Thursday, December 14, 2017

QUANTE COSE BELLISSIME CI DICEMMO

«Quante, quante cose bellissime ci dicemmo!
Eppure nessuna parola, concernente il nostro animo fu pronunciata.
Celavamo dietro alle interrogazioni futili e sciocche la nostra vera commozione.
- Come hai messo sul capo le camelie?
- Dio, come è lungo questo velo! …
Ella stava seduta sul mio letto: pallida un poco, con la testa bruna macchiata di petali vellutati e aureolata di vaporosità. Un braccio era piegato fino a stringere contro il suo petto il mazzo di fiori nivei di sposa.
Non lo sapeva, di essere meravigliosa! …
Prima di andar via, mi volle baciare a tutti i costi sulle gote brucianti, poi mi offrì un piccolo tralcio dei suoi fiori.
Era una visione.
Non potevo credere a lei, così bianca e così perfetta, così grande, anche nel suo atto bellissimo.
Non aveva creduto, mi disse subito, alla mia volontaria mancanza. Non aveva potuto crederci.
Solo me, quasi, aspettava.
Solo me perché più degli altri potevo capire la sua felicità, la solennità di quell’atto divino.
Ma questo lei non lo disse, lo lessi dalle sue stellate pupille, dal tremore delle sue labbra, dalla mano perfetta che voleva impedire ad ogni costo, con un gesto affettuoso, la gioia fluida che sgorgava dai miei occhi.
Parlammo poco, come due creature unite con dei vincoli tenaci e misteriosi, noi abbiamo parlato tacendo.
Tienili, ti porteranno fortuna …
E andò via senza sorridere. Ed io come sempre compresi la sua grande bontà: aveva paura forse di sembrare troppo egoisticamente felice, e di adombrare così, proprio senza volerlo, la mia giovinezza».


Autore Ignoto
dai ricordi di Elena Bonanni
a cura di Sandro

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