Monday, February 26, 2018

INFERNO DISTRUZIONE E RICOSTRUZIONE

Leggenda 
                         I
Questo avvenne quando Gesù rivelava agli uomini la sua dottrina.
Questa dottrina era talmente chiara, e seguirla era talmente facile e tanto palesemente essa liberava gli uomini dal male, che non si poteva non raccoglierla, e nulla avrebbe potuto arrestare la sua diffusione in tutto il mondo. E Belzebù, padre e sovrano di tutti i diavoli, era allarmato. Egli vedeva chiaramente che il suo potere sugli uomini sarebbe finito per sempre se Cristo non avesse rinnegato la sua predicazione. Egli era allarmato, ma non si perdeva d’animo ed incitava i farisei e gli scribi, a lui devoti, a offendere e a tormentare Cristo con quanta più forza potevano, e ai discepoli di Cristo consigliava di scappare e di lasciarlo solo. Egli sperava che una condanna ad una morte ignominiosa, le ingiurie, il vedersi abbandonato da tutti i discepoli e, finalmente, le sofferenze e l’esecuzione avrebbero fatti sì che Cristo nell’ultimo istante rinnegasse la sua dottrina. E il rinnegamento avrebbe distrutto tutta la forza della dottrina.
La questione doveva decidersi sulla croce. E quando Cristo esclamò: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato», Belzebù esultò. Ma a un tratto si udirono dalla croce le parole: «Padre, perdona loro, perché non sanno cosa fanno» e dopo di ciò Cristo esclamò: «È compiuto!» e esalò lo spirito.
Belzebù capì che per lui tutto era perduto. Egli volle fuggire e spiccare il volo, ma non poté dispiegare le ali. E Belzebù vide Cristo avvolto di un fulgore chiaro fermarsi alle porte dell’inferno, vide i peccatori tutti, da Adamo fino a Giuda, uscire dall’inferno, vide fuggire via tutti i diavoli in tutte le direzioni, vide anche le mura dell’inferno crollare senza suono in tutte e quattro le parti. E non riuscì a sopportare oltre quella vista, e con un un ululo lancinante precipitò, attraverso una crepa apertasi nel suolo dell’inferno, giù in fondo all’abisso.
                         II
Passarono cento anni, duecento, trecento anni.
Belzebù non teneva conto del tempo, Giaceva immobile nella nera tenebra e nel morto silenzio e si sforzava di non pensare a quel che era successo, e tuttavia ci pensava ed odiava impotente il responsabile della sua rovina.
Ma a un tratto – egli non ricordava e non sapeva quante centinaia di anni fossero passate da allora – udì sopra di sé dei suoni, che somigliavano ad un calpestio, a lamenti, urla e stridori di denti.
Belzebù sollevò il capo e si mise ad ascoltare.
Che l’inferno potesse riedificarsi dopo la vittoria di Cristo, Belzebù non poteva crederlo, ma intanto il calpestio, i lamenti, i gridi e lo stridore di denti divenivano sempre più chiari.
Belzebù rialzò il torace, raccolse sotto di sé le villose gambe dagli zoccoli aguzzi e, cominciando ad agitare le ali ora dispiegatesi liberamente, prese a fischiare con quello stesso fischio di richiamo, con il quale nei tempi andati chiamava a sé i suoi servi e i suoi aiutanti.
Non aveva ancora fatto in tempo a trarre il fiato, che sopra la sua testa s’aprì di colpo una fessura, una fiamma rossa divampò, e una folla di diavoli, schiacciandosi l’un l’altro, si sparsero giù dalla fessura fino in fondo all’abisso e come corvi intorno a una carcassa, si disposero intorno a Belzubù.
Di diavoli ce n’erano lì sia di grandi che di piccini, e di grassi e di magri, e di coda lunga e di coda corta, e con le corna aguzze, e le corna diritte, e le corna curve.
Uno dei diavoli, con una pellegrina gettata sopra le spalle, tutto nudo e di un color nero lucido, con un volto tondo privo di barba e anche di baffi, se ne stava accovacciato proprio davanti la faccia di Belzebù e, ora stravolgendo ora strabuzzando i suoi occhi infocati, sorrideva incessantemente, agitando da una parte e dall’altra con ritmo uniforme la sua coda sottile.
                         III
«Che vuol dire questo rumore?» Disse Belzebù indicando verso l’alto. «Che succede là?»
«Ma la stessa cosa di sempre» rispose il diavolo lustro, che indossava la pellegrina.
«Come, ci sono dei peccatori?» Domandò Belzebù.
«Tanti» rispose il lustro.
«Ma, e la dottrina di colui che io non voglio nominare?» Domandò Belzebù.
Il diavolo in pellegrina digrignò i denti aguzzi, così che gli si scoprirono tutti, e tra tutti i diavoli si udì una risata trattenuta.    
«Quella dottrina non ci da fastidio. Loro non ci credono» disse il diavolo in pellegrina.
«Ma come, eppure è così evidente che quella dottrina li salva da noi, e lui le ha reso testimonianza con la sua morte» disse Belzebù.
«Io gliel‘ho cambiata, la sua dottrina» disse il diavolo in pellegrina battendo rapidamente la coda sul terreno.
«Come, gliel’hai cambiata?»
«Gliel’ho cambiata, tanto che la gente adesso crede non già nella dottrina sua, ma nella mia, alla quale dà però il nome di lui.»
«E come ci sei riuscito?» Domandò Belzebù.
«Non è stato difficile, è successo da sé. Io ho soltanto dato una mano.»
«Racconta in breve» disse Belzebù.
Il diavolo in pellegrina, chinato il capo, tacque per un poco, come considerando fra sé la cosa, senza fretta, e poi incominciò a raccontare:
«Quando successe quella cosa tremenda, che l‘inferno venne distrutto e il nostro padre e sovrano si allontanò da noi» disse, «io andai nei luoghi ove veniva praticata quella medesima dottrina che per poco non ci ha rovinati tutti quanti. Avevo voglia di vedere come vivevano gli uomini che la praticavano. E vidi che gli uomini che vivevano secondo quella dottrina erano perfettamente felici e inaccessibili a noi. Non andavano mai in collera l’uno con l’altro, non usavano la forza per difendersi da chi li assaliva e facevano il bene in cambio del male che veniva fatto loro.
Vidi queste cose, e pensai che tutto era perduto, e volevo già andarmene via. Ma osservando bene scoprii un punto debole degli uomini. Era quello che la loro dottrina chiamava „peccato originale“,  in pratica il loro innato egoismo. Decisi allora di sfruttare questa loro debolezza, per cambiare la loro dottrina, ma per farlo avevo bisogno di una leva che scardinasse la dottrina del loro maestro per sostituirla con la mia.
Allora inventai la chiesa. E quando cominciarono a credere nella chiesa mi sentii tranquillo: capii che eravamo salvi, e che l’inferno era ricostruito».
                         IV
«Cos’è la chiesa?» domandò Belzebù, che non voleva credere che i suoi servi fossero più intelligenti di lui.
Rispose il diavolo in pellegrina:
«La chiesa si fa così: gli uomini convincono gli altri e se stessi, che il loro maestro, Dio, per evitare che la legge da lui rivelata agli uomini venisse interpretata in modo falso, ha scelto degli uomini speciali, e che questi soltanto possono interpretare la dottrina nel modo giusto.
Tutte le chiese vengono affidate ad uomini speciali che professano la dottrina più adatta ai loro popoli. Gli ebrei adorano il loro Dio, Yahweh, nelle Sinagoghe affidate ai rabbini, i cristiani adorano il loro Dio nelle Chiese cristiane affidate al clero, i mussulmani adorano il loro Dio, che chiamano Allah, nelle Moschee affidate ai predicatori.
La più grande chiesa cristiana, del mondo occidentale, è strutturata verticalmente, con un capo supremo che per definizione è infallibile ed una gerarchia fatta di vescovi, cardinali e clero. Il criterio usato da questa chiesa per secoli è stato “Proibito capire, obbligati ad obbedire”.»
«Ma perché mai le chiese hanno sviato la dottrina a nostro vantaggio?» disse Belzebù.
«Questo l’hanno fatto perché» proseguì il diavolo in pellegrina, «siccome tutti gli uomini che si danno il nome di chiesa, ritengono di essere nella verità, e siccome si erano proclamati unici interpreti della legge di Dio e avevano convinto gli altri di ciò, questi uomini erano diventati i supremi arbitri dei destini delle genti e perciò s’erano assicurati il supremo potere su tutti quanti. Un potere da difendere con ogni mezzo. Nel periodo più buio della sua storia, nel Medioevo, la chiesa ha perseguitato, a messo a morte e a bruciato sul rogo tutti quelli che non riconoscevano il suo potere. Dimodoché è stata la loro stessa situazione a porli nella necessità di alterare la dottrina in modo che essa giustificasse la loro vita malvagia e le crudeltà che essi adoperavano contro i loro nemici. Adesso le cose sono cambiate e benché non uccidono più coloro che contestano e tentano di scoprire la verità, li calunniano talmente, gli avvelenano talmente la vita, che soltanto pochi osa ancora accusarli».
                         V
Belzebù vide in tutto ciò una trionfale rinascita del suo regno. Tuttavia non era ancora convinto e chiese:
«Ma la dottrina di Gesù Cristo era talmente semplice e chiara, che non la si poteva svisare in alcun modo, „Comportati con gli altri così come vorresti che loro si comportassero con te“. Come si fa a svisare questo?»
Rispose il diavolo in pellegrina:
«La dottrina della chiesa ha sparso, sulla semplice e perfettamente comprensibile verità di Cristo, un tale mucchio di presunte verità sacre e dogmi che è divenuto impossibile, sia accoglierle tutte, sia trovare in mezzo ad esse quell’unica verità di cui gli uomini hanno veramente bisogno. Dichiarandosi la chiesa infallibile, insegna, all’occorrenza, proprio il contrario di quello che è scritto nelle scritture. Così, per esempio è detto nelle scritture: abbiate un solo maestro, Cristo, e non chiamate nessuno sulla terra padre vostro, giacché uno soltanto è il padre vostro, ed è nei cieli, e non chiamatevi maestri perché Cristo soltanto è il vostro maestro, loro invece dicono: noi siamo i padri e noi siamo gli unici maestri degli uomini. Oppure è detto nelle scritture: non giurate in alcun modo, loro invece insegnano che tutti devono giurare ubbidienza incondizionata alle autorità, qualunque cosa esigono poi queste autorità. Oppure è detto: non uccidere, loro invece insegnano che si può e si deve uccidere, in guerra e quando è il tribunale a comandarlo.
Invero ci sono stati anche tanti uomini di chiesa che hanno insegnato la dottrina di Gesù Cristo, la carità e l’amore per il prossimo. Che hanno diffuso verità, fiducia e speranza, aiutato le persone a trovare un senso nella loro vita ed all’occorrenza hanno sacrificato la loro stessa vita, ma questi uomini sono stati sempre una minoranza che, per noi, non ha mai rappresentato un serio pericolo.
Oggi l’Islam la religione mussulmana, annunciata da Maometto, la cui dottrina è scritta nel libro sacro il Corano, viene stravolta, manipolata e utilizzata per interessi economici, politici e di potere. Si è soffiato sul fuoco del fanatismo e dell’ignoranza e si è stravolto il messaggio di pace e di rispetto per la vita degli uomini, scritto nel Corano, in un messaggio di morte. Il fondamentalismo islamico ha prodotto il terrorismo, l’odio e gli assassini, trasformando interi paesi nell’anticamera dell’inferno».
Così concluse il diavolo in pellegrina, e stravolse gli occhi e digrignò i denti fino alle orecchie.
«Questo è molto bene» disse Belzebù e sorrise. E tutti i diavoli proruppero in una rumorosa risata.
                         VI
«Possibile che lì da voi ci siano ancora lussuriosi, i rapinatori, gli assassini, proprio come una volta?» domandò, ormai con allegria, Belzebù.
I diavoli, anche loro rallegratisi, presero a parlare tutti insieme, desiderando tutti mettersi in mostra agli occhi di Belzebù.
«Non come una volta, ma ancora di più» gridò uno.
«I lussuriosi non riusciamo nemmeno più a farceli stare, nei reparti di una volta» strillò un altro.
«I rapinatori di adesso sono più cattivi di quelli di una volta» gridava un terzo.
«Per gli assassini non ci basta nemmeno il combustibile» mugghiava un quarto.
«Non parlate tutti insieme. Ma risponda quello a cui domanderò. Chi è quello che dirige il reparto lussuria, venga avanti e racconti come fa adesso con i discepoli di colui che proibiva di cambiate moglie e diceva che non bisogna guardare una donna con concupiscenza. Chi è che dirige il reparto lussuria?»
«Io» rispose, strisciando sul sedere in direzione di Belzebù, un diavolo bruno con fattezze di donna, e col viso flaccido e la bocca bavosa, che biascicava incessantemente.
Questo diavolo strisciò fuori dalla fila degli altri, si accovacciò, chinò il capo da una parte e, infilatesi tra le gambe la coda, che aveva un ciuffo di peli in fondo, cominciò, agitandola, a dir così con voce cantante:
«Facciamo sia al modo vecchio, che tu usavi, nostro padre e sovrano, quand’eri ancora in paradiso, e che avevi ridotto in nostro potere tutto il genere umano, sia in modo nuovo applicando due nuovi principi:  Il primo è “la logica della liberazione”, codificata nel mito del corpo liberato, scaturisce da una ribellione a vincoli morali e culturali considerati repressivi e si esprime in un’applicazione sregolata ed immediata delle pulsioni sessuali, vissute in modo crudamente carnale, senza una parvenza di partecipazione emotiva al rapporto sessuale, letteralmente “consumato“ come se fosse un oggetto da gettare via dopo l’uso.
Il secondo è la “logica del possesso” che si esprime nell’eccesso quantitativo dei rapporti sessuali e si caratterizza per l’incapacità di apprezzare la qualità di un rapporto erotico - amoroso. Il partner è solo un oggetto da sfruttare per soddisfare egoisticamente una pulsione erotica prepotente ed irrazionale, senza doversi impegnare in una relazione interpersonale.»
Il diavolo dalle fattezze di donna chinò il capo flaccido dall’altra parte, e tacque, come attendendo l’effetto delle sue parole su belzebù.
Belzebù annuì in segno di approvazione, e il diavolo dalle fattezze di donna continuò così: «In questo modo, senza peraltro trascurare il modo vecchio, quello che si usava in paradiso, del frutto proibito e della curiosità» proseguì, con l’evidente desiderio di lusingare Belzebù, «noi otteniamo i migliori successi».
Il diavolo con le fattezze di donna tacque e, asciugandosi con la punta della coda la bava che gli riempiva la bocca, chinò il capo dall’altra parte e in silenzio prese a fissare Belzebù.
                         VII
«È semplice, e mi piace» disse Belzebù. «Approvo. Chi dirige il reparto rapinatori?»
«Io» rispose, facendosi avanti un grosso diavolo con grandi corna ricurve, coi baffi piegati all’insù, e co enormi zampe attaccate storte.
Questo diavolo, strisciandogli davanti anche lui come i due precedenti, e lisciandosi con entrambe le zampe i baffi con gesto militaresco, attendeva di essere interrogato.
«Colui che ha distrutto l’inferno» disse Belzebù, «ha insegnato agli uomini a vivere come uccelli del cielo, e comandava di dare a chi chiede, e che se qualcuno voleva prendersi il mantello di un altro l’altro doveva dargli anche la camicia, e disse che per salvarsi bisogna distribuire tutto quel che si ha. Come fate dunque a indurre alla rapina uomini che hanno udito queste cose?»
«Bè, noi» disse il diavolo con i baffi, gettando indietro la testa con aria maestosa, «facciamo proprio come faceva il nostro padre e sovrano, convinciamo gli uomini che è molto più facile procurarsi denaro e beni materiali rapinando, piuttosto che guadagnarsi la vita con il duro lavoro. In genere questa è gente oziosa che rapisce impunemente la maggioranza, ovvero la gente che lavora. Di nuovo vi è soltanto che per opera nostra il modo di rapinare è diventato più generale, più dissimulato, e più diffuso ovunque, nello spazio e nel tempo, e anche più sicuro. L’abbiamo reso più generale, questo modo, inquantoché prima i rapinatori erano un gruppo malavitoso della società, adesso essi sono presenti dappertutto e si nascondono in ogni categoria sociale. E l’abbiamo reso più dissimulato, questo modo, inquantoché adesso i rapinati, grazie all’istituzione di certe tasse speciali, indirette, non vedono nemmeno più i rapinatori. E più diffuso nello spazio, questo modo lo è perché i popoli più ricchi e progrediti, con il pretesto di diffondere il loro modello di società e stato, rapinano anche quei popoli a loro estranei che posseggano ricchezze naturali da sfruttare. Mentre nel tempo questo modo è oggi più diffuso di prima, grazie all’istituzione dei crediti, sia sociali che statali: così adesso si rapinano non soltanto i vivi, ma anche le generazioni avvenire. E più sicuro l’abbiamo reso, questo modo, facendo sì che i principali rapinatori vengano ritenute persone degne di rispetto, per cui la gente non osa contrastarli. Ai giorni nostri le rapine palesi, cioè l’atto di togliere con la forza a qualcuno il portafogli, i preziosi che indossa, sono a dir poco un milione di volte meno di quelle rapine legali, che vengono commesse incessantemente da coloro che han la possibilità di farlo.»
Belzebù ascoltava soddisfatto.
«Mio padrone e signore» proseguì Il grosso diavolo con grandi corna ricurve, «se oggi la rapina ha assunto dimensioni mondiali, ciò è merito di una mia grande invenzione: la finanza».
«Cos’è la finanza?» domandò Belzebù
Rispose il diavolo dirigente del reparto rapinatori:
«Come i beni spirituali vengono gestiti dalle chiese, così il bene materiale più ambito, il denaro, viene gestito dalle banche. Ma mentre una volta il denaro veniva usato per produrre beni industriali; oggi invece, io ho fatto capire alle banche che usare il capitale-denaro per produrre beni finanziari rende molto più denaro che produrre beni manifatturieri, e permette di aumentare la ricchezza in modo spropositato. In questo modo le banche, gli istituti finanziari e di credito, gli speculatori sono diventati i veri protagonisti della vita economica del mondo». Belzebù ascoltava attentamente e capì che il messaggio di colui che ammoniva di non accumulare ricchezze su questo mondo, veniva completamente ignorato. Sapeva pure che chi si affretta a guadagnare ricchezze non rimane innocente e che il denaro è la radice di tutti i mali, per cui rivolto al diavolo con grandi corna ricurve, disse «mi congratulo con te, sei autorizzato ad ampliare il reparto dei rapinatori».
                         VIII
«Bene siamo sulla buona strada» disse Belzebù. «Ma, e gli assassini? Chi dirige il reparto assassinio?»
«Io» rispose facendosi avanti tra la folla, un diavolo di colore rosso sangue, con le zanne che gli spuntavano fuori dalla bocca, e corni aguzzi e una coda grossa e immobile puntata verso l’alto.
«E dunque, come fai a costringere ad essere degli assassini i discepoli di chi ha detto: non rendere male al male, ama i tuoi nemici? Come fai a far degli assassini da questa gente?»
«Lo facciamo ancora al vecchio modo» rispose il diavolo rosso con una voce sorda, crepitante, «ovvero eccitando negli uomini la cupidigia, l’invidia, l‘odio, la vendetta, l’orgoglio. In aggiunta abbiamo ottenuti notevoli risultati, facendo legalizzare il traffico delle armi. In particolare siamo riusciti, nel paese più potente del mondo e che professa completa osservanza e fiducia nella dottrina di colui che stava per distruggerci, a fare in modo che il possesso di armi sia diventato un culto. Tutti desiderano possedere un arma e la possono acquistare senza controllo. Ne consegue che periodicamente vengono compiute stragi d’innocenti, da persone apparentemente normali che si trasformano in assassini. Succede poi che queste persone vengano condannate a morte dalle autorità che si trasformano anch’esse in assassini legalizzati perché ritengono che la pena di morte possa evitare nuovi potenziali delitti» il diavolo di colore rosso sangue mosse la sua grossa coda aspettando la reazione di Belzebù, il quale disse «fai bene il tuo lavoro, ma dimmi perché avvengono stragi d’innocenti in paesi in cui la violenza è bandita? È opera tua?» il diavolo di colore rosso sangue rispose «non è opera mia, altri diavoli che combattono e travisano la dottrina del profeta successivo a quello che ci stava per rovinare, hanno aizzato le genti del mondo mussulmano ad una guerra contro il mondo occidentale, questa guerra, che fanno passare per santa, la chiamano Jihad. Questi diavoli in sembianze di uomini fanno credere a coloro che si sacrificano in attentati terroristici, trascinando con loro nella morte degli innocenti, che andranno in paradiso. Un paradiso che non è altro che il nulla o qualcosa di peggio del nostro inferno».
                         IX
«Ma, e gli assassini commessi in guerra? Come fate a spingere a questi assassini i discepoli di chi ha riconosciuto tutti gli uomini figli di uno stesso padre e ha comandato di amare i nemici?»
Il diavolo rosso digrigno i denti, emettendo dalla bocca un fiotto di fuoco e di fumo, e si batté gioiosamente sulla schiena con la grossa coda.
«Facciamo così: convinciamo ciascun popolo che lui, questo popolo, è il migliore di tutti i popoli del mondo, Deutschland über alles, Francia, Inghilterra, USA, Russia über alles, e che a questo popolo (quale che sia) tocca dominare tutti gli altri popoli. Ma siccome a tutti i popoli noi abbiamo inculcato la stessa convinzione, va a finire che ciascun popolo, sentendosi sempre in pericolo per via dei suoi vicini, è sempre intento a preparare mezzi di difesa e si incattivisce sempre più verso gli altri popoli. E quanto più un popolo si prepara a difendersi e si incattivisce di conseguenza nei confronti dei suoi vicini, tanto più anche tutti i rimanenti si preparano a difendersi e si incattiviscono tutti gli uni verso gli altri. Così che adesso tutti gli uomini che hanno accolto la dottrina di colui che ci ha aveva chiamati assassini, son dediti costantemente e principalmente a fare i preparativi per i loro assassini e ad assassinarsi a vicenda.
Agiamo anche insegnando ai capi delle grandi potenze mondiali a giustificare le loro guerre di aggressione con le menzogne, per esempio, facendo dire loro che i paesi, che essi vogliono derubare delle loro ricchezze, o che vogliono asservire per scopi politici, posseggono armi di distruzione di massa. In tal modo fanno la guerra, dichiarando che sono costretti a difendersi da pericoli inesistenti, che si sono inventati loro».
                         X
«Be’, è ingegnoso» disse Belzebù dopo un breve silenzio. «Ma gli uomini dotti, liberi dall’inganno, come han fatto a non accorgersi che la dottrina veniva alterata, perché non l’hanno ripristinata?»
«Ma non possono farlo» disse con voce sicura di sé, facendosi avanti, un diavolo d’un color nero opaco, con un manto sulle spalle, con la fronte piatta sfuggente, le membra prive di muscoli e le grandi orecchie a sventola.
«Perché?» Domandò Belzebù, scontento del tono di sicumera di quel diavolo col manto.
Non turbato da quel rimbrotto di Belzebù il diavolo col manto si sedette, senza fretta, e non accovacciandosi come gli altri ma all’orientale, incrociando quelle sue gambe prive di muscoli, e cominciò a parlare senza intoppo alcuno, con una voce quieta, misurata:
«Non possono farlo perché io distolgo costantemente la loro attenzione da ciò che essi possono sapere, e che han bisogno di sapere, e gliela oriento su ciò che a loro non occorre affatto di sapere e che non potranno sapere mai.»
«E come riesci a farlo?»
«L’ho fatto e lo faccio in modi diversi a seconda dei momenti» rispose il diavolo col manto. «Nei tempi andati io inculcavo negli uomini la convinzione che la cosa più importante per loro fosse conoscere i dettagli del rapporto che vi è tra le persone della Trinità, e così pure i dettagli dell’origine di Cristo, delle sue nature, della sua divinità e così via. E loro ragionavano molto e lungamente, e dimostravano, discutevano e si arrabbiavano. E questi ragionamenti li occupavano talmente che non pensavano affatto a quale fosse il giusto modo di vivere. E poiché non pensavano a come si debba vivere, non avevano nemmeno bisogno di sapere cosa aveva detto loro il loro maestro riguardo appunto alla vita.
«Poi quando si erano già talmente ingarbugliati in questi ragionamenti che avevano ormai smesso di capire ciò di cui stavano parlando, nella mente di alcuni insinuai che la cosa più importante per loro fosse indagare e chiarire tutto ciò che aveva scritto un uomo di nome Aristotele, che era vissuto mille anni prima, in Grecia; nelle menti di altri invece insinuai che la cosa più importante per loro fosse trovare una pietra mediante la quale si potesse fabbricare l’oro, e un elisir che curasse da tutte le malattie e rendesse gli uomini immortali.
E i più intelligenti e i più dotti di costoro impiegavano appunto in queste cose tutto il loro tempo e le loro forze intellettuali.
A quelli invece che non si interessavano di queste cose, facevo credere che la cosa più importante fosse lo studio dei grandi sistemi quale l’universo, galassie, stelle e pianeti oppure dei piccoli sistemi, quali lo studio dei componenti che costituiscono la materia. In queste e consimili indagini dei fenomeni del mondo naturale essi continuavano a impiegare tutto il loro ingegno, e si stupiscono molto che quanto più riescono a conoscere tanto maggiore è la quantità delle cose che restano loro sconosciute.
«In tutto questa ricerca del sapere in cui essi investono tutto il loro tempo ed energie essi non possono più arrivare a capire che l’unica cosa di cui avrebbero bisogno è stabilire  quali siano le leggi della vita, che sono indicate nella dottrina di Cristo, io inculco loro la convinzione che le leggi della vita spirituale essi non possono conoscerle affatto e che ogni dottrina religiosa, compresa anche la dottrina di Cristo, altro non sia che errore e superstizione, e che per per sapere come si debba vivere occorre servirsi della scienza unico mezzo infallibile per raggiungere la verità.
«E non appena coloro che si ritengono uomini di scienza si convincono della loro infallibilità, del tutto naturalmente proclamano le loro scoperte e teorie come verità infallibili, che anche se sbagliate od inutili, che però poi, una volta che sono state dette, non possono essere più rinnegate.
Ecco dunque perché dico che fino a quando io inculcherò loro il rispetto, la venerazione per la scienza, essi non comprenderanno mai quella dottrina che per poco non ci ha mandati in rovina.»
                         XI
«Molto bene, Ringrazio» disse Belzebù, e il suo volto raggiò. «Voi meritate una ricompensa, e io vi ricompenserò degnamente.»
«Ma noialtri ci avete dimenticati» si misero a gridare a più voci i rimanenti diavoli dagli svariati pelami, piccoli e grandi, con le gambe storte, grassi e magri.
«Voi che cosa fate?» Domandò Belzebù.
«Io sono il diavolo delle innovazioni tecniche.»
«E io sono quello della divisione del lavoro.»
«Io sono quello del consumismo.»
«Io dell’arte.»
«Io delle droghe.»
«Io della beneficenza.»
«Io del socialismo.»
«Io del femminismo» si misero a gridare tutti insieme, accalcandosi al cospetto di Belzebù.
«Parlate uno alla volta e brevemente si mise a gridare Belzebù.»
«Tu» si rivolse al diavolo delle innovazioni tecniche. «Tu cosa fai?»
«Io inculco negli uomini il principio che quante più cose fabbricheranno e quanto più in fretta le fabbricheranno, tanto meglio sarà per loro. E gli uomini, rovinando le loro vite per produrre tutte queste cose, ne fabbricheranno sempre di più, benché esse non occorrano affatto a coloro che obbligano gli altri a fabbricarle, e siano precluse a quelli che le fabbricano.»
«Bene. Tu invece?» si rivolse Belzebù al diavolo della divisione del lavoro.
«Io inculco negli uomini la convinzione che siccome le cose si possono fabbricare più in fretta con delle macchine, piuttosto che con degli uomini, allora bisogna trasformare gli uomini in macchine, e loro fanno questo, e gli uomini trasformati in macchine odiano quelli che li han resi tali.»
«Eccellente, e tu?» chiese Belzebù al diavolo del consumismo.
«Io inculco alla gente che più cose acquistano e consumano, più saranno felici secondo il concetto che è più importante avere che essere, loro ci credono e si riempiono di tante cose superflue e inutili, in una corsa sfrenata che li rende infelici, essendo alla fine pieni di cose e vuoti di valori.»
Belzebù lodò anche questo.
Il diavolo dell’arte spiegò, che lui, fingendo di voler suscitare e rinvigorire sentimenti elevati negli uomini, li incoraggiava invece ai vizi, raffigurandoglieli in forme accattivanti.
Il diavolo delle droghe disse che lui insegna agli uomini che invece di liberarsi dalle sofferenze causate da una vita difficile e malvagia sforzandosi di essere migliori, è miglior cosa per essi obliarsi nell’intontimento prodotto dall’alcol, dal tabacco, dall’oppio, dalla morfina.
Il diavolo della beneficenza disse che lui inculca agli uomini che se rapinano e truffano a man salda e danno le briciole ai rapinati, fanno un opera benefica e perciò non han più bisogno di essere migliori, e in tal modo li rende inaccessibili al bene.
Il diavolo del socialismo si vantava di come, in nome del più perfetto sistema sociale entro cui si possa far vivere gli uomini, egli eccitasse tutti i ceti a lottar gli uni contro gli altri.
Il diavolo del femminismo si vantava di come, in nome d’una ancor più perfetta organizzazione sociale del mondo, oltre alla lotta fra ceti egli aizzasse anche la lotta tra i sessi.
«Io sono quello del confort, io sono quello della moda!» Gridavano e pigolavano ancora gli altri diavoli, strisciando verso Belzebù.
«Ma possibile che pensiate che io sono tanto vecchio e stupido da non capire che là dove una dottrina che riguardi la vita è falsa, allora tutto ciò che che ci potrebbe far danno ci viene utile» si mise a gridare Belzebù, e scoppiò a ridere a gran voce. «Basta Così. Ringrazio tutti» e, sbattendo le ali, balzò in piedi. I diavoli circondarono Belzebù. A una estremità dei diavoli artigliatisi l’un all’altro c’era il diavolo in pellegrina – l’inventore della chiesa -, all’altra estremità c’era il diavolo col manto l’inventore della scienza. Questi due diavoli si dettero la mano e il cerchio si chiuse.
E tutti i diavoli, ridendo, urlando, fischiando e schiamazzando come cani a caccia, cominciarono, agitando e battendo i codini, a correre in tondo e a danzare intorno a Belzebù. Mentre Belzebù spiegate le ali e sbattendole, danzava nel mezzo, slanciando in alto le gambe. Intanto dall’alto si udivano grida, pianti, gemiti e stridore di denti.


Questo articolo è una versione moderna
a cura di Sandro della leggenda di Tolstòj
“La distruzione dell’inferno e la sua ricostruzione”
(1902 – 1903)

Thursday, February 1, 2018

ULTIMO POST DI HOL


Holly Butcher è morta ad inizio gennaio 2018. Aveva 27 anni, era australiana del New South Wales, ed era affetta dal sarcoma di Ewing (rara forma di tumore osseo). Prima di morire ha deciso di postare una lettera di addio su Facebook. Un appello alla vita e alla gioia di viverla che ha fatto il giro del mondo.

Da Hol

Alcuni consigli sulla vita da parte di Hol:

È una cosa strana realizzare e accettare di morire a 26 anni. È una di quelle cose che ignori. I giorni passano e ti aspetti che continueranno a venire. Fino a quando succede l'imprevisto. Mi sono sempre immaginata d’invecchiare, rugosa e grigia, molto probabilmente a causa della bella famiglia (un sacco di bambini) che avevo in programma di costruire con l'uomo della mia vita. Lo desidero così tanto che mi fa male.

Questa è la vita; fragilissima, preziosa e imprevedibile, ogni giorno che passa è un dono, non è un diritto che ci viene dato.

Ho 27 anni. Non me ne voglio andare. Amo la mia vita, sono felice e in debito con i miei cari. Ma il controllo della mia vita non è nelle mie mani.

Non ho iniziato questa "nota prima di morire" per timore della morte.  È un fatto che spesso ignoriamo la sua inevitabilità. Tranne quando se ne parla e la si tratta come un argomento "tabù" che non succederà mai a nessuno di noi. Questo è stato un po’ difficile. Voglio solo che la gente smetta di preoccuparsi troppo dei piccoli stress insignificanti della vita e cercare di ricordare che, dopo tutto, tutti abbiamo lo stesso destino, quindi fai quello che puoi per far sì che il tuo tempo sia speso in modo degno e grande, senza cazzate.

Ho relativizzato molti dei miei pensieri dal momento in cui, in questi ultimi mesi, ho avuto molto tempo per meditare sulla vita. Certo, è nel mezzo della notte che queste cose occupano di più la mia mente!

Tutte quelle volte che ti stai lamentando di cose ridicole (il che l’ho notato così tanto negli ultimi mesi) pensa a qualcuno che sta affrontando un vero problema. Sii grato che il tuo problema è di minore importanza e superalo. Va bene riconoscere che qualcosa è fastidioso, ma cerca di non fissarti su di esso e fai in modo di non influenzare negativamente le giornate degli altri.

Fatto ciò, esci e prendi un bel respiro e riempi i tuoi polmoni di aria fresca, guarda come è blu il cielo e quanto sono verdi gli alberi. Il mondo è meraviglioso. Pensa a quanto sei fortunato per riuscire ancora a far questo - respira.

Oggi potresti essere incappato in un caos del traffico o aver dormito male perché i tuoi bellissimi bambini ti hanno tenuto sveglio tutta la notte, oppure il parrucchiere ti ha tagliato i capelli troppo corti. Le tue unghie finte potrebbero essersi scheggiate, le tue tette sono troppo piccole, hai la cellulite sul sedere e la pancia è floscia.

Lascia perdere tutta quella roba. Ti giuro che non penserai più a quelle cose quando sarà il tuo turno di andare. È tutto così insignificante quando si guarda alla vita nel suo insieme. Sto osservando il deperimento del mio corpo davanti ai miei occhi senza che io possa far nulla al riguardo e tutto quello che desidero ora è di poter avere almeno un altro compleanno o Natale con la mia famiglia, o solo un altro giorno con il mio compagno ed il mio cane. Solo uno.

Sento tante persone lamentarsi di quanto sia terribile il loro lavoro o di quanto sia duro da esercitare - Sii grato di essere fisicamente in grado di farlo. Il lavoro e l'attività fisica possono sembrare cose banali ... fino al momento in cui il tuo corpo non ti permette più di fare nessuna delle due.

Ho provato a vivere una vita sana, quello era probabilmente il mio obiettivo principale. Sii contento il tuo corpo sano che funziona, anche se la sua taglia non corrisponde al tuo ideale. Trattalo con cura e realizza quanto sia straordinario. Tienilo in movimento e nutrilo con del buon cibo. Non fartene un’ossessione.

Ricorda che molti elementi sono determinanti per una buona salute e ciò aldilà dell’aspetto fisico. Impegnati altrettanto duramente per trovare la tua felicità mentale, emotiva e spirituale. In questo modo ti renderai conto di quanto sia insignificante e senza importanza avere un corpo perfetto tanto decantato dai social media. In merito a questo, elimina qualsiasi “account“ che riporti notizie che ti diano una sensazione di disagio o senso di colpa. Amico o no ... Per il tuo benessere devi essere determinato.

Sii grato per ogni giorno che non sei afflitto dal dolore e anche per i giorni in cui non stai bene per un’influenza, un mal di schiena o una distorsione alla caviglia, accetta tutto ciò, è una menomazione, ma sii grato che non è in pericolo la tua vita e passerà.

Lamentatevi di meno, gente! E aiutatevi di più, l’un l’altro.

Dare, dare, dare. È vero, si guadagna più felicità facendo le cose per gli altri che non facendole per se stessi. Vorrei averlo fatto di più. Da quando sono malata, ho incontrato persone incredibilmente gentili e generose ed ho ricevuto le parole e il sostegno più premurosi e affettuosi dalla mia famiglia, da amici e da estranei; più di quanto io potessi mai dare in cambio. Non lo dimenticherò mai e sarò per sempre grata a tutte queste persone.

È una cosa strana avere soldi da spendere, alla fine, quando stai per morire. Non è il momento in cui esci e compri cose che acquisteresti abitualmente, come un vestito nuovo. Ti fa riflettere quanto sia frivolo pensare che valga la pena spendere così tanti soldi per vestiti nuovi e "cose materiali" nella vita.

Compra qualcosa di utile e bello all’uomo che ami invece di un altro vestito, un prodotto di bellezza o gioielli per il prossimo matrimonio. 1. Nessuno fa caso se si indossa lo stesso abito per due volte 2. Per sentirti bene. Porta i tuoi cari fuori per un pasto o, meglio ancora, cucina loro un pasto. Invitali a prendere un caffè. Regala loro una pianta o una candela e dì loro che li ami.

Tieni conto del valore del tempo per le altre persone. Non farle aspettare perché non sei capace di rispettare un orario. In tal caso preparati in tempo e apprezza il fatto che i tuoi amici desiderano condividere il loro tempo con te e non stare da soli ad aspettare. Otterrai anche rispetto! Amen Sorella.

Quest'anno, la nostra famiglia ha deciso di non fare regali e nonostante l'albero sembrasse piuttosto triste e vuoto (ho quasi rovinato la vigilia di Natale!), è stato bello così, perché non si ha avuto la pressione dello shopping e ci si è potuti dedicare a scrivere delle belle cartoline. Inoltre immagina la mia famiglia che cerca di comprarmi un regalo sapendo che probabilmente servirà solo a loro .. strano! Potrebbe sembrare stupido, ma quelle cartoline significano per me più di quanto possa fare qualsiasi altro acquisto affrettato. Intendiamoci, era più facile festeggiare a casa il Natale a casa nostra perché non c’erano bambini piccoli. In ogni caso, la morale della storia è che i regali non sono necessari per dare un significato al Natale. Andiamo avanti.

Usa i tuoi soldi per fare esperienze. O almeno non perdere la possibilità di fare esperienze avendo speso tutti i tuoi soldi in oggetti inutili.

Non continuare a rimandare, fai quella gita di un giorno in spiaggia. Immergi i piedi nell'acqua e scava con le dita dei piedi nella sabbia. Bagnati il ​​viso con l’acqua salata.

Immergiti nella natura.

Prova a goderti e vivere dei momenti in prima persona anziché catturarli attraverso lo schermo del tuo telefono. La vita non è pensata per essere vissuta attraverso uno schermo né per ottenere una foto perfetta. Godetevi in prima persona il maledetto momento, gente! Smettetela di provare a catturarlo per tutti gli altri.

Domanda retorica casuale. Tutte le ore che passi per curare i tuoi capelli e per il trucco, ogni giorno o per un’uscita serale, ne valgono davvero la pena? Non ho mai capito questo aspetto delle donne.

Qualche volta alzati presto e ascolta il canto degli uccelli mentre osservi i bellissimi colori che il sole irradia nel cielo dell’alba.

Ascolta la musica .. ascolta davvero. La musica è terapia. Il vecchio è meglio.
Coccola il tuo cane. Quando sarò lontana, mi mancherà.
Parla con i tuoi amici. Metti giù il telefono. Stanno bene?
Viaggia se è un tuo desiderio, non farlo se non lo è.
Lavora per vivere, non vivere per lavorare.
Sul serio, fai ciò che rende il tuo cuore felice.
Mangia la torta. Non avere senso di colpa.
Dì di no alle cose che davvero non vuoi fare.

Non fatti mettere sotto pressione per fare quello che altre persone ritengono sia una vita appagante … potresti desiderare una vita mediocre e va bene anche così.

Ogni volta che ne hai la possibilità dì ai tuoi cari che li ami, e li ami con tutto ciò che hai.
Inoltre, ricorda che se qualcosa ti sta rendendo infelice, hai il potere di cambiare - nel lavoro, nell'amore o in qualsiasi altro campo. Abbi il coraggio di cambiare. Non sai quanto tempo hai su questa terra, quindi non sprecarlo malamente. So che ciò viene detto e ripetuto tante volte, ma non potrebbe essere più vero.

Ad ogni modo, questo è solo un consiglio di vita per giovane ragazze. Prendilo o lascialo, non mi offendo!
Oh un'ultima cosa, se puoi, fai una buona azione per l'umanità (e a me stessa), inizia regolarmente a donare sangue. Ti farà sentire bene assieme al bonus aggiuntivo di salvare delle vite. Mi sembra che ciò sia qualcosa di così trascurato considerando che ogni donazione può salvare 3 vite! Questo è un impatto enorme, che ogni persona può avere, ed il processo è davvero così semplice.

La donazione di sangue (più sacche di quante io potessi riuscire a contare) mi ha tenuto in vita per un anno in più - un anno, sarò per sempre grata di averlo potuto spendere qui sulla Terra con la mia famiglia, i miei gli amici e il cane. Un anno in cui ho avuto alcuni dei più grandi momenti della mia vita.

...'Fino alla prossima volta.

Hol

Traduzione dall’inglese
Sandro
15 gennaio 2018