Wednesday, September 14, 2016

I DUBBI, IO NON SO (Fides 12)

Non credo alla “risurrezione della carne” professata dalla fede cristiana. Non riesco a credere che con la morte tutto sia finito.
Quanto scrive N.Kazantzakis nella sua introduzione all’Ascetica mi sgomenta:
“Veniamo da un abisso buio. Ritorniamo in un abisso buio. Chiamiamo vita lo spazio luminoso che intercorre tra di loro”.
Spero ci possa essere un ulteriore forma di vita, in una dimensione spirituale a noi oggi sconosciuta. (Sandro B.)

Immortalità dell’anima
La teologia classica derivata dalla filosofia greca concepisce la vita futura come “immortalità dell’anima”. (AD.41)

L’ebraismo moderno parla di immortalità spirituale, si basa sulla visione greca che gli esseri umani sono composti di due sostanze – un corpo materiale ed un’anima spirituale – e che l’elemento che non muore è l'anima. Essa lascia il corpo alla morte e gode di vita eterna con Dio. (AD.45)

Sulla base dell’intrinseca tendenza all’ordine dell’essere energia è plausibile pensare che l’ultimo e più perfetto stadio del cammino cosmico, cioè la vita morale e spirituale che a volte appare negli uomini, possa produrre un’ulteriore forma di vita, in uno stadio superiore dell’essere a noi ignoto, la quale, dopo la morte del corpo, continui a prescindere dal sostrato fisico che l’ha prodotto. (AD.123)
Se l’anima sopravvivrà è solo come puro pensiero. (AD.123)

Risurrezione
La fede cristiana nel simbolo apostolico dice che avverrà “la risurrezione della carne”

La fede cristiana sta o cade con la verità della testimonianza secondo cui Cristo è risorto dai morti. (J.Ratzinger) (ID.309)

La risurrezione costituisce senza dubbio l’evento generatore del cristianesimo storico, il Big Bang che l’ha portato ad essere un fenomeno di rilevanza mondiale. (ID.316)

“Se Cristo non è risuscitato, vana è la nostra predicazione, vana la nostra fede” (I Corinzi 15,14).

La risurrezione va considerata un evento escatologico, cioè che supera le dimensioni del tempo e dello spazio e che immette nella dimensione ultima, quella dell’eterno e che per questo la conoscenza umana, che senza tempo e spazio non è in grado di procedere, non afferrerà mai […] La risurrezione di Gesù non consiste nella rianimazione del suo cadavere. (ID.318)

Il Problema
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?
C’è un futuro per noi, al di là della linea di un orizzonte che cozza, ineluttabile, contro il muro della morte? Prima della nascita e dopo la morte, da entrambi i capi la nostra esistenza è immersa nell’ignoto. Senza dubbio, sull’eterno. Eterno, il nulla da cui forse siamo venuti. Eterno, il niente nel quale forse sprofonderemo.

Non crediamo sia in torto chi ha paragonato la nostra condizione a quella di chi si svegli su un treno che corre nella notte. Da dove è partito quel treno su cui siamo stati caricati, non sappiamo quando e perché? dove è diretto? e perché questo treno e non un altro?
C’è chi si accontenta di esaminare il suo scompartimento, di verificare le dimensioni dei sedili, di analizzare i materiali. Per poi riaddormentarsi tranquillo: ha preso coscienza dell’ambiente che lo circonda, tanto gli basta, il resto non è affar suo. Ché, se poi l’angoscia dell’ignoto prenderà alla gola, ci sarà sempre modo di scacciarla pensando ad altro.
I più saccenti hanno solo un’informazione sicura da dare: che il convoglio finirà per imboccare un tunnel oscuro, senza che nessuno possa scendere prima. Ma che vi sia oltre l’imbocco della misteriosa galleria, non sanno. “Non c’è nulla, c’è solo il buio”, dicono alcuni. Un’opinione rispettabile. Ma che purtroppo ha il difetto di mancare di prove. Nessuno è tornato indietro per darci relazione del suo viaggio al di là della Todeslinie, la linea della morte.

Gesù è il solo uomo nella storia, di cui si dice che sia tornato vivo dalla galleria della morte.
E se fosse vero?

Dal libro Ipotesi su Gesù
(IG.7,8,9)

 Io non so chi mi ha messo al mondo né che cosa è il mondo né che cosa sono io stesso. Vedo questi impressionanti spazi dell’universo che mi rinchiudono e mi trovo attaccato a un angolo di questa vasta distesa, senza che io sappia perché io sia stato collocato in questo luogo piuttosto che in un altro. Né perché questo poco tempo che mi è dato di vivere mi è dato a questo punto, piuttosto che a un altro di tutta l’eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Io non vedo che infiniti da tutte le parti che mi rinchiudono come un atomo e come un’ombra che dura solo un istante senza ritorno.
B.Pascal


Riferimenti:
Questo articolo è il n. 12 della serie “Fides” che partendo dalla teologia di Vito Mancuso cerca di arrivare ad una visione di fede. Di aiuto a questo mio lavoro sono stati anche i libri di Hans Küng e di Vittorio Messori.

“L’Anima e il suo Destino” di Vito Mancuso - Raffaello Cortina Editore 2007
(AD.x) = Anima e il suo Destino. Pagina

“Io e Dio” di Vito Mancuso - Garzanti Editore 2011
(ID.x) = IO e Dio. Pagina

“Ipotesi su Gesù” di Vittorio Messori - SEI Frontiere 2010
(IG.X) = Ipotesi su Gesù.Pagina

A cura di:
Sandro B.
14.09.2016

Monday, September 12, 2016

LA MIA CHIESA (Fides 11)

La Chiesa è una comunità di persone che professano la stessa fede ed operano secondo i principi e le verità che la costituiscono. Io sono stato battezzato nel Battistero San Giovanni in Laterano a Roma e sono cosi entrato a far parte della Chiesa Cattolica. Purtroppo l’organizzazione gerarchica, la dottrina ed i dogmi della Chiesa Cattolica mi hanno reso l’appartenenza ad essa difficile e negli anni me ne sono allontanato. Io credo che, pur appartenendo ad una Chiesa, il compito d’interpretare nel modo corretto la verità e la parola di Dio debba essere lasciato alla coscienza di ogni singolo credente. Per dire il vero una Chiesa l’ho cercata, ma non l’ho mai trovata! Negli ultimi anni dopo aver letto i libri di Hans Küng e Vito Mancuso ho capito che, forse senza rendermene conto, una Chiesa ci può essere anche per me. (Sandro B.)

                   Battistero San Giovanni in Laterano

Chi, pur con tutti i suoi limiti, si sforza di far prevalere dentro di sé il buon grano e non la zizzania, fa parte della vera Chiesa. (DD.56)

Io ritengo che l’appartenenza a quel fenomeno spirituale indicato con il termine “Chiesa” dipenda non da atti esteriori, ma dalla tensione interiore verso il bene e la giustizia, da ciò che nel linguaggio religioso si chiama “santità”. Per questo sant’Agostino parlava di una chiesa esistente “ab Abel”, da Abele, cioè dal primo giusto comparso sulla terra. La Chiesa non è stata fondata da Gesù duemila anni fa. Neppure il cristianesimo è stato fondato da Gesù duemila anni fa. Duemila anni fa sono stati fondati il cristianesimo storico e la Chiesa storica, i quali rimandano (se e quando sono autentici) a una realtà molto più antica, che esisteva da quando esiste l’umanità. (DD.56)

Quando un essere umano aspira a conformare la sua vita all’idea del bene e della giustizia (idea che è Dio, perché Dio è l’idea “sussistente” del bene e della giustizia), allora entra automaticamente a far parte della comunità di coloro che cercano a loro volta il bene e la giustizia. È questa la realtà spirituale cui rimanda il termine “Chiesa”. (DD.57)

Io affermo che vi sono uomini che fanno parte della Chiesa anche se neppure si sognano di chiedere il battesimo, andare a messa, confessarsi, ascoltare il papa e cose di questo genere; e ve ne sono altri invece, che non ne fanno parte, anche se magari indossano ricchi paramenti ecclesiastici, L’ha affermato Gesù:” Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del padre mio che è nei cieli”. (DD.57)

Gesù non ha mai detto che per entrare nel regno di Dio è necessario appartenere ad una Chiesa, basta per lui l’obbediente accettazione del suo messaggio e la radicale sottomissione alla volontà di Dio. (EC.316)

Ci sono uomini che disgustati o lasciati del tutto indifferenti dai dogmatismi e dalle “favole” dell’ora di religione nelle scuole, prescindono per anni da quel Gesù inserito in una cornice mitologica, ma che poi giungono, anch’essi per vie non di rado insolite, alla scoperta che Gesù potrebbe avere un grande, anzi decisivo significato per la loro concezione dell’uomo del mondo e di Dio, per il loro essere, agire soffrire. (EC.583)

Riferimenti:
Questo articolo è il n. 11 della serie “Fides” che partendo dalla teologia di Vito Mancuso cerca di arrivare ad una visione di fede. Di aiuto a questo mio lavoro sono stati anche i libri di Hans Küng e di Vittorio Messori.

“Disputa su Dio e dintorni” Vito Mancuso – Corrado Augias - Mondadori Editore 2011
(DD.x) = Disputa su Dio e dintorni. Pagina

“Essere Cristiani” di Hans Küng    - Oscar Mondadori 1980
(EC.x) = Essere Cristiani.Pagina

A cura di:
Sandro B.
12.09.2016

Friday, September 9, 2016

CRISTIANESIMO (Fides 10)

Nel Cristianesimo Gesù di Nazareth viene identificato come colui che con la sua vita ed il suo insegnamento è il portatore del messaggio di verità, colui che fa capire la logica di questo mondo, colui che con il suo destino sintetizza quello di tutti gli uomini, colui in cui tutti gli uomini si riconoscono nella sofferenza e nella passione. Colui che per la religione cristiana rappresenta la salvezza. Per me personalmente colui che mi fa conoscere ed accettare la mia vita non lasciandomi solo.

Tutti gli esseri umani di questo mondo sono sottoposti ad una logica che prevede nascita, passione per tenere accesa la luce della vita, infine morte. Questo il loro destino. Gesù con il processo di incarnazione-passione-morte-risurrezione ci dice che il percorso della croce è quello di tutti gli uomini.

Cristo la logica del mondo


Il processo di incarnazione-passione-morte-risurrezione di Gesù manifesta la logica che accompagna da sempre e accompagnerà per sempre il rapporto tra il “Principio di tutte le cose” e tutte le cose, tra Realtà primaria dell’universo (Dio) e Realtà secondaria (il nostro destino) che da essa scaturisce. (PP.89)

L’uomo Gesù di Nazareth si rivelò definitivamente come il rappresentante di Dio e al tempo stesso il sostituto, il delegato, il rappresentante degli uomini davanti a Dio […] a questo punto si riconobbe in lui il Figlio dell’Uomo e di Dio […] Gesù va verso gli uomini come “predecessore” di Dio, prima che Dio stesso li raggiunga. In pari tempo “precede” gli uomini davanti a Dio, identificandosi con tutti quelli che faticano a tenere il passo e restano indietro. (EC.441)

Il Cristo è sempre mediazione, il che significa che essere cristiani non è il fine della vita ma solo uno strumento, il fine della vita è essere conformi a Dio, essere a nostra volta una sorgente di essere in quanto bene. (PP.198)

La logica del mondo è simboleggiata dalla croce, dell’apparire e dello scomparire di tutte le cose, del farsi e disfarsi dei fenomeni, creazione continua e decrezione continua. Da qui discende la visione della vita come “ottimismo drammatico”: ottimismo, perché qualcosa si fa ed è tale da essere orientato verso una crescita dell’organizzazione; drammatico, perché non esiste lavoro che non richieda fatica, dolore e talora anche incapacità di intravedere un senso di quello che si fa, e soprattutto perché il farsi del nuovo può avvenire solo mediante il disfarsi di ciò che lo precede. Il principio quindi è la passione, nel duplice senso di entusiasmo e di sofferenza, di emozione dominante e di patimento. (PP.93)

Gesù sulla croce ha invocato il Padre, non c’è stata risposta, Gesù è morto nella sofferenza più atroce. La passione e morte di Gesù Cristo sintetizza il destino degli uomini. Il Cristianesimo promette la risurrezione, l’incontro con Dio tramite Gesù che ce lo fa conoscere come sommo bene ed amore. Vita eterna dunque! Oppure vita all’insegna del bene su questo mondo per il tempo che ci è dato da vivere? Seguendo l’insegnamento di Gesù molti propendono per la seconda ipotesi.
(Sandro)

La croce di ogni giorno
Imitare la croce non significa imitare la sofferenza di Gesù non significa riprodurre il supplizio della croce. Questa sarebbe arroganza bella e buona. Imitare la croce significa sopportare la sofferenza toccata proprio a me nella mia inconfutabile situazione - in correlazione, in corrispondenza con la sofferenza di Cristo. Chi vuole andare con Gesù, rinneghi sé stesso e non prenda la croce di Gesù o un’altra croce qualsiasi, ma prenda la sua croce e lo segua. Cercare nell’ascesi monastica nello eroismo romantico una sofferenza eccezionale non è da cristiani. Cristiano è il sostenere la sofferenza abituale, normale, quotidiana e spesso, appunto per questo smisurata: ecco l’eroismo richiesto a chi crede nel Crocifisso. La croce di ogni giorno! Quanto poco edificante e naturale sia questa condizione lo sa bene chi ha provato la tentazione di sottrarsi a tutti i suoi impegni quotidiani, agli obblighi e alle responsabilità famigliari e professionali, di trasferire la sua croce sulle spalle altrui o di scuotersela di dosso. In tale prospettiva la croce di Gesù diventa criterio di conoscenza e azione autocritica. (EC.658)
 
Principio Passione
Ogni manifestazione della vita è una miscela di due dimensioni caos + logos, che esistono insieme, con il prevalere ora di una, ora dell’altra. Il loro incontro produce la vera ultima dimensione della realtà, cioè la Passione e il lavoro che essa richiede.

Dio è in contatto con il mondo solo mediante la mediazione cristica, il Padre in quanto tale è assente dal processo cosmico, non c’è nessuna mano dall’alto che guida, provvede, dirige, castiga, interviene. C’è piuttosto un principio divino che guida l’evoluzione a partire dal basso, e questo principio è il cristico, il logos, un logos che crea relazione tra gli elementi portandoli a livelli di organizzazione sempre più complessi, ma che fa tutto ciò solo attraverso un lavoro continuo per modellare il caos, il che comporta necessariamente fatica, dolore, fino all’immolazione (Apocalisse 13,8 parla dell’Agnello “immolato dalla fondazione del mondo”). È il principio-passione. Dire “Cristo cosmico” e dire “principio-passione” è la medesima cosa. (PP.201)

Credere cristianamente alla creazione significa pensare che il rapporto tra la Realtà primaria tradizionalmente detta Dio e la realtà secondaria tradizionalmente detta mondo è consegnato in modo esemplare e normativo nella vicenda di Gesù, legio difficilior. Significa credere che la vicenda di incarnazione-passione-morte-risurrezione, ben lungi dall’essere solo una storia avvenuta duemila anni fa, ci consegna qui e ora la logica eterna mediante cui avviene da sempre il rapporto tra Realtà primaria e realtà secondaria. Ovvero: perché in questo mondo si possa dare evoluzione (o anche creazione continua), perché il cosmo possa subentrare al caos, occorre immettere lavoro nel sistema-mondo, e questa immissione di lavoro richiede passione, una passione che si chiama amore, ma si può anche chiamare croce. (PP.429)

Questa logica è esemplificata dai martiri di tutti i tempi, credenti e non credenti, che hanno dato la vita per introdurre giustizia e armonia in questo mondo. Per stare soltanto al novecento italiano la lista sarebbe lunghissima e perciò mi limito a quattro vittime della criminalità organizzata, due magistrati e due sacerdoti: Giovanni Falcone (+1992), Paolo Borsellino (+1992), Pino Puglisi (+1993), Giuseppe Diana (+1994). Il bene e la giustizia in questo mondo incontrano necessariamente opposizione. È per questo che i cristiani credono alla creazione continua attraverso l’amore, ovvero attraverso la passione. (PP.430)

Teologia Cristiana del Logos (Ratzinger)
Questa testo scritto da Ratzinger è molto interessante e per molti aspetti in sintonia con quanto esposto nel presente testo finora.

Nel cristianesimo il principio-logos trova la sua consacrazione nel celebre incipit del Quarto vangelo: En arché en ho lògos, «In principio era il Logos» (Giovanni 1,1). Joseph Ratzinger ha scritto che si tratta dell’affermazione più importante tra tutti i 7956 versetti del Nuovo testamento greco: «nell’alfabeto della fede, al posto d’onore è l’affermazione In principio era il Logos, la fede ci attesta che fondamento di tutte le cose è l’eterna Ragione». Qui Ratzinger traduce logos non con “verbo” o “parola”, com’è consueto nella tradizione cristiana, ma con “ragione”, aggiungendo l’aggettivo “eterna” assente nell’originale greco, così da avere die ewige Vernunft, l’eterna Ragione. Per dare pienezza al significato di Logos, Ratzinger aggiunge l’aggettivo “eterna” al sostantivo “ragione”, facendo comprendere che dicendo logos-ragione non si rimanda a una proprietà della mente umana, ma, ben più in profondità, a una proprietà eterna del mondo, immessavi dalla mente divina con l’atto stesso della creazione, e che, manifestandosi nell’uomo, ne segnala l’appartenenza a un ordine più ampio.
Nella sua opera più nota, Introduzione al cristianesimo, si ritrovano affermazioni da cui emerge nel modo più esplicito la decisiva importanza che per Ratzinger riveste il concetto di logos: «credere cristianamente significa intendere la nostra esistenza come risposta al Verbo, al Logos che sostiene e mantiene in essere tutte le cose»; e ancora: „Io credo in te, Gesù di Nazareth, che considero quale senso (“logos”) nel mondo e nella mia vita». Vi è persino un paragrafo apposito intitolato iI primato del logos, il cui passaggio più significativo è a mio avviso il seguente: «La fede cristiana in Dio comporta innanzitutto una decisione per la preminenza del logos sulla pura materia. L’affermare: “io credo che esiste un Dio” include l’opzione in favore dell’idea che il logos, ossia il pensiero, la libertà, l’amore non si trovano soltanto al termine del tutto, ma anche al principio: si ammette senza esitazione che questo logos rappresenti la potenza originante e comprensiva di ogni essere». E ancora, qualche pagina più avanti: «La fede cristiana in Dio è in primo luogo opzione per il primato del logos, fede nella realtà del senso creativo che antecede e sostiene il mondo».
(PP.56)

Riferimenti:
Questo articolo è il n. 10 della serie “Fides” che partendo dalla teologia di Vito Mancuso cerca di arrivare ad una visione di fede. Di aiuto a questo mio lavoro sono stati anche i libri di Hans Küng e di Vittorio Messori.

“Il Principio Passione” di Vito Mancuso    - Garzanti Editore 2013
(PP.x) = Principio Passione. Pagina

“Essere Cristiani” di Hans Küng    - Oscar Mondadori 1980
(EC.x) -> Essere Cristiani.Pagina

A cura di:
Sandro B.
09.09.2016

Tuesday, September 6, 2016

IL MIO ASSOLUTO, IL MIO DIO (Fides 9)

L’universo è la dimensione più grande che conosciamo, osservando le stelle si percepisce qualcosa di superiore, eppure io non riesco a credere che da qualche parte del firmamento esista un Dio personale.

Dove allora cercare Dio? Io credo che si debba fare il tentativo di cercarlo in questo mondo e più precisamente partendo dalle creature più evolute che lo abitano, l’essere umano. Ma ogni tentativo di trovare Dio con l’intelligenza fallisce! Il tentativo va invece fatto partendo dai valori spirituali che gli uomini sono in grado, in determinate circostanze, di esprimere. “L’uomo sente Dio tramite il cuore”. Tramite i sentimenti e la passione si riesce a valicare i propri limiti ed a portarsi in uno stato in cui si percepisce e si materializza il trascendente.  Partendo dalla piccola scintilla di luce, deposta nei nostri cuori, esercitando le virtù del bene e dell’amore si concretizza e si da vita alla Realtà primaria, per molti identificata come Dio. Si materializza Dio nel mondo, dove lo troviamo, non nel cielo e nell’universo, ma bensì qui con noi.

Io credo inoltre che Dio si renda visibile nel mondo attraverso la creazione continua, ogni volta che in questo mondo nasce una nuova vita si ripete un miracolo. Questa è la Natura naturante di Spinoza.

(Sandro B.)

Il DIO in cui io credo
Ognuno al cospetto della propria coscienza si chieda attorno a quale centro di gravità, quale è la forza che suscita e attrae le sue energie, in base a quali obiettivi struttura la sua vita, qual’ è l’ideale che dà forma alle sue giornate e di conseguenza alla sua personalità e rispondendo scoprirà chi è o cos’è il suo Dio. (ID.390)

Il mio assoluto non è Dio, inteso come “essere perfettissimo creatore e Signore” del tutto distinto dal mondo e da me, non è neppure Gesù Cristo. Il mio assoluto, il mio Dio, ciò che presiede alla mia vita, non è nulla esterno a me. Il mio assoluto è il bene, l’idea e la pratica del bene. L’idea regolatrice su cui edificare la mia vita. (ID.173)

Credendo in Dio io non credo all’esistenza di un ente separato da qualche parte la in alto; credo piuttosto a una dimensione dell’essere più profonda di ciò che appare in superficie, una dimensione invisibile agli occhi ma essenziale al cuore. (ID.399)

Secondo Kant Dio è il bene, la realtà sussistente del bene, “die Idee des guten Prinzip”. (ID.178)

Io credo in Dio perché intuisco che l’ideale del bene e della giustizia che si muove dentro di me non è solo un sentimento soggettivo, una pia illusione, ma la verità ultima della logica del mondo. (ID.395)

Credere nell’esistenza di Dio per me significa porre l’amore quale respiro dell’essere. (ID.x)

Io penso a Dio come ad una casa, non come un punto isolato più in alto, ma come la dimora del livello più raffinato dell’essere-energia che chiamiamo spirito, perché è quando arriviamo lì che “in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. (ID.398)

Esistenza e natura di Dio
Spinoza è un filosofo che dice: „Dio è diverso”. Affermando che Dio e natura coincidono, sostiene che la natura è divina, il mondo è divino, e che anche noi, in quanto frammento del mondo, siamo divini non dice che Dio non c’è, ma che è dentro il mondo, dentro ogni cosa del mondo.
E scrive: “Dio è per me, per usare un’espressione tradizionale, la causa immanente … di tutte le cose”. E poi:” Tutte le cose, dico, in accordo con Paolo, sono in Dio e si muovono in Dio”. Il filosofo si riferisce al discorso di san Paolo all’areopago di Atene, precisamente al passo in cui l’apostolo afferma di Dio: “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”, e cita un detto dello stoico Cleante: “Perché di lui stirpe siamo noi” (At 17,28). Si tratta della medesima idea di Spinosa, cioè che noi siamo uno degli infiniti modi dell’unica sostanza divina e quindi “sua stirpe”, suoi prodotti, “suoi figli” si dice nel linguaggio cristiano a me caro. (DD.213)

Tuttavia non si deve ritenere che Spinosa sostenga l’identità di Dio e natura. Spinosa parla di una Natura naturante intendendo il fondo primordiale dell’essere, ciò che fa nascere ed apparire tutte le cose, noi compresi.

La Natura naturante intesa come motore della vita che in se stessa è energia vitale. È in atto un evento senza fine, è in corso un processo eterno, e noi ne siamo dentro. Questa nascita continua dell’essere è l’immenso mistero che ci contiene e che il concetto di Natura naturante designa.
Spinoza, Dio dentro il mondo si, ma identificato con il mondo, no (Sandro B.)

Dio è spirito, solo pensandolo così si può intravedere in che senso Dio sia in ogni cosa, e soprattutto dentro di noi, secondo le meravigliose parole che Agostino gli rivolge: “Tu eri dentro di me più del mio intimo” (III,6,11). (DD.217)

Il fenomeno fisico che si porta al pensiero dicendo Dio è l’apparire alla nostra coscienza, e forse prima ancora al nostro sentimento, del senso complessivo della vita come giustizia, verità, bene. Credendo in Dio si crede che l’ultima dimensione dell’essere siano questi valori, e non i loro contrari. Credere in Dio significa ritenere che il bene è più forte del male, l’essere del nulla, l’amore dell’indifferenza. (DD.220)




Riferimenti:
Questo articolo è il n. 9 della serie “Fides” che partendo dalla teologia di Vito Mancuso cerca di arrivare ad una visione di fede. Di aiuto a questo mio lavoro sono stati anche i libri di Hans Küng e di Vittorio Messori.

“Io e Dio” di Vito Mancuso – Garzanti 2011
(ID.x) = Io e Dio. Pagina

“Disputa su Dio e dintorni” Vito Mancuso – Corrado Augias - Mondadori Editore 2011
(DD.x) = Disputa su Dio e dintorni. Pagina

A cura di:
Sandro B.
06.09.2016

Monday, September 5, 2016

IL CAMMINO MORALE E SPIRITUALE DELL'ESSERE (Fides 8)

Questo articolo tratta del nostro io, dell’essere quale energia vitale, che tramite la fede da un senso alla propria vita ed arriva allo spirito, un livello superiore dell’essere orientato al bene. Partendo da questa dimensione ci si avvicina al Divino e la Realtà primaria (da molti chiamata Dio) diviene accessibile.

L’io, la vita, l’essere, l’energia vitale
Noi non siamo mai stati altri IO e non saremo mai altri IO. La nostra singolarità è assoluta. (AD.84)

La risoluzione dell’enigma della vita nello spazio e nel tempo è fuori dallo spazio e dal tempo.
“Die Lösung des Rätsels des Lebens in Raum und Zeit liegt ausserhalb von Raum und Zeit” (“La risoluzione dell’enigma della vita nello spazio e nel tempo è fuori dello spazio e del tempo”) (ID.74)

L’essere creato da Dio è un intreccio originario di logos e di caos. La creazione genera non un essere perfetto ma un essere imperfetto, non compiuto ma incompiuto, e perciò destinato a modellarsi lentamente e faticosamente lungo il cammino cosmico. (PP.379)

Una visione dell’essere come energia, come lavoro, come rete di relazioni, da cui emergono livelli sempre più organizzati dell’essere, il più alto dei quali è chiamato “spirito”. Questa visione è chiamata “Emergentismo”. (ID.420)

L’energia vitale nell’essere umano ha rispetto agli animali ed alle piante un “surplus” che gli permette di raggiungere la libertà in quanto autodeterminazione. Questa energia libera particolare dell’uomo si identifica con il termine “anima spirituale”. (ID.421)

L’energia vitale non viene dalla conoscenza oggettiva, che al contrario può bloccare l’azione schiacciandola dalla sue antinomie; l’energia vitale è il sentimento, da una dimensione al di là della ragione. (ID.148)

Il sentimento è la forza costruttiva della vita, la fonte dell’energia vitale, la spinta per costruire per andare avanti. (ID.144)

Noi siamo passione. È il nostro essere passione che può essere sia distruttivo che costruttivo, tutto dipende da come siamo in grado d’incanalare questa forza passione che ci costituisce e che ci domina. Una cosa sola è sicura: se si spegne la passione si spegne la vita. (PP.190)

L’energia vitale viene forse data in prestito ad ognuno di noi? Alla fine dobbiamo restituirla!

L’essenza umana consiste nella relazione che si prende cura, che il centro più intimo di noi stessi è definibile come relazioni, legami, rapporti amorevoli. Che cosa vuole ciascuno di noi se non attenzione amorevole da parte degli altri? E che cosa dare agli altri se non la medesima attenzione amorevole desiderata per noi? (ID.401)

Kant aveva qualificato l’interiorità umana come “legno storto” (krummen Holz). Eppure Kant rintraccia nell’essere umano anche un'altra cosa: una disposizione morale originaria, vede la capacità di fare il bene per il bene, l’amore per legge morale, l’ideale, la giustizia. L’uomo è un legno storto, ma talora (Wunder!) sa camminare diritto (völlig Gerades). Vedendo i due poli della realtà (uomo corrotto alla radice e insieme capace di vero bene) Kant coglie l’antinomia che definisce l’essere umano e si pone la domanda su che cosa sia in grado di elevarlo al di sopra dell’egoismo naturale. (ID.416)

Kant parla di un “germe del bene” (Keim des Guten), “Eine gottliche Abkunft”, un’origine divina. Dal paradosso che costituisce l’essere umano, legno storto che può produrre qualcosa di perfettamente diritto, per Kant si esce solo postulando un’altra dimensione dell’essere, da lui chiamata “origine divina” alla quale l’uomo partecipa mediante la purezza morale. L’etica, colta nella sua purezza fonda la vera religione. (ID.417)

Corpo, Anima
anima [lat. anĭma, come anĭmus, dal gr. ánemos "soffio, vento"]. [principio vitale dell'uomo di cui costituisce la parte immateriale e, quindi, distinto dal corpo] ≈ animo, coscienza, mente, pensiero, psiche, spirito. (Treccani / Vocabolario)

Corpo e anima sono la medesima realtà perché l’essere è unitario. (AD.222)

Il corpo di carne è una peculiare configurazione spazio-temporale dell’energia che ci costituisce. (AD.226)

L’anima è ciò che forma il corpo, è il principio ordinatore del corpo. (AD.69)

L’anima è energia allo stato libero. (AD.97)

L’anima è il surplus di energia (il quantum) che l’essere umano possiede rispetto ad una semplice configurazione materiale. (AD.305)

L’anima è la nostra gioia, la nostra pena, la nostra nobiltà e il nostro più grande problema (AD.305)
Anima = libertà, noi siamo più del mondo, noi siamo liberi. (AD.52)

Con anima s’intende l’ordine assunto dall’energia che ci costituisce. (AD.106)

L’anima è sempre investita dalla luce di Dio, o meglio questa dimora in lei per natura. (AD.68)

La fede
féde [lat. fĭdes].  Credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive: avere fiducia in Dio, nella Provvidenza, nei valori umani, nella democrazia. (Treccani / Vocabolario)

La fede è al servizio della vita, non viceversa. (ID.58)

L’organo privilegiato della fede è il sentimento. Ha scritto Pascal: “il cuore, e non la ragione, sente Dio”. (ID.143)

La mia fede è nel senso della vita come amore e nel primato del bene e della giustizia. (ID.248)

Ognuno ha bisogno di un’identità, intendendo con essa il punto d’appoggio della vita, quello stesso punto che Archimede cercava per sollevare il mondo quando scoprì il principio della leva. L’atto di fede si può tradurre fisicamente come la posizione di un punto fermo per sollevare l’unico pezzo di mondo che noi possiamo effettivamente sollevare, cioè noi stessi, e così divenire partecipi di una vita diversa, migliore, celeste, divina. Questa è la missione della vita, siamo qui per questo, per sollevare noi stessi alla vita buona, bella, giusta (gli antichi greci avrebbero detto a questo punto divina). (ID.443)

La fede con cui si crede è l’affidamento che il soggetto liberamente fa a qualcosa che non si può verificare, qualcosa di cui non ha alcuna certezza e che tuttavia sente che riempie la propria vita, che dà slancio, che dà prospettiva all’esistenza, e che se non ci fosse la vita apparirebbe come un salto nel vuoto, un’assurdità. Io ho questa fede, credo nell’esistenza di Dio e credo nell’esistenza della vita eterna. (da un’intervista di Vito Mancuso alla Rivista dicembre 2014)

Lo Spirito
spirito [dal lat. spiritus -us "soffio, respiro, spirito vitale"].  [principio di vita religiosa, morale, intellettuale di cui l'uomo è in vari modi e in varia misura partecipe e per il quale si eleva sul mondo materiale: i valori dello s.] ≈ ‖ anima, animo, intelletto, mente. (Treccani / Vocabolario)

Lo spirito è la punta dell’anima. (AD.x)

 “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, mitezza, fedeltà, dominio di se” … “contro queste cose non c’è legge” (San Paolo)

L’esperienza spirituale ha più valore della dottrina, il primato non è della dogmatica ma della spiritualità, i veri maestri della fede non sono i custodi dell’ortodossia dottrinale ma i santi e i giusti. (ID.441)

L’uomo che raggiunge la dimensione dello spirito-libertà, può infrangere la struttura che l’ha generato e che lo mantiene in vita nel bene e nel male, può andare al di là del semplice ordine naturale aumentando il disordine (peccato, crimine) oppure aumentando l’ordine e l’armonia (solidarietà, carità). L’uomo si scopre quindi figlio di un’altra dimensione, per designare la quale si rimanda al “cielo” come fanno le grandi tradizioni spirituali. Questa dimensione attinta dall’uomo al di là di sé, e insieme dentro di sé, è il fenomeno per designare il quale si è giunti a parlare di spirito, o, che è lo stesso, del divino. (ID.422)

Cuore è il termine che esprime al meglio la totale dedicazione di se da parte dell’uomo alla dimensione dello spirito. È il cuore l’organo spirituale per eccellenza. (AD.65)

Livello superiore dell’essere. Lo spirito, definibile come la vita dell’energia a prescindere dalla materia e quindi in grado di sussistere anche dopo la dissoluzione della materia del nostro corpo. (AD.53)

Le grandi spiritualità e le filosofie classiche hanno sempre conosciuto l’esistenza della particolare e raffinatissima forma d’energia che è lo spirito (PP.186)

Il più grande lavoro che ogni uomo è chiamato a fare consiste nell’orientamento del suo spirito verso il bene. (AD.x)

Per i greci dire spirito equivale a dire Dio, l’uomo perfetto è l’uomo spirituale. (AD.x)

Il Divino
divino agg. [dal lat. divinus, der. di divus = deus «dio»].  Di Dio: la bontà, la misericordia, la giustizia, l’onnipotenza divina; la divina provvidenza. Con significato più ampio, che ha la natura, l’essenza di Dio. (Treccani / Vocabolario)

Dice Plotino “la virtù, generandosi nell’anima insieme alla saggezza, è rivelatrice di Dio”. Per i grandi uomini spirituali di tutti i tempi, è la virtù, che appare nell’uomo come se venisse dall’esterno, a generare la retta esperienza del divino. La Conversione, l’illuminazione. (ID.417)

Il divino nella sua sacralità può essere vissuto come fascinaus. Il sacro in questa prospettiva è esperito come sentimento di beatitudine e di salvezza per la benignità della divinità di cui si avverte la clemenza, l’amore, la misericordia. (ID.57)

L’anima perfettamente ordinata e disciplinata (anima santa) entra nello Spirito Santo, è Spirito Santo. Essendo la santità dimensione propria di Dio quest’anima è divinizzata (AD.102)





Riferimenti:
Questo articolo è il n. 8 della serie “Fides” che partendo dalla teologia di Vito Mancuso cerca di arrivare ad una visione di fede. Di aiuto a questo mio lavoro sono stati anche i libri di Hans Küng e di Vittorio Messori.

“L’Anima e il suo Destino” di Vito Mancuso - Raffaello Cortina Editore 2007
(AD.x) = Anima e il suo Destino. Pagina

“Il Principio Passione” di Vito Mancuso    - Garzanti Editore 2013
(PP.x) = Principio Passione. Pagina

“Io e Dio” di Vito Mancuso – Garzanti 2011
(ID.x) = Io e Dio. Pagina

A cura di:
Sandro B.
05.09.2016