Saturday, December 11, 2010

Parentopoli ATAC - er Bus invisibile

All’ATAC de Roma se so’ inventati un Bus che non se vede, ma ce stà. Se ce’ sali te porta dar marito, da mamma e da papà.

Er Bus è riservato, co’ la tessera de famija ciai er posto assicurato e senza concorso poi annà tutti i giorni all’ATAC a lavorà. Se ciai la tessera allora non se scappa: tu’ padre sta nell’azienda è furbo e ce sa fà !

All’ATAC er Sindacato s’è accorto dell’imbrojo ed se' messo a baccaià. “Se non mettete un Bus invisibile pure pe’ noi, v’armamo un gran casino ….. cosi proprio non va!”
In un baleno l'accordo è stato fatto! Er sindacato non è fesso e non se fa fregà! Le moji e i fiji de li sindacalisti vanno pure loro all’ATAC a “lavorà”.

Trionfo de Giustizia ed Onestà. Adesso le famjie “per bene” de li furbi de quà o de là, stanno tutte insieme a “lavorà”.

Trionfo de Giustizia ed Onestà. Se sei l’unico in famija che cerca lavoro pe’ campà, sei bravo, ma non conosci un furbo de quà o de là ….. te poi pure attaccà!

Sandro

Saturday, December 4, 2010

Il presepio di Isaia




Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
ISAIA


Così parlava il profeta Isaia al popolo sottoposto ad una grande prova. L’oscurità come immagine dell’angoscia e della paura che possono aggredire l’essere umano in certi momenti della sua esistenza.

Le parole del profeta risuonano ancora oggi attuali e si esprimono ogni anno con il Natale che è messaggio di luce e di speranza.

Il mio piccolo presepio riporta il messaggio di Isaia, rappresenta la luce e vuole dare speranza. Con esso ti auguro Buon Natale

Sandro

Saturday, October 9, 2010

Osteria der Campidoglio



So’ finiti li tempi de quanno Roma contro Li barbari der Nord mannava le legioni.

Adesso che è tutta na magnata e n’abbuffata, ar Campidoglio er sindaco de Roma ha aperto n’osteria. Gestione Alemanno, servizio Polverini.

All’inaugurazione in pompa magna, er capo de Li barbari der Nord è stato invitato a magnà li rigatoni!

Anvedi sti romani s’è detto er capo de Li barbari del Nord, più li tratto male e più me vonno bene! Me sa che se so rincoioniti.

Voce de Roma …… c’e so tempi quanno li barbari vengono a Roma a magná a sbafo li rigatoni, ma prima o poi je vanno de traverso, se strozzano, e se tanto tanto je dice bene ritornano a casa loro ….. ne a nebbia .. a magná 'a polenta!


Autore: Sandro

Sunday, October 3, 2010

Foglie, filo d'erba

In una limpida giornata d’estate mi sono rallegrato alla vista del bosco, dei prati. Il verde intenso gareggiava in bellezza con l’azzurro del cielo sotto i raggi del sole.

Era una bellezza d’insieme, un tutto, che suscitava in me ammirazione e gioia, non percepivo ne vedevo i singoli elementi. Poi improvvisamente mi è venuto da pensare al loro ciclo naturale nell’arco di un anno: il germogliare in primavera, lo splendere in estate, appassire in autunno e per ultimo marcire in inverno.

Foglie tutte uguali, ma nessuna identica all’altra, sottoposte ad eventi e forze esterne come il vento, la pioggia, il calore del sole. Sbattute, rinfrescate, dissetate, riscaldate, bruciate … senza scampo.

Destino dell’uomo: più complesso, più percepito, più sofferto ma poi … tanto diverso? Qual è il fine, il senso, a chi giova? Quanto vale, chi è, che può un singolo individuo? La foglia, il filo d’erba?

Riflessione: La vita non vale nulla, ma nulla vale una vita.


Autore Sandro

Dedicata a G.

Thursday, August 12, 2010

Er Trapezio

L’ommini stanno tutti su un trapezio,
come ar circo.

Ce so’ quelli che se buttano e se sfracellano.
Ce so’ quelli che se buttano, volano, s’aggrappano
e vanno a sta mejo.

Ce so poi quelli che non c’hanno er coraggio de buttasse,
stanno sempre li’ a dondolasse, a guarda’
c’hanno paura de cambia’.

- Poveracci, che fanno lassu’ sur trapezio ?
- Ponno casca’!
- Sarebbe mejo, tanto non sanno campa’.

Autore: Sandro

Thursday, August 5, 2010

Amelia e Guglielmo

Non ho mai conosciuto personalmente Amelia e Guglielmo, di loro ho solo poche notizie ed un loro oggetto, il libro di cucina di Amelia di cui sono venuto in possesso casualmente. Questi pochi elementi sono stati però sufficienti a far aprire il sipario sulla Roma dei miei ricordi, sulla vita semplice delle famiglie di una volta, i loro sentimenti, le loro speranze, il loro destino.

Amelia e Guglielmo si erano conosciuti lavorando alla Posta, sposati non avevano avuto figli. Abitavano a Roma vicino Viale Spartaco.

Guglielmo era nato a Roma nel 1925 ed a causa di una nefrite sofferta da bambino era menomato, una gamba era più corta dell’altra. Per poter guidare con una sola gamba, i comandi della sua Fiat 128 erano stati adattatati. Guglielmo era appassionato di poesia ed aveva iniziato a scrivere dei versetti.

Amelia era nata a Roma nel 1924 e per il suo lavoro di casalinga aveva trovato un compagno prezioso, il libro di Cucina di Pellegrino Artusi (edizione 1913) che consultava spesso e teneva con molta cura.

Amelia e Guglielmo frequentavano la parrocchia, dove si erano fatti molti amici, tra loro Maria che allietava gli incontri domenicali suonando la fisarmonica. In estate Amelia e Guglielmo erano soliti trascorrere le vacanze a Fiuggi.

Un brutto giorno furono coinvolti in un incidente stradale e da quel momento non si sono più visti. Guglielmo era ricoverato all’ospedale del Casilino, Amelia era stata portata all’ospedale di Monteverde dove morì senza poter più rivedere Guglielmo.

Uscito dall’ospedale Guglielmo ha donato il libro di cucina a Maria dicendo di essere sicuro d’interpretare il desiderio della moglie affinché lei lo tenesse.

Nel 2009 Maria ha consegnato il libro di cucina di Amelia a Sandro pensando che per le sue origini avrebbe saputo apprezzare il valore del libro e lo avrebbe conservato. In effetti è stato proprio così e per riconoscenza Sandro ha pensato di pubblicare in rete questo post in segno di gratitudine ed in loro ricordo.

Per Amelia riporto la copertina del suo libro di cucina di P.Artusi


Pag 407

V’è chi ritiene il caffè originario della Persia, chi dell’Etiopia e chi dell’Arabia Felice ……
Il miglior caffè è pur sempre quello di Moka, il che potrebbe convalidare l’opinione essere questo veramente il suo luogo nativo. Si dice che un prete mussulmano, a Yemen, avendo osservato che quelle capre le quali mangiavano le bacche di una pianta di quelle contrade, erano più festevoli e più vivaci delle altre, ne abbrustolì i semi, li macinò e fattane una infusione scoprì il caffè tal quale noi lo beviamo.



A Guglielmo a cui quest’arte piaceva tanto dedico una poesia di A.Aleardi

Che cosa è DIO

Nell’ora che pel bruno firmamento comincia un tremolio di punti d’oro, d’atomi d’argento, guardo e dimando:
- Dite, o luci belle, ditemi, cosa è DIO ?-
-- Ordine -- mi rispondono le stelle.

Quando all’april la valle, il monte, il prato, i
margini del rio, ogni campo di fiori è festeggiato, guardo e dimando:
- Dite, o bei colori, ditemi, cosa è DIO ?-
-- Bellezza -- mi rispondono quei fiori.

Quando il tuo sguardo innanzi a me scintilla amabilmente pio, io chiedo al lume della tua pupilla:
- Dimmi, se il sai, bel messager del core,
dimmi che cosa è DIO ? -
E la pupilla mi risponde: -- Amore --

A. Aleardi

Thursday, June 17, 2010

Lessing - La parabola dei tre anelli


G.E. Lessing in un ritratto del 1760 di J.H.Tischbein

Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) è una delle più grandi figure della letteratura e dell’illuminismo tedesco. La sua importanza è tale che si può parlare di una “età di Lessing” , cosi come alcuni anni dopo si parlerà di una “età di Goethe”. Nel 1779 Lessing pubblica il suo capolavoro drammatico Nathan il saggio (Nathan der Weise) una denuncia dell’intolleranza religiosa.

Nel terzo atto della commedia Nathan viene messo alla prova dal sultano Saladino che gli chiede quale sia la vera religione, il saggio mercante espone allora la parabola dei tre anelli identici simboleggianti le tre grandi religioni monoteistiche, copie del vero anello andato smarrito.

Qui di seguito la novella (Nathan il Saggio Atto III, scena 7), senza gli interventi dell’interlocutore, il Saladino, nella traduzione di Andrea Casalegno (I grandi libri Garzanti).

Molti anni or sono un uomo, in Oriente, possedeva un anello inestimabile, un caro dono. La sua pietra, un opale dai cento bei riflessi colorati, ha un potere segreto: rende grato a Dio e agli uomini chiunque la porti con fiducia. Può stupire se non se lo toglieva mai dal dito, e se dispose in modo che restasse per sempre in casa sua? Egli lasciò l’anello al suo figlio più amato; e lasciò scritto che a sua volta quel figlio lo lasciasse al suo figlio più amato; e che ogni volta il più amato dei figli diventasse, senza tenere conto della nascita ma soltanto per forza dell’anello, il capo e il signore del casato.

E l’anello così, di figlio in figlio, giunse alla fine a un padre di tre figli. Tutti e tre gli ubbidivano ugualmente ed egli, non poteva farne a meno, li amava tutti nello stesso modo. Solo di tanto in tanto l’uno o l’altro gli sembrava il più degno dell’anello – quando era con lui solo, e nessun altro divideva l’affetto del suo cuore. Così, con affettuosa debolezza, egli promise l’anello a tutti e tre. Andò avanti così finché poté.
Ma, vicino alla morte, quel buon padre si trova in imbarazzo. Offendere così due figli, fiduciosi nella sua parola, lo rattrista. – Che cosa deve fare? – Egli chiama in segreto un gioielliere, e gli ordina due anelli in tutto uguali al suo; e con lui si raccomanda che non risparmi né soldi né fatica perché siano perfettamente uguali. L’artista ci riesce. Quando glieli porta, nemmeno il padre è in grado di distinguere l’anello vero. Felice, chiama i figli uno per uno, impartisce a tutti e tre la sua benedizione, a tutti e tre dona l’anello – e muore. Morto il padre, ogni figlio si fa avanti con il suo anello, ogni figlio vuol essere il signore del casato. Si litiga, si indaga, si accusa. Invano. Impossibile provare quale sia l’anello vero.

I figli si accusarono in giudizio. E ciascuno giurò al giudice di avere ricevuto l’anello dalla mano del padre (ed era vero), e molto tempo prima la promessa dei privilegi concessi dall’anello (ed era vero anche questo). Il padre, ognuno se ne diceva certo, non poteva averlo ingannato; prima di sospettare questo, diceva, di un padre tanto buono, non poteva che accusare dell’inganno i suoi fratelli, di cui pure era sempre stato pronto a pensare tutto il bene; e si diceva sicuro di scoprire i traditori e pronto a vendicarsi.
Il giudice disse: «Portate subito qui vostro padre o vi scaccerò dal mio cospetto. Pensate che stia qui a risolvere enigmi? O volete restare finché l’anello vero parlerà? Ma... aspettate! Voi dite che l’anello vero ha il magico potere di rendere amati, a Dio e agli uomini. Sia questo a decidere! Gli anelli falsi non potranno. Su, ditemi: chi di voi è il più amato dagli altri due? Avanti! Voi tacete? L’effetto degli anelli è solo riflessivo, non transitivo? Ciascuno di voi ama solo se stesso? Allora tutti e tre siete truffatori truffati! I vostri anelli sono falsi tutti e tre. Probabilmente l’anello vero si perse, e vostro padre ne fece fare tre per celarne la perdita e per sostituirlo.
«Se non volete, proseguì il giudice, il mio consiglio e non una sentenza, andatevene! Ma il mio consiglio è questo: accettate le cose come stanno. Ognuno ebbe l’anello da suo padre: ognuno sia sicuro che esso è autentico. – Vostro padre, forse, non era più disposto a tollerare ancora in casa sua la tirannia di un solo anello. E certo vi amò ugualmente tutti e tre. Non volle, infatti, umiliare due di voi per favorirne uno. Orsù! Sforzatevi di imitare il suo amore incorruttibile e senza pregiudizi. Ognuno faccia a gara per dimostrare alla luce del giorno la virtù della pietra nel suo anello. E aiuti la sua virtù con la dolcezza, con indomita pazienza e carità, e con profonda devozione a Dio. Quando le virtù degli anelli appariranno nei nipoti, e nei nipoti dei nipoti, io li invito a tornare in tribunale, tra mille e mille anni. Sul mio seggio siederà un uomo più saggio di me; e parlerà. Andate!».

Così disse quel giudice modesto.


Ancora oggi ai nostri giorni molti si chiedono quale sia tra le tre grandi religioni monoteiste (Ebraica, Cristiana e Islamica) quella vera, pochi realizzano la sostanziale inutilità di questa domanda in quanto quello che conta è il ben operare. Ognuno si deve sforzare guidato dalla sua religione, dalle sue virtù e dalle sue idee di fare del proprio meglio, prescindendo dal confronto con le altre religioni ed accettandone le diversità. Nella parabola il padre ha donato ad ognuno dei suoi tre figli un anello prezioso dotato di un particolare potere, nessun anello però è più prezioso dell’altro. Si professi quindi la propria religione senza disprezzare le altre, ma stimandole e rispettandole. Così facendo ci si avvicina per varie vie all’unica religione morale che non consiste in dogmi e in osservanze ma in una disposizione del cuore a sostenere tutti i doveri umani come nostro destino e volere divino. Ogni chiesa in quanto comunità religiosa di esseri umani non può pretendere di essere unica ed infallibile, ma può aiutare gli uomini che la costituiscono ad operare nel bene indicando loro una via.

Il messaggio di Lessing ci esorta ad accettare la pluralità delle fedi ed a praticare la tolleranza religiosa.

Operare nel bene, impiegare la propria vita e le proprie capacità al servizio di se stessi e degli altri, compiere il proprio dovere, combattere con coraggio per le proprie idee, amare il prossimo. Anche chi percorre questa strada guidato da una sua religione morale è alla ricerca del vero anello,quello che si è perduto, e forse senza saperlo lo ha già trovato.

Sandro

Tuesday, June 8, 2010

Il tricolore di Lucia Massarotto



Nella Padania il partito della Lega Nord di Umberto Bossi ha come simbolo il Carroccio ed una bandiera verde, il tricolore italiano non è ben visto, anzi disprezzato.
Nel Veneto il partito della Lega è molto forte ed ogni anno a settembre a Venezia nella piazza Riva Sette Martiri si tiene il raduno annuale. La manifestazione-spettacolo celebra Bossi & Compagni, inneggia alla Padania ed alla sua gente, ubriaca tutti e tutto con una retorica all’insegna del populismo. Non ci sono dubbi sui meriti e la supremazia della Padania e del suo popolo sul resto del paese, l’Italia è considerata per Bossi e soci una zavorra di cui si potrebbe fare a meno. Gli occhi, il cuore la mente del popolo padano vedono sventolare sul più alto pennone la bandiera verde della Lega e tutto quello che rappresenta.

Ironia della sorte, al terzo piano di un abitazione a piazza Riva Sette Martiri ha vissuto Lucia Massarotto una donna che ha le sue idee e che per distanziarsi da quelle della Lega ha sempre esposto alla finestra della sua abitazione il tricolore italiano. Lo spettacolo si ripete da 12 anni. Il primo anno Umberto Bossi andò su tutte le furie e urlò in direzione del terzo piano “buttate quella bandiera nel cesso”. Poca cosa rispetto a quello che Lucia dovette sopportare negli anni a seguire da parte dei leghisti, ma Lucia non si fece intimidire da nulla. La Lega interpreta l’esposizione del tricolore come provocazione. Lucia la vede diversamente, la bandiera italiana mostra che lei non è d’accordo con la politica e lo stile della Lega. Un atto di resistenza civile che lei non riesce a trovare in molte atre persone che sono contrarie alla Lega, ma preferiscono tacere.

Purtroppo per un semplice motivo il tempo della protesta è passato. L’affitto della abitazione al terzo piano è stato aumentato da 600 a 900 Euro al mese e Lucia che ha un lavoro a tempo parziale non lo può pagare. Una nuova abitazione per se ed i due figli Lucia non l’ha ancora trovata. L’unica cosa sicura è che a settembre dopo 13 anni il Tricolore non sarà più esposto alla finestra del terzo piano.

La Lega professa di essere il partito della gente comune, di essere vicina al popolo e di fatto molti seguono il grande pifferaio Umberto Bossi. Ma Lucia Massarotto con le sue idee, i suoi valori e le sue convinzioni dimostra che anche nella Padania ci sono persone che preferiscono il Tricolore ed i valori che rappresenta alla monotona bandiera verde della Padania.

Seguire il tricolore richiede coraggio, il popolo italiano in particolare la gente comune lo ha sempre dimostrato nelle guerre e nei momenti di grande difficoltà, i suoi rappresentanti purtroppo in determinate occasioni molto meno. Seguire la bandiera verde della Padania non richiede coraggio, ma tornaconto per cui basta dare retta al proprio interesse ed al capo-popolo.

Grazie Lucia Massarotto “signora tricolore”, che con il tuo gesto ed il tuo coraggio hai messo sotto gli occhi degli italiani per 13 anni questa realtà.

Sandro

Thursday, May 13, 2010

COBRA-Tram Sicherheit



Mit der Inbetriebnahme des neuen Cobra-Trams in Zürich haben sich der Verkehr und die Personen-Sicherheit verschlechtert. Feststellungen:

• Das Cobra-Tram ist für die Fahrgäste im Innenraum des Wagens laut, wogegen es für die Fussgänger draussen leiser als das Tram-2000 ist. Bei normalem Geräusch des Stadtverkehrs wird die Ankunft des Trams an der Haltstelle oftmals nicht wahrgenommen.
• Ältere Trammodelle verfügen über ein Gitter, genannt Fender, das im Falle einer Kollision herunterklappt und verhindert, dass Personen unter die Räder geraten. Dem neuen Cobra-Tram fehlt dies.
• Der Tramführer signalisiert sein Ankommen an der Haltstelle nicht. Auch nicht wenn sich Fussgänger in der Nähe des Geleises befinden.
• Ein Cobra-Tram ist 50 Tonnen schwer, bei einer Notbremsung braucht es dreimal länger als ein Auto, bis es zum Stillstand kommt.

Zusammen mit der Inbetriebnahme der neuen Tram-Generation sind die Haltestellen in Zürich umstrukturiert worden. Auch in diesem Zusammenhang sind einige Mängel bezüglich Sicherheit zu erwähnen:
• Die Haltestellen Schienen-Passagen sind zum Teil mit einem blinkenden optischen Signal „Tram“ ausgerüstet. Diese Warnsignale sind aber nur in einem engen Bereich sichtbar.
• Einige Haltestellen sind nur in einer Richtung mit einem Billett- und Entwertungsautomaten versehen, weshalb man gezwungen ist, die Geleise zu überqueren. In gewissen Situationen kann dies eine Gefahr darstellen.
• Die Trottoirerhöhungen sind besonders für ältere Leute gefährlich.

Der Tagesanzeiger vom Dezember 2009 schreibt:
Nicht zuletzt weil die Trams leiser geworden sind, ist die Zahl der Tramunfälle im vergangenen Jahr gestiegen. Pro Jahr werden in Stadt Zürich durchschnittlich 115 Unfälle mit Beteiligung eines Trams registriert. Rund 70 Personen werden dabei jeweils verletzt, 14 davon schwer. Für drei Menschen endete die Kollision im letzen Jahr tödlich.

Ich schlage deshalb vor, dass
• die Ankunft des Trams vom Tramführer immer signalisiert wird.
• das Tram mit einem Fender (Gitter) zum Schutz der Personen versehen wird.
• die Sicherheit jeder einzelnen Tramhaltestelle überprüft wird und
• die VBZ eine Kampagne (Broschüren, TV Spots, Internet) organisiert, die die Öffentlichkeit auf Risiken und Gefahren aufmerksam macht.

Sandro

Tuesday, February 9, 2010

Farmacia dell'anima

Sul portale della biblioteca dell’Abbazia di San Gallo in Svizzera costruita nel 1758 e’ riportata la scritta ΨΥΧΗΣ - ΙΑΤΡΕΙΟΝ che liberamente tradotta, significa “farmacia dell’anima”. Nella farmacia dell’anima ci sono i libri. La lettura e’ una medicina universale che cura l’anima.

Nella mia “farmacia dell’anima” privata ci sono libri, articoli di giornali, brani scelti che io conservo con cura perche li ritengo preziosi ed efficaci.

A secondo del sintomo io ti posso aiutare, hai avuto dei guai, hai perso fiducia, hai bisogno di riprenderti ? Allora io vado a cercare nella mia farmacia e trovo questo brano, che e’ la giusta medicina per te:

Ciao
La felicita’ ti rende gentile.
Le prove ti rendono forte.
I dolori ti rendono umano.
I fallimenti ti rendono umile.
Ma solo la tua volonta’ ti fa andare avanti.
Tu sei speciale!


Aggiungerei poi quest’altra medicina:

“Mi sono convinto che anche quando tutto e’ o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio.
Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni.
Che occorre proporsi di fare solo cio’ che si sa e si puo’ fare e andare per la propria via”.


Antonio Gramsci da Lettere dal carcere

Queste medicine sono opera di uomini di pensiero, che con il loro messaggio ti possono aiutare. Se ci tieni alla salute dell’anima ti consiglio di leggere dei buoni libri, vedrai che ti sentirai meglio!

Le medicine della farmacia dell’anima sono gratis, non scadono mai, e possono essere somministrate a tutti senza ricetta.

Ti auguro di stare bene!

Sandro

Monday, February 1, 2010

Ein Appell an die Abzocker

In den letzten Jahren sind die Vergütungen des Topmanagements in börsenkotierten Schweizer Unternehmen enorm gestiegen. Millionengehälter sind zum Standard geworden. Zweistellige Millionen-Abgangsentschädigungen wurden bezahlt.


Der Geschäftsführer eines Schweizer Pharmakonzerns verdiente 2008 einen Lohn von 40 Millionen Schweizer Franken. Umgerechnet auf 240 Arbeitstage ergibt sich ein Tageslohn von 166’000 Schweizer Franken.


Der Chef einer Schweizer Grossbank verdiente 2006 einen Lohn von 26 Millionen Schweizer Franken. Umgerechnet auf 240 Arbeitstage ergibt sich ein Tageslohn von 108’000 Schweizer Franken. Dieselbe Bank bezahlte einem Ex-CEO und zwei weiteren GL-Mitgliedern eine Abgangsentschädigung von 60 Millionen Franken.


Für Manager bringt das aktuelle Modell der Aktien-Firmen erhebliche Vorteile. Der Manager arbeitet mit fremdem Geld und null eigenem Risiko. Im Gewinn-Fall kassiert er viel Geld (Bonus), im Verlust-Fall trägt er keine finanziellen Konsequenzen (ein Malus existiert nicht). Er wird höchstens zum Rücktritt gezwungen und bekommt eine grosse Entschädigung.


Eine Revision der Manager-Gehälter bei börsenkotierten Aktien-Firmen wäre angebracht. Es ist zu hoffen, dass die Volksinitiative „gegen die Abzockerei“ Bund und Parlament zu konkreten Massnahmen gegen diese Missstände zwingen wird.


Klaus Schwab, Gründer und Präsident des Davoser Weltwirtschaftsforums (WEF), propagiert, dass das Verhältnis zwischen Mindestlohn und Höchstlohn nicht mehr als 1:20 betragen sollte.

Zitat “Damit die Manager ein tolles Leben führen können, ist eine Million angepasst. Diese Summe entspricht dem Zwanzigfachen eines schweizerischen Mindestsalärs von 50.000 Franken. Vermögen können sie mit der Million keines aufbauen. Wenn Sie das machen wollen, müssen Sie ein unternehmerisches Risiko tragen. Sie sind dann nicht mehr Manager, sondern Unternehmer”.


Sollten in der Schweiz diese Millionengehälter weiterhin bezahlt werden, hoffe ich, dass sich die Topmanager zumindest sozial engagieren. Denn wer weit mehr bekommt als er wirklich benötigt, sollte sich für die Bekämpfung der Leiden und Not seiner Mitmenschen einsetzen.


Dies wäre eine Chance für Topverdiener, um sich ethisch und moralisch zu rehabilitieren !


Anzeichen, dass diese Botschaft ankommt, sind vorhanden. Einige Schweizer Manager engagieren sich bereits für gemeinnützige Zwecke oder gründen und finanzieren Stiftungen für Entwicklungs- und Gesundheitsprojekte in armen Ländern.


Sandro

Thursday, January 21, 2010

La rivolta di Rosarno: affronto alla 'ndrangheta.

Tamir era arrivato dall'Africa in fuga dalla fame, in cerca di una vita decente. Aveva dovuto pagare 1000 dollari per poter arrivare in Italia. Quando era partito s'immaginava l'Italia come un paese civile che gli avrebbe fornito delle opportunita'. Tamir aveva intrapreso "il cammino della speranza", quell' amaro cammino che tanta povera gente, anche italiani, avevano percorso prima di lui.


In qualche modo Tamir era finito a Rosarno, un piccolo feudo della 'ndrangheta calabrese. Tamir non sapeva che era arrivato in una di quelle parti dell'Italia in mano alla criminalita' organizzata. Presto avrebbe subito la violenza di un sistema dove soprusi e l'illegalita' sono pratica comune e dove l' autorita' ufficiale chiude gli occhi su tutto.


Rosarno e' un paese di una regione agricola, ma la ricchezza non proviene da arance e mandarini bensi' da appalti truccati, droga, pizzi e tangenti. Quando e' il periodo della raccolta non si trova nessuno che si abbassa al lavoro manuale, neppure i disoccupati. Gli immigrati risolvono il problema. A Rosarno e dintorni ci sono dai due ai tremila africani utilizzati come braccia.


Tamir e' arruolato nell'esercito dei mercenari di Rosarno. La paga, per 12 ore di lavoro, e' di 20 euro al giono a cui vanno tolti 5 euro per il pizzo e 3 euro per pagare il camion che lo porta sul posto di lavoro. Tamir vive in una vecchia fabbrica abbandonata, senza acqua, senza luce, senza servizi igienici ammucchiato con decine di compagni di sventura. Le condizioni di vita sono disumane, lo sfruttamento brutale. La gestione di questo sistema criminale e' di competenza delle cosche locali che controllano il territorio.


Tamir ha capito in quale inferno si e' cacciato, ma non ha scelta deve subire, mandare giu' tutto, e' disperato e pieno di rabbia. Vorrebbe tornare indietro, fuggire ma anche questo gli e' precluso. Allora Tamir va avanti come un automa lavora e basta, la sua dignita' umana si sta dissolvendo perche e' diventato uno schiavo.


Un giorno come se non bastasse subisce un' aggressione assieme a dei compagni . Vengono presi di mira da persone non identificate con fucili ad aria compressa e feriti. In quel momento la rabbia esplode, Tamir scende in piazza, i mercenari neri sono in rivolta poiche' il sopruso ha superato ogni limite. Il paese di Rosario viene messo a ferro e fuoco dall' esercito dei disperati fin quando non interviene la polizia.


Tamir non se ne rende conto , ma lui ed i suoi compagni immigrati hanno attuato per la prima volta in Italia una rivolta contro il crimine organizzato, in una zona controllata dalla 'ndrangheta. Mai in Calabria qualcuno avrebbe osato tanto, poiche dove c'e' la mafia regna l'omerta', la paura e la rassegnazione. Ci volevano i neri immigrati per far scoppiare una rivolta, la societa' calabrese non ha mai saputo e potuto ribellarsi al male atavico che da sempre la schiavizza.


Tamir deve subire la vendetta. L' affronto subito dall' 'ndrangheta doveva essere punito, le regole criminali dovevano essere ripristinate. Parte la "spedizione punitiva" la caccia al nero, le sparatorie e le sprangate finche' la polizia non trasferisce gli immigrati in luoghi piu' sicuri.


Molti abitanti di Rosarno si sono resi conto che tollerare l'ingiustizia non paga, ed hanno costituito un Comitato civico in cui si condannano tutte le forme di violenza contro il popolo degli immigrati.


Per il sistema mafioso la rivolta e' stata una sorpresa La disperazione e la rabbia della gente come Tamir hanno innescato una rivolta, ed hanno dimostrato che il potere della mafia puo' essere combattuto e destabilizzato. Gli abitanti di Rosarno hanno dovuto capire che tollerando l'ingiustizia a casa loro, erano diventati complici e con la rivolta erano diventati anche vittime.


I fatti di Rosarno sono emblematici. Sarebbe bene se in Italia la gente seguisse l' esempio di Tamir ed avesse il coraggio di ribellarsi contro un sistema sempre piu' degenerato, ingiusto e violento. Le speranze sono poche perche il popolo italiano per sua natura e' paziente e preferisce tacere e subire, molti sperano di potere stare un giono dalla parte dei "furbi", se poi tutto dovesse andare storto c'e' qualcuno che promette il Paradiso. Nel frattempo il regime ha monopolizzato l'informazione, il messaggio e' che tutto va bene, nel caso peggiore poi "c'e' Silvio".


Sandro

Sunday, January 17, 2010

Bambini in appalto / Verdingkinder

Bambini in appalto / Verdingkinder / Discarded Children ? Al giorno d’oggi pochi sanno di cosa si tratta. La spiegazione e’ che si tratta di uno dei più oscuri capitoli della storia della Svizzera e, quando i fatti sono troppo brutti, la tendenza comune e’ cancellarli. Il tema diventa tabù. Per memoria storica, difesa della verità e rispetto verso tutti quelli che hanno subito tanta ingiustizia e non ultimo per spirito cristiano, voglio informare chi non sa e rammentare a chi ha dimenticato, quello che e’ avvenuto.


In Svizzera tra il 1800 ed il 1950 i bambini orfani, i bambini di famiglie molto povere che non erano in grado di allevarli, i bambini nati da relazioni extraconiugali rifiutati erano “venduti” prevalentemente a contadini che dovevano occuparsi di loro in cambio di “lavoro non retribuito”. Le autorità che assegnavano i bambini non si preoccupavano affatto di verificare se i bambini erano trattati bene. La loro preoccupazione era di sapere se i contadini avevano bisogno di forza lavoro ed il loro scopo era di risparmiare soldi per il loro mantenimento. I bambini potevano essere tolti alle loro famiglie dall’autorità locale senza consenso. Fratelli e sorelle erano separati per non rivedersi mai più. Fino al 1930 in alcuni luoghi erano effettuate delle vere e proprie aste in cui i bambini erano“appaltati”.


Questa prassi era localizzata prevalentemente nei cantoni protestanti della Svizzera tedesca. Nel cantone di Berna una statistica ufficiale parla di 10.000 bambini che subirono questo terribile destino. Molti di questi bambini erano vittime di abusi e maltrattati. Erano schiavizzati, soggetti a percosse ed abusi sessuali. I colpevoli non erano mai incriminati, le autorità locali, il parroco, il maestro del paese sapevano ma non facevano niente. Molti di questi bambini sottoposti a violenze fisiche e psichiche non riusciranno mai più ad inserirsi nella società da adulti, alcuni di loro si tolsero la vita.


Il muro del silenzio e dell’oblio e’ stato fortunatamente rotto anche grazie ad Internet ed in Svizzera c’e’ gente che sta prendendo coscienza di questi avvenimenti. Alcuni di questi “Verdingkinder” ancora vivono e possono testimoniare. I loro figli sono venuti a sapere della “gioventù rubata” ai loro genitori. Sono stati scritti anche alcuni libri in proposito.


La Svizzera ufficiale sul tema “Verdingkinder” e’ ancora oggi latitante! Le autorità non hanno ancora dato il via ad uno studio storico sul problema. Una cosa però dovrebbe essere subito fatta: una scusa ufficiale della Svizzera verso i suoi “bambini in appalto”, resta poco tempo, fra pochi anni gli ultimi di quei poveri bambini non ci saranno più!


Sandro


Riferimenti:

  1. Fachthema: Verdingkinder Du bist nichs, Du hast nichs, aus Dir wird nichts!

www.sz.pro-senectute.ch/data/125/Verdingkinder.pdf

  1. Swiss Verdingkinder / Discarded Children

http://histclo.com/Country/swi/dis/dsc-verd.html