Saturday, March 12, 2011

Unità d'Italia anniversario 150 anni


In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia ritengo utile riportare questo brano scritto da Massimo D’Azelio (Torino 1798 – 1866) nella premessa ai “I Miei Ricordi” (opera postuma del 1867). Oggi, dopo ca. 150 anni, le riflessioni di M. D’Azelio politico, scrittore, patriota e pittore sono più attuali che mai.

“L’Italia da circa mezzo secolo s’agita, si travaglia per divenire un sol popolo e farsi nazione. Ha riacquistato il suo territorio in gran parte. La lotta collo straniero è portata a buon porto, ma non è questa la difficoltà maggiore. La maggiore , la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse, è la lotta interna.
I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli austriaci, sono gl’Italiani.
E perché?
Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto fare un’Italia nuova, e loro rimanere gli Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono “ab antico” il loro retaggio; perché pensano a riformare l’Italia, e nessuno si accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro, perché l’Italia come tutti i popoli, non potrà divenir nazione, non potrà essere ordinata, ben amministrata, forte così contro lo straniero, come contro i settari dell’interno, libera e di propria ragione, finché grandi, piccoli e mezzani, ognuno nella sua sfera non faccia il suo dovere, e non lo faccia bene, od almeno il meglio che può.
Ma a fare il proprio dovere, il più delle volte fastidioso, volgare, ignorato, ci vuole forza di volontà e persuasione che il dovere si deve adempiere non perché diverte e frutta, ma perché è dovere; e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che con un solo vocabolo si chiama “carattere”, onde, per dirla in una parola sola, il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti e forti caratteri. E purtroppo si va ogni giorno più verso il polo opposto; purtroppo si è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani.”


Si da il caso che in occasione de1 150° anniversario dell’Unità M.D’Azelio decida di tornare in Italia per verificare di persona i progressi compiuti dalla sua amata patria. Dentro di sé pensa “sono passati 150 anni, cinque generazioni” chissà come è migliorata l’Italia! Arriva all’aeroporto e si accorge subito che il paese si è modernizzato, la scienza e la tecnica hanno cambiato la vita delle persone in meglio. Da uomo di pensiero, politico e scrittore M.D’Azelio vuole però capire a che punto siamo con il carattere e la civiltà degli italiani.

Il galantuomo per informarsi e sapere come stanno le cose, fa quello che fanno tutti gli italiani, accende la televisione …. e manco a dirlo, casca a precipizio dentro la “monnezza”!
I programmi TV sono un festival dell’ignoranza: scemenze, grida, donne seminude, polemiche, niente fatti e tanta reclame. Alla maggior parte degli italiani questa schifezza piace! M.D’Azelio spegne subito la TV e va a comprare il giornale. L’informazione è migliore, ma sente cento campane diverse e non riesce a capire come stanno veramente le cose, allora decide di fare una visita ai suoi colleghi della politica.

I carabinieri all’ingresso di Montecitorio lo salutano, alla vista dell’arma si sente rinfrancato; entra e chiede di poter parlare con il primo ministro in carica, gli dicono subito che è troppo occupato con la magistratura che gli rompe di continuo le scatole e non ha tempo. In ogni caso poi il premier ormai, a forza di dire bugie e pensare solo ai cavoli suoi, ha perso il senso della realtà, parlare con lui non serve a niente!
Al che M.D’Azelio chiede di poter parlare con degli esponenti politici, subito vogliono sapere di quale affare si tratta e chi lo manda, se non ha l’appoggio di qualcuno che conta perde solo tempo. Il nostro uomo dice allora di essere M.D’Azelio ed aver contribuito all’Unità d’Italia. Gli uscieri chiamano chi di competenza, si presentano dei deputati con camicie verdi (quelle rosse sono passate di moda) che si fanno chiamare Padani e dopo averlo ascoltato lo minacciano di farlo arrestare per aver contribuito ad unificare, a loro avviso, un paese del cavolo. I Padani gli chiedono anche se ha portato con se i due ricercati Garibaldi e Cavour, se li denuncia, allora lo lasciano andare. M.D’Azelio approfittando del fatto che i Padani sono andati a prendere il caffè, scappa e si salva.

Vagabondando per Roma arriva a Piazza Venezia, vede l’Altare della Patria ed il monumento a Vittorio Emanuele III Re d’Italia. È stupefatto e commosso, l’Italia la sua Italia c’è solo che sembra essersi pietrificata nel marmo e non si riesce più a trovarla nella mente e nel carattere della gente. Una vecchietta che vende souvenir gli dice che la monarchia non c’è più , il Re “pippetto” nel momento storico in cui avrebbe dovuto dar prova di coraggio, ha avuto paura ed è scappato.

Confuso M.D’Azelio pensa di rivolgersi a chi sa sempre tutto, il Vaticano. A Piazza S.Pietro presenta le sue credenziali e chiede di poter parlare con il Papa, una guardia svizzera gli dice però che adesso il Papa è un tedesco. Inoltre se lui cerca rinnovamento e progresso è cascato male perché c’erano sì stati dei segni di miglioramento e di apertura, ma adesso con questo papa siamo tornati indietro di 100 anni, quindi per lui M.D’Azelio niente di nuovo, sa già tutto.

A M.D’Azelio vengono le lacrime agli occhi e gli tornano in mente le parole di Dante Alighieri:“ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” Lui pero non si arrende e pensa, ci deve pur essere del buono in questo paese, forse devo parlare con la gente comune. L’idea è valida e s’accorge quanti sforzi, sacrifici, umiltà, rassegnazione, coraggio sono necessari al popolo italiano per sopravvivere, per combattere le ingiustizie e far valere i propri diritti. M.D’Azelio ritrova finalmente nella gente i sui eroi d’Italia, sempre pochi rispetto alla massa dei privilegiati e dei malfattori, ma li ritrova e ci sono!

M.D’Azelio ha capito. Era tornato con tanta speranza che purtroppo si è infranta contro la realtà. Il nostro galantuomo cha conosce le vicende del mondo non è triste, pazienza dice, la realtà va vista in faccia. Prende la strada del ritorno e passando nuovamente a Piazza Venezia scrive sul marmo bianco a grandi lettere: CREDETE nell’ITALIA
poi sussurra: Auguri Italia ci rivedremo tra 50 anni!

Sandro

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