Friday, December 23, 2011

Il presepio rappresentazione del Natale


In occasione del Natale si ricorda la nascita di Gesu` con la rappresentazione del presepio.

Le chiese espongono i loro presepi storici di grandi proporzioni, ogni figura è una piccola opera d’arte, il paesaggio è molto curato e suggestivo.


Per gli italiani però il presepio più caro e prezioso non è quello della chiesa, bensì quello di casa. E’ il presepio che la famiglia realizza con delle piccole figure e con semplici mezzi per rappresentare la Natività. Il cielo è di carta trasparente blu piena di stelle dorate, il fiume è un nastro di carta argentata e le montagne sono di cartone.


Ogni anno si cerca di rendere il presepio più bello. A Roma le famiglie si recano al grande mercato del presepio di Piazza Navona per acquistare delle nuove figure, una casetta e degli elementi decorativi. Una volta le figure erano di terracotta e le casette di legno. Purtroppo oggi tutto è realizzato in plastica!


Oggi il Natale è cambiato e la tradizione del presepio convive con quella dell’albero di Natale. Gli artigiani che realizzavano a mano le figurine di terracotta non ci sono più ed i genitori hanno sempre meno tempo per allestire il presepio. I tempi moderni sembrano indebolire le nostre tradizioni.


Presepe in crisi? Si e No. I tempi sono cambiati e di conseguenza si indeboliscono e cambiano anche i simboli.


Oggi è sempre più forte in noi il bisogno della buona novella e di speranza per il futuro. Il messaggio espresso dal presepio rimane …. è il messaggio del Natale.


A questa mia modesta nota, desidero aggiungere un piccolo brano sul Natale scritto da un ignoto autore tedesco.


« Vi è un punto nel quale Dio è disceso per toccare il mondo con mano carezzevole: questo punto, nel tempo è la notte di Natale – nello spazio è la grotta di Betlemme. Vi è un punto nel quale questo mondo è diventato esso stesso luce, sotto il tocco di quel Dio che, facendosi uomo, è diventato egli stesso una particella di questo mondo. E questa particella tutta luce è il fragile corpo del bambino: è come se una scintilla dal cielo, rivestendo la nostra stessa carne, l’avesse accesa come una stella ».


P.S. Le statuette riportate dalla fotografia sono in terracotta ed hanno ca. 70 anni. Sono le statuette del presepio di casa nostra.


Sandro

Wednesday, December 7, 2011

Decreto Monti salva Italia, poca equità.

L'anno 2011 ha segnato il completo fallimento del sistema politico italiano. Di fronte alla crisi finanziaria che ha colpito la zona-euro, fino ad arrivare a minacciare il tracollo economico dell’Italia, il governo non è stato in grado né di riconoscere né di affrontare il grave pericolo di “default”. Il governo Berlusconi è stato costretto a dare le dimissioni, per far posto ad un governo tecnico. Un governo incapace, guidato da un premier discreditato, ed un sistema politico bipolare bloccato hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza nel momento in cui era in gioco il futuro del paese.


Il presidente della repubblica Giorgio Napoletano, con sagacia e tempestività ha affidato il compito di operare il salvataggio finanziario del paese a Mario Monti. L’iniziativa del presidente ha riscosso l’approvazione della maggioranza degli italiani, che hanno manifestato al nuovo premier la loro stima e riposto in lui la loro fiducia.


Monti in brevissimo tempo, ha approntato una squadra di governo e messo a punto una manovra finanziaria avente come obiettivi: mettere a posto i conti dello stato come richiesto dall’Europa, riacquistare la fiducia dei mercati finanziari in merito alla tenuta del paese e cercare di far ripartire la stagnante economia.


«Chiamatelo decreto salva-Italia». Così Mario Monti ha definito il 5 dicembre 2011 la manovra economica da 30 miliardi varata dal suo governo. Monti aveva promesso che la manovra, necessariamente molto pesante, sarebbe stata emanata all’insegna di «Efficienza, Equità e Sviluppo».


L’attesa del contenuto delle misure anticrisi, rispettose come promesso dell’equità sociale, è stata grande, ma ci si era dimenticati che un governo tecnico non è mai un governo indipendente, bensì è soggetto alle richieste ed ai divieti delle forze politiche che devono garantirne la maggioranza in parlamento.


Con il dovuto rispetto per il lavoro svolto da Mario Monti e dai suoi ministri si deve amaramente costatare che alcune delle misure proposte non rispettano il criterio di equità. Una misura in particolare è inaccettabile, quella che riguarda la mancata indicizzazione delle pensioni superiori a 940 euro al mese. Di fronte a questo “sacrificio” lo stesso ministro del lavoro Elsa Fornero, nell’annunciare tale misura, si è commossa e non è riuscita a portare a termine la sua esposizione.


mancata indicizzazione delle pensioni oltre i 940 euro = iniquità


Per la stragrande dei pensionati (7 su 10) che percepiscono una pensione superiore a 960 euro mensili, la misura proposta è troppo pesante.


Si è anche detto che il mantenimento dell'adeguamento del caro vita per le pensioni inferiori a 960 euro viene compensato con una tantum dell'1.5% sui capitali rientrati dall'estero con lo scudo fiscale di Tremonti. A questo punto c’è da chiedersi perché con la manovra non si è aumentata l’una tantum al 5% ? La Germania ha sanzionato chi ha esportato capitali evadendo le tasse fino al 34%, l’Italia ha invece applicato sanzioni irrisorie dal 2.5 al 7% , perché?


Per concludere:


Mario Monti chiama il suo decreto salva-Italia. È possibile e me lo auguro, ma senza le dovute correzioni ed emendamenti nella fase di finalizzazione, è difficile parlare di Equità.


In Italia le ingiustizie possono essere riparate solo con altre ingiustizie. Molto spesso le ingiustizie le subiscono la povera gente. Per quanto riguarda l’equità, il paese la sta cercando da 150 anni e non l’ha ancora trovata. È triste ma è cosi!


Sandro

Tuesday, November 22, 2011

Silvio Berlusconi - fine dello spettacolo

All’inizio di novembre 2011 il governo guidato da Silvio Berlusconi, in una situazione di grave crisi finanziaria e sotto la spinta di forze interne ed esterne al paese, si è dovuto dimettere. Il presidente del consiglio Berlusconi, discreditato in ambito europeo, non era più in grado con il suo governo di affrontare l’emergenza. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di fronte alla grave crisi ha affidato la guida del paese ad un nuovo governo tecnico, guidato da Mario Monti.


Il ciclo di Silvio Berlusconi al potere è durato 9 anni e si chiude lasciando il paese in una situazione di grave crisi economica, politica e morale. La società italiana è polarizzata e spaccata. Corresponsabile allo sfascio è il partito Lega Nord di Umberto Bossi, che pur partecipando al governo non ha mai perso occasione di attaccare la bandiera e l’unità dello Stato.


Se si guarda oggi al panorama del paese, si ha l’impressione di trovarsi davanti ad un cimitero devastato e profanato.


Su una lapide è scritto:

qui giace il senso dello stato

E poi su altre lapidi si legge:

qui giace l’unità dello stato

qui giacciono le istituzioni

qui giace la coesione della società

qui giace il senso del dovere,

qui giace il senso della decenza,

qui giace la buona educazione

qui giace la cultura

qui giace la morale

qui giace il merito


Gli italiani non hanno mai avuto il senso dello stato e non sono mai stati capaci di subordinare i loro interessi particolari a quelli del paese. Silvio Berlusconi ha legittimato con la sua politica ed il suo comportamento, la mancanza di senso dello stato, la corruzione ed il malcostume. La dottrina Berlusconi ha fatto leva sui difetti degli italiani, e con l’aiuto dei suoi giornali e della televisione ha fatto credere loro che i difetti fossero qualità ed ha accentuato in modo drammatico il declino del paese. Silvio Berlusconi ha trasformato tutto in spettacolo facendo intenzionalmente perdere alla gente il senso delle cose, dei valori e della realtà.

Purtroppo la classe politica creata da Berlusconi e che da lui dipende, rimane anche dopo le sue dimissioni come una nefasta eredità per il paese.


Ora che il triste spettacolo si è terminato ed il mal governo di Silvio Berlusconi è stato spazzato via, il paese si ritrova scoraggiato e confuso, ha difficoltà a ripartire e sperare nel futuro. Tuttavia il paese ha sempre dimostrato d’essere forte nei momenti di grande crisi e nella sua storia ne ha dovuti superare parecchi.


Concludo con un proverbio inglese:

Mai è così buio come prima che spunti l’alba.


Sandro

Thursday, November 10, 2011

DEUM e DEUS


Nel capitolo “Che cosa si può conoscere di Dio mediante la ragione” del libro “Io e Dio” di Vito Mancuso si sostiene come dimostrabile l’esistenza dell’Assoluto visto come:


« una potenza neutra dell’essere-energia dentro la quale tutti siamo venuti all’esistenza, verso la quale tutti camminiamo e nella quale tutti con la morte saremo assorbiti. Siamo emersi dall’essere-energia come da una sorgente e in questa stessa sorgente, alla fine pensabile come porto, ritorneremo quando la nostra libertà non esisterà piu ».


Leggendo il brano mi sono ricordato che molti anni fa, a Bangalore in India, ho incontrato un medico il Dott. Cardoza. Parlando di religione egli espresse un pensiero che mi è rimasto impresso nella mente:


« L’immagine dell’onda del mare che s’infrange, gli spruzzi d’acqua, le goccioline dello spray marino quali particelle infinitesime del tutto che durano un istante per poi ricongiungersi al tutto-uno, il mare. Esse rappresentano l’esistenza, la vita fugace dell’essere umano quale espressione dell’uno ed il suo ritorno al tutto ».


Anche Raimon Panikkar usava l’immagine della goccia d’acqua e del mare:


« Noi ora siamo una goccia d’acqua che si è distaccata dal mare e che è destinata a tornare al mare, a essere mare ».


Vito Mancuso sostiene che la ragione arriva ad accettare come evidente l’esistenza di un Principio Universale visto come Assoluto, Tutto, Uno e che se con questo s’intende Dio, allora questo Dio esiste e si arriva a Dio = DEUM. Ma se con Dio s’intende il Dio personale, il Dio biblico, l’“Essere Perfettissimo Creatore e Signore del cielo e della terra” a cui Gesù si rivolgeva chiamandolo Padre, allora si arriva a Dio = DEUS che può esistere, ma la sua esistenza, razionalmente con la ragione, non è dimostrabile.


Esiste quindi un Dio delle forze universali il Deum, la ragione nei limiti del tempo e dello spazio lo può conoscere. L’esistenza di un Dio personale il Deus, come personalità divina trascendente, non può essere provata con la ragione; oltre i limiti del tempo e dello spazio, il ponte può essere gettato solo dalla fede.


Sandro


Riferimento:

“Io e Dio” di Vito Mancuso

Edizione Garzanti 2011


Sunday, October 30, 2011

Milliardengewinne und Stellenabbau

Die Doktrin des globalen Kapitalismus, wobei Wachstum, Umsatz, maximaler Gewinn in kurzer Zeit, Profit der Investoren und übermässige Managergehälter über allem stehen, hat sich wieder bestätigt.


Aus der Presse ist folgendes zu entnehmen (Tages Anzeiger 26. Oktober 2011): “Novartis hat in den ersten neun Monaten acht Milliarden Dollar verdient und steuert 2011 einen neuen Rekordgewinn an.“ Gleichzeitig aber streicht Novartis weltweit 2000 Stellen (davon 1100 in der Schweiz). Aus Basel werden 270 Forschungsarbeitsplätze in die USA verlegt. In Nyon wird eine Fabrik für Rezeptfreimedikamente ganz geschlossen und die Produktion in Niedrig-Kosten Länder verlagert (Indien, China).


In der Logik des globalen Kapitalismus sind Rekordgewinne und Stellenabbau positive Meldungen für den Markt. Sie stehen für Erfolg, gutes Management und Profit für Hauptinvestoren und Aktionäre. Eine unternehmerische und soziale Verantwortung gegenüber den eigenen Mitarbeitern existiert nicht mehr. Das Schicksal vieler Menschen ist dem Gewinn orientierten Unternehmer egal. Die Schweiz, das Land, das diesen Unternehmern die Rahmenbedingungen für den Erfolg liefert, z.B. gute Infrastrukturen und qualifizierte Mitarbeiter, ist diesen Ereignissen gegenüber praktisch machtlos, wird aber die Sozialkosten für die Entlassungen zahlen müssen.


Eines aber steht fest: mit der Globalisierung haben die multinationalen Unternehmer ihre wichtige Rolle in der Gesellschaft als treibende nationale Kraft für Wohlstand und demokratische Gerechtigkeit verloren. Die soziale Verantwortung ist verschwunden, was zählt ist nur das Geld.


Als Beifall zum globalen Kapitalismus möge gelten:


Lass dich nicht von Sozialpflicht

und Gerechtigkeit verführen.

Wie auch das Gedicht von Bertolt Brecht:

“Das Geld, um das sollst du dich rühren!

Das Geld ist gut! Auf das Geld gib acht!


Ohne Geld erwirbst du keinen Ruhm.

Das Geld stellt dir die grossen Zeugen.

Geld ist Wahrheit. Geld ist Heldentum.


Dem Geld erweisen die Menschen Ehren.

Das Geld wird über Gott gestellt.


Willst du deinem Feind die Ruhe im Grab verwehren

Schreibe auf seinen Stein: Hier ruht Geld.“


Sandro

Monday, October 24, 2011

Al-Hallàj il Cristo dell’Islam

L’Islam sostiene che il Corano, nella sostanza, comprende tutte le altre religioni rivelate da Dio prima di Maometto. Le religioni rivelate, dal primo uomo e profeta Adamo fino all’ultimo profeta Maometto, sono nel loro nucleo uguali all’Islam. I popoli, con la loro cultura e nel corso del loro processo di sviluppo, hanno apportato delle modifiche e delle singolarità che riguardano però solo le regole e le leggi della società.


Enuncia Maometto il profeta

« Di tutti gli uomini io sono il piu vicino a Gesù figlio di Maria - tutti i profeti sono tra loro fratelli dello stesso padre – tra me e lui non vi è stato nessun altro profeta ».


Chi cerca nell’Islam tracce del messaggio e della persona di Gesù scopre e fa conoscenza con un personaggio straordinario: al-Husayn ibn Mansùr Al-Hallàj uno dei massimi mistici dell’Islam. La sua vita, il suo pensiero, la sua opera, il suo insegnamento e la sua morte sulla croce hanno una tale somiglianza con la storia di Gesù che per i mussulmani Al-Hallàj è considerato il “Cristo dell’Islam”.


Al-Hallàj (Tur-Iran 858 – Baghdad 922) apparteneva alla corrente islamica del Sufismo. I Sufi sostenevano che Dio fosse fondamentalmente amore e che con lui gli uomini potevano raggiungere un’unione mistica. Il Dio nell’Islam tradizionale era invece un giudice supremo inavvicinabile a cui gli uomini dovevano sottomettersi. Il messaggio del Sufismo era nuovo e destabilizzante per cui i mistici entrarono in contrasto con l’Islam ufficiale, furono accusati di blasfemia ed il loro rappresentante più importante e carismatico Al-Hallàj fu infine condannato a morte sulla croce.


Al-Hallàj era una guida mistica che svolgeva la sua opera tra la gente annunciando e predicando l’amore di Dio per le sue creature. La sua figura era circondata da un alone di santità. Egli sentiva che Dio aveva preso dimora in lui, in un rapporto totale di unità ed armonia. A testimonianza una sua poesia.


IN ME SEI TU


Il tuo Spirito si è mescolato poco a poco al mio spirito.
In mezzo a una alternanza di incontri e di abbandoni.
E adesso io sono Te stesso.

La Tua esistenza è la mia,
per mia stessa volontà intonata ormai alla Tua.
Signore, mio Signore,
ho abbracciato con tutto il mio essere il Tuo Amore.

Mi spogli tanto di me che sento che in me sei Tu.
Ma eccomi ancora qui, nella prigione della vita;
assediato, nonostante tutto, dalla mia umanità.

Strappami via dalla prigione e portami verso di Te.


Sono divenuto Colui che amo e Colui che amo è comparso in me.
Siamo due Spiriti infusi in un solo corpo.


Dio abitava nel suo cuore ed era l’anima della sua anima.


Pur riconoscendo l’importanza del grande profeta Maometto, Al-Hallaj vedeva in Gesù il suo piu importante ideale ascetico ed incarnò il suo modello fino alla morte per crocifissione. Molte delle parole attribuite a Al-Hallaj ricordano le parole di Gesù «Se tu vedi me, vedi Lui», una delle sue frasi piu famose di Al-hallaj «ana al-haqq» (Io sono la Verità) si ricollega al vangelo di Giovanni «Io sono la Via, la Verità e la Vita».


La somiglianza tra la vita, la morte, l’insegnamento e la spiritualità del Cristo dell’Islam ed il Cristo del Cristianesimo è stupefacente, entrambi hanno realizzato nella vita e sul patibolo le estreme verità dell’amore.


Gesù ed Al-Hallaj ci fanno riflettere e ci suggeriscono che la musica celeste, il concerto divino, vengono interpretati nell’ambito delle religioni Ebreo-Cristiana e dell’Islam da diverse orchestre, ma la musica ed il compositore sono nell’essenza gli stessi.


Sandro

Sunday, September 18, 2011

Incontro con Kazantzakis

Nikos Kazantzakis nasce a Creta nel 1883, dopo aver completato gli studi in legge ad Atene si trasferisce a Parigi dove segue le lezioni del filosofo francese Henri Bergson. In questo periodo nasce la sua ammirazione per il pensiero di Nietzsche e per l’insegnamento di Buddha.
Tornato in patria si dedica alla traduzione di opere filosofiche, lavora come giornalista, compie numerosi viaggi ed ottiene importanti incarichi pubblici dal governo Greco (ministro dell’Educazione senza portafoglio e Segretario generale dell’ Educational Council of Unesco a Parigi). Le sue opere e il suo pensiero fanno di lui uno dei maggiori scrittori e poeti greci del XX secolo.

L'opera centrale nella produzione di Kazantzakis è il poema “Odissea” pubblicata nel 1938. Nel dopoguerra pubblica una serie di romanzi che sono da annoverare tra le sue opere più famose: “Zorba il Greco”, “Cristo di nuovo in croce”, “Capitan Michele”, “L'ultima tentazione” ed “Il poverello di Dio” sulla vita di Francesco d’Assisi.

Per il suo pensiero ed i suoi romanzi “Capitan Michele” e “L'ultima tentazione” Kazantzakis viene perseguitato dalle chiesa greca ortodossa. “L'ultima tentazione” è posto all’indice dalla chiesa cattolica romana nel 1954.

Le trasposizioni cinematografiche “Colui che deve morire” (1957) tratto da “Cristo di nuovo in croce” per la regia di Jules Dassins, “Zorba il Greco” (1964) di Michael Cacoyannis interpretato magistralmente da Anthony Quinn e “L'ultima tentazione di Cristo” diretto da Martin Scorzese portano il lavoro di Kazantzakis all'attenzione del pubblico internazionale.

Kazantzakis muore a Friburgo in Germania nel 1957. Nonostante le resistenze delle autorità religiose ortodosse in Grecia, il funerale dello scrittore fu celebrato con il rito religioso. In segno di riconoscenza ed omaggio, il governo greco dispose inoltre la sepoltura del grande cretese nel Bastione di Martinenga che fa parte della fortezza veneziana di Heraklion a Creta.

L’epitaffio sulla sua tomba presa dall’Odissea recita:


Non spero nulla. Non temo nulla. Sono libero

Per il nostro incontro con lo scrittore ho scelto l’Ascetica, un saggio composto da Kazantzakis nel 1923. L’opera è importante perché fornisce al lettore gli elementi base della concezione e della conoscenza del mondo, di Dio e della morale che l’autore ha poi sviluppato nei suoi romanzi. Lo scopo di questa introduzione all’Ascetica, arricchita da brani del testo originale tradotti in italiano, è di ridestare l’interesse per il pensiero di Kazantzakis, un autore che purtroppo in Italia è poco pubblicato. L’unica traduzione in italiano dell’Ascetica risale al 1982 ed è opera di Giovanni Bonavia, edizioni Città Armoniosa. La traduzione in inglese con il titolo “The Saviourd of God” di Kimon Friar è reperibile in Internet.

Citazione di Haris Papoulis:
“L’Ascetica è l’espressione lampante dell’acume di Kazantzakis. È costituita da sole 100 pagine ma racchiude la sapienza di 100 libri. È veramente una guida preziosa all’esercizio filosofico. Vi è riassunto tutto il percorso dello spirito umano, unificando il materialismo estremo all’idealismo romantico, favorendo il progresso dell’uomo, la vita come lotta contro la finitezza che non puo accettare etichette né limitazioni, tipiche di ogni corrente filosofica.”

Citazione di Giovanni Bonavia:
“Nell’Ascetica Kazantzakis ci narra dell’uomo, anzi di tutta la Natura, anzi di tutta la Terra, anzi dell’Universo intero che tende l’orecchio ad udire l’Urlo di Dio in ogni più intima fibra, in ogni più risposta molecola della materia. E ci descrive lo sforzo, la lotta senza tregua che Uomo e Natura e Terra e Universo compiono per liberare Dio in pericolo, Dio che soffoca. L’ascesa verso una sempre maggiore Libertà di Dio, verso la Salvezza di Dio non ha fine.”

ASCETICA
Salvatores Dei

Inizio
Esprime le due concezioni opposte della creazione. La necessità del negativo, la morte accanto allo splendore della positività dell’essere che tende all’immortalità. Queste concezioni opposte si ritrovano anche nella Bibbia come teologie e sono tutte e due vere, perché è vero l’ordine ed è vero il disordine. Il loro insieme genera l’antinomia che è alla guida del mondo.

Veniamo da un abisso buio. Ritorniamo in un abisso buio. Chiamiamo vita lo spazio luminoso che intercorre tra di loro. Appena nati s’inizia il nostro ritorno, contemporaneamente l’inizio ed il ritorno, ogni attimo moriamo. Per questo molti hanno proclamato: lo scopo della vita è la morte!
Ma appena nati iniziamo il nostro impegno per creare, comporre, trasformare la materia in vita; nasciamo in ogni momento. Per questo molti hanno proclamato: lo scopo della vita effimera è l’immortalità!
Negli organismi temporaneamente vivi due correnti entrano in lotta: a) l’ascesa verso la creatività, verso la composizione , verso la vita, verso l’immortalità. b) la discesa verso la decomposizione, verso la materia, verso la morte.

Preparazione, i tre doveri
Il primo dovere è rendersi conto dei limiti della mente ed accettarli.

Tutto ciò che io vedo, ascolto, assaggio, odoro e tocco è una creazione della mia mente. Senza inutili ribellioni devi vedere ed accettare i limiti della mente umana.

Il secondo dovere è quello del cuore che osa oltre il corpo e la mente per udire la chiamata dell’Invisibile. Il cuore è l’organo spirituale per eccellenza, tramite esso l’uomo cerca di arrivare alla dimensione dello spirito.

Se la mente non può, non è compito suo tentare l’uscita eroica e disperata oltre i confini, allora se solo lo potesse il cuore!

Il terzo dovere è quello di liberarsi dall’ingenuità della mente che crede di poter mettere in ordine tutte le cose e spera di sottomettere i fenomeni e liberarsi dal terrore del cuore che cerca e spera di trovare l’essenza delle cose. Bisogna vincere la speranza e salire molto più in alto, bisogna compiere il grande balzo per arrivare alla dimensione dello spirituale, dove noi siamo più del mondo, noi siamo liberi.

La mente si adatta. Essa vuole riempire la sua prigione, il cranio, di grandi opere, scolpire sulle pareti motti eroici, dipingere sulle sue catene le ali della libertà.
Il cuore non si adatta. Mani battono sulla parete al di fuori della propria prigione, esso ascolta le grida del richiamo d’amore che riempiono l’aria; ed il cuore riempito di speranza risponde agitando le catene; in un lampo esso crede che le catene si siano trasformate in ali.
Ma subito il cuore ricade sanguinante, ha perso di nuovo la speranza, ed è afferrato ancora dalla Grande Paura.
Il momento è maturo: lascia il cuore e la mente dietro di te, vai avanti, fai il terzo passo.(…)
Vinci sull’ultima e più grande delle tentazioni: la speranza. Questo è il terzo dovere.(…)
Il nostro corpo è come una nave che salpa in profonde acque blu. Quale è la nostra meta? Il naufragio!
Il tuo dovere, con calma, senza speranza, con coraggio, è di dirigere la tua nave verso l’abisso. E dire : Niente esiste!(…)
Ora lo so: Non spero nulla. Non temo nulla. Ho liberato me stesso dalla mente e dal cuore, sono salito molto più in alto, sono libero. Ciò è quello che voglio. Nulla di più io voglio. Cercavo la libertà.

La Marcia
Dentro di noi c’è una forza, un’energia incontenibile che vuole liberarsi dalla prigione della materia, dai vincoli del nostro essere, dalle limitazioni della natura.
Siamo chiamati ad una lotta per esprimere, liberare Dio che soffoca in noi e nell’umanità intera. Liberare Dio che in questo mondo freme rinchiuso in ogni molecola della terra.
L’Urlo che improvvisamente prorompe è il segnale per l’inizio della lotta, la parola d’ordine per iniziare la mistica marcia. L’Urlo ci costringe a metterci in cammino ed a scegliere la via. L’uomo s’incammina sulla via in salita e lo fa per salire più in alto, per rispondere alla chiamata di Dio, per unirsi a lui come compagno di battaglia in una mitica marcia.

Ma improvvisamente un urlo straziante dentro di me: “Aiuto!”. Chi ha gridato?
Raccogli le tue forze e ascolta; il cuore intero di un uomo è un urlo. Appoggiati al petto per sentirlo; qualcuno dentro di te lotta e grida. (…)
Questo è il momento decisivo. Questa è la parola d’ordine d’iniziare la Marcia. Se non odi questo Urlo strapparti le viscere, non metterti in cammino.
Quale dei due cammini eterni devo scegliere?
Dei due, scelgo il cammino in salita. Scelgo il cammino in salita perché in quella direzione mi spinge il cuore. “Su! Su! Su!” grida il cuore, e io lo seguo con fiducia.
Inizia la tremenda, mistica Marcia. (…)
L’Urlo dentro di me annuncia una mobilitazione. Grida:
”Io, l’Urlo, sono il Signore tuo Dio! Non sono un rifugio. Non sono speranza e casa. Non sono il Padre, non sono Figlio, non sono Spirito. Sono il tuo Generale! (…)
”Tu sei il mio compagno di battaglia. (…)
“Ama il pericolo. Qual è l’impresa più difficile? Quella io voglio! (…)
“Sii sempre irrequieto, insoddisfatto, anticonformista. Qualsiasi abitudine diventi comoda, distruggila! Il più grande di tutti i peccati è l’appagamento. (…)
Mi piego e ascolto questo grido di guerra in me.
Sì, sì. Io non sono nulla. (…)
Ma in me un Urlo immortale, superiore a me, continua a gridarmi. Che lo voglia o no, anche io sono, senza dubbio alcuno, parte dell’Universo visibile e invisibile. Noi siamo tutt’uno. Le forze che lavorano entro me, le forze che mi spingono a vivere, le forze che mi spingono a morire sono sicuramente anche le sue forze.
Nel mondo non sono un oggetto fluttuante, privo di radici. Sono terra della sua terra e respiro del suo respiro.

La Visione
L’essenza di Dio è lotta, questa è la visione. Chi gode di questa visione ha il dovere di asservire il proprio Io ai tentativi divini lungo il cammino dell’Invisibile. In un vortice cosmico, le forze contrastanti che esistono nell’universo lottano per la vita e la morte. Noi siamo come ogni altro essere vivente al centro del vortice e con noi è il Dio che fa nascere e distruggere ogni cosa.

Hai sentito l’Urlo e sei partito.(…)
Il dolore non è l’unica essenza del nostro Dio; nemmeno la speranza in una vita futura od in quella terrena, neanche la gioia e la vittoria. L’essenza del nostro Dio è la LOTTA. Dentro questa lotta si dispiegano e lavorano eternamente il dolore, la gioia e la speranza.(…)
Qualcuno sta salendo con difficoltà una segreta e pericolosa ascesa.Fatica, lotta con tenacia per salire. Ma una forza contraria glielo impedisce: Qualcuno scende con molta fretta una segreta e facile discesa.(…)
Ecco come nascono i corpi, ecco come si crea il mondo, e come si bilanciano dentro gli esseri viventi queste due forze contrarie.(…)
Sono anche io, come ogni cosa viva, al centro del vortice cosmico. Sono nell’occhio di fiumi enormi, e tutto danza attorno a me, e il cerchio diventa sempre più stretto e tempestoso fino a quando cielo e terra vengono risucchiati nel pozzo senza fondo del mio cuore.(…)
Sia che lo vogliamo o no, anche noi salpiamo e viaggiamo, consciamente od incosciamente nei tentativi divini. Dunque anche la nostra marcia ha in se elementi eterni, senza inizio e fine, aiuta Dio e condivide con lui i pericoli.

L’Azione
È giunto il momento dell’Azione. Noi dobbiamo combattere in questo fugace passaggio della nostra vita per far uscire dai nostri corpi le tenebre e tramutarle in luce. La luce di Dio dimora nell’anima degli uomini per natura, la sua verità abita nell’uomo interiore. Se nel piccolo lampeggiante attimo della nostra vita riusciamo combattendo a far brillare la luce della verità, allora noi abbiamo contribuito a salvare luce e verità: l’essenza di Dio!
Non è Dio che ci salverà, saremo noi a salvare Dio, combattendo, creando, e trasformando la materia in spirito.

La più sacra forma della teoria è l’azione. (…) L’azione è la porta piu ampia della salvezza (…)
Dio è in pericolo. Egli non è l’onnipotente, di modo che noi possiamo incrociare le braccia, attendendo una sicura vittoria. Egli non è l’ognissanto, di modo che noi possiamo aspettare con fiducia che avrà pietà di noi e ci salverà.
All’interno dei limiti della nostra effimera carne tutto Dio è in pericolo. Non può essere salvato senza che noi lo salviamo con le nostre proprie battaglie; ne noi possiamo essere salvati senza che lui sia salvato.(…)
Noi usciamo da un caos onnipotente, da un denso abisso di luce e tenebre. E noi tutti combattiamo – piante, animali, uomini, idee – in questo fugace passaggio della vita individuale, per mettere in ordine il caos in noi, per purificare l’abisso, per far uscire dai nostri corpi quanta più tenebra possiamo e tramutarla in luce.(…)
Nel piccolo lampeggiante attimo della nostra vita, noi sentiamo che tutto Dio poggia su di noi, e improvvisamente comprendiamo: se noi tutti intensamente lo desideriamo, se noi organizziamo tutte le forze visibili e invisibili della terra e le scagliamo verso l’alto; se noi perennemente vigilanti combattiamo tutti insieme come compagni, allora l’Universo può essere salvato.
Non è Dio che ci salverà, saremo noi a salvare Dio, combattendo, creando, e trasformando la materia in spirito. (…)
Qual è l’essenza del nostro Dio? La lotta per la libertà. (…)
Al di là delle cose e della carne, al di là della fame, al di là della paura, al di là della virtù e del peccato, lotta continuamente per creare Dio.
Come avviene che la luce di una stella risplenda e si propaghi nella scura eternità nel suo percorso immortale? La stella muore, ma la luce non muore mai; questo è dunque l’Urlo della libertà.
Al di là del momentaneo scontro di forze contrapposte che costituiscono la tua esistenza, sforzati di creare qualcosa d’immortale che l’essere mortale può creare in questo mondo – un Urlo.
E questo Urlo, abbandonando sulla terra il corpo che lo ha fatto nascere, procede ed opera in eterno.

Il Silenzio


Il grido di guerra di Kazantzakis incita l’uomo a combattere per liberare Dio.
Il fine ultimo dell’Universo è di trasformare la materia in spirito. Ma improvvisamente Kazantzakis, coerente con il suo pensiero che ad ogni forza dell’Universo ne esiste un’altra uguale ed opposta, introduce un capitolo che è in antitesi con i precedenti, il Silenzio.

L’uomo alla fine della sua marcia non lotta piu’, matura nel silenzio, eternamente assieme all’Universo. Il silenzio deriva dall’effimera parabola della vita umana e dall’abbisso della morte.

Poi all’improvviso il ritmo della terra diventa una vertigine, il tempo scompare, l’attimo vortica, diventa eternità ed ogni punto dello spazio – insetto, stella od idea – diventa danza.(…)
Questo supremo grado dell’ascesi si chiama: Silenzio.(…)
Silenzio vuol dire: Ogni persona dopo aver completato il suo impegno in tutte le sue imprese raggiunge finalmente il più alto culmine del tentativo. Oltre ogni impresa egli non lotta più, non grida; matura completamente in silenzio, senza fermarsi, eternamente assieme all’intero Universo.(…)
Benedetti siano tutti coloro che ti hanno liberato e si uniscono a Te, Signore, e dicono: Tu ed io siamo un tutt’uno.

L’anima spirituale si unisce con Dio per fare di noi cio che è lui stesso.


Presentazione: Sandro
Traduzione in italiano: AMS

Tuesday, August 9, 2011

Edgardo Bartoli, un maestro del giornalismo


Ho sempre cercato un compagno autorevole, qualcuno che facesse da faro-guida per capire i fatti ed i protagonisti del panorama socio-politico italiano ed internazionale. Negli ultimi 10 anni ho avuto la fortuna di conoscere un maestro, il giornalista Edgardo Bartoli. La notizia della sua morte mi ha profondamente addolorato. Una delle voci più lucide ed autorevoli del giornalismo politico si è spenta il 2 agosto, all’età di 81 anni.

Edgardo Bartoli nato a Cesena nel 1930 inizia la sua carriera giornalistica dopo aver conseguito la laurea in legge a Roma nel 1953. Dopo aver lavorato come condirettore della “Voce Repubblicana”, nel 1960 passa a “Il Mondo” e successivamente al “Corriere della sera”, di cui per sei anni è corrispondente da Londra. Dal 1976 all’inizio anni Novanta lavora come inviato speciale di ”Repubblica” per il quale segue i piu importanti eventi della politica internazionale dalla Spagna, all’Irlanda, al Libano, all’Afghanistan, alla guerra delle Falkland nel Sud America.

Il mio incontro con Edgardo Bartoli è avvenuto grazie al settimanale svizzero “Azione” dove redigeva la rubrica fissa “Extra e Ordinario” che commentava i maggiori avvenimenti di politica italiana ed internazionale. Adesso, all’improvviso, la firma di Edgardo Bartoli non comparirà piu sulle colonne del settimanale ed io, assieme ad altri fedeli lettori, avverto un grande senso di vuoto per la perdita di un compagno e maestro.

Edgardo Bartoli è stato definito “l’ultimo liberale italiano”, i suoi articoli, la sua scrittura limpida, la sua lucidità analitica facevano intravedere la sua personalità, il carattere d’uomo libero, la sua forza intellettuale. Quanto scriveva poteva essere criticato, ma mai smentito. Leggendo i suoi articoli s’incontrava la qualità e si respirava chiarezza, sintesi, verità, onestà professionale. Leggendo i suoi scritti si aveva l’impressione di venire presi per mano ed accompagnati sulla strada della comprensione delle vicende politiche, piu in alto e piu lontano di quanto noi da soli eravamo in grado di fare. Le nebbie, il frastuono, le polemiche del giornalismo politico italiano si dissipavano e scomparivano, si tornava al giornalismo senza orpelli, interessi e faziosità che sa analizzare i fatti e comunicarli, fornendo interpretazioni lucide della realtà.

Per me Edgardo Bartoli é stato oltre che maestro anche un amico, non l’ho mai conosciuto di persona, ma io e lui avevamo una cosa in comune, un malessere: la consapevolezza che non eravamo piu in grado di riconoscerci nel paese che ci ha dato i natali.

“… così funziona la società dello spettacolo: c’è una macchina che produce realtà fittizie secondo i gusti e le richieste del mercato, e se da una parte la realtà autentica non può essere considerata in se stessa verità, dall’altra quando la realtà prodotta dalla macchina è assolutamente falsa, essa diventa una perfetta realtà. Ossia una perfetta menzogna. …… La menzogna è un prodotto di largo consumo popolare, ingrediente fondamentale della dieta mediterranea, come gli spaghetti”.

dalla rubrica “Extra e Ordinario” del settimanale Azione.

Ringraziandolo per tutto quello che ci ha donato, porgo un ultimo saluto ad Edgardo Bartoli


Sandro

Tuesday, August 2, 2011

Arnold J. Toynbee , l’unica certezza


Arnold J. Toynbee ( Londra 1889 – York 1975) è stato uno storico inglese di fama mondiale. Nel suo libro “Storia e religione” è riportata un’affermazione che illumina la mente:

“In questo universo misterioso, c’è un’ unica cosa di cui l’uomo può sentirsi certo: l’ unica certezza è il fatto che l’uomo non è sicuramente la presenza spirituale più grande dell’ universo.
… Nell’universo è presente qualcosa che è spiritualmente superiore all’uomo … E il fine dell’uomo è quello di cercare la comunione con la presenza che sta dietro ed oltre i fenomeni: e di cercarla prefiggendosi lo scopo di mettere il suo Io in armonia con la realtà assoluta dello spirito“.


Durante gli scorsi seimila anni l’uomo è andato alla ricerca di quella “realtà assoluta dello spirito”. Ogni grande religione ha dato un nome diverso a quella realtà, l’ uomo ha sempre cercato, percepito , sperato nella realtà assoluta: il vero Dio.
La definizione di Toynbee del vero Dio e del fine dell’uomo è la più bella di tutte quelle da me lette finora! Queste parole sono ispirate, sono allo stesso livello, importanza di quanto scritto nella Bibbia esse sono “parola”, parola di Dio. Toynbee ha ricevuto la grazia di poterle esprimere; oppure, azzardo un’ipotesi, lo spirito di Toynbee è un’infinitesima parte, una molecola dello spirito superiore! Da Toynbee una scintilla di Dio!

Sandro

Monday, July 4, 2011

Le due città, Empatia e Perfetta

EMPATIA

Sulle rive del Mediterraneo sorge Empatia una città ideale. Il visitatore non potrà mai dimenticare le cupole di marmo delle sue chiese, le opere d’arte esposte nei suoi musei, le vestigia dei suoi sfarzi imperiali, il suo cielo azzurro ed i suoi tramonti dorati.

Questa città è famosa nel mondo e prende il nome da una spiccata attitudine dei suoi cittadini, l’empatia. La civiltà mediterranea, il cristianesimo, la storia con il suo avvicendarsi di vittorie e sconfitte, il destino degli uomini portato agli estremi del bene e del male hanno dato alla città ed ai suoi cittadini una forte impronta di umanità.

I cittadini di questa città hanno sviluppato e sono i paladini dell’empatia, dal greco : [en] dentro [pathos] sentimento e nella definizione moderna: «la capacità di immedesimarsi con gli stati d'animo e con i pensieri delle altre persone sulla base della comprensione dei loro segnali emozionali, dell'assunzione della loro prospettiva soggettiva e della condivisione dei loro sentimenti ».

Nei momenti di difficoltà, i cittadini di Empatia non sono mai soli, si sono sempre salvati condividendo i loro problemi, riuscendo a capire i sentimenti ed i bisogni degli altri e cercando di soddisfarli andando oltre le proprie esigenze. Questa attitudine fondamentale si manifesta in ogni ambito di vita della città, dando una nota di calore umano a tutto ed a tutti.

Sulle mura della città, le componenti dell’empatia sono incise nel marmo:

- sei un mio fratello e ti sono vicino
- partecipo alle tue emozioni come se fossero le mie
- supero le mie esigenze, ti ascolto e ti aiuto

Ad Empatia non troverai né tesori né ricchezza, ma troverai l’umanità.


PERFETTA

Camminando per tre giorni verso Nord dopo aver superato montagne coperte di neve, sulle rive di un grande lago azzurro in uno scenario naturale di incomparabile bellezza, il viaggiatore incontrerà un’altra città ideale che per la sua essenza si chiama Perfetta.

Questa città è famosa per la sua ricchezza e per l’abilità dei suoi cittadini di gestirla ed aumentarla. Perfetta è la meta sicura per le carovane dei ricchi mercanti di tutto il mondo che desiderano mettere al sicuro le loro fortune. Arrivato a Perfetta, dove si parlano tutte le lingue del mondo, il ricco mercante deposita i suoi beni in palazzi dalle fondamenta d’oro e riceve un codice segreto. Liberato delle sue paure, sapendo che solo lui al mondo ha la chiave del suo tesoro, il mercante riprende la via del ritorno.

Ad ogni abitante di Perfetta è assegnato un compito da svolgere velocemente e con la massima precisione. Visti al microscopio i cittadini-atomo sono in continua rotazione, ognuno isolato dagli altri, tenuti insieme dalla forza di gravitazione di Perfetta: la ricchezza.

Perfetta è generosa con i suoi abitanti, ma la sua logica mercantile richiede un prezzo da pagare. Il benessere e la ricchezza riempiono tutti gli spazi, poco rimane a disposizione per un valore fondamentale: la Carità.

Sul cielo della città, invisibili, sono scritte le componenti dell’essenza di Perfetta:

- sei un mio fratello ma non ho il tempo per esserti vicino
- comprendo le tue emozioni, ma non sono le mie
- le mie esigenze hanno priorità, ti ascolto ma non posso aiutarti

A Perfetta troverai tesori e ricchezza, ma non troverai l’umanità.

Sandro

Thursday, June 23, 2011

Padania libera, secessione a chiacchiere

La bandiera italiana è er Tricolore, Art.12 della costituzione.

A Nord er popolo della Lega ce l’ha co Roma capitale, co l’Italia e vo fa’ la secessione.

Er “senatur” ha detto che er Tricolore se pò buttà ner cesso, in barba alla costituzione.

Nella lotta pe’ la libertà li leghisti fanno er convegno sur “sacro suolo de Pontida”, sventolano na’ bandiera verde, cantano “Va pensiero” e co l’acqua der “dio Po” se danno la benedizione.

L’Italia non ce sta più bene, abbasso l’Unità, volemo la secessione, Padania e libertà.

Facessero come je pare! Ma italiani non s’anno più da chiamà!


Sandro

Thursday, June 9, 2011

L'Origine della vita

Una teoria, molto discussa sulla comparsa della vita sulla terra, sostiene che la causa prima potrebbe essere il caso. Un caso, una combinazione vincente di tipo chimico che si è potuta verificare, una sola volta nel corso di 13.7 miliardi di anni, a partire dal Big Bang. Gli scienziati respingono fermamente questa teoria. Scientificamente il caso, come causa dell’origine della vita, non è sostenibile.

Il matematico e astrofisico britannico Fred Hoyle afferma:
“le probabilità che un processo spontaneo metta insieme un essere vivente sono analoghe a quelle che una tromba d’aria, spazzando un deposito di robivecchi, produca un Boeing 747 perfettamente funzionante”.

Quali teorie vengono oggi sostenute sull’origine della vita?

Il teologo H.Küng parla di un’evoluzione mirata all’uomo:
“Un lavoro instancabile di ricerca durato decenni ha permesso agli astrofisici di scoprire che cosa dovette essere tarato con la massima precisione perché dopo miliardi di anni potesse nascere la Vita … L’astronomo Martin Rees, direttore del Trinità College di Cambridge parla di una “ricetta molto speciale”. Una sorta di meta-legge o legge superiore, come suppongono alcuni fisici e biologi , che sta dietro, sopra o in tutte le sintonie e le leggi della natura. Alcuni chiamano questa superlegge “principio antropico”. Garantirebbe che le condizioni di partenza e le costanti naturali siano già tali per cui possa nascere la vita e alla fine un “anthropos”, un essere umano”.

Il britannico Paul Davies, fisico di fama mondiale ha affermato che ormai
”un crescente numero di scienziati sospetta che la vita sia iscritta nelle leggi fondamentali dell’universo, cosicché questa sarebbe quasi obbligata a emergere ovunque prevalgano condizioni ambientali simili a quelle terrestri”.

Il Nobel per la chimica del 1977 Ilya Prigogine afferma che
“l’origine della vita deriva non da un caso ma da proprietà intrinseche nella materia, in base alle quali l’universo tende all’aumento progressivo dell’ordine e della complessità.”

Le tesi degli scienziati convergono nel ritenere che la vita deriva da proprietà intrinseche nella materia, e che tramite l’evoluzione, 160.000 ani fa, dalla vita primordiale sia comparsa sulla terra la specie Homo Sapiens.

Le tesi sostenute sull’origine della vita si basano sulla ragione, sul sapere scientifico, il tutto nella dimensione spazio-tempo. Trattando tale argomento si arriva però fatalmente ad un limite, quello che separa l’immanente dal trascendente. Il mistero, la questione piu difficile da comprendere, è se esiste una realtà soprannaturale che ha creato le leggi fondamentali dell’universo, un Principio trascendente, un ente supremo che gli uomini chiamano Dio.

Le scienze naturali non hanno nessuna competenza per superarare questo limite, non possono affermare l’esistenza di Dio né tanto meno negarla, ed il motivo è che Dio non esiste in quanto oggetto nello spazio e nel tempo, la sua dimensione è l’eternità.

Gli esseri umani hanno sempre cercato di dare risposta al grande Mistero. È intrinseco della natura umana, cercare di estinguere la sete di trascendenza dell’anima spirituale. Per superare il mondo, per accedere al soprannaturale non si può ricorrere alla ragione pura, esiste un solo mezzo per arrivare a Dio, la Fede.

San Paolo nella lettera ai Corinzi (1 Corinzi 13,8-13) parla di fede, di speranza e di carità.

“La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che é imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, diventato uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”

Questo brano è per me una visione, che riesce a far trapelare la luce nel mistero.

Sandro

Monday, May 30, 2011

Il Giro d’Italia 2011, nel 150esimo dell’Unità


Il Giro del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia si è concluso domenica 29 maggio 2011 a Milano con la vittoria di un campione, lo spagnolo Alberto Contador. Al secondo e terzo posto gli italiani Scarponi e Nibali. È stato un Giro d’Italia molto bello, degno dell’anniversario. Una festa dello sport dalla Sicilia alle Alpi, che ha saputo tappa dopo tappa, unire ed emozionare tanti italiani. Lo scenario del Giro, ripreso con le telecamere, ha fatto vedere quanto è bella l’Italia. Le ruote delle biciclette da corsa hanno percorso la penisola e tracciato sulle sue strade un’unica linea, simbolo dell’Unità del paese.

Ancora una volta il ciclismo ha fatto breccia nel cuore della gente, ha creato forti emozioni, ha polarizzato l’attenzione e risvegliato nelle persone la passione per uno sport che come nessun altro è riflesso della vita. I ciclisti sono partiti sapendo di dover pedalare per 3496 km, affrontare sette tappe di montagna, buttarsi giù a 70 Km/h su discese pericolose, soffrire, combattere e sperare. Non c’è spazio per la paura, per arrivare al traguardo serve forza, coraggio ed anche un po’ di fortuna. In un contesto cosi difficile la vittoria per il corridore è esaltante.

Il Giro d’Italia 2011 ha vissuto tanti episodi, tanti giorni belli, ma il 9 maggio è stato funestato da una tragedia. Nella tappa Reggio Emilia Rapallo, il ciclista belga Wouter Weylandt classe 1984 scendendo dal passo del Bocco ha perso il controllo della bicicletta, e dopo un volo pauroso è morto battendo la testa sull’asfalto. Il giorno dopo, in una tappa commemorativa, la squadra Leopard di Weylandt ha tagliato tutta assieme la linea del traguardo, subito dopo si è ritirata dal Giro.

La 19esima tappa da Bergamo a Macugnana, settima tappa con arrivo in salita, va ricordata per l’emozione suscitata dalla vittoria del “gregario” di 34 anni Paolo Tiralongo che da professionista non aveva mai vinto una corsa. La tappa era stata accompagnata da una pioggia torrenziale, a 13 km dal traguardo Paolo Tiralongo ha cercato lo strappo per vincere, solo Rodriguez tentava di riprenderlo. La corsa in testa di Tiralongo si è protratta fino a pochi Km dal traguardo, a quel punto Contador maglia rosa si è reso conto che il suo amico sarebbe stato raggiunto; allora è scattato, ha raggiunto Tiralongo, ha tirato per gli ultimi 500m, l’ha incitato e l’ha fatto vincere. Un gesto, quello di Contador di grande riconoscenza nei confronti del suo ex gregario ed amico. All’arrivo Contador si è cosi espresso: “Paolo ha fatto un grande lavoro per me lo scorso anno, per permettermi di vincere il Tour. È stato insostituibile e sono molto contento per lui”. Il trionfo per Tiralongo non poteva essere piu bello perché siglato dalla riconoscenza e dall’amicizia.

Agli organizzatori del Giro d’Italia 2011, a tutti quelli che hanno aiutato ad organizzare l’evento, alle squadre ed ai corridori va il rispetto e la stima di tutti gli italiani che amano il ciclismo. Questo anno in particolare, il grazie di chi ha seguito il Giro ed ha trovato in questo evento sportivo lo spazio per festeggiare con serenità i 150 anni dell’Italia. Molti hanno provato la contentezza d’essere italiani (“sono contento d’essere italiano” così affermava Enzo Biagi, un grande giornalista). Di questi tempi, non è poco!

Nella foto: Tiralongo taglia per primo il traguardo di Macugnana seguito da Contador.

Sandro

Sunday, May 15, 2011

Religioni ed Etica mondiale

Il cammino dell’umanità, nonostante i grandi progressi della scienza e della tecnologia, non è diventato più facile, l’uomo ha perso l’ottimismo nella vita e teme il futuro, per se ed i propri figli. Il mondo si è globalizzato, ed ad un maggiore sviluppo economico, corrisponde purtroppo anche una globalizzazione dei problemi. Le forze dominanti la macchina-mondo sono l’economia ed il potere, ad esse poco o nulla si oppone. Si ha l’impressione che il mondo abbia ormai sviluppato una propria dinamica, che nessuno riesce più a controllare.

Il problema è che il fenomeno è asimmetrico, nel senso che si assiste ad una globalizzazione a vantaggio della politica, dell’economia e della finanza a cui però non si contrappone un’organizzazione mondiale a difesa dell’Umanità, capace di stabilire le regole, porre limiti e condannare i soprusi. La coscienza e l’etica mondiale sono sacrificati, da tutti i governi, ad interessi politici ed economici.

Di fronte a tali problemi, per sopravvivere, è necessario un progetto di “Ethos globale” condiviso da tutti gli uomini a prescindere dalla loro razza, religione e cultura.

Il progetto é promosso dalla Fondazione per l'etica mondiale (Weltethos Stiftung) sotto la presidenza del teologo e filosofo svizzero Hans Küng, il quale afferma:

« Questo unico mondo ha bisogno di un unico ethos fondamentale; questa unica società mondiale non ha certamente bisogno di un'unica religione e di un'unica ideologia, ha però bisogno di alcuni valori, norme, ideali e fini vincolanti e unificanti. »

Nel 1993 a Chicago, il Parlamento delle religioni mondiali ha accettato il testo della “Dichiarazione per un’etica mondiale” scritto da Hans Küng come dichiarazione iniziale verso un’etica globale. Il testo rappresenta un "corrispettivo etico" della “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” del 1948. Il contenuto del testo, nei suoi quattro principi-guida, è delineato brevemente da Hans Küng nel libro “Ciò che credo”:

"ogni persona e ogni istituzione deve assumersi una quadruplice responsabilità:

- la responsabilità di una cultura di non violenza e del rispetto per ogni vita: abbiate rispetto per la vita! Secondo l’antichissima norma: ”Non uccidere”, non torturare, non far soffrire, non ferire;

- la responsabilità di una cultura di solidarietà e di un ordine economico giusto: agisci in modo giusto ed equo! Secondo l’antichissima norma: ”Non rubare”, non sfruttare non derubare non corrompere;

- La responsabilità di una cultura della tolleranza e di una vita nella sincerità: parla ed agisci sinceramente! Secondo l’antichissima formulazione: ”Non mentire”, non ingannare, non falsificare, non manipolare;

- La responsabilità di una cultura della parità di diritti e della solidarietà tra uomo e donna: rispettatevi ed amatevi a vicenda. Secondo l’antichissima formulazione: ”Non commettete atti impuri, non fare cattivo uso della sessualità”, non tradire, non umiliare, non avvilire.


È bene sottolineare che gli imperativi etici non sono leggi, ma mirano ad un impegno volontario. Dovrebbero far parte integrale della coscienza comune ed individuale per divenire parte della consapevolezza collettiva. Accettati come elementi base da tutte le religioni dovrebbero favorire il dialogo e la pace religiosa, presupposto alla pace tra i popoli.

Il progetto è molto ambizioso, ma è anche vero che se la macchina-mondo va avanti così, la catastrofe sta dietro la porta! Il primo obiettivo del progetto, condizione preliminare ad una speranza di successo, è quello del raggiungimento di una pace tra le religioni e la messa al bando del fanatismo. Le religioni come il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islamismo e l’Induismo dichiarandosi mondiali hanno l’obbligo di pervenire, attraverso il rinnovamento, ad una pace religiosa. Le istituzioni religiose non possono rimanere ancorate a vecchi schemi, gerarchie e convinzioni e chiudere gli occhi davanti all’evoluzione ed al progresso. Le istituzioni religiose devono essere ben coscienti che nessuna di loro può vantare una leadership a livello mondiale; i loro contrasti, tendenza all’isolamento ed al predominio impediscono il progresso morale e civile dell’umanità.

Il testo della “Dichiarazione per un’etica mondiale” è reperibile sul sito: www.weltethos.org

Sandro