Friday, September 9, 2016

CRISTIANESIMO (Fides 10)

Nel Cristianesimo Gesù di Nazareth viene identificato come colui che con la sua vita ed il suo insegnamento è il portatore del messaggio di verità, colui che fa capire la logica di questo mondo, colui che con il suo destino sintetizza quello di tutti gli uomini, colui in cui tutti gli uomini si riconoscono nella sofferenza e nella passione. Colui che per la religione cristiana rappresenta la salvezza. Per me personalmente colui che mi fa conoscere ed accettare la mia vita non lasciandomi solo.

Tutti gli esseri umani di questo mondo sono sottoposti ad una logica che prevede nascita, passione per tenere accesa la luce della vita, infine morte. Questo il loro destino. Gesù con il processo di incarnazione-passione-morte-risurrezione ci dice che il percorso della croce è quello di tutti gli uomini.

Cristo la logica del mondo


Il processo di incarnazione-passione-morte-risurrezione di Gesù manifesta la logica che accompagna da sempre e accompagnerà per sempre il rapporto tra il “Principio di tutte le cose” e tutte le cose, tra Realtà primaria dell’universo (Dio) e Realtà secondaria (il nostro destino) che da essa scaturisce. (PP.89)

L’uomo Gesù di Nazareth si rivelò definitivamente come il rappresentante di Dio e al tempo stesso il sostituto, il delegato, il rappresentante degli uomini davanti a Dio […] a questo punto si riconobbe in lui il Figlio dell’Uomo e di Dio […] Gesù va verso gli uomini come “predecessore” di Dio, prima che Dio stesso li raggiunga. In pari tempo “precede” gli uomini davanti a Dio, identificandosi con tutti quelli che faticano a tenere il passo e restano indietro. (EC.441)

Il Cristo è sempre mediazione, il che significa che essere cristiani non è il fine della vita ma solo uno strumento, il fine della vita è essere conformi a Dio, essere a nostra volta una sorgente di essere in quanto bene. (PP.198)

La logica del mondo è simboleggiata dalla croce, dell’apparire e dello scomparire di tutte le cose, del farsi e disfarsi dei fenomeni, creazione continua e decrezione continua. Da qui discende la visione della vita come “ottimismo drammatico”: ottimismo, perché qualcosa si fa ed è tale da essere orientato verso una crescita dell’organizzazione; drammatico, perché non esiste lavoro che non richieda fatica, dolore e talora anche incapacità di intravedere un senso di quello che si fa, e soprattutto perché il farsi del nuovo può avvenire solo mediante il disfarsi di ciò che lo precede. Il principio quindi è la passione, nel duplice senso di entusiasmo e di sofferenza, di emozione dominante e di patimento. (PP.93)

Gesù sulla croce ha invocato il Padre, non c’è stata risposta, Gesù è morto nella sofferenza più atroce. La passione e morte di Gesù Cristo sintetizza il destino degli uomini. Il Cristianesimo promette la risurrezione, l’incontro con Dio tramite Gesù che ce lo fa conoscere come sommo bene ed amore. Vita eterna dunque! Oppure vita all’insegna del bene su questo mondo per il tempo che ci è dato da vivere? Seguendo l’insegnamento di Gesù molti propendono per la seconda ipotesi.
(Sandro)

La croce di ogni giorno
Imitare la croce non significa imitare la sofferenza di Gesù non significa riprodurre il supplizio della croce. Questa sarebbe arroganza bella e buona. Imitare la croce significa sopportare la sofferenza toccata proprio a me nella mia inconfutabile situazione - in correlazione, in corrispondenza con la sofferenza di Cristo. Chi vuole andare con Gesù, rinneghi sé stesso e non prenda la croce di Gesù o un’altra croce qualsiasi, ma prenda la sua croce e lo segua. Cercare nell’ascesi monastica nello eroismo romantico una sofferenza eccezionale non è da cristiani. Cristiano è il sostenere la sofferenza abituale, normale, quotidiana e spesso, appunto per questo smisurata: ecco l’eroismo richiesto a chi crede nel Crocifisso. La croce di ogni giorno! Quanto poco edificante e naturale sia questa condizione lo sa bene chi ha provato la tentazione di sottrarsi a tutti i suoi impegni quotidiani, agli obblighi e alle responsabilità famigliari e professionali, di trasferire la sua croce sulle spalle altrui o di scuotersela di dosso. In tale prospettiva la croce di Gesù diventa criterio di conoscenza e azione autocritica. (EC.658)
 
Principio Passione
Ogni manifestazione della vita è una miscela di due dimensioni caos + logos, che esistono insieme, con il prevalere ora di una, ora dell’altra. Il loro incontro produce la vera ultima dimensione della realtà, cioè la Passione e il lavoro che essa richiede.

Dio è in contatto con il mondo solo mediante la mediazione cristica, il Padre in quanto tale è assente dal processo cosmico, non c’è nessuna mano dall’alto che guida, provvede, dirige, castiga, interviene. C’è piuttosto un principio divino che guida l’evoluzione a partire dal basso, e questo principio è il cristico, il logos, un logos che crea relazione tra gli elementi portandoli a livelli di organizzazione sempre più complessi, ma che fa tutto ciò solo attraverso un lavoro continuo per modellare il caos, il che comporta necessariamente fatica, dolore, fino all’immolazione (Apocalisse 13,8 parla dell’Agnello “immolato dalla fondazione del mondo”). È il principio-passione. Dire “Cristo cosmico” e dire “principio-passione” è la medesima cosa. (PP.201)

Credere cristianamente alla creazione significa pensare che il rapporto tra la Realtà primaria tradizionalmente detta Dio e la realtà secondaria tradizionalmente detta mondo è consegnato in modo esemplare e normativo nella vicenda di Gesù, legio difficilior. Significa credere che la vicenda di incarnazione-passione-morte-risurrezione, ben lungi dall’essere solo una storia avvenuta duemila anni fa, ci consegna qui e ora la logica eterna mediante cui avviene da sempre il rapporto tra Realtà primaria e realtà secondaria. Ovvero: perché in questo mondo si possa dare evoluzione (o anche creazione continua), perché il cosmo possa subentrare al caos, occorre immettere lavoro nel sistema-mondo, e questa immissione di lavoro richiede passione, una passione che si chiama amore, ma si può anche chiamare croce. (PP.429)

Questa logica è esemplificata dai martiri di tutti i tempi, credenti e non credenti, che hanno dato la vita per introdurre giustizia e armonia in questo mondo. Per stare soltanto al novecento italiano la lista sarebbe lunghissima e perciò mi limito a quattro vittime della criminalità organizzata, due magistrati e due sacerdoti: Giovanni Falcone (+1992), Paolo Borsellino (+1992), Pino Puglisi (+1993), Giuseppe Diana (+1994). Il bene e la giustizia in questo mondo incontrano necessariamente opposizione. È per questo che i cristiani credono alla creazione continua attraverso l’amore, ovvero attraverso la passione. (PP.430)

Teologia Cristiana del Logos (Ratzinger)
Questa testo scritto da Ratzinger è molto interessante e per molti aspetti in sintonia con quanto esposto nel presente testo finora.

Nel cristianesimo il principio-logos trova la sua consacrazione nel celebre incipit del Quarto vangelo: En arché en ho lògos, «In principio era il Logos» (Giovanni 1,1). Joseph Ratzinger ha scritto che si tratta dell’affermazione più importante tra tutti i 7956 versetti del Nuovo testamento greco: «nell’alfabeto della fede, al posto d’onore è l’affermazione In principio era il Logos, la fede ci attesta che fondamento di tutte le cose è l’eterna Ragione». Qui Ratzinger traduce logos non con “verbo” o “parola”, com’è consueto nella tradizione cristiana, ma con “ragione”, aggiungendo l’aggettivo “eterna” assente nell’originale greco, così da avere die ewige Vernunft, l’eterna Ragione. Per dare pienezza al significato di Logos, Ratzinger aggiunge l’aggettivo “eterna” al sostantivo “ragione”, facendo comprendere che dicendo logos-ragione non si rimanda a una proprietà della mente umana, ma, ben più in profondità, a una proprietà eterna del mondo, immessavi dalla mente divina con l’atto stesso della creazione, e che, manifestandosi nell’uomo, ne segnala l’appartenenza a un ordine più ampio.
Nella sua opera più nota, Introduzione al cristianesimo, si ritrovano affermazioni da cui emerge nel modo più esplicito la decisiva importanza che per Ratzinger riveste il concetto di logos: «credere cristianamente significa intendere la nostra esistenza come risposta al Verbo, al Logos che sostiene e mantiene in essere tutte le cose»; e ancora: „Io credo in te, Gesù di Nazareth, che considero quale senso (“logos”) nel mondo e nella mia vita». Vi è persino un paragrafo apposito intitolato iI primato del logos, il cui passaggio più significativo è a mio avviso il seguente: «La fede cristiana in Dio comporta innanzitutto una decisione per la preminenza del logos sulla pura materia. L’affermare: “io credo che esiste un Dio” include l’opzione in favore dell’idea che il logos, ossia il pensiero, la libertà, l’amore non si trovano soltanto al termine del tutto, ma anche al principio: si ammette senza esitazione che questo logos rappresenti la potenza originante e comprensiva di ogni essere». E ancora, qualche pagina più avanti: «La fede cristiana in Dio è in primo luogo opzione per il primato del logos, fede nella realtà del senso creativo che antecede e sostiene il mondo».
(PP.56)

Riferimenti:
Questo articolo è il n. 10 della serie “Fides” che partendo dalla teologia di Vito Mancuso cerca di arrivare ad una visione di fede. Di aiuto a questo mio lavoro sono stati anche i libri di Hans Küng e di Vittorio Messori.

“Il Principio Passione” di Vito Mancuso    - Garzanti Editore 2013
(PP.x) = Principio Passione. Pagina

“Essere Cristiani” di Hans Küng    - Oscar Mondadori 1980
(EC.x) -> Essere Cristiani.Pagina

A cura di:
Sandro B.
09.09.2016

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