Tuesday, December 25, 2012

Mario Monti dice la verità

Nel dicembre 2011 il presidente della repubblica Giorgo Napolitano aveva affidato il compito di operare il salvataggio dell’Italia a rischio "default" finanziario ad un governo tecnico. Gli obiettivi del governo tecnico guidato da Mario Monti erano quelli di mettere a posto i conti dello stato come richiesto dall’Europa, riacquistare la fiducia dei mercati finanziari in merito alla tenuta del paese e cercare di far ripartire la stagnante economia.

Dopo un anno di lavoro a dicembre 2012 il governo tecnico di Mario Monti ha terminato il suo mandato e con anticipo forzato si è dimesso.

Mi permetto da cittadino italiano di fare un consuntivo:

Il governo Monti ha conseguito a livello internazionale degli ottimi risultati. l’Italia ha riacquistato il suo ruolo di paese fondatore in Europa e si è delineata come protagonista attiva nelle vicende comunitarie. Il nostro paese è oggi più rispettato e partecipa attivamente alla costruzione di un’Europa più forte e unita. 

L’Italia ha evitato di precipitare nel baratro di bancarotta finanziaria a prezzo di grandi sacrifici pagati in modo molto pesante dai ceti meno abbienti del paese. Un esempio, la tassa sulla casa IMU che colpisce indistintamente dal reddito le persone proprietarie di un immobile.

Monti aveva promesso che le manovre finanziarie sarebbero state emanate all’insegna di «Efficienza, Equità e Sviluppo». L’Equità non c’è stata, era meglio non prometterla affatto! In Italia l’equità è un miraggio, applicabile in un paese normale, non nell’Italia d’oggi.

Lo Sviluppo, non si è, né si poteva verificare in così breve tempo. La scure del risparmio pubblico e dell’aumento delle tasse ha innescato una forte recessione. Si prevede un lento recupero nei prossimi anni.

Mario Monti con la sua opera di governo ha fatto quello che poteva, ha evitato una catastrofe finanziaria ed indicato una strada da seguire. Era un’illusione aspettarsi un’operazione indolore in un paese in forte stagnazione economica, che spende 75 miliardi di Euro d’interessi annuali per il debito pubblico.

Un grande merito di Mario Monti è quello di avere governato all’insegna della verità e dell’onestà e così facendo di aver smascherato gli illusionisti ed i bugiardi della politica. Uno su tutti, quello che scende in campo per farsi gli affari suoi!

La menzogna politica è un metodo molto diffuso per ottenere il consenso di un popolo sprovveduto, superficiale ed a volte anche oppresso dal bisogno. 

« La menzogna politica moderna ha effetti di destabilizzazione e disorientamento collettivo.
..attraverso un’ immagine non si mira semplicemente a migliorare la realtà, ma ad offrire un completo sostituto di essa.
Il fatto che gli ingannatori grazie al potere di amplificazione delle menzogne dato dalle moderne tecniche di comunicazione, possano oggi cadere più facilmente vittime delle proprie falsità, rende estremamente pericoloso il ricorso alla menzogna politica, poiché l’ ingannatore che inganna se stesso perde ogni contatto non solo con il proprio pubblico, ma con il mondo reale.

Dal che si potrebbe concludere che più un bugiardo ha successo, più gente riesce a convincere, più e’ probabile che finirà anche lui ha credere alle proprie menzogne ». 

Hannah Arendt  La menzogna politica

Mario Monti ha messo gli italiani di fronte ai problemi del paese ed ha detto loro la verità sullo stato del paziente. Ha fatto loro capire che per guarire non sono più sufficienti le ricette di destra o di sinistra dei partiti politici ma quello che serve è innovazione, lavoro, senso civico ed onestà, a tutti i livelli dalle istituzioni fino al semplice cittadino. È necessaria una rivoluzione culturale per far ripartire il paese, ingessato nelle sue strutture arcaiche, e fare in modo che l’Italia divenga un paese normale e moderno. 

Sandro

Saturday, October 13, 2012

QOÈLET Il predicatore



Della Bibbia fa parte un piccolo libro, un testo sapienzale, dal titolo QOÈLET “ Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme”. La parola Qoèlet designa una funzione: indica colui che parla all’assemblea, cioè il predicatore. Il figlio di Davide re di Gerusalemme è identificato come Salomone; l’autore si concede una finzione letteraria e mette le proprie riflessioni sotto l’autorità del più illustre sapiente d’Israele. Il libro è stato scritto in ebraico tardivo, alcuni frammenti sono stati ritrovati nelle grotte di Qumran. La data di composizione più probabile del libro è il III secolo a.C.

Nel libro non c’è uno schema definito, ma variazioni su un tema unico: la vanità delle sorti umane di cui si parla dall’inizio alla fine del libro.

“Vanità della vanità, dice Qoèlet,
vanità della vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno
per cui fatica sotto il sole?” (1,2-3)

Tutto è illusorio: la scienza, la ricchezza, l’amore, la vita stessa. Questa è un susseguirsi di atti sconnessi e senza valore, che termina con la vecchiaia e con la morte, la quale colpisce inesorabilmente il sapiente e il folle, il ricco e il povero, l’uomo e l’animale.

“Io, Qoèlet, sono stato re d’Israele in Gerusalemme. Mi sono proposto di ricercare ed investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo (…) Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento.” (1,12)

Tutto è uno sforzo inutile, chimera, tempo perso.

“Ho deciso di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento, perché: Molta sapienza molto affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore” (1,17)

Apprendere un lavoro, imparare un mestiere dedicarsi allo studio, pervenire alla sapienza, conoscere la scienza comporta molto impegno, sforzo, studio ed ansia. Il risultato è che più si sa e più si diventa coscienti dei propri limiti e si accresce il dolore.

“Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, (…)
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per gemere ed un tempo per ballare. (…)
Un tempo per amare  e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra ed un tempo per la pace.
Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?” (3,1-9)

Ogni cosa ha il suo tempo e tutto finisce. A queste sconcertanti riflessioni Qoèlet contrappone la saggezza ed insegna: in quel tempo irrepetibile che ti è dato devi intraprendere, impegnarti essere laborioso, questo è l’unico modo per dare un senso alla vita e cercare di realizzarsi.

"Godi la vita con la sposa che ami per tutti i giorni della tua vita fugace, che Dio ti concede sotto il sole, perché questa è la tua sorte nella vita e nelle pene che soffri sotto il sole. Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività nè ragione né scienza, né sapienza giù negli inferi dove stai per andare”(7,8)

Non potrai mai capire il mondo perché il suo senso trascende i limiti del tempo e dello spazio, per noi uomini è mistero. Tuttavia Dio ha messo nel cuore dell’uomo una nozione d’eternità.

“Egli ha messo la nozione d’eternità nel loro cuore, senza però che gli uomini possano capire l’opera di Dio da principio alla fine” (3,11)

È proprio questa nozione d’eternità impiantata nel suo cuore che fa percepire all’uomo un’esigenza di completezza, di totalità, di luce e di verità che gli sfugge. Questo briciolo d’eternità gli fa intravedere l’opera di qualcosa di assoluto e di trascendente, il suo cuore non è completamente nelle tenebre.

Il libro di Qoèlet è annoverato tra i libri sapienziali della Bibbia. Salvatore Natoli nel suo libro “Stare al Mondo” scrive:

“Ha ragione Qoèlet: il sapere costa fatica guadagnarlo e una volta acquisito si è ben lontani dal possederlo. È allora vano? Ci sarebbe troppa pretesa di verità nel proclamare la vanità di ogni sapere. Qoèlet vuol dire altro. L’eternità che Dio ha posto nel cuore dell’uomo gli impedisce di affermare e di negare in assoluto: è però una sapienza che gli consente di operare, che lo rende capace di muoversi nell’incertezza, di trovare vie di uscita nelle difficoltà, di tentare perfino l’impossibile, sapendosi all’occorrenza fermare e se necessario battere in ritirata. E ripartire. Nel frattempo non bisogna trascurare il presente, ma rimanergli strettamente legati, prenderlo così come viene e, per quanto si può, saperselo godere. Questa è una saggezza sobria, sperimentale, tutt’altro che vana”

Qoèlet  ha scritto il suo piccolo prezioso libro più di duemila anni fa, ma il suo contenuto e le idee esposte affascinano ancora oggi l’uomo moderno, perché con grande attualità, partendo dal dubbio e dalla incomprensibilità del mondo stimola la riflessione e fa intravedere delle risposte per una saggia condotta di vita. Ma niente è definitivo perché si insegue il vento e quando si pensa di aver compreso, subito si riparte e si cerca di nuovo la verità. Questo libro è una fonte di saggezza perché pur affermando che tutto è vanità, ne relativizza il senso ed anche se gli uomini non possano capire l’opera di Dio da principio alla fine hanno in se una nozione d’eternità nel loro cuore che gli permette di accettare la vita come un dono, così come è, per quello che è, partendo da questa base insegna a superare le difficoltà ed a sperare.
Leggendo il libro di Qoèlet il lettore che si pone domande radicali non troverà mai risposte precise ma sarà stimolato a cercarle da solo con la riflessione aiutato da quel granello di eternità posto nel suo cuore.

Sandro

Saturday, September 1, 2012

Rachel Corrie, pacifista



Rachel Corrie (USA 1979 – Rafah 2003) è stata un’attivista statunitense. Era membro dell'International Solidarity Movement (ISM) - lo stesso in cui militava Vittorio Arrigoni, rapito e ucciso a Gaza nel 2011.

Nel gennaio del 2003 Rachel si recò nella striscia di Gaza dove partecipò attivamente ad azioni di protesta. Rachel si definiva un "osservatore dei diritti umani", per quanto riguardava le azioni dei militari israeliani nella zona.

Il 16 marzo 2003 Rachel fu travolta e uccisa mentre stava cercando d’impedire ad un bulldozer corazzato dell’esercito israeliano di distruggere alcune case palestinesi.


I testimoni raccontano che Rachel era in piedi su un cumulo di detriti davanti al bulldozer ed indossava un giubbetto fluorescente, rosso. Era impossibile pensare che non potesse essere vista dal conducente del mezzo. A un certo punto, Rachel cadde dal cumulo, forse era scivolata e non è riuscita più a rialzarsi. Il bulldozer è seguitato ad avanzare e l’ha travolta. Un testimone oculare, ha detto: «Il bulldozer avanzava lentamente. Quando lei è scivolata tutti noi abbiamo corso verso il bulldozer perché si fermasse, ma chi guidava ha proseguito».

Un mese dopo il tragico avvenimento il caso fu chiuso. La versione ufficiale dell’esercito israeliano scagionò completamente il conducente del bulldozer. Le  responsabilità dell'accaduto furono individuate nel comportamento "illegale, irresponsabile e pericoloso" dei dimostranti.

Nel 2010, contro la decisione di chiudere il caso, i genitori di Rachel Corrie hanno intentato una causa civile contro lo stato israeliano accusandolo di essere responsabile dell'uccisione della figlia e di non aver condotto un'indagine credibile.

Ad agosto 2012 il tribunale della corte di Haifa ha sentenziato che non ci sono stati errori nell'indagine: la versione ufficiale è che il conducente del bulldozer non vide la giovane donna. La morte della ragazza è stata definita in ultima analisi "uno spiacevole incidente". Per la corte di Haifa, l'uccisione di Rachel è stato niente altro che un deplorevole evento che la vittima avrebbe potuto evitare, perché consapevole dei rischi cui andava incontro.

"Anche se non sorprendente, questo verdetto è un esempio ulteriore della vittoria dell'impunità sulla responsabilità e sull’onestà ", ha commentato l'avvocato Hussein Abu Hussein, legale della famiglia Corrie, dopo aver appreso della decisione del tribunale. "Questa corte - ha aggiunto l'avvocato - in questo modo ha avvallato pratiche illegali, fra cui l'aver trascurato la protezione di vite umane. E questo verdetto biasima in definitiva la vittima, sulla base di fatti presentati al giudice in forma distorta".

Tutto secondo copione! Di fronte la politica di difesa e sicurezza d’Israele non esiste considerazione e rispetto per la vita umana. Con la sua sentenza, il tribunale di Haifa ha avvalorato la violazione dei diritti umani commessa dall’esercito israeliano e la cultura dell’impunità.

Il giudice divino

Le loro vie sono sempre davanti a lui,
non restano nascoste ai suoi occhi.
Su ogni popolo mise un capo,
ma Israele è la porzione del Signore.
Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole,
i suoi occhi osservano sempre la loro condotta.
A lui non sono nascoste le loro ingiustizie,
tutti i loro peccati sono davanti al Signore.

 SIRACIDE (17, 13-17)


Wednesday, August 1, 2012

Vivere la Carità



Nel Nuovo Testamento Paolo da Tarso parla della carità usando la parola greca agape che noi traduciamo con amore. Tuttavia la radice della parola carità non è agape, bensì charis, che in greco vuol dire dono, grazia. Con carità s’intende un amore incondizionato che vuole il bene altrui.

Che cosa non è la Carità?
Prima di affrontare il concetto di Carità è bene fare chiarezza su cosa non è la Carità.

la Carità non è Solidarietà che nella società è un fattore di utilità ed è alla base di una giusta convivenza e convenienza per tutti. 

La Carità non è Beneficenza che è un dono impersonale, non prendo su di me il fardello dei dolori e delle necessità dell’altro, ignoro chi esso sia.

La Carità non è Benevolenza che è partecipazione alla sorte dell’altro, ci s’immagina di poter essere nella sua situazione, io mi vedo in lui ma rimango distante da lui, non porto il suo peso.

Che cosa è la Carità?

Nel Nuovo Testamento Paolo da Tarso nel famoso ”Inno alla Carità” dice ai Corinzi:

… se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi la carità, non sarei nulla.

Qui è evidenziato il primato della Carità rispetto al dono della scienza ed addirittura della Fede. La Fede, da sola non basta ad elevare lo spirito dell’uomo verso il bene, non garantisce la Salvezza.

… e se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi la carità, niente mi gioverebbe.

Spogliarsi e donare tutte le proprie sostanze, annullare il proprio corpo non basta se questi atti non sono accompagnati dalla Carità.

La carità è paziente è benigna a carità (…)
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.


Si comprende quindi che con Carità s’intende un amore di dilezione che vuole il bene altrui, che si esprime in modo totalmente gratuito, che non è condizionato dal riscontro che se ne può avere. L’unica ragione che fa scattare quest’amore è il bisogno della persona che ci sta davanti.

 Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine.

Questa frase conclusiva dell’Inno alla Carità significa che l’atto d’amore verso il prossimo espresso con la Carità  esprime l’Eterno, l’amore che non avrà mai fine.

Chi ci ha insegnato la Carità?

Gesù ha insegnato e portato nel mondo la Carità. La religione cristiana dice che il Dio dell’amore si è manifestato in Gesù di Nazaret, un uomo che ha attuato in se la logica dell’Eterna armonia che nel suo vertice si chiama amore. Chi coglie il suo messaggio, chi vive nello spirito della Carità, chi pratica la Carità, è salvo.

Chi ha espresso in modo esemplare la Carità?

Una delle persone più amate e rispettate del XX secolo è Madre Teresa di Calcutta, fondatrice della “Congregazione missionaria della Carità”, premio Nobel 1979 per la Pace.

Madre Teresa era una donna piccola, con un animo immenso, portatrice di un amore infinito per il prossimo, donava la Carità curando ed assistendo le persone non desiderate, non amate, abbandonate da tutti. Madre Teresa era azione vivente dell’amore di Gesù in questo mondo.

Ho vissuto nella miseria, emarginato malato e dimenticato, ma muoio come un angelo assistito ed amato.

Queste le parole che un uomo, alla fine dei suoi giorni, rivolge a Madre Teresa di Calcutta nell’ospedale dei poveri e diseredati.

La Carità per noi

La fragilità degli uomini, i loro limiti fisici e morali li portano spesso in situazioni in cui hanno bisogno d’aiuto. Quando si è soli, incompresi, deboli rispetto alle tempeste della vita si cerca una roccia a cui aggrapparsi. È questo il momento in cui ognuno, anche se non ha il dono della Fede si può rivolgere a Gesù.

Queste dunque le tre  cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

Con queste parole Paolo ci ricorda che la cosa più grande è la Carità. Puoi riceverla da chi ti vuole bene, ma se un giorno ti mancasse e tu ne avessi estremo bisogno, ricordati di Gesù. Rivolgiti a lui anche se per tanto tempo l’avevi dimenticato od addirittura messo in dubbio. Vedrai che quando tu lo chiamerai, lui verrà, non ti chiederà nulla e non sarai più solo.

Riferimento: Nuovo Testamento, San Paolo, Prima lettera ai Corinzi
(1 Corinzi 13, 1-13)

Sandro

Tuesday, July 3, 2012

Europei 2012, argento per l'Italia


La nazionale italiana ha conquistato l’argento agli europei di calcio 2012. In finale l’Italia è stata battuta dalla Spagna che ha meritato l’oro.

La sconfitta in finale sul campo di Kiew, dopo la delusione iniziale, ha fatto riflettere ed ha evidenziato un fatto che va riconosciuto: la nazionale ha disputato un grande europeo ed ha raggiunto con il secondo posto un risultato che nessuno si aspettava.

La nazionale non era annoverata tra le favorite; gli sportivi italiani non sembravano identificarsi nella loro squadra. La prima fase a gironi è stata superata dalla squadra con qualche difficoltà, ma quando si è passati ai confronti diretti ad eliminazione, l’europeo si è arricchito di una sorpresa:  la nazionale italiana era cresciuta, otteneva risultati e giocava da protagonista. La nazionale ha eliminato l’Inghilterra ed ancora una volta, come da sempre nei confronti internazionali, anche la favorita Germania.

La nazionale italiana ha saputo dare vita ed aumentato l’interesse per il campionato europeo 2006. Gli azzurri guidati da Prandelli si sono messi in evidenza come un team altamente motivato, hanno cantato l’inno nazionale ad alta voce, hanno giocato e lottato all’estremo delle loro forze, sul campo caratteri estremi hanno fraternizzato e fatto squadra. Gli azzurri hanno affrontato tutti gli avversari a viso aperto; hanno giocato e fatto giocare al calcio. Questo merito è stato riconosciuto dalla stampa estera, sorpresa di vedere una nuova Italia giocare a tutto campo. In Italia ed all’estero, anche dopo la sconfitta in finale, non è mancato il rispetto. I valori espressi dalla nostra nazionale sono stati largamente riconosciuti. 

La squadra azzurra agli europei 2012 ha dato una dimostrazione di come si rappresenta il proprio paese, di come si possono superare grandi difficoltà, di come pur non essendo i più forti si possono superare i forti, di come si vince e come si perde, a viso aperto con dignità. Gli azzurri con il loro comportamento hanno dato questo messaggio gli italiani, credo sia stato apprezzato e recepito.

A tutti i membri della nazionale italiana di calcio, un sentito GRAZIE.

Sandro

Saturday, June 23, 2012

La Natura Umana


Gli esseri umani rappresentano un livello superiore della struttura del creato, sono esseri consapevoli dotati d’intelligenza, coscienza e ragione, sono liberi e nei limiti delle loro capacità, si costruiscono da sé successi ed insuccessi, determinano il loro destino mediante decisioni personali. Lungi dall’essere perfetti gli esseri umani sono sottoposti a limiti fisici quali: debolezza, sensibilità al dolore, brevità della vita. Si deve tuttavia riconoscere che il limite umano è più sul piano morale che su quello fisico. Gli esseri umani non sono soltanto fragili, essi sono portati ad infrangere la morale ed il loro egoismo genera il male.

Pensiero, libertà, limiti fisici e limiti morali interagiscono incessantemente e determinano la vita dei singoli, in senso lato generano la storia. Questo processo vitale spazia dal bene al male, dal buono al cattivo, dal giusto all’ingiusto, la storia dell’umanità é caratterizzati da episodi di grande miseria e di divina grandezza.

Dal libro Le Religioni del Mondo di Huston Smith la citazione:
 “Nella natura umana, colpisce come caratteristica saliente il fatto che senza chiudere gli occhi di fronte alla propria fragilità essa affermò  la sua inesprimibile grandezza. Siamo una miscela di polvere e di divinità“.

L’essere umano può vivere nel peccato e nella miseria morale, oppure può  praticare il bene e vivere una vita santa. Seguendo il proprio egoismo ci si perde nel buio, per tendere verso la luce si ha a disposizione la ragione e l’amore. Alla fine della sua breve esistenza ognuno dovrà chiedersi qual è stato il suo contributo nel mondo, se è riuscito ad incrementare il valore della sua vita verso valori più alti, oppure se si è perduto nel peccato. Nessuno combatte da solo, ci è stata data una grande guida, Gesù Cristo che ci ha insegnato l’amore.

La religione cattolica, partendo dai limiti morali della natura umana ha introdotto il dogma del peccato originale come verità fondamentale della fede. Il dogma  è stato ereditato da Sant’Agostino che parla dell’umanità come di una “massa dannata”.  Secondo la Chiesa, l’uomo da solo non può liberarsi dal peccato, ma è necessaria l’iniziativa divina, cioè la Grazia.

Peccato originale, liberazione dal peccato tramite la Grazia? Questi concetti professati come verità dal cristianesimo non riescono, a mio avviso, ad arrivare all’anima degli esseri umani perché trovano sulla loro strada la mente pensante e razionale. L’essere umano, debole, limitato, sottoposto a mille avversità, quando riesce a vincere una battaglia contro il male, non può essere privato del merito di essersi liberato dal proprio egoismo ed essersi schierato dalla parte del bene.

Da l’Ascetica di Nikos Kazantzakis la citazione:
“Sono una creatura effimera, debole, fatta di fango e sogni. Ma dentro di me sento vorticare tutte le potenze dell’Universo […] noi usciamo da un Caos onnipotente, da un denso abisso di luce e di tenebre. E noi tutti combattiamo in questo fugace passaggio della nostra vita individuale per mettere in ordine il caos in noi, per purificare l’abisso, per uscire dai nostri corpi quanta più tenebra possiamo e tramutarla in luce”.

Vivere ed attendere la Grazia? No, è più consono alla natura umana vivere responsabilmente,  mobilitare incessantemente le proprie forze per combattere l’egoismo che è in noi, cercare sempre di fare il bene per lasciare su questo mondo una traccia del nostro passaggio, una scintilla di luce.

Così facendo la Grazia verrà!

Sandro

Saturday, May 5, 2012

La Carità Cristiana


Nella famosa descrizione della carità nel capitolo tredicesimo della Prima lettera ai Corinzi (I Corinzi 13, 1-13) Paolo da Tarso evidenzia la superiorità, le opere e la perennità della Carità Cristiana.

Il brano descrive l’amore che Paolo credeva che i cristiani riflettessero negli altri, dopo aver conosciuto l’amore di Gesù Cristo per loro. In effetti le parole del brano indicano il tratto caratteristico di una specifica persona Gesù Cristo.

Il testo della Bibbia di Gerusalemme in italiano riporta per tutto il brano la parola Carità intendendo una carità fraterna (agape) che è amore di  dilezione che vuole il bene altrui (Carità = Amore per il prossimo).

Una chiave di lettura del testo originale è quella di evidenziare due parti, ognuna delle quali viene presentata come un inno. L’inno all’amore e l’Inno alla carità.


Inno all’amore  (1 Corinzi 13,1-8)

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l'amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, non sarei nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l'amore, niente mi gioverebbe.

L'amore è paziente,è benigno l'amore; non è invidioso l'amore, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.

Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

L'amore non avrà mai fine.

Inno alla Carità (1 Corinzi 13,8-13)

La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.

La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che é imperfetto scomparirà.

Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, diventato uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato.

Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.

Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!


L’etica di Gesù è un’etica che tende alla perfezione perché ci chiede di amare senza riserve. L’amore che la gente aveva visto in Cristo abbracciava tutti, compresi i peccatori, gli emarginati e perfino i nemici.

L’Inno all’amore e l’Inno alla carità sono nella sostanza due preghiere che il cristiano non recita da solo, ma assieme a Gesù.


Sandro

Tuesday, April 10, 2012

Che cosa deve essere detto


Günter Grass, con una poesia pubblicata sul giornale "Sueddeutsche Zeitung" del 4 aprile 2012 mette in guardia del pericolo di una guerra contro l'Iran. Nella sua poesia dal titolo "Che cosa deve essere detto" il premio nobel per la letteratura 1999 chiede il blocco della fornitura di sommergibili tedeschi ad Israele.

Perché taccio, mantengo il silenzio da troppo a lungo per ciò che è evidente ed è stato esercitato in piani strategici, ed alla cui fine se superstiti saremo solo delle note a piede di pagina.

Si afferma il diritto ad un attacco preventivo, che potrebbe spazzare via il popolo iraniano soggiogato da un fanfarone e spinto al fanatismo ideologico, questo perché nell’ambito della sua sovranità si ritiene l’Iran intenzionato a costruire una bomba atomica.

Ma perché impedisco a me stesso, di chiamare per nome l’altro paese, in cui da anni - anche se tenuto segreto - è disponibile un crescente potenziale nucleare che è fuori di ogni controllo, perché nessuna indagine è permessa?

L’occultamento generale di questo stato di cose, a cui il mio silenzio si è sottomesso, lo percepisco come un’opprimente menzogna e costrizione, ignorarlo significa incorrere in una punizione scontata; il verdetto di "antisemitismo".

Ma ora, poiché dal mio paese, che periodicamente viene confrontato con delitti peculiari che non hanno paragone, di nuovo - per affari dichiarati astutamente come riparazione - sta per essere fornito ad Israele un’altro sommergibile, la cui specialità consiste nell’indirizzare testate esplosive di distruzione totale contro un paese in cui l’esistenza di una sola bomba atomica non è stata provata, una forza probatoria usata come spauracchio, dico ciò che deve essere detto.

Ma perché ho ​​taciuto fino ad ora? Perché pensavo, la mia origine, macchiata di un’onta incancellabile, mi vieta di accreditare questo dato di fatto come evidente verità allo stato d’Israele, cui mi sento e voglio rimanere legato.

Perché lo dico solo adesso, invecchiato e con il mio ultimo inchiostro:
La potenza atomica Israele mette in pericolo la già fragile pace mondiale?
Poiché va detto quello che domani potrebbe essere troppo tardi dire;
anche perché noi - da tedeschi già abbastanza incriminati- potremmo diventare fornitori di un crimine che è prevedibile e la nostra complicità non potrebbe essere cancellata da nessuna delle solite scuse.

Lo ammetto: io non taccio più, perché sono stanco dell’ipocrisia dell'Occidente, inoltre è auspicabile che molti escano dal silenzio, molti che pretendano dai responsabili dell’imminente pericolo la rinuncia alla violenza e nello stesso tempo pretendano che un controllo illimitato e permanente del potenziale nucleare d’Israele e degli impianti nucleari iraniani da parte di un organismo internazionale sia concesso dai governi dei due paesi.
Solo così è possibile aiutare, israeliani e palestinesi, ed ancora di più tutte le persone che vivono da nemici l’uno accanto all’altro in questa regione preda della pazzia, e per ultimo anche noi.

Traduzione della poesia dal tedesco: ColosseoNews


Da parte mia desidero aggiungere:

In Israele si parla della possibilità di un attacco militare israeliano agli impianti nucleari iraniani per impedire all’Iran la costruzione di una bomba atomica. L’Iran afferma che il suo programma nucleare ha scopi pacifici ed è indirizzato alla sola produzione di energia.

La situazione è molto critica poiché i due contendenti con le loro politiche estreme hanno dimostrato di essere un pericolo per la pace e la convivenza tra i popoli.

Lo stato d’Israele agisce sempre unilateralmente e non rispetta le decisioni della comunità internazionale. Israele ha ignorato tutte le 68 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che lo riguardano e le sanzioni ONU contro Israele non sono state mai state applicate. Israele in Palestina è una ´Potenza occupante´, che con la costruzione del muro esclude, di fatto, la possibilità della nascita di un futuro stato palestinese. Israele è una potenza nucleare che non permette un controllo internazionale del suo arsenale atomico. Lo stato d’Israele giustifica la sua politica con il diritto all’esistenza ed alla difesa.

L’Iran non è uno stato democratico e la sua popolazione è vittima del fanatismo di stato. Il messaggio che giunge al mondo occidentale dai governanti dell’Iran non è di pace, ma di estremismo politico interno ed esterno. Il presidente dell’Iran nega la storia e minaccia la distruzione d’Israele.

Questi i fatti. Un eventuale conflitto tra Iran ed Israele, rischia di far esplodere il Medio Oriente. Si rischia la mobilitazione del mondo islamico contro l’Occidente. Si rischia un allargamento imprevedibile ed incontrollato del conflitto Arabo-Israeliano.

Si deve quindi agire subito e con determinazione. Le nazioni guida del mondo e l’ONU devono vietare ad Israele la messa in atto di un attacco militare preventivo e devono costringere l’Iran ad accettare i controlli internazionali sul suo programma nucleare.

Il messaggio di Günter Grass è coraggioso, denuncia l’ipocrisia dell’Occidente che per paura di essere tacciato d’Antisemitismo non osa parlare, ha paura di esprimere un giudizio obiettivo e non ha la forza di agire per risolvere un conflitto che dura ormai da troppi anni.

Sandro
10 aprile 2012

Was gesagt werden muss

Günter Grass warnt in der "Süddeutschen Zeitung" vom 4 April 2012 vor einem Krieg gegen Iran. In seinem Gedicht mit dem Titel "Was gesagt werden muss" fordert der Literaturnobelpreisträger deshalb, Israel dürfe keine deutschen U-Boote mehr bekommen.


Warum schweige ich, verschweige zu lange, was offensichtlich ist und in Planspielen geübt wurde, an deren Ende als Überlebende wir allenfalls Fußnoten sind.


Es ist das behauptete Recht auf den Erstschlag, der das von einem Maulhelden unterjochte und zum organisierten Jubel gelenkte iranische Volk auslöschen könnte, weil in dessen Machtbereich der Bau einer Atombombe vermutet wird.


Doch warum untersage ich mir, jenes andere Land beim Namen zu nennen,
in dem seit Jahren - wenn auch geheim gehalten - ein wachsend nukleares Potential verfügbar aber außer Kontrolle, weil keiner Prüfung zugänglich ist?


Das allgemeine Verschweigen dieses Tatbestandes, dem sich mein Schweigen untergeordnet hat, empfinde ich als belastende Lüge und Zwang, der Strafe in Aussicht stellt, sobald er missachtet wird; das Verdikt "Antisemitismus" ist geläufig.


Jetzt aber, weil aus meinem Land, das von ureigenen Verbrechen,
die ohne Vergleich sind, Mal um Mal eingeholt und zur Rede gestellt wird,
wiederum und rein geschäftsmäßig, wenn auch mit flinker Lippe als Wiedergutmachung deklariert, ein weiteres U-Boot nach Israel geliefert werden soll, dessen Spezialität darin besteht, allesvernichtende Sprengköpfe dorthin lenken zu können, wo die Existenz einer einzigen Atombombe unbewiesen ist, doch als Befürchtung von Beweiskraft sein will, sage ich, was gesagt werden muss.


Warum aber schwieg ich bislang? Weil ich meinte, meine Herkunft,
die von nie zu tilgendem Makel behaftet ist, verbiete, diese Tatsache als ausgesprochene Wahrheit dem Land Israel, dem ich verbunden bin und bleiben will, zuzumuten.


Warum sage ich jetzt erst, gealtert und mit letzter Tinte:
Die Atommacht Israel gefährdet den ohnehin brüchigen Weltfrieden?
Weil gesagt werden muss, was schon morgen zu spät sein könnte;
auch weil wir - als Deutsche belastet genug - Zulieferer eines Verbrechens werden könnten,
das voraussehbar ist, weshalb unsere Mitschuld durch keine der üblichen Ausreden zu tilgen wäre.


Und zugegeben: ich schweige nicht mehr,
weil ich der Heuchelei des Westens überdrüssig bin;

zudem ist zu hoffen, es mögen sich viele vom Schweigen befreien,
den Verursacher der erkennbaren Gefahr zum Verzicht auf Gewalt auffordern und
gleichfalls darauf bestehen, dass eine unbehinderte und permanente Kontrolle
des israelischen atomaren Potentials und der iranischen Atomanlagen
durch eine internationale Instanz von den Regierungen beider Länder zugelassen wird.


Nur so ist allen, den Israelis und Palästinensern,
mehr noch, allen Menschen, die in dieser
vom Wahn okkupierten Region
dicht bei dicht verfeindet leben
und letztlich auch uns zu helfen.



Ich möchte hierzu folgendes sagen:


In Israel spricht man von der Möglichkeit eines israelischen Militärschlages auf iranische Nuklearanlagen, um den Bau einer Atombombe zu verhindern. Der Iran behauptet, sein Atomprogramm sei friedlich und diene nur zur Erzeugung von Energie.


Die Situation ist sehr kritisch, weil die beiden Länder mit ihrer extremen Politik bewiesen haben, eine Gefahr für Frieden und Koexistenz zwischen den Völkern zu sein.


Der Staat Israel handelt einseitig und respektiert die Entscheidungen der internationalen Gemeinschaft nicht. Israel hat alle 68 Resolutionen des Sicherheitsrates der Vereinten Nationen ignoriert und die UN-Sanktionen gegen Israel wurden nie angewendet. Israel in Palästina ist eine "Besatzungsmacht", die mit dem Bau der Mauer effektiv die Möglichkeit der Entstehung eines künftigen palästinensischen Staates ausschliesst. Israel ist eine Atommacht, die die internationale Überwachung ihres nuklearen Arsenals nicht zulässt. Der Staat Israel rechtfertigt seine Politik mit dem Recht zu existieren und zu verteidigen.


Der Iran ist kein demokratischer Staat und seine Bevölkerung ist Opfer dessen Fanatismus. Die Nachricht, die in der westlichen Welt von den Herrschern des Iran ankommt, ist nicht Frieden, sondern interner und externer politischer Extremismus. Der Präsident des Iran leugnet die Geschichte und droht mit der Zerstörung Israels.


Das sind die Fakten. Ein militärischer Konflikt zwischen Iran und Israel würde sich auf den Nahen Osten ausweiten. Man würde wahrscheinlich die Mobilmachung der islamischen Welt gegen den Westen riskieren, eine unberechenbare und unkontrollierte Ausweitung des arabisch-israelischen Konfliktes.


Wir müssen deshalb schnell und entschlossen handeln. Die führenden Nationen der Welt und die Vereinten Nationen sollten Israels Vorhaben eines präventiven militärischen Angriffes verbieten und den Iran zwingen, die internationalen Kontrollen seines Atomprogramms zu akzeptieren.


Die Botschaft von Günter Grass ist mutig, sie kritisiert die Heuchelei des Westens, der aus Angst des Antisemitismus bezichtigt zu werden, nicht zu sprechen wagt und nicht die Kraft hat zu handeln, um einen Konflikt, der viel zu viele Jahre gedauert hat, zu lösen.


Sandro

10 April 2012

Wednesday, April 4, 2012

Lega Ladrona


Li tribuni della Lega Nord gridavano a Pontida: Popolo padano! L’acqua der Po è mejo de quella der Tevere, è pura, è benedetta, se pò pure beve!

Bevete, bevete popolo Padano l’acqua der Po e tutte le fregnacce che li tribuni vostri ve stanno a raccontà. Voi che lavorate, producete e sete onesti, da li ladri de Roma non ve dovete fà fregà.

Batti e ribatti er popolo padano s’è convinto d’esse mejo der popolo italiano, ar grido de Padania Libera, vo fà la secessione e se vo liberà.

De sti tempi però, quarcosa sta a cambià. Silvio e la Lega dar governo se ne so dovuti annà. Er Senatur e l’amici sui, se cominciano a preoccupà …. vedrai che quarcuno se mette a controllà!

Detto fatto li rompiballe cominciano ad indagà, vonno sapè dar partito della Lega dove so annati a finì li sordi dello Stato e chi se li stà a magnà.

Ma che vonno sti burini! Co li soldi dello Stato ce famo quello che ce pare, l’investimo a Cipro ed in Tanzania; dell’Italia non ce se po fidà …. chissà se ce li ridà. Li spiccioli poi li damo all’amici nostri, per esigenze personali. Perché non se pò fà?

Poveraccio er popolo padano, che destino, se fà sempre fregà! Lega Ladrona è l’amara verità. La Lega der popolo padano non esiste, non ce sta! È un’illusione, li ladri e li truffatori stanno dappertutto, sennò er partito der Carroccio come fà a funzionà! È come a Roma, li partiti so tutti uguali. Così se fà!

Sarebbe mejo un pò d’umiltà. Sarebbe mejo un pò de fraternità invece da stasse sempre a dà le colpe e litigà. Li Padani se veramente ce sanno fà, aprissero l’occhi e cominciassero a parlare d’Unità.


Notizie di stampa in data 04-04-2012:
L’ex tesoriere della Lega Nord Belsito è indagato dai pm di Milano, Napoli e Reggio Calabria per appropriazione indebita, finanziamento illecito ai partiti e truffa ai danni dello Stato in relazione ai finanziamenti pubblici che la Lega precepisce come rimborsi elettorali. L'inchiesta riguarda fra l'altro i quasi sei milioni finiti a Cipro e in Tanzania, investimenti effettuati da Belsito, uno degli esponenti del cosiddetto "cerchio magico", i fedelissimi del leader Umberto Bossi. Nell'indagine si ipotizza che siano stati presentati rendiconti irregolari per rimborsi elettorali ottenuti dal Carroccio ai presidenti di Camera e Senato che sarebbero così stati tratti in inganno e che quindi non hanno sospeso i rimborsi stessi. Secondo gli inquirenti i soldi sarebbero stati usati dal senatur e dalla sua famiglia.

Sandro

Monday, March 26, 2012

L'essenza dell' Io è relazione


La logica dell’Universo è relazione LOGOS. È la Sapienza, la legge dell’ordine e delle relazioni ordinate che presiede al funzionamento del mondo ed alla vita delle sue creature. Per la religione, la Sapienza è stata creata da Dio, ed il Logos è il verbo di Dio!


L’essere umano è energia vitale, lavoro, una complessa rete di relazioni.


A livello di materia l’energia delle cellule che costituiscono il corpo umano ed in particolare le loro relazioni ordinate rispondono a delle leggi ben precise. Quando i processi vitali della materia si svolgono nell’ordine e nelle giuste relazioni, il nostro corpo è sano. Quando l’ordine e le relazioni si deteriorano, il nostro corpo si ammala, l’equilibrio si è rotto.


L’essere a livello psichico risponde anch’esso ad una complessa rete di relazioni ordinate e nel suo intimo partecipa alla stessa logica d’ordine e di simmetria che presiede al Logos. Quando in noi le relazioni, i legami ed i rapporti amorevoli sono forti e sani godiamo di un benessere spirituale. Quando invece le relazioni ed i rapporti amorevoli sono scarsi o disturbati l’essere umano va in crisi, perché si deteriora l’essenza del proprio Io.


L’uomo è dunque il risultato d’infiniti legami materiali e spirituali e sottostà allo stesso principio logico, il Logos, che governa l’universo. Il fondo dell’uomo è il rapporto, il legame, la relazione e per questo l’uomo si unisce con i suoi simili, forma una famiglia, vive in una società e fa parte dell’umanità. All’interno di queste strutture e sistemi, ciascuno di noi desidera un’attenzione amorevole da parte degli altri. In un sano rapporto, dà agli altri la medesima attenzione amorevole da lui desiderata.


Tramite l’empatia si esprime un comportamento di cooperazione iscritto nel nostro codice genetico, ed il nostro essere-relazione ci porta a generare l’etica riassunta al meglio con la regola aurea della reciprocità “Non fare agli altri ciò che non vuoi che gli altri facciano a te”.


Partendo dall’Io quale essere-relazione e passando per l’empatia e l’etica si arriva ad individuare un patrimonio comune fondamentale di valori guida per i rapporti dell’essere con se stesso e con i suoi simili. L’uomo può essere autenticamente uomo (essere-relazione) quando a livello personale segue la regola aurea della reciprocità e tramite l’empatia sviluppa la capacità di immedesimarsi nelle situazioni e nei pensieri degli altri, condivide con gli altri, paure, attese, speranze, e nel senso cristiano aiuta il prossimo. Per dirlo con le parole di Paolo da Tarso, quando c’è la Carità.


Sandro

Thursday, February 9, 2012

Dio dell'amore e Dio della creazione


Nel concetto di Dio (l’Assoluto) è presente il dualismo del Dio dell’amore e del Dio misterioso della creazione.


Per i cristiani l’essenza del Dio dell’amore si è incarnata in Gesù Cristo, il ponte verso il Dio dell’amore. Tramite Gesù, l’uomo realizza la comunione con Dio.


Piu ardua, astratta, difficile appare la comunione con il Dio della creazione (il Dio nascosto). L’uomo è confrontato con un mistero, con i flutti dell’eternità.


Albert Schweitzer con la sua filosofia del “Rispetto per la Vita” indica una via per un rapporto spirituale con la volontà creatrice, partendo dal mistero della vita.


“L’Assoluto è un’immagine cosi astratta che sfugge ad una vera comprensione. Non ci è assegnato il compito di servire l’infinita e imperscrutabile volontà creatrice, con una conoscenza chiara del suo essere e delle sue intenzioni. Ma noi possiamo avere un rapporto spirituale con questa volontà creatrice se siamo consapevoli di trovarci sotto il dominio del mistero della vita, e se ci consacriamo attivamente a tutti gli esseri viventi che abbiamo l’occasione e la possibilità di aiutare.

Con il rispetto per la vita noi diventiamo religiosi, pii, in modo elementare profondo e vivo.”


Ecco quindi come il dualismo può essere affrontato.

Nella religione cristiana l’uomo dalla comunione con Gesù Cristo arriva al Dio dell’amore che è un tutto uno con il Dio della creazione. La filosofia del “Rispetto per la Vita” di Albert Schweitzer, ponendo al centro delle sue riflessioni la vita, aiuta a creare un nuovo ponte verso il Dio della creazione. La comunione con il Dio della creazione si realizza consacrando la nostra vita alla Carità verso tutti gli esseri viventi, aiutando a mantenere la vita che Dio ha creato, ad incrementarla di innalzarla al suo valore più alto. Questa filosofia è religione.


È un fatto che il Dio dell’amore di Gesù è più vicino a noi mentre il Dio della creazione è sempre lontano ed imperscrutabile; forse questo dipende dal fatto che il Dio che c’è dato di conoscere tramite Gesù agisce nelle dimensioni di questo mondo, il Dio della creazione agisce nell’universo e nell’eternità.


Sandro

Wednesday, February 1, 2012

Deutschland und die Euro-Rettung

In der Geschichte der vergangenen Jahrhunderte hatte Deutschland eine entscheidende Rolle und ein besonderes Schicksal. Im zwanzigsten Jahrhundert führten die Expansionspolitik und die Militärkraft Deutschlands zur Zerstörung in Europa. Zu Beginn des 21. Jahrhunderts hat Deutschland dank seiner politischen Stabilität und starken Wirtschaft eine zentrale Rolle in Europa errungen.

Doch auch heute nach 70 Jahren lastet auf dem kollektiven Bewusstsein der Deutschen die fatale Rolle, die Deutschland im Zweiten Weltkrieg gespielt hat. In Europa sind die Erinnerungen an die Barbarei, die Zerstörung, den Verlust von Menschenleben und den Holocaust immer noch präsent. Es gibt immer noch viele Menschen, die jene Jahre erlebt haben und deren Zeugen sind.

1943 habe ich als Junge die deutsche Besatzung in Rom persönlich erlebt, die Zeit der Deportation von Juden aus dem Ghetto, des Massakers von 335 Zivilisten in den Fosse Ardeatine, die Razzien und Deportationen. Der Krieg hat auch meine Familie getroffen und unser Leben für immer geprägt.

1945 war Deutschland besiegt und vernichtet, die Bevölkerung verzweifelt. Dank des starken Willens und der Fähigkeit der Deutschen sowie der Unterstützung durch die USA und deren europäischen Verbündeten konnte sich Deutschland in der Nachkriegszeit wieder erholen. Wenn Deutschland zur Entschädigung aller Kriegsschäden und zur Rückzahlung aller Schulden verpflichtet gewesen wäre, würde das Deutschland von heute nicht existieren.

Mit dem Vertrag von London vom 27. Februar 1953, der von 60 Staaten (darunter Italien, Spanien und Griechenland) unterzeichnet wurde, waren Deutschlands Auslandsschulden halbiert. Die Vereinbarung legte den Grundstein für den zukünftigen Erfolg der Nation, die sich zur größten Volkswirtschaft in Europa entwickelte.

Die im Jahr 2007 von den USA ausgegangene Wirtschafts-und Finanzkrise hat sich mit schwerwiegenden Folgen in Europa ausgebreitet und die strukturelle Schwäche der Euro-Währungszone in dramatischer Weise offenbart. Im Jahr 2011 mussten die schwer verschuldeten Länder wie Griechenland, Italien und Spanien ihre Schulden zu sehr hohen Zinsen refinanzieren. Heute laufen diese Nationen die Gefahr des Bankrotts und gefährden Europa und die Eurozone.

2012 ist Deutschland als führende Nation gefordert, eine entscheidende Rolle in der Lösung der Krise zu übernehmen. Mit der Rettung der Europäischen Union und der Eurozone, auch auf Kosten großer Opfer, würde Deutschland grosse Anerkennung gebühren.

Nachfolgend zitiere ich ein Teil der Rede von Helmut Schmidt, deutscher Bundeskanzler von 1974 bis 1982, die er im Dezember 2011anlässlich eines Kongresses seiner Partei gehalten hat:

« Unsere geopolitische Zentrallage, unsere unglückliche Rolle im Verlauf der europäischen Geschichte bis in die Mitte des 20. Jahrhunderts, unsere heutige Leistungsfähigkeit, all dies verlangt von jeder deutschen Regierung ein sehr hohes Mass an Einfühlungsvermögen in die Interessen unserer EU-Partner.

Und unsere Hilfsbereitschaft ist unerlässlich. Wir Deutschen haben unsere grosse Wiederaufbau-Leistung der letzen sechs Jahrzehnte nicht nur aus eigener Kraft zustande gebracht. Sie wäre nicht möglich gewesen ohne die Hilfe der westlichen Siegermächte, nicht ohne Einbettung in die europäische Gemeinschaft und das atlantische Bündnis, nicht ohne die Hilfen unserer Nachbarn, nicht ohne den politischen Ausbruch im Osten Mitteleuropas und nicht ohne das Ende der kommunistischen Diktatur. Wir Deutschen haben Grund zur Dankbarkeit. Und zugleich haben wir die Pflicht, uns der empfangenen Solidarität würdig zu erweisen durch eigene Solidarität mit unseren Nachbarn! »

In seiner Rede zeigt Helmut Schmidt die notwendigen Reformen zur Überwindung der Krise wie folgt auf:

« Dazu gehören die Rettungsfonds, die Verschuldungsobergrenzen und deren Kontrolle, eine gemeinsame ökonomische und fiskalische Politik, eine Reihe von jeweils nationalen steuerpolitischen Reformen ».

und kommt somit zum Schluss:

« Aber zwangsläufig wird auch eine gemeinsame Verschuldung unvermeidbar werden. Wir Deutschen dürfen uns dem nicht national-egoistisch verweigern ».

Leider spiegelt sich diese Weisheit von Helmut Schmidt in der heutigen Politik der deutschen Regierung nicht wider.

Es bleibt zu hoffen, dass Deutschland und die EU-Mitgliedsstaaten einen Weg zur Lösung der gegenwärtigen Krise finden und dass ein noch stärkeres, vereintes Europa als zuvor entsteht.

Sandro

02-02-2012

La Germania e la salvezza dell'Euro

Nella storia dei secoli scorsi la Germania ha avuto un ruolo determinante ed un destino particolare. Nel XX secolo la sua politica espansionistica e la sua potenza militare l'hanno portata ad essere il fuoco della distruzione in Europa. All'inizio del XXI secolo la sua stabilità politica e la sua forte economia l'hanno portata a svolgere un ruolo centrale in Europa.

Tuttavia, ancora oggi dopo 70 anni, sulla coscienza collettiva dei tedeschi pesa il ruolo nefasto avuto dalla Germania nella seconda guerra mondiale. In Europa il ricordo delle barbarie, delle distruzioni, delle perdite di vite umane, dell'Olocausto non sono dimenticati. Ci sono ancora tante persone che quegli anni li hanno vissuti e ne sono testimoni.

Personalmente ho vissuto da ragazzo l'occupazione tedesca a Roma nel 1943, gli anni delle deportazioni degli Ebrei dal Ghetto, la strage di 335 civili alle Fosse Ardeatine, i rastrellamenti e le deportazioni. La guerra ha colpito anche la mia famiglia e segnato per sempre la nostra vita.

Nel 1945 alla fine della guerra la Germania era vinta e distrutta, la sua popolazione decimata e disperata. La Germania è potuta rinascere dalla catastrofe per merito della volontà e della capacità del suo popolo e per gli aiuti forniti dagli USA e dai suoi alleati europei. Se la Germania avesse dovuto risarcire tutti i danni di guerra e ripagare tutti i debiti contratti, la Germania di oggi non esisterebbe.

Con il trattato di Londra del 27 febbraio 1953, firmato da 60 stati (tra cui Italia, Spagna e Grecia) il debito estero della Germania fu dimezzato. Con il patto furono gettate le basi per il futuro successo della nazione che è divenuta la piu grande potenza economica europea dei nostri giorni.

Nel 2011 la crisi economica e finanziaria partita dagli USA ha provocato una recessione globale che ha investito l'Europa come un Tsunami. La debolezza strutturale della zona euro si è manifestata in modo drammatico. Nel 2011 le nazioni più indebitate come Grecia, Italia e Spagna si sono trovate nella situazione di dover rifinanziare i loro debiti pagando interessi altissimi. Oggi queste nazioni corrono il pericolo di bancarotta. Il futuro dell'Europa e della zona euro rischia il collasso.

Nel 2012 la Germania, nazione guida forte della sua potenza economica, è chiamata a svolgere un ruolo determinante per far uscire l’Europa dalla crisi. Salvare l'unione europea e la zona euro, anche a prezzo di grandi sacrifici, sarebbe per la Germania un grande motivo di orgoglio e di riscatto.

Riporto in merito, quanto detto da Helmut Schmidt, cancelliere tedesco dal 1974 al 1982, in un discorso tenuto a dicembre 2011al congresso del suo partito.

« La nostra posizione geopolitica centrale in Europa, il nostro ruolo sfortunato e nefasto negli avvenimenti della storia europea fino alla metà del 20. secolo e la nostra attuale potenza produttiva ed economica; tutto questo richiede da ogni governo tedesco un notevole grado di sensibilità e comprensione nei riguardi dei nostri partner europei.

La nostra disponibilità all’aiuto è inderogabile.

L’opera di ricostruzione della Germania ed i grandi risultati ottenuti negli ultimi sessanta anni non sono un merito da accreditare alle sole nostre forze. Questi obiettivi non sarebbero mai stati raggiunti senza l’aiuto delle potenze vincitrici, senza la nostra integrazione in Europa ed al Patto Atlantico, senza l’aiuto delle nazioni a noi vicine, senza il radicale rinnovamento politico e sociale avvenuto ad est dell’Europa centrale e senza la fine della dittatura comunista. Noi tedeschi abbiamo motivo di gratitudine e nello stesso tempo abbiamo il dovere di onorare la solidarietà che abbiamo ricevuto contraccambiandola con la nostra ».

Helmut Schmidt nel suo discorso indica le riforme necessarie per superare la crisi:

« Un Fondo salva-stati. Un limite massimo per l’indebitamento ed il relativo controllo. Una politica economica e fiscale coordinata a livello europeo. Un pacchetto di riforme a livello nazionale nel campo sociale, fiscale e mercato del lavoro; il tutto accompagnato dal controllo delle spese ».

e conclude così il suo discorso:

« …fatalmente un indebitamento collettivo della zona euro sarà inevitabile. Noi tedeschi siamo chiamati ad abbandonare il nostro egoismo nazionale ».

Purtroppo la saggezza che traspare dal discorso di Helmut Schmidt non trova riscontro nella politica dell'attuale governo tedesco.

Con questi argomenti, ci auguriamo che la Germania e gli altri stati membri dell'Unione Europea sappiano trovare la via per salvare un grande progetto e che dall'attuale crisi esca un Europa ancora più unita e forte di prima.

Sandro

02-02-2012

P.S. Questo Post è stato pubblicato da ColosseoNews in lingua tedesca con il titolo «Deutschland und die Euro-Rettung».