Monday, April 4, 2011

Il compito immane dell'Italia nel 1861


In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, mi sembra doveroso ricordare il compito immane che nel 1861 il Nuovo Stato, il paese e gli italiani erano chiamati ad assolvere.

Il primo parlamento italiano tenne la sua riunione inaugurale il 18 febbraio 1861 a Torino. Con il sostegno di Camillo Benso conte di Cavour, contro le richieste repubblicane di Giuseppe Mazzini, fu imposta la forma monarchica e con essa la casa regnante dei Savoia. Con la proclamazione del Regno d’Italia si concluse il “periodo eroico” del Risorgimento. L’Italia uscita dal congresso di Vienna del 1815, divisa in sette “statarelli”, dopo quasi mezzo secolo di lotte si era trasformata in una nazione unita.

Nel 1861 si era riusciti a riunire il territorio, adesso si trattava di edificare la Patria, la Casa degli italiani. Il paese doveva essere modernizzato e negli italiani doveva nascere l’idea di appartenere a un’unica comunità di liberi ed uguali, affratellati verso un fine comune. Come disse Giuseppe Mazzini: “La Patria non è un territorio; il territorio non ne è che la base. La Patria è l’idea che sorge su quello, è il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio.”

Nel 1861 l’Italia era diventata una Nazione ed il nuovo Stato era chiamato a muoversi su due fronti: Fondare una Patria e Rimodernare il paese.

Fondare una Patria perché alla unità territoriale dell’Italia non corrispondeva un unità spirituale delle genti che l’abitavano. Le varie province non avevano un comune spirito civico, non avevano una comune coscienza nazionale, erano separate non solo da usi e costumi particolari, ma anche soprattutto da un forte divario culturale, economico, finanziario e sociale. Massimo D’Azeglio lanciò un forte appello per realizzare, dopo quella politica, l’unità spirituale e morale del popolo: dopo l’Italia bisognava, insomma, fare gli italiani.

Rimodernare il nuovo Regno. Cavour, di fronte alla complessità dei bisogni e dei problemi da affrontare, si era convinto che “ vincere l’Austria non era stato nulla a confronto delle difficoltà che si dovevano ancora superare”.
Al nuovo Stato mancavano non solo le strutture ma anche i mezzi economici e finanziari.
La soluzione dei molti problemi avrebbe richiesto impegni di decenni e di generazioni. Mancavano strade, ponti, vie ferrate, impianti agricoli, imbrigliamenti dei fiumi, strutture minime per favorire i commerci. Al momento dell’Unità, l’Italia aveva un tasso d’analfabeti del 78% della popolazione, con punte del 90% in alcune regioni meridionali dove venivano superate le stesse percentuali della Russia zarista di allora che era il paese più arretrato. La mancanza di scuole generava carenza di manodopera specializzata, di tecnici per la costruzione di strada e ferrovie, di personale amministrativo, di personale medico capace di curare gli ammalati ed affrontare le ricorrenti epidemie causate dalla deficienza dell’igiene e dalla scarsa alimentazione. Molto diffuse erano la malaria, il tifo ed il colera. Le abitazioni erano malsane e prive dei servizi igienici. Nella maggior parte dei casi erano costituite da un’unica stanza dove vivevano più persone.

L’Italia era diventata una Nazione unita e libera ed aveva di fronte a se un compito immane. Nel 2011 dopo 150 anni, tenendo presente il contesto in cui era iniziata la storia d’Italia e di come si è evoluto il paese fino ai nostri giorni, si prova un senso di rispetto e gratitudine per quanto i nostri padri hanno saputo realizzare. Si sarebbe potuto fare di più e meglio, ma chi ha il diritto di affermarlo!

Il mio parere sui due aspetti del “compito immane” è che quello riguardante il “rimodernamento del paese” ha avuto un buon successo, quello di “fondare una patria” è in pericolo. Purtroppo la Casa degli italiani ancora non c’è, gli italiani non sono arrivati ad essere una comunità di liberi ed uguali, affratellati verso un fine comune. Gli italiani d’oggi sono impegnati in una lotta fratricida che tradisce la loro Patria ed il loro compito storico.

L’evento della celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia deve quindi servire a far ricordare agli italiani che l’Italia è nata affidando loro una missione: quella di Fondare una Patria. Questo sembra essere, data l’attuale situazione, più che mai una missione impossibile, poiché gli Italiani, il concetto di Patria, non l’hanno ancora sviluppato!

Sandro

1 comment:

  1. Proprio nell'anniversario dei 150 anni mi sono incuriosito e ho cercato i dettagli sui padri dell patria. E fa' impressione vedere che personalità come Garibaldi e Mazzini (mi scuso di citarli da profano) hanno sviluppato le loro capacità fuori dall'Italia. Lasciamo perdere sono stati trattati da banditi proprio a casa loro. Ma sono cresciuti fuori dall'Italianità. E allora : bisogna venir cacciati dalla patria per tornarci ? Ed eventualmente, dopo essere stati cacciati, hanno girato il mondo e accumulato esperienze su esperienze, conoscendo altri popoli e culture. Anche questa e' una storia italiana : l'emigrazione. L'Italia, dopo il 1861, ha continuato ad essere costruita anche da tutti gli italiani all'estero.

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