenti» rispose il diavolo col manto. «Nei tempi andati io inculcavo negli uomini la convinzione che la cosa più importante per loro fosse conoscere i dettagli del rapporto che vi è tra le persone della Trinità, e così pure i dettagli dell’origine di Cristo, delle sue nature, della sua divinità e così via. E loro ragionavano molto e lungamente, e dimostravano, discutevano e si arrabbiavano. E questi ragionamenti li occupavano talmente che non pensavano affatto a quale fosse il giusto modo di vivere. E poiché non pensavano a come si debba vivere, non avevano nemmeno bisogno di sapere cosa aveva detto loro il loro maestro riguardo appunto alla vita.
«Poi quando si erano già talmente ingarbugliati in questi ragionamenti che avevano ormai smesso di capire ciò di cui stavano parlando, nella mente di alcuni insinuai che la cosa più importante per loro fosse indagare e chiarire tutto ciò che aveva scritto un uomo di nome Aristotele, che era vissuto mille anni prima, in Grecia; nelle menti di altri invece insinuai che la cosa più importante per loro fosse trovare una pietra mediante la quale si potesse fabbricare l’oro, e un elisir che curasse da tutte le malattie e rendesse gli uomini immortali.
E i più intelligenti e i più dotti di costoro impiegavano appunto in queste cose tutto il loro tempo e le loro forze intellettuali.
A quelli invece che non si interessavano di queste cose, facevo credere che la cosa più importante fosse lo studio dei grandi sistemi quale l’universo, galassie, stelle e pianeti oppure dei piccoli sistemi, quali lo studio dei componenti che costituiscono la materia. In queste e consimili indagini dei fenomeni del mondo naturale essi continuavano a impiegare tutto il loro ingegno, e si stupiscono molto che quanto più riescono a conoscere tanto maggiore è la quantità delle cose che restano loro sconosciute.
«In tutto questa ricerca del sapere in cui essi investono tutto il loro tempo ed energie essi non possono più arrivare a capire che l’unica cosa di cui avrebbero bisogno è stabilire  quali siano le leggi della vita, che sono indicate nella dottrina di Cristo, io inculco loro la convinzione che le leggi della vita spirituale essi non possono conoscerle affatto e che ogni dottrina religiosa, compresa anche la dottrina di Cristo, altro non sia che errore e superstizione, e che per per sapere come si debba vivere occorre servirsi della scienza unico mezzo infallibile per raggiungere la verità.
«E non appena coloro che si ritengono uomini di scienza si convincono della loro infallibilità, del tutto naturalmente proclamano le loro scoperte e teorie come verità infallibili, che anche se sbagliate od inutili, che però poi, una volta che sono state dette, non possono essere più rinnegate.
Ecco dunque perché dico che fino a quando io inculcherò loro il rispetto, la venerazione per la scienza, essi non comprenderanno mai quella dottrina che per poco non ci ha mandati in rovina.»
                         XI
«Molto bene, Ringrazio» disse Belzebù, e il suo volto raggiò. «Voi meritate una ricompensa, e io vi ricompenserò degnamente.»
«Ma noialtri ci avete dimenticati» si misero a gridare a più voci i rimanenti diavoli dagli svariati pelami, piccoli e grandi, con le gambe storte, grassi e magri.
«Voi che cosa fate?» Domandò Belzebù.
«Io sono il diavolo delle innovazioni tecniche.»
«E io sono quello della divisione del lavoro.»
«Io sono quello del consumismo.»
«Io dell’arte.»
«Io delle droghe.»
«Io della beneficenza.»
«Io del socialismo.»
«Io del femminismo» si misero a gridare tutti insieme, accalcandosi al cospetto di Belzebù.
«Parlate uno alla volta e brevemente si mise a gridare Belzebù.»
«Tu» si rivolse al diavolo delle innovazioni tecniche. «Tu cosa fai?»
«Io inculco negli uomini il principio che quante più cose fabbricheranno e quanto più in fretta le fabbricheranno, tanto meglio sarà per loro. E gli uomini, rovinando le loro vite per produrre tutte queste cose, ne fabbricheranno sempre di più, benché esse non occorrano affatto a coloro che obbligano gli altri a fabbricarle, e siano precluse a quelli che le fabbricano.»
«Bene. Tu invece?» si rivolse Belzebù al diavolo della divisione del lavoro.
«Io inculco negli uomini la convinzione che siccome le cose si possono fabbricare più in fretta con delle macchine, piuttosto che con degli uomini, allora bisogna trasformare gli uomini in macchine, e loro fanno questo, e gli uomini trasformati in macchine odiano quelli che li han resi tali.»
«Eccellente, e tu?» chiese Belzebù al diavolo del consumismo.
«Io inculco alla gente che più cose acquistano e consumano, più saranno felici secondo il concetto che è più importante avere che essere, loro ci credono e si riempiono di tante cose superflue e inutili, in una corsa sfrenata che li rende infelici, essendo alla fine pieni di cose e vuoti di valori.»
Belzebù lodò anche questo.
Il diavolo dell’arte spiegò, che lui, fingendo di voler suscitare e rinvigorire sentimenti elevati negli uomini, li incoraggiava invece ai vizi, raffigurandoglieli in forme accattivanti.
Il diavolo delle droghe disse che lui insegna agli uomini che invece di liberarsi dalle sofferenze causate da una vita difficile e malvagia sforzandosi di essere migliori, è miglior cosa per essi obliarsi nell’intontimento prodotto dall’alcol, dal tabacco, dall’oppio, dalla morfina.
Il diavolo della beneficenza disse che lui inculca agli uomini che se rapinano e truffano a man salda e danno le briciole ai rapinati, fanno un opera benefica e perciò non han più bisogno di essere migliori, e in tal modo li rende inaccessibili al bene.
Il diavolo del socialismo si vantava di come, in nome del più perfetto sistema sociale entro cui si possa far vivere gli uomini, egli eccitasse tutti i ceti a lottar gli uni contro gli altri.
Il diavolo del femminismo si vantava di come, in nome d’una ancor più perfetta organizzazione sociale del mondo, oltre alla lotta fra ceti egli aizzasse anche la lotta tra i sessi.
«Io sono quello del confort, io sono quello della moda!» Gridavano e pigolavano ancora gli altri diavoli, strisciando verso Belzebù.
«Ma possibile che pensiate che io sono tanto vecchio e stupido da non capire che là dove una dottrina che riguardi la vita è falsa, allora tutto ciò che che ci potrebbe far danno ci viene utile» si mise a gridare Belzebù, e scoppiò a ridere a gran voce. «Basta Così. Ringrazio tutti» e, sbattendo le ali, balzò in piedi. I diavoli circondarono Belzebù. A una estremità dei diavoli artigliatisi l’un all’altro c’era il diavolo in pellegrina – l’inventore della chiesa -, all’altra estremità c’era il diavolo col manto l’inventore della scienza. Questi due diavoli si dettero la mano e il cerchio si chiuse.
E tutti i diavoli, ridendo, urlando, fischiando e schiamazzando come cani a caccia, cominciarono, agitando e battendo i codini, a correre in tondo e a danzare intorno a Belzebù. Mentre Belzebù spiegate le ali e sbattendole, danzava nel mezzo, slanciando in alto le gambe. Intanto dall’alto si udivano grida, pianti, gemiti e stridore di denti.


Questo articolo è una versione moderna
a cura di Sandro della leggenda di Tolstòj
“La distruzione dell’inferno e la sua ricostruzione”
(1902 – 1903)

Thursday, February 1, 2018

ULTIMO POST DI HOL


Holly Butcher è morta ad inizio gennaio 2018. Aveva 27 anni, era australiana del New South Wales, ed era affetta dal sarcoma di Ewing (rara forma di tumore osseo). Prima di morire ha deciso di postare una lettera di addio su Facebook. Un appello alla vita e alla gioia di viverla che ha fatto il giro del mondo.

Da Hol

Alcuni consigli sulla vita da parte di Hol:

È una cosa strana realizzare e accettare di morire a 26 anni. È una di quelle cose che ignori. I giorni passano e ti aspetti che continueranno a venire. Fino a quando succede l'imprevisto. Mi sono sempre immaginata d’invecchiare, rugosa e grigia, molto probabilmente a causa della bella famiglia (un sacco di bambini) che avevo in programma di costruire con l'uomo della mia vita. Lo desidero così tanto che mi fa male.

Questa è la vita; fragilissima, preziosa e imprevedibile, ogni giorno che passa è un dono, non è un diritto che ci viene dato.

Ho 27 anni. Non me ne voglio andare. Amo la mia vita, sono felice e in debito con i miei cari. Ma il controllo della mia vita non è nelle mie mani.

Non ho iniziato questa "nota prima di morire" per timore della morte.  È un fatto che spesso ignoriamo la sua inevitabilità. Tranne quando se ne parla e la si tratta come un argomento "tabù" che non succederà mai a nessuno di noi. Questo è stato un po’ difficile. Voglio solo che la gente smetta di preoccuparsi troppo dei piccoli stress insignificanti della vita e cercare di ricordare che, dopo tutto, tutti abbiamo lo stesso destino, quindi fai quello che puoi per far sì che il tuo tempo sia speso in modo degno e grande, senza cazzate.

Ho relativizzato molti dei miei pensieri dal momento in cui, in questi ultimi mesi, ho avuto molto tempo per meditare sulla vita. Certo, è nel mezzo della notte che queste cose occupano di più la mia mente!

Tutte quelle volte che ti stai lamentando di cose ridicole (il che l’ho notato così tanto negli ultimi mesi) pensa a qualcuno che sta affrontando un vero problema. Sii grato che il tuo problema è di minore importanza e superalo. Va bene riconoscere che qualcosa è fastidioso, ma cerca di non fissarti su di esso e fai in modo di non influenzare negativamente le giornate degli altri.

Fatto ciò, esci e prendi un bel respiro e riempi i tuoi polmoni di aria fresca, guarda come è blu il cielo e quanto sono verdi gli alberi. Il mondo è meraviglioso. Pensa a quanto sei fortunato per riuscire ancora a far questo - respira.

Oggi potresti essere incappato in un caos del traffico o aver dormito male perché i tuoi bellissimi bambini ti hanno tenuto sveglio tutta la notte, oppure il parrucchiere ti ha tagliato i capelli troppo corti. Le tue unghie finte potrebbero essersi scheggiate, le tue tette sono troppo piccole, hai la cellulite sul sedere e la pancia è floscia.

Lascia perdere tutta quella roba. Ti giuro che non penserai più a quelle cose quando sarà il tuo turno di andare. È tutto così insignificante quando si guarda alla vita nel suo insieme. Sto osservando il deperimento del mio corpo davanti ai miei occhi senza che io possa far nulla al riguardo e tutto quello che desidero ora è di poter avere almeno un altro compleanno o Natale con la mia famiglia, o solo un altro giorno con il mio compagno ed il mio cane. Solo uno.

Sento tante persone lamentarsi di quanto sia terribile il loro lavoro o di quanto sia duro da esercitare - Sii grato di essere fisicamente in grado di farlo. Il lavoro e l'attività fisica possono sembrare cose banali ... fino al momento in cui il tuo corpo non ti permette più di fare nessuna delle due.

Ho provato a vivere una vita sana, quello era probabilmente il mio obiettivo principale. Sii contento il tuo corpo sano che funziona, anche se la sua taglia non corrisponde al tuo ideale. Trattalo con cura e realizza quanto sia straordinario. Tienilo in movimento e nutrilo con del buon cibo. Non fartene un’ossessione.

Ricorda che molti elementi sono determinanti per una buona salute e ciò aldilà dell’aspetto fisico. Impegnati altrettanto duramente per trovare la tua felicità mentale, emotiva e spirituale. In questo modo ti renderai conto di quanto sia insignificante e senza importanza avere un corpo perfetto tanto decantato dai social media. In merito a questo, elimina qualsiasi “account“ che riporti notizie che ti diano una sensazione di disagio o senso di colpa. Amico o no ... Per il tuo benessere devi essere determinato.

Sii grato per ogni giorno che non sei afflitto dal dolore e anche per i giorni in cui non stai bene per un’influenza, un mal di schiena o una distorsione alla caviglia, accetta tutto ciò, è una menomazione, ma sii grato che non è in pericolo la tua vita e passerà.

Lamentatevi di meno, gente! E aiutatevi di più, l’un l’altro.

Dare, dare, dare. È vero, si guadagna più felicità facendo le cose per gli altri che non facendole per se stessi. Vorrei averlo fatto di più. Da quando sono malata, ho incontrato persone incredibilmente gentili e generose ed ho ricevuto le parole e il sostegno più premurosi e affettuosi dalla mia famiglia, da amici e da estranei; più di quanto io potessi mai dare in cambio. Non lo dimenticherò mai e sarò per sempre grata a tutte queste persone.

È una cosa strana avere soldi da spendere, alla fine, quando stai per morire. Non è il momento in cui esci e compri cose che acquisteresti abitualmente, come un vestito nuovo. Ti fa riflettere quanto sia frivolo pensare che valga la pena spendere così tanti soldi per vestiti nuovi e "cose materiali" nella vita.

Compra qualcosa di utile e bello all’uomo che ami invece di un altro vestito, un prodotto di bellezza o gioielli per il prossimo matrimonio. 1. Nessuno fa caso se si indossa lo stesso abito per due volte 2. Per sentirti bene. Porta i tuoi cari fuori per un pasto o, meglio ancora, cucina loro un pasto. Invitali a prendere un caffè. Regala loro una pianta o una candela e dì loro che li ami.

Tieni conto del valore del tempo per le altre persone. Non farle aspettare perché non sei capace di rispettare un orario. In tal caso preparati in tempo e apprezza il fatto che i tuoi amici desiderano condividere il loro tempo con te e non stare da soli ad aspettare. Otterrai anche rispetto! Amen Sorella.

Quest'anno, la nostra famiglia ha deciso di non fare regali e nonostante l'albero sembrasse piuttosto triste e vuoto (ho quasi rovinato la vigilia di Natale!), è stato bello così, perché non si ha avuto la pressione dello shopping e ci si è potuti dedicare a scrivere delle belle cartoline. Inoltre immagina la mia famiglia che cerca di comprarmi un regalo sapendo che probabilmente servirà solo a loro .. strano! Potrebbe sembrare stupido, ma quelle cartoline significano per me più di quanto possa fare qualsiasi altro acquisto affrettato. Intendiamoci, era più facile festeggiare a casa il Natale a casa nostra perché non c’erano bambini piccoli. In ogni caso, la morale della storia è che i regali non sono necessari per dare un significato al Natale. Andiamo avanti.

Usa i tuoi soldi per fare esperienze. O almeno non perdere la possibilità di fare esperienze avendo speso tutti i tuoi soldi in oggetti inutili.

Non continuare a rimandare, fai quella gita di un giorno in spiaggia. Immergi i piedi nell'acqua e scava con le dita dei piedi nella sabbia. Bagnati il ​​viso con l’acqua salata.

Immergiti nella natura.

Prova a goderti e vivere dei momenti in prima persona anziché catturarli attraverso lo schermo del tuo telefono. La vita non è pensata per essere vissuta attraverso uno schermo né per ottenere una foto perfetta. Godetevi in prima persona il maledetto momento, gente! Smettetela di provare a catturarlo per tutti gli altri.

Domanda retorica casuale. Tutte le ore che passi per curare i tuoi capelli e per il trucco, ogni giorno o per un’uscita serale, ne valgono davvero la pena? Non ho mai capito questo aspetto delle donne.

Qualche volta alzati presto e ascolta il canto degli uccelli mentre osservi i bellissimi colori che il sole irradia nel cielo dell’alba.

Ascolta la musica .. ascolta davvero. La musica è terapia. Il vecchio è meglio.
Coccola il tuo cane. Quando sarò lontana, mi mancherà.
Parla con i tuoi amici. Metti giù il telefono. Stanno bene?
Viaggia se è un tuo desiderio, non farlo se non lo è.
Lavora per vivere, non vivere per lavorare.
Sul serio, fai ciò che rende il tuo cuore felice.
Mangia la torta. Non avere senso di colpa.
Dì di no alle cose che davvero non vuoi fare.

Non fatti mettere sotto pressione per fare quello che altre persone ritengono sia una vita appagante … potresti desiderare una vita mediocre e va bene anche così.

Ogni volta che ne hai la possibilità dì ai tuoi cari che li ami, e li ami con tutto ciò che hai.
Inoltre, ricorda che se qualcosa ti sta rendendo infelice, hai il potere di cambiare - nel lavoro, nell'amore o in qualsiasi altro campo. Abbi il coraggio di cambiare. Non sai quanto tempo hai su questa terra, quindi non sprecarlo malamente. So che ciò viene detto e ripetuto tante volte, ma non potrebbe essere più vero.

Ad ogni modo, questo è solo un consiglio di vita per giovane ragazze. Prendilo o lascialo, non mi offendo!
Oh un'ultima cosa, se puoi, fai una buona azione per l'umanità (e a me stessa), inizia regolarmente a donare sangue. Ti farà sentire bene assieme al bonus aggiuntivo di salvare delle vite. Mi sembra che ciò sia qualcosa di così trascurato considerando che ogni donazione può salvare 3 vite! Questo è un impatto enorme, che ogni persona può avere, ed il processo è davvero così semplice.

La donazione di sangue (più sacche di quante io potessi riuscire a contare) mi ha tenuto in vita per un anno in più - un anno, sarò per sempre grata di averlo potuto spendere qui sulla Terra con la mia famiglia, i miei gli amici e il cane. Un anno in cui ho avuto alcuni dei più grandi momenti della mia vita.

...'Fino alla prossima volta.

Hol

Traduzione dall’inglese
Sandro
15 gennaio 2018

Thursday, January 11, 2018

GIOVANI DONNE IN PREGHIERA

 
  















E poi dicono che non c’è più religione!

Sandro
11.01.2018